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Divieto di arbitrarietà - Willkürverbot - Norme costituzionali, della StPO (cpp), della ZPO (cpc), del GVG della RFT ed accenni alla normativa austriaca

Divieto di arbitrarietà - Willkürverbot - Norme costituzionali, della StPO (cpp), della ZPO (cpc), del GVG della RFT ed accenni alla normativa austriaca
Divieto di arbitrarietà - Willkürverbot - Norme costituzionali, della StPO (cpp), della ZPO (cpc), del GVG della RFT ed accenni alla normativa austriaca

Sommario

I. Introduzione; II. Willkürverbot dopo il 1949 nella RFT; III. Willkürverbot e legislazione; IV. Conseguenze del Willkürverbot; V. Criteri per individuare la Willkür; VI. Willkürverbot e giurisdizione; VII. Limiti posti al legislatore; VIII. Articolo 20 del Grundgesetz; IX. Giudice naturale e Willkürverbot; X. I §§ 16 e 146 GVG; XI. Applicabilità alle persone giuridiche; XII. La normativa austriaca in materia di Willkürverbot; XIII. Entscheidungsstandards; XIV. Qualifizierte Gesetzwidrigkeit; XV. Vizi procedurali e relative sanzioni; XVI; Willkürverbot nel Liechtenstein ed in Svizzera

I. Introduzione

Nel medioevo, la parola Willkür era stata utilizzata con riferimento ai diritti riconosciuti alle città che potevano autoamministrarsi, vale a dire non dovevano subire ingerenze da parte del monarca. Così per esempio lo Stadtrecht della città di Danzig veniva indicato come “Danziger Willkür” e quello di Krakau come “Wyllkör der Stadt” (un tanto si legge nel Balthasar-Behem-Kodex del 1505). Ancora, nel periodo tardo-medievale, troviamo la dizione “gewillkürte Prozessstandschaft” in contrapposizione con la “notwendigen Prozessstandschaft”(che era la rechtlich vorgeschriebene).

A decorrere dal 17.mo secolo era stato teorizzato che autorità statali (a differenza dei privati), stante la loro Bindung an das Gemeinwohl, non potevano decidere willkürlich (arbitrariamente), neppure nei casi in cui, in Ausübung der Staatsgewalt (intesa, questa, in senso ampio), ad esse era riconosciuto un Ermessensspielraum (discrezionalita’). Le decisioni di organi statali dovevano necessariamente basarsi “auf sachlichem Grunde” ed essere in correlazione con “l’öffentlichen Wohl ”(salus rei publicae).

Il Willkürverbot viene desunto - secondo la dottrina largamente prevalente - dall’articolo 3 della Costituzione federale (Grundgesetz = GG), nel quale sono contenuti alcuni Grundsätze già rinvenibili nella Costituzione del 1848 (si vedano in particolare i §§ 134 e 137), in quella del 1871 (ved. articolo 3) nonché nella Costituzione di Weimar del 1919 (ved. artt. 109 e 110). I principi sanciti dal GG del 1949 sono stati poi ribaditi nelle Landesverfassungen degli Stati federati.

II. Willkürverbot dopo il 1949 nella RFT

Willkür, secondo la giurisprudenza attuale della Corte costituzionale federale (Bundesverfassungsgerichtshof = BVerfGE), significa, con riferimento a decisioni adottate da organi statali, una decisione non basata su un sachlichen, rechtfertigenden Grund. In particolare, si parla di Willkürentscheidung di un organo giurisdizionale, se una decisione è, non soltanto erronea, ma “unter keinem denkbaren Aspekt rechtlich vertretbar und es sich der Schluss aufdrängt, dass die Entscheidung auf sachfremden Erwägungen beruht“ (ved. BvR 735/09). Willkür deve essere intesa in senso oggettivo e si ha, se viene adottato un provvedimento da considerarsi “tatsächlich und eindeutig unangemessen” (ved. BVerfGE 80, 48).

Willkürliche Entscheidungen, se per effetto delle stesse, vengono violati diritti fondamentali, contrastano con l’allgemeinen Gleichheitssatz di cui all’art. 3 Grundgesetz e sono impugnabili con Verfassungsbeschwerde tutte le volte in cui non è ammissibile altro Rechtsbehelf (mezzo di impugnazione).

Il Willkürverbot produce i suoi effetti anche nel diritto processuale civile. Un’ordinanza di rimessione ad altro giudice ai sensi del § 281, comma 2, ult. parte, ZPO (CPC), è priva di effetto vincolante, se la Verweisung è avvenuta willkürlich, vale a dire con palese violazione della normativa in materia di competenza. Il Willkürverbot, in altre parole, sancisce il divieto, staatliches Handeln durch unsachliches und unmotiviertes Verfahren zu missbrauchen, somit Gleiches ungleich und Ungleiches gleich zu behandeln. Parte della dottrina reputa che il Willkürverbot, oltre che dall’articolo 3 della Costituzione federale (GG) sia desumibile anche dal Rechtsstaatsprinzip (art. 20 GG). Secondo questo principio, la PA e gli uffici giudiziari sono tenuti all’osservanza delle leggi e, nei casi in cui ad essi spetta un potere discrezionale, devono, in ogni caso, tenere conto del Gleichbehandlungsgrundsatz; le loro decisioni non possono essere basate su sachfremde Erwägungen. Il Willkürverbot viene anche indicato come Schikaneverbot e accostato al Rechtsmissbrauch.

Importanza rilevante assume il Willkürverbot non soltanto ai fini della Rechts gleichheit, ma, anche, ed in particolare, in sede di Rechts anwendungs gleichhheit; anch’essa deve essere willkürfrei. Più ci si muoveva verso la libertà, più le possibilità di agire dei poteri pubblici erano controllate dalla legge e meno soggette alla volontà (Scriveva J. Locke: “Chi può essere libero, quando il capriccio di un altro uomo può spadroneggiare su di lui?”). La legge non era considerata più nemica della libertà; al contrario, lo schema della libertà era tracciato dalla varietà delle leggi. La libertà è una creazione della legge e la legge è la ragione dell’azione. La tirannia è una manifestazione dell’assenza della legge (ved. V.R.W. Southern: The Making of the Middle Ages).

PA e giurisdizione devono quindi garantire la Rechtsanwendungsgleichheit. Se alla Verwaltung e alla Rechtsprechung non spetta un potere discrezionale, l’articolo 3, comma 1, GG, può considerarsi violato soltanto in caso di objektiver Willkür.

III. Willkürverbot e legislazione

Il Willkürverbot deve essere osservato naturalmente pure dal legislatore, il quale deve garantire la Rechts setzungs gleichheit. Si parla in proposito anche di Gleichheit  i m  Gesetz und  n a c h  dem Gesetz. Il legislatore è tenuto, wesentlich Gleiches gleich und wesentlich Ungleiches seiner Eigenart entsprechend zu regeln, partendo dall’Ausgangssachverhalt per poi approdare al Bezugssachverhalt.

