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Lo stress che logora la professione forense

Stress
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Lo stress accompagna le giornate in Studio di tutti gli avvocati.

È forse uno degli elementi che accomuna democraticamente tutti.

Vi possono essere differenze di specializzazioni, di clientela, di organizzazione, ma sullo stress, dovunque ne parliate, tutti gli avvocati si trovano d’accordo: è troppo. Che fare dunque, rassegnarsi a questo status permanente?

La bella notizia è che lo stress non solo può essere gestito efficacemente, ma può diventare un formidabile compagno di lavoro. Tutto sta nel saperlo riconoscere e saper “scendere a patti” con lui. L’obiettivo per un maggior benessere anche nella professione di oggi non è eliminare lo stress (impossibile), né all’opposto rassegnarsi supinamente ad esso come un male necessario. L’obiettivo è saper trovare il giusto equilibrio prima che lo stress presenti il conto in termini di conseguenze psico-fisiche poco gradevoli, da quelle più banali quali disturbi del sonno o digestivi, a quelle più serie.

Cominciamo con il fare un po’ di chiarezza sulle fonti dello stress nell’attività professionale, distinguendone due tipologie:

a) fonti endogene, quindi interne al nostro organismo;

b) fonti esogene, quindi esterne a noi.

All’opposto di quanto si potrebbe pensare, le fonti endogene rappresentano il peso maggiore. Sono esse non solo tutte le sollecitazioni di tipo organico interne all’organismo (malesseri fisiologici, malattie, dolori, fame, sete ecc.), ma anche (e soprattutto) quelle legate al pensiero. Già, la valutazione che facciamo delle circostanze, le interpretazioni che diamo, i pesi che attribuiamo, il valore che assegniamo alle circostanze determinano la reazione stressogena sul nostro organismo. 

Per capirci meglio, è come se avessimo nella nostra testa una bilancia con due piattini: su un piattino noi metteremo la situazione da affrontare secondo la nostra valutazione soggettiva a cui attribuiremo un grado di importanza (l’udienza da fare, l’atto da stilare, la riunione da gestire ecc.), sull’altro piattino metteremo la valutazione, anch’essa soggettiva, delle nostre capacità e risorse nell’affrontare tale situazione.

 Se il risultato che otterremo sarà di equilibrio o di vantaggio a favore delle competenze-capacità che riteniamo di avere nell’affrontare la situazione, allora ci stresseremo poco (per usare un gergo comune), cioè entreremo poco o per niente in ansia perché abbiamo valutato di essere in grado di affrontare la situazione in modo adeguato. Se, al contrario, la stima che avremo fatto sarà che non saremo all’altezza della situazione o che avremo un dubbio se essere o meno all’altezza, allora la conseguenza sarà stress puro, cioè entreremo in uno stato di ansia e di tensione legato alla preoccupazione di non farcela.

A ciò si aggiunga la valutazione in termini di importanza, di conseguenze ecc. che abbiamo attribuito alla circostanza. Se pensiamo che un errore possa essere “terribile” e ce lo diciamo nel nostro dialogo interno (la vocina con cui ci parliamo nella nostra mente) la conseguenza sarà un'accentuazione della tensione nell’affrontare quella situazione; al contrario, se avremo pensato che è importante, ma a tutto c’è rimedio, per esempio, anche la nostra reazione emotiva sarà più equilibrata.

Certo, abbiamo semplificato molto le cose nella descrizione e fatto un po’ di generalizzazioni, ma lo scopo era quello di far comprendere cosa accade ogni qual volta dobbiamo affrontare una situazione anche in ambito professionale e perché di fronte alle medesime circostanze alcuni entrano in ansia e altri no (oltre ad altri fattori soggettivi che giocano ovviamente un ruolo importante nell’esito finale dell’impatto stressogeno dell’evento).

Cosa possiamo fare per migliorare la situazione? Alcune semplici tecniche sono:

1) imparare a suddividere le sfide in baby step, cioè in micro sfide (scomporle), in modo da poter valutare di essere in grado di affrontare ciascuna di esse (della serie: se devo scalare una montagna, mi sarà più facile suddividere il percorso in tappe e considerare ogni tappa come una sfida);

2) imparare a fissare degli obiettivi chiari e concreti in modo da non aprire mille fronti, ma convogliare le nostre energie in una direzione e verso una meta ben precisa e assaporare in questo modo il gusto dell’esserci riusciti, che alimenterà la nostra autostima (rinforzo positivo);

3) imparare le tecniche del problem solving (di cui parleremo in successivi articoli) in modo da sviluppare strategie di azione mirate al risultato e non procedere “a braccio”;

4) imparare di fronte alle situazioni a non reagire, bensì ad agire, quindi a fermarsi quel tanto che basta a ciascuno per mappare la situazione e per prendere coscienza delle proprie emozioni del momento e del proprio stato d’animo, in modo da potersi aiutare a ritrovare equilibrio e creare uno stato emotivo potenziante che ci permetta di dare il meglio e individuare la strategia di azione più funzionale.

Nella seconda categoria di fonti dello stress, invece, abbiamo detto che sono annoverate le fonti esogene, cioè quelle esterne a noi. Se le prime sono in un certo qual modo sotto il nostro controllo (se impariamo come si fa) e quindi possiamo imparare a prevenirle e gestirle, le seconde ci “capitano” e ce le dobbiamo tenere come sono.

Fonti esogene sono i rumori (la sirena dell’autombulanza), il caldo (l’afa estiva), il freddo (il gelo invernale), il traffico, le luci abbaglianti o il riflesso sul video del computer, cattivi odori (il collega con l’alito pestilenziale), relazioni difficili (i conflitti in studio, il capo con un brutto carattere, il cliente logorroico) e così via. In questo caso l’impatto stressogeno è direttamente collegato all’intensità e durata dello stressor, cioè dello stimolo esterno.

Ci riproponiamo di tornare più avanti in successivi articoli su questo tema, per trattare alcune soluzioni che possono migliorare la convivenza nella libera professione con lo stress e per capire come riconoscerlo. In un libro in uscita a settembre scritto a quattro mani con un medico dal titolo “Gestire lo stress nell’attività professionale” edito da Alpha Test editore (Collana Studi professionali) tratto in modo completo questa tematica per i professionisti dell’area legale, a chi interessa lo troverà in libreria da settembre 2013.

Per ora, buon lavoro a tutti!