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Alessandro Marzo Magno: L’alba dei libri

È sempre un tedesco a portare la stampa a Venezia. Giovanni da Spira (Speyer) pubblica pure lui Cicerone, le Epistulae ad familiares, nel 1469, come visto; chiede e ottiene un privilegio dal governo della Serenissima signoria. Il privilegio è un istituto piuttosto comune nell’Europa di quegli anni. Si tratta in sostanza di un’autorizzazione al monopolio qualora si intraprenda una nuova attività o si crei qualcosa di nuovo all’interno di un’attività già insediata. Quello concesso a Giovanni è un privilegio quinquennale, ma possono essercene anche di decennali o addirittura della durata di venticinque anni. Si tratta in sostanza di un’autorizzazione al monopolio qualora si intraprenda una nuova attività o si crei qualcosa di nuovo all’interno di un’attività già insediata. Quello concesso a Giovanni è un privilegio quinquennale, ma possono essercene anche di decennali o addirittura della durata di venticinque anni. Il privilegio però è legato alla persona a cui viene accordato e poiché lo stampatore muore pochi mesi dopo la concessione, Venezia diventa una piazza libera e subito altri tipografi, immancabilmente tedeschi, vi aprono le loro officine. Ovunque in Europa, sono gli stampatori provenienti dalla Germania a irradiare la nuova tecnica tipografica: «Veri e propri nomadi, si fermano nelle città secondo le ordinazioni e, ricchi solo della loro scienza e di un’attrezzatura spesso limitata, vanno tutti in cerca e d’un finanziatore che permetta loro di impiantarsi e di una città dove si ritrovino le condizioni necessarie per fondare un’officina tipografica stabile».

[Alessandro Marzo Magno, L’alba dei libri, Garzanti, 2012, pp. 24-25]