Com’è noto, al legislatore non è inibita qualsiasi Ungleichbehandlung. Anzi, vi sono correnti dottrinali che reputano che il legislatore non violi il Willkürverbot nei casi di Ungleichbehandlung von rechtlicher Relevanz. Reputano i sostenitori di questa tesi che il legislatore sia stato autorizzato a ciò dall’articolo 3, comma 2, 2° parte e dall’articolo 12a, comma 1, della Costituzione federale. A proposito dell’articolo 12 a GG si è parlato di verfassungsrechtlicher Rechtfertigung für die Differenzierung.

Al legislatore va comunque riconosciuto un weiter Einschätzungs- und Gestaltungsspielraum, se la norma non riguarda il singolo come persona e se non vi è un vernünftiger, sich aus der Natur der Sache ergebender oder sonst wie sachlich einleuchtender Grund für die gesetzliche Differenzierung. Vi sono differenti Anforderungen an den Differenzierungsgrundsatz. “Der Gleichhheitssatz ist umso strikter einzuhalten, je mehr es den Einzelnen als Person betrifft; er ist umso mehr für gesetzgeberische Gestaltung offen, je mehr er allgemeine Lebensverhältnisse regelt” (BVerfGE 88, 87 (96)).

IV. Conseguenze del Willkürverbot

Nella RFT le staatlichen Entscheidungen - del potere legislativo, esecutivo e giudiziario - affette da Willkür, implicano Versoß gegen Verfassungsprinzipien, violazione di principi contenuti nella Costituzione federale del 1949. Uno degli scopi principali del Grundgesetz e delle Costituzioni in genere, specie a decorrere dall’Ottocento, è ed è stato, quello di prevenire azioni arbitrarie dei poteri ora menzionati. Già per i fondatori del costituzionalismo, il termine “diritto” aveva un significato molto preciso nel senso di limitazioni imposti ai poteri dello Stato; soltanto così ci si poteva aspettare di proteggere la libertà individuale. Viene in mente in proposito una famosa frase del Triepel: “Heilig ist nicht das Gesetz, heilig ist nur das Recht und das Recht steht über dem Gesetz” (Sacra non è la legge, sacro è soltanto il diritto e il diritto prevale sulla legge). Secondo Roscoe Pound (Why Law Day), la parte vitale e duratura del diritto sta nei principi - punti di partenza del ragionamento - e non nelle norme. Scrisse il Radbruch: “Vermag niemand festzustellen, was gerecht ist, so muss jemand festsetzen, was rechtens sein soll”.

L’articolo 3 GG (“Alle Menschen sind vor dem Gesetz gleich”) è stato definito uno dei “schwierigsten Rechtssätze des Grundrechtskatalogs”; ciò anche perchè l’uguaglianza è sempre soltanto un’astrazione “von gegebener Ungleichheit” (come si è espresso il Radbruch). Occorre sempre un tertium comparationis (un Vergleichsmaßstab) e si è pure parlato  di “Offenheit des Gleichheitssatzes”

Ogni potere poggia su opinioni ad esso preesistenti e dura soltanto finche’ tali opinioni prevalgono. In una società di uomini liberi, il potere è limitato dagli ideali comuni e laddove non vi è accordo, non può esservi potere (legittimo). La  concezione che vi possa (o debba) essere una volontà illimitata come fonte di ogni potere, è il risultato di una finzione, resa necessaria dai falsi assunti del positivismo giuridico. Il limite ultimo del potere non è la volontà di qualcuno, ma la concordanza di opinioni tra i membri della società. L’idea di un insieme di uomini dotati del potere di ordinare quanto ad essi aggrada, porta alla barbarie; non perché il potere lo si è dato ai barbari, ma perché lo si è slegato dai freni delle norme. A James Harrington viene attribuita la seguente frase: ”L’interesse pubblico, che non è altro se non il diritto e la giustizia”, è l’impero della legge e non degli uomini”. L’arbitrio può essere caratterizzato dalla breve formula: “Stat pro ratione voluntas”.

V. Criteri per l’individuazione della Willkür

Per quanto concerne specificamente la giurisprudenza del Bundesverfassungs-gerichtshof, i giudici di Karlsruhe avevano adottato, fino al 1980, nelle loro decisioni, la cosiddetta Willkürformel, per cui l’art. 3 GG veniva ritenuto violato soltanto “wenn ein vernüftiger, sich aus der Natur der Sache ergebender oder sonstwie sachlich einleuchtender Grund für die gesetzliche Differenzierung oder die Gleichbehandlung sich nicht finden lässt.” (in questo senso ved. BVerfGE 1, 14 (52), seguito da decisioni di analogo tenore).

I giudici costituzionali avevano ravvisato Willkür e, di conseguenza, la Verfassungswidrigkeit (incostituzionalità) tutte le volte in cui la disciplina legislativa era “evident unsachlich gleich oder ungleich” (BVerfGE 12, 326 (333)). La evidente Unsachlichkeit veniva accostata alla evidenten Ungerechtigkeit, quale limite imposto dal GG al legislatore.

Questo orientamento della Corte costituzionale federale era stato esposto a crescenti critiche da parte di chi riteneva che i “giudici delle leggi”, nelle loro valutazioni, non avessero tenuto conto (anche) del principio della Verhältnismäßigkeit.

La Corte costituzionale federale ha in seguito adottato un Mehrstufen-Prüfungsverfahren verificando: 1) anzitutto, se vi sia o meno “ein vernünftiger, sachlich einleuchtender Grund für die gesetzliche Differenzierung, 2) poi, accertando, se vi siano differenze tali da giustificare il diverso trattamento, 3) se il legislatore abbia o meno avuto di mira un fine legittimo e 4) se, per il perseguimento del medesimo, abbia fatto ricorso ad un mezzo adeguato allo scopo perseguito.

VI. Willkürverbot e giurisdizione

Per quanto concerne in particolare l’esercizio della giurisdizione, dal Willkürverbot consegue che ogni persona ha diritto “auf Gleichheit in/bei der Rechtsanwendung” e che „den Gerichten ist es verwehrt, bestehendes Recht zu Gunsten oder zu Lasten einzelner Personen nicht anzuwenden (BVerfGE 66, 331 (335)). Contravviene al Willkürverbot il giudice che  nega ad una categoria di persone un beneficio che il legislatore, nell’interesse della Gleichbehandlung, ha previsto, motivando il mancato riconoscimento del beneficio con un’argomentazione che, secondo la stessa legge, sarebbe lecita soltanto “im Einzelfall” (BVerfGE  71, 354 (362)). È di tutta evidenza che in un caso del genere vi è “eine nicht zu rechtfertigende Ungleichbehandlung von eigentlich gleich zu behandelnden Personengruppen“ e una violazione dell’articolo 3, comma 1, GG.

“Rompere“ il principio di uguale trattamento sotto l’impero della legge, anche per motivi “caritatevoli”, apre inevitabilmente le porte all’arbitrio. Ha detto un nostro contemporaneo che “le leggi non devono tendere ad aiutare persone ignote a perseguire i loro scopi altrettanto ignoti”.

Abbiamo già accennato che il verfassungsrechtliche Willkürverbot gilt  für jede staatliche Tätigkeit (infatti, dal trattamento ineguale, all’arbitrio, il passo è breve). Vi è violazione di questo principio, qualora una decisione non sia condivisibile sulla base dei principi sanciti dal GG e la stessa appare essere ispirata a sachfremde Erwägungen. Il principio de quo va osservato con maggiore rigore, quanto più intensa è la Beeiträchtigung der Betroffenen. Subisce però un’attenuazione, se si tratta di fachgerichtliche Entscheidungen; in tal caso il Willkürverbot non è ravvisabile semplicemente sulla base  di una zweifelsfreien Fehlerhaftigkeit der Entscheidung (BVerfGE - Beschluss v. 26.8.2014 - 2 BvR 2400/13 Rn. 14).

Decisioni giudiziarie possono essere annullate nei casi in cui eine offensichtliche, einschlägige Norm ist nicht berücksichtigt worden oder deren Inhalt ist in krasser Weise missdeutet worden. Va però notato che secondo la Corte costituzionale federale, non può parlarsi di willkürlicher Missdeutung, se il giudice ha esaminato la questione di diritto in modo approfondito e particolareggiato e se la tesi prospettata nella propria decisione “entbehrt nicht jeden sachlichen Grundes (BVerfGE 87, 273 (279) e 96, 189 (203)). Willkür è ravvisabile soltanto se il “Richterspruch ist unter keinem denkbaren Aspekt haltbar” (BVerfGE St 2013, 96 (98)), se l’interpretazione del disposto normativo” ist nicht mehr nachvollziebar und derart unverständlich, dass sie schlechterdings unvertretbar ist(BVerfGE 70, 93 (98)).

Oltre che del principio della Verhältnismäßigkeit e dei Freiheitsgrundrechte, secondo il Bundesverfassungsgerichtshof, occorre tenere in debita considerazione anche il principio dell’Übermaßverbot e procedere altresi’ ad una gleichheitsrechtlichen Abwägung. Altri - ovvi - presupposti sono: 1) die Legitimität der Zielsetzung, 2) eine objektive, sachgerechte und abgewogene Begründung, 3) Folgerichtigkeit des gesetzgeberischen Handelns. È stato fatto osservare che a seguito della decisione del Bundesverfassungsgerichthof (55, 72 (88)), accanto alla mera Willkürlichkeitskontrolle, occorre pure una Verhältnismäßigkeitsprüfung, una Integration von Willkürverbot und Gebot verhältnismäßiger Gleichheit.

VII. Limiti posti al legislatore

Costituisce Willkürverbot da parte del potere legislativo, se un gruppo di destinatari di una norma viene trattato diversamente da un altro gruppo “obwohl keine Gründe von solcher Art und von solchem Gewicht bestehen, dass sie die ungleiche Behandlung rechtfertigen. In altre parole, la Ungleichbehandlung viola i precetti costituzionali, se non viene perseguito uno scopo legittimo e se non è riscontrabile la Eignung, la Erforderlichkeit nonché la Angemessenheit del provvedimento adottato. Vi è Willkür da parte del legislatore, se la Differenzierung nel trattamento dei destinatari della norma comporta conseguenze sproporzionate rispetto allo scopo perseguito, se la norma non riguarda una cerchia piuttosto limitata di persone e se gli effetti della norma sono pregiudizievoli per i Betroffenen nell’esercizio di un loro diritto fondamentale. La Differenzierungspflicht bei ungleichen Sachverhalten sussiste soltanto qualora la „tatsächliche Ungleichheit so groß ist, dass sie bei einer, am Gerechtigkeitsgedanken orientierten Betrachtungsweise, nicht unberücksichtigt bleiben darf (BVerfGE 98, 365 (385))“.

Naturalmente Gleichheit non deve essere confusa con egalitarismo. L’egalitarismo è stato definito un prodotto della necessità di dover sollecitare anche l’appoggio dei peggiori. Gli egalitaristi predicano che nessuno è migliore di qualcun altro. Invece ciò che rende un individuo membro della società civile e gli dà dei diritti, è il fatto di obbedire alle sue norme. Ha scritto Ludwig von Mises che l’utilità sociale è il solo criterio di giustizia; è la sola guida della legislazione.

La violazione del Willkürverbot senza zulässigen Rechtfertigungsgrund implica Verfassungswidrigkeit des staatlichen Handelns. Se esso si concreta in un Einzelakt (atto amministrativo o sentenza), su istanza del Betroffenen ne va disposto l’annullamento. Se invece si tratta di una legge, la stessa va dichiarata incostituzionale, ma puo’ essere disposto che possa trovare applicazione durante una determinata e limitata Übergangsfrist (BVerfGE 105, 73 (134)). Non deve, pertanto, essere subito dichiarata la Nichtigkeit della norma in quanto al legislatore e’ riconosciuto un certo “Freiraum, wie er den Versoß beheben will”.

VIII. Articolo 20 del Grundgesetz

Benché giurisprudenza e dottrina largamente prevalenti reputino che il Willkürlichkeitsverbot sia desumibile dall’articolo 3 GG, non mancano autori  secondo i quali questo divieto, per quanto riguarda in particolare il  legislatore, possa essere desunto dal Rechtsstaatsprinzip sancito dall’articolo 20 del Grundgesetz. Si sostiene che dai commi 3 e 4 di questo articolo sia desumibile un Verbot objektiver Willkür, invocato, non infrequentemente, dalla Corte costituzionale federale quale ultima ratio “zur Korrektur von Normen, die aus verfassungsrechtlicher Sicht nicht nachvollziebar sind”.

Sia che si propenda per la tesi secondo la quale il Willkürverbot sia desumibile dall’articolo 3 GG, sia che si reputi fondata l’altra tesi sopra esposta, sta di fatto che - secondo la Corte costituzionale - “ist die Grenze zur Willkür überschritten, wenn die Auslegung und die Anwendung einfachen Rechts unter keinem denkbaren Gesichtspunkt mehr verständlich ist, es sich also um eine krasse Fehlentscheidung handelt“ (BVerfGE 4, 1, (7)).

IX Giudice naturale e Willkürverbot

Il Willkürverbot, come vedremo pure in seguito, produce i suoi effetti anche qualora non venga rispettata la normativa dettata per il gesetzlichen Richter (giudice naturale), anche se va detto che in caso di mero error in procedendo, non è ravvisabile un grundrechtswidriger Entzug des gesetzlichen Richters che però sussiste, se emerge che la decisione è basata su sachwidrigen Erwägungen oder in der Sache offensichtlich unhaltbar ist; ciò nel senso di un “objektiven  Willkürmaßstab”. Così, per esempio, è stata ritenuta una palese Willkürentscheidung, la gravierende Verkennung, durch den Richter, bezüglich seiner Entscheidungszuständigkeit.

Era avvenuto che un giudice - monocratico - aveva affermato, contro ogni evidenza, la propria competenza, mentre la stessa, senza dubbio alcuno, spettava al giudice collegiale e quello monocratico si era rifiutato di trasmettere gli atti a chi di competenza. Questo comportamento, oltre ad essere stato censurato, è stato anche oggetto di un procedimento penale e di un ricorso dinanzi alla Corte costituzionale federale. Nel corso del procedimento penale è emerso che il giudice - monocratico -  si era rifiutato di dichiarare  la propria  incompetenza in quanto parente - anche se non prossimo - dell’imputato, al quale, come è poi risultato da intercettazioni telefoniche, aveva “assicurato” che il procedimento avrebbe avuto un determinato “sbocco”. (“An nescis, mi fili, quantilla prudentia regitur orbis”, scrisse già il conte A. Oxenstierna a suo figlio, secoli orsono).

Questo giudice, quindi, “non si fidava” del collegio che, fuor di ogni dubbio, sarebbe stato competente. Si sa, i collegi sono composti (almeno) da tre componenti e che vi è sempre il rischio che qualcuno non possa seguire la “herrschende Meinung”. Se questo “apostata” poi riesce a convincere anche un altro componente del collegio, chi ha assicurato l’impunità, non soltanto fa brutta figura, ma le cose si mettono decisamente male anche per l’imputato, il quale, magari, ha ritenuto che un bel pezzo di prosciutto, mediamente stagionato,  avrebbe prodotto un inatteso miracolo processuale.

Come ognuno può capire - e il caso ora illustrato ne è un’evidente conferma - alla cosiddetta Willkürprüfung kommt große Bedeutung zu dal punto di vista della Sachgesetzlichkeit e delle Sachentscheidungen, specie in materia di diritti fondamentali. Costituisce un valido rimedio contro “Lenkungsentscheidungen”, favoritismi di ogni genere (molto frequenti nelle democrazie “contrattuali” (come ha scritto F. A. von Hayek)), contro la corruzione. Parimenti evidente è che non si possa parlare di Sachentscheidungen, se non solo vi è parentela, ma vi è contiguità - tra giustizia e politica - specie se questo Naheverhältnis è pure  fisico nel senso che uno fa politica mentre l’altro “fa” giustizia (e poi si parla di “separazione” dei poteri……). Sta di fatto comunque che sono stati e che saranno in molti ad approfittare di “situazioni” del genere,  per cui è da prevedere che le cose non cambieranno di certo in futuro. Dovrebbe esserci un sistema di valori sottratti al dominio del “commercio”. Se in una partita di calcio l’arbitro è stato messo lì da una delle due squadre in campo, l’esito è già….

È stato detto che l’aria che tira è questa: ossequio formale ed irriverenza sostanziale; ma delle volte viene meno pure l’ossequio formale. La tela del diritto non dovrebbe essere la tela di Penelope.

X. I §§ 16 e 146 GVG (Gerichtsverfassungsgesetz)

Va anche rilevato che il § 16 GVG (Gerichtsverfassungsgesetz = Ordinamento giudiziario), oltre all’articolo 101, comma 1, GG, tesi, entrambi, a assicurare la obiettività e la neutralità dell’attività giudiziaria e la cui osservanza costituisce ein subjektives, verfassungs-beschwerdefähiges Recht der Prozessparteien, statuisce il divieto della Richterentziehung che viene integrata sia da objektiv willkürlichen Maßnahmen, basate su “unsachlichen, sich von den gesetzlichen Maßstäben völlig entfremdenden Erwägungen, die unter keinem Gesichtspunkt mehr vertretbar erscheinen” (BVerfGE 6, 45, 53). Il divieto della Entziehung des gesetzlichen Richters “ist ein Kernstück des Rechtsstaates” e viene completato dalla disposizione secondo la quale “der für die einzelne Sache zuständige Richter muss im Voraus möglichst eindeutig bestimmt sein”. Cio’ al fine di evitare che rechtsprechende Organe possano essere esposti a manipolazioni e, di conseguenza, a “sachfremde Einflüsse, gleichgültig von welcher Seite di Manipolation auch ausgeht, ob von außerhalb oder innerhalb der Justiz” (BVerfGE 30, 149, 152);  vieta, questa normativa, alle altre Staatsgewalten, dem Bürger “seinen Richter durch unbefugte Eingriffe zu entziehen” (BVerfGE 40, 356, 360). Willkür può essere ravvisata pure in casi in cui un giudice non adempia alla Vorlagepflicht.

Va rilevato anche che il § 146 GVG vieta al Weisungsberechtigten, sich von justizfremden Zwecken, von rechts- oder sachwidrigen Erwägungen leiten zu lassen; die Staatsanwaltschaft hat nur den Rechtswillen zu vertreten und nicht den politischen Machtwillen des Staates. In altre parole, il Weisungsrecht “darf nur justizmäßigen Einflussnahmen dienen” (BVerfGE 9, 223, 228). Inoltre va osservato che (anche) il superiore gerarchico, nell’esercizio del proprio Weisungsrecht “ist an Recht und Gesetz nach Articolo 20, Abs. 3, GG gebunden“ e che la Bindungswirkung produce i suoi effetti nur im Innenverhältnis. Nell’impartire Weisungen, il PM è tenuto pure ad attenersi al principio di legalità sancito espressamente dal § 152, comma 2, StPO (CPP).

XI. Applicabilità alle persone giuridiche

Secondo la Corte costituzionale federale, l’articolo 3, comma 1, GG è applicabile pure alle persone giuridiche nei casi in cui le stesse vengano a trovarsi in una “grundrechtsspezifischen Gefährdungslage” (ved. BVerfGE 45, 63 (79)). Il  Willkürverbot deve essere osservato anche nei confronti delle persone giuridiche pubbliche (im öffentlich-rechtlichen Bereich) in quanto questo divieto “ist für den Staat allumfassend verbindlich”. Da ciò consegue che allo Stato è fatto divieto ,Gemeinden und Universitäten willkürlich zu behandeln. È però da notare che il Willkürverbot “wirkt nur ojektiv-rechtlich” (quale obbligo dello Stato).

XII La normativa austriaca in materia di Willkürverbot

Ora un breve accenno al Willkürverbot nella legislazione austriaca. Anche secondo la giurisprudenza e la dottrina (prevalente) austriaca, questo divieto è desumibile da una norma costituzionale e precisamente dall’articolo 7, comma 1, B-VG (Bundesverfassungsgesetz), il quale dispone: ”Alle Staatsbürger sind vor dem Gesetz gleich” (Tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge).

A prima vista potrebbe sembrare che il Gleichheitsgrundsatz - e, quindi, il Willkürverbot - valgano soltanto per i cittadini austriaci, sia soltanto uno Staatsbürgerrecht. Va tuttavia rilevato che la Corte costituzionale (Verfassungsgerichtshof - VfGH), da tempo,  si pronuncia nel senso che il Verbot der Willkür vale anche nei rapporti con lo straniero; è diventato, quindi, come potrebbe sembrare, un Jedermannsrecht. È da notare però che  il Verfassungsgerichtshof si è, finora, rifiutato di equiparare totalmente lo straniero al cittadino, ritenendo che il legislatore possa - in bestimmten Rechtsbeziehungen - prevedere una Besserstellung des Staatsbürgers gegenüber dem Fremden. Ciò vale per esempio per la persönlichen Freizügigkeit e per certi sozialen Ansprüche. Ciò nonostante la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 1950 e il divieto di discriminazione sancito dalla normativa comunitaria. Ultimamente però la Corte costituzionale si è pronunziata più volte nel senso che lo straniero non possa subire una Schlechterstellung rispetto al cittadino, “ohne sachlichen Grund”.

Per quanto concerne in particolare il legislatore, il Verfassungsgerichtshof ravvisa incostituzionalita’, ”wenn Ungleiches in unsachlicher Weise vom Gesetzgeber gleich behandelt wird; jede Differenzierung ist in besonderem Maße auf eine überzeugende Rechtfertigung angewiesen“. Nur wenn gesetzliche Differenzierungen  sich aus entsprechenden Unterschieden ableiten lassen, (la Corte cost. adotta di frequente  l’espressione „aus dem Tatsächlichen“), non vi e’ violazione dell’articolo 7, comma 1, B-VG. Contrastano con questo articolo trattamenti differenti, basati su “subjektiven, in der Person liegenden Umständen”.

Il Sachlichkeitsgebot e il Willkürverbot devono essere rispettati sia dal legislatore che dalla Vollziehung (potere esecutivo e giudiziario) nel senso che unterschiedliche Regelungen müssen sachlich gerechtfertigt sein.

XIII. Entscheidungsstandards

È ovvio che la verifica, se una determinata disciplina legislativa contrasti o meno con il Willkürverbot, implica necessariamente Wertungen e, di conseguenza, Interessenabwägungen. A tal fine il Verfassungsgerichtshof ha elaborto Entscheidungsstandards che sono molto simili a quelli adottati dai giudici di Karlsruhe e che sono stati riportati sopra. Fondamentale è la distinzione che la giurisprudenza austriaca opera nell’ambito della gleichheitswidrigen Willkür. Si è in presenza di subjektiver Willkür, se la PA adotta una decisione “errata” dolosamente (absichtliche Unrechtzufügung), “wenn sie aus persönlichen Motiven parteilich handelt” (ved. VfSlg: 2602/1953). Vi è objektive Willkür (ved. VfSlg 4480/1963 e 9206/1981), se un provvedimento della PA “wegen gehäuften Verkennens der Rechtslage mit den Rechtsvorschriften in besonderem Maße in Widerspruch steht” oppure se alla PA sono imputabili “gravierende Verfahrensfehler”. Si parla in proposito di qualifizierter Rechtswidrigkeit (im materiellen Bereich oder im Bereich des formellen Rechts).

La Corte costituzionale ha, in particolare, ravvisato objektive Willkür, se la PA ha agito in modo talmente erroneo (fehlerhaft) che la sua azione può essere posta sullo stesso piano della Gesetzlosigkeit (ved. VfSlg 12.5663/1990). Prova della Willkür può essere una “denkunmögliche Rechtsanwendung“ (VfSlg 11.754/1988).

XIV. QualifizierteGesetzwidrigkeit

Per indicare la qualifizierte Gesetzwidrigkeit, il Verfassungsgerichtshof austriaco usa le seguenti espressioni: „Verkennung der Rechtslage: 1) in besonderem Maße (11.840/1988), 2) völlig (10.129/1984), 3) gehäuft (13.407/1993), 4) auf krasse Weise (14.906/1997)“.  Questo tipo di Gesetzwidrigkeit viene ritenuto sussistente anche se dagli atti risulta che la PA si è, pur sempre, “um eine richtige Rechtsanwendung bemüht”(8737 e 8808/1980). Anche decisioni adottate con avventatezza/leggerezza costituiscono un indizio tutt’altro che trascurabile che si è proceduto con Willkür. “Ermessensexzess (12.484/1990), grob unrichtige Auslegung und Verletzung der Grundsätze von Treu und Glauben (12.566/1990)” configurano Willkür der Behörde; parimenti l’“Abgehen von rechtmäßiger, behördlicher Praxis”, senza adeguata motivazione (8375/1978) o se la PA ha posto alla base del proprio provvedimento “eine völlig abwegige Sachverhaltsannahme” (17.506/2005). Non è invece ravvisabile Willkür, se si ha soltanto eine Änderung der Praxis der Behörde in mancanza di altri indizi nel senso della violazione des Gleichheitsgrundsatzes. Non sussiste, secondo il Verfassungsgerichtshof, ein Anspruch auf “Gleichbehandlung im Unrecht” (se p. es. un vigile comunale o urbano, per favorire una persona, non procede a comminare la sanzione pecuniaria oamministrativa a carico di chi ha parcheggiato la vettura in divieto di sosta; il vicino, anch’esso poco avvezzo a rispettare la Straßenverkehrsordnung, non può “für sich ebenfalls das Recht ableiten, nicht bestraft zu werden” (9806/1983 e 14.811/1997). In questo caso non può trovare applicazione il principio: “Gleiches Recht für alle” (o, meglio, “gleiches Unrecht für alle”).

XV. Vizi procedurali e relative sanzioni

Per quanto concerne vizi procedurali (Verfahrensmängel), non ogni violazione costituisce Willkür, ma soltanto gravierende Verletzungen des formellen Rechts. Queste ultime sono ravvisabili, secondo la Corte costituzionale, se la PA omette qualsiasi attività istruttoria (jede Ermittlungstätigkeit) oppure la svolge con trascuratezza, in particolare, se ciò è avvenuto 1) con riferimento ad accertamenti di rilevante importanza, 2) ignorando le richieste dell’interessato, 3) non tenendo conto delle risultanze degli atti, 4) se l’acquisizione di elementi probatori è avvenuta in modo parziale (13.830/1994), 5) se il provvedimento difetta di qualsiasi motivazione o 6) se la stessa è palesemente inconsistente, vacua, apparente.

Ulteriori gravi Verfahrensmängel sono costituiti: 1) dalla violazione dei diritti delle parti; 2) da Verstöße contro norme che disciplinano il contradditorio, 3) dall’aver omesso, “sich mit den Gründen auseinanderzusetzen, die für oder gegen die von der Behörde getroffenen Entscheidung sprechen”.

Da quanto ora esposto pare che si possa desumere che la normativa austriaca offra garanzie ancora maggiori rispetto a quelle rinvenibili nella legislazione della RFT e che, soprattutto, ai Beamten (funzionari ed impiegati) sono posti limiti ben precisi alla loro Selbstherrlichkeit, al clientelismo, ai favoritismi, a pratiche di corruttela, palesi e non. Ciò naturalmente ha riflessi pure sulla speditezza dei procedimenti amministrativi  (per cui non è necessario “oleare”, se si vuole ottenere un provvedimento in tempo ragionevole). A funzionari ed impiegati e, a maggior ragione, a rappresentanti di enti pubblici, non è concesso di ignorare le legittime richieste (ed aspettative) dei cittadini o fingere che le stesse non siano mai pervenute al destinatario oppure ricoprire di contumelie la cittadina/il cittadino che hanno osato chiedere spiegazioni in ordine a comportamenti o provvedimenti (assai discutibili, per non usare un’altra espressione), dai quali traspaiono non soltanto arroganza, palese parzialità, lassismo e/o favoritismo, insipienza o stupidità, ma ben altro. Ma, si sa, il “regime” ha le sue esigenze che spesso (almeno in certi ambienti) sono ispirate a tutt’altro che a Legalität.

XVI. Willkürverbot nel Liechtenstein e in Svizzera

Infine, un rapidissimo accenno a due Stati confinanti con l’Austria.

Pure il Principato del Liechtenstein conosce il Willkürverbot quale “eigenständiges, ungeschriebenes Grundrecht(ved. StGH Staatsgerichtshof 1998/45). Vi è Willkür, da parte della Rechtsprechung, nei casi di “offensichtlicher, unhaltbarer, rechtlicher Beurteilung oder krasser Aktenwidrigkeit”;  non però se è riscontrabile una mera, unrichtige, rechtliche Beurteilung (ved. StGH 1995/28).

Nella Confederazione elvetica il Willkürverbot è sancito, anch’esso - quale Grundrecht (insieme alla Menschenwürde (articolo 7) e alla (Rechtsgleichheit (art. 8)) - dalla Bundesverfassung (Costituzione federale), il cui articolo 9, intitolato: “Schutz vor Willkür und Wahrung von Treu und Glauben”, dispone: “Jede Person hat Anspruch darauf, von den staatlichen Organen ohne Willkür und nach Treu und Glauben behandelt zu werden“.

Sommario

I. Introduzione; II. Willkürverbot dopo il 1949 nella RFT; III. Willkürverbot e legislazione; IV. Conseguenze del Willkürverbot; V. Criteri per individuare la Willkür; VI. Willkürverbot e giurisdizione; VII. Limiti posti al legislatore; VIII. Articolo 20 del Grundgesetz; IX. Giudice naturale e Willkürverbot; X. I §§ 16 e 146 GVG; XI. Applicabilità alle persone giuridiche; XII. La normativa austriaca in materia di Willkürverbot; XIII. Entscheidungsstandards; XIV. Qualifizierte Gesetzwidrigkeit; XV. Vizi procedurali e relative sanzioni; XVI; Willkürverbot nel Liechtenstein ed in Svizzera

I. Introduzione

Nel medioevo, la parola Willkür era stata utilizzata con riferimento ai diritti riconosciuti alle città che potevano autoamministrarsi, vale a dire non dovevano subire ingerenze da parte del monarca. Così per esempio lo Stadtrecht della città di Danzig veniva indicato come “Danziger Willkür” e quello di Krakau come “Wyllkör der Stadt” (un tanto si legge nel Balthasar-Behem-Kodex del 1505). Ancora, nel periodo tardo-medievale, troviamo la dizione “gewillkürte Prozessstandschaft” in contrapposizione con la “notwendigen Prozessstandschaft”(che era la rechtlich vorgeschriebene).

A decorrere dal 17.mo secolo era stato teorizzato che autorità statali (a differenza dei privati), stante la loro Bindung an das Gemeinwohl, non potevano decidere willkürlich (arbitrariamente), neppure nei casi in cui, in Ausübung der Staatsgewalt (intesa, questa, in senso ampio), ad esse era riconosciuto un Ermessensspielraum (discrezionalita’). Le decisioni di organi statali dovevano necessariamente basarsi “auf sachlichem Grunde” ed essere in correlazione con “l’öffentlichen Wohl ”(salus rei publicae).

Il Willkürverbot viene desunto - secondo la dottrina largamente prevalente - dall’articolo 3 della Costituzione federale (Grundgesetz = GG), nel quale sono contenuti alcuni Grundsätze già rinvenibili nella Costituzione del 1848 (si vedano in particolare i §§ 134 e 137), in quella del 1871 (ved. articolo 3) nonché nella Costituzione di Weimar del 1919 (ved. artt. 109 e 110). I principi sanciti dal GG del 1949 sono stati poi ribaditi nelle Landesverfassungen degli Stati federati.

II. Willkürverbot dopo il 1949 nella RFT

Willkür, secondo la giurisprudenza attuale della Corte costituzionale federale (Bundesverfassungsgerichtshof = BVerfGE), significa, con riferimento a decisioni adottate da organi statali, una decisione non basata su un sachlichen, rechtfertigenden Grund. In particolare, si parla di Willkürentscheidung di un organo giurisdizionale, se una decisione è, non soltanto erronea, ma “unter keinem denkbaren Aspekt rechtlich vertretbar und es sich der Schluss aufdrängt, dass die Entscheidung auf sachfremden Erwägungen beruht“ (ved. BvR 735/09). Willkür deve essere intesa in senso oggettivo e si ha, se viene adottato un provvedimento da considerarsi “tatsächlich und eindeutig unangemessen” (ved. BVerfGE 80, 48).

Willkürliche Entscheidungen, se per effetto delle stesse, vengono violati diritti fondamentali, contrastano con l’allgemeinen Gleichheitssatz di cui all’art. 3 Grundgesetz e sono impugnabili con Verfassungsbeschwerde tutte le volte in cui non è ammissibile altro Rechtsbehelf (mezzo di impugnazione).

Il Willkürverbot produce i suoi effetti anche nel diritto processuale civile. Un’ordinanza di rimessione ad altro giudice ai sensi del § 281, comma 2, ult. parte, ZPO (CPC), è priva di effetto vincolante, se la Verweisung è avvenuta willkürlich, vale a dire con palese violazione della normativa in materia di competenza. Il Willkürverbot, in altre parole, sancisce il divieto, staatliches Handeln durch unsachliches und unmotiviertes Verfahren zu missbrauchen, somit Gleiches ungleich und Ungleiches gleich zu behandeln. Parte della dottrina reputa che il Willkürverbot, oltre che dall’articolo 3 della Costituzione federale (GG) sia desumibile anche dal Rechtsstaatsprinzip (art. 20 GG). Secondo questo principio, la PA e gli uffici giudiziari sono tenuti all’osservanza delle leggi e, nei casi in cui ad essi spetta un potere discrezionale, devono, in ogni caso, tenere conto del Gleichbehandlungsgrundsatz; le loro decisioni non possono essere basate su sachfremde Erwägungen. Il Willkürverbot viene anche indicato come Schikaneverbot e accostato al Rechtsmissbrauch.

Importanza rilevante assume il Willkürverbot non soltanto ai fini della Rechts gleichheit, ma, anche, ed in particolare, in sede di Rechts anwendungs gleichhheit; anch’essa deve essere willkürfrei. Più ci si muoveva verso la libertà, più le possibilità di agire dei poteri pubblici erano controllate dalla legge e meno soggette alla volontà (Scriveva J. Locke: “Chi può essere libero, quando il capriccio di un altro uomo può spadroneggiare su di lui?”). La legge non era considerata più nemica della libertà; al contrario, lo schema della libertà era tracciato dalla varietà delle leggi. La libertà è una creazione della legge e la legge è la ragione dell’azione. La tirannia è una manifestazione dell’assenza della legge (ved. V.R.W. Southern: The Making of the Middle Ages).

PA e giurisdizione devono quindi garantire la Rechtsanwendungsgleichheit. Se alla Verwaltung e alla Rechtsprechung non spetta un potere discrezionale, l’articolo 3, comma 1, GG, può considerarsi violato soltanto in caso di objektiver Willkür.

III. Willkürverbot e legislazione

Il Willkürverbot deve essere osservato naturalmente pure dal legislatore, il quale deve garantire la Rechts setzungs gleichheit. Si parla in proposito anche di Gleichheit  i m  Gesetz und  n a c h  dem Gesetz. Il legislatore è tenuto, wesentlich Gleiches gleich und wesentlich Ungleiches seiner Eigenart entsprechend zu regeln, partendo dall’Ausgangssachverhalt per poi approdare al Bezugssachverhalt.

Com’è noto, al legislatore non è inibita qualsiasi Ungleichbehandlung. Anzi, vi sono correnti dottrinali che reputano che il legislatore non violi il Willkürverbot nei casi di Ungleichbehandlung von rechtlicher Relevanz. Reputano i sostenitori di questa tesi che il legislatore sia stato autorizzato a ciò dall’articolo 3, comma 2, 2° parte e dall’articolo 12a, comma 1, della Costituzione federale. A proposito dell’articolo 12 a GG si è parlato di verfassungsrechtlicher Rechtfertigung für die Differenzierung.

Al legislatore va comunque riconosciuto un weiter Einschätzungs- und Gestaltungsspielraum, se la norma non riguarda il singolo come persona e se non vi è un vernünftiger, sich aus der Natur der Sache ergebender oder sonst wie sachlich einleuchtender Grund für die gesetzliche Differenzierung. Vi sono differenti Anforderungen an den Differenzierungsgrundsatz. “Der Gleichhheitssatz ist umso strikter einzuhalten, je mehr es den Einzelnen als Person betrifft; er ist umso mehr für gesetzgeberische Gestaltung offen, je mehr er allgemeine Lebensverhältnisse regelt” (BVerfGE 88, 87 (96)).

IV. Conseguenze del Willkürverbot

Nella RFT le staatlichen Entscheidungen - del potere legislativo, esecutivo e giudiziario - affette da Willkür, implicano Versoß gegen Verfassungsprinzipien, violazione di principi contenuti nella Costituzione federale del 1949. Uno degli scopi principali del Grundgesetz e delle Costituzioni in genere, specie a decorrere dall’Ottocento, è ed è stato, quello di prevenire azioni arbitrarie dei poteri ora menzionati. Già per i fondatori del costituzionalismo, il termine “diritto” aveva un significato molto preciso nel senso di limitazioni imposti ai poteri dello Stato; soltanto così ci si poteva aspettare di proteggere la libertà individuale. Viene in mente in proposito una famosa frase del Triepel: “Heilig ist nicht das Gesetz, heilig ist nur das Recht und das Recht steht über dem Gesetz” (Sacra non è la legge, sacro è soltanto il diritto e il diritto prevale sulla legge). Secondo Roscoe Pound (Why Law Day), la parte vitale e duratura del diritto sta nei principi - punti di partenza del ragionamento - e non nelle norme. Scrisse il Radbruch: “Vermag niemand festzustellen, was gerecht ist, so muss jemand festsetzen, was rechtens sein soll”.

L’articolo 3 GG (“Alle Menschen sind vor dem Gesetz gleich”) è stato definito uno dei “schwierigsten Rechtssätze des Grundrechtskatalogs”; ciò anche perchè l’uguaglianza è sempre soltanto un’astrazione “von gegebener Ungleichheit” (come si è espresso il Radbruch). Occorre sempre un tertium comparationis (un Vergleichsmaßstab) e si è pure parlato  di “Offenheit des Gleichheitssatzes”

Ogni potere poggia su opinioni ad esso preesistenti e dura soltanto finche’ tali opinioni prevalgono. In una società di uomini liberi, il potere è limitato dagli ideali comuni e laddove non vi è accordo, non può esservi potere (legittimo). La  concezione che vi possa (o debba) essere una volontà illimitata come fonte di ogni potere, è il risultato di una finzione, resa necessaria dai falsi assunti del positivismo giuridico. Il limite ultimo del potere non è la volontà di qualcuno, ma la concordanza di opinioni tra i membri della società. L’idea di un insieme di uomini dotati del potere di ordinare quanto ad essi aggrada, porta alla barbarie; non perché il potere lo si è dato ai barbari, ma perché lo si è slegato dai freni delle norme. A James Harrington viene attribuita la seguente frase: ”L’interesse pubblico, che non è altro se non il diritto e la giustizia”, è l’impero della legge e non degli uomini”. L’arbitrio può essere caratterizzato dalla breve formula: “Stat pro ratione voluntas”.

V. Criteri per l’individuazione della Willkür

Per quanto concerne specificamente la giurisprudenza del Bundesverfassungs-gerichtshof, i giudici di Karlsruhe avevano adottato, fino al 1980, nelle loro decisioni, la cosiddetta Willkürformel, per cui l’art. 3 GG veniva ritenuto violato soltanto “wenn ein vernüftiger, sich aus der Natur der Sache ergebender oder sonstwie sachlich einleuchtender Grund für die gesetzliche Differenzierung oder die Gleichbehandlung sich nicht finden lässt.” (in questo senso ved. BVerfGE 1, 14 (52), seguito da decisioni di analogo tenore).

I giudici costituzionali avevano ravvisato Willkür e, di conseguenza, la Verfassungswidrigkeit (incostituzionalità) tutte le volte in cui la disciplina legislativa era “evident unsachlich gleich oder ungleich” (BVerfGE 12, 326 (333)). La evidente Unsachlichkeit veniva accostata alla evidenten Ungerechtigkeit, quale limite imposto dal GG al legislatore.

Questo orientamento della Corte costituzionale federale era stato esposto a crescenti critiche da parte di chi riteneva che i “giudici delle leggi”, nelle loro valutazioni, non avessero tenuto conto (anche) del principio della Verhältnismäßigkeit.

La Corte costituzionale federale ha in seguito adottato un Mehrstufen-Prüfungsverfahren verificando: 1) anzitutto, se vi sia o meno “ein vernünftiger, sachlich einleuchtender Grund für die gesetzliche Differenzierung, 2) poi, accertando, se vi siano differenze tali da giustificare il diverso trattamento, 3) se il legislatore abbia o meno avuto di mira un fine legittimo e 4) se, per il perseguimento del medesimo, abbia fatto ricorso ad un mezzo adeguato allo scopo perseguito.

VI. Willkürverbot e giurisdizione

Per quanto concerne in particolare l’esercizio della giurisdizione, dal Willkürverbot consegue che ogni persona ha diritto “auf Gleichheit in/bei der Rechtsanwendung” e che „den Gerichten ist es verwehrt, bestehendes Recht zu Gunsten oder zu Lasten einzelner Personen nicht anzuwenden (BVerfGE 66, 331 (335)). Contravviene al Willkürverbot il giudice che  nega ad una categoria di persone un beneficio che il legislatore, nell’interesse della Gleichbehandlung, ha previsto, motivando il mancato riconoscimento del beneficio con un’argomentazione che, secondo la stessa legge, sarebbe lecita soltanto “im Einzelfall” (BVerfGE  71, 354 (362)). È di tutta evidenza che in un caso del genere vi è “eine nicht zu rechtfertigende Ungleichbehandlung von eigentlich gleich zu behandelnden Personengruppen“ e una violazione dell’articolo 3, comma 1, GG.

“Rompere“ il principio di uguale trattamento sotto l’impero della legge, anche per motivi “caritatevoli”, apre inevitabilmente le porte all’arbitrio. Ha detto un nostro contemporaneo che “le leggi non devono tendere ad aiutare persone ignote a perseguire i loro scopi altrettanto ignoti”.

Abbiamo già accennato che il verfassungsrechtliche Willkürverbot gilt  für jede staatliche Tätigkeit (infatti, dal trattamento ineguale, all’arbitrio, il passo è breve). Vi è violazione di questo principio, qualora una decisione non sia condivisibile sulla base dei principi sanciti dal GG e la stessa appare essere ispirata a sachfremde Erwägungen. Il principio de quo va osservato con maggiore rigore, quanto più intensa è la Beeiträchtigung der Betroffenen. Subisce però un’attenuazione, se si tratta di fachgerichtliche Entscheidungen; in tal caso il Willkürverbot non è ravvisabile semplicemente sulla base  di una zweifelsfreien Fehlerhaftigkeit der Entscheidung (BVerfGE - Beschluss v. 26.8.2014 - 2 BvR 2400/13 Rn. 14).

Decisioni giudiziarie possono essere annullate nei casi in cui eine offensichtliche, einschlägige Norm ist nicht berücksichtigt worden oder deren Inhalt ist in krasser Weise missdeutet worden. Va però notato che secondo la Corte costituzionale federale, non può parlarsi di willkürlicher Missdeutung, se il giudice ha esaminato la questione di diritto in modo approfondito e particolareggiato e se la tesi prospettata nella propria decisione “entbehrt nicht jeden sachlichen Grundes (BVerfGE 87, 273 (279) e 96, 189 (203)). Willkür è ravvisabile soltanto se il “Richterspruch ist unter keinem denkbaren Aspekt haltbar” (BVerfGE St 2013, 96 (98)), se l’interpretazione del disposto normativo” ist nicht mehr nachvollziebar und derart unverständlich, dass sie schlechterdings unvertretbar ist(BVerfGE 70, 93 (98)).

Oltre che del principio della Verhältnismäßigkeit e dei Freiheitsgrundrechte, secondo il Bundesverfassungsgerichtshof, occorre tenere in debita considerazione anche il principio dell’Übermaßverbot e procedere altresi’ ad una gleichheitsrechtlichen Abwägung. Altri - ovvi - presupposti sono: 1) die Legitimität der Zielsetzung, 2) eine objektive, sachgerechte und abgewogene Begründung, 3) Folgerichtigkeit des gesetzgeberischen Handelns. È stato fatto osservare che a seguito della decisione del Bundesverfassungsgerichthof (55, 72 (88)), accanto alla mera Willkürlichkeitskontrolle, occorre pure una Verhältnismäßigkeitsprüfung, una Integration von Willkürverbot und Gebot verhältnismäßiger Gleichheit.

VII. Limiti posti al legislatore

Costituisce Willkürverbot da parte del potere legislativo, se un gruppo di destinatari di una norma viene trattato diversamente da un altro gruppo “obwohl keine Gründe von solcher Art und von solchem Gewicht bestehen, dass sie die ungleiche Behandlung rechtfertigen. In altre parole, la Ungleichbehandlung viola i precetti costituzionali, se non viene perseguito uno scopo legittimo e se non è riscontrabile la Eignung, la Erforderlichkeit nonché la Angemessenheit del provvedimento adottato. Vi è Willkür da parte del legislatore, se la Differenzierung nel trattamento dei destinatari della norma comporta conseguenze sproporzionate rispetto allo scopo perseguito, se la norma non riguarda una cerchia piuttosto limitata di persone e se gli effetti della norma sono pregiudizievoli per i Betroffenen nell’esercizio di un loro diritto fondamentale. La Differenzierungspflicht bei ungleichen Sachverhalten sussiste soltanto qualora la „tatsächliche Ungleichheit so groß ist, dass sie bei einer, am Gerechtigkeitsgedanken orientierten Betrachtungsweise, nicht unberücksichtigt bleiben darf (BVerfGE 98, 365 (385))“.

Naturalmente Gleichheit non deve essere confusa con egalitarismo. L’egalitarismo è stato definito un prodotto della necessità di dover sollecitare anche l’appoggio dei peggiori. Gli egalitaristi predicano che nessuno è migliore di qualcun altro. Invece ciò che rende un individuo membro della società civile e gli dà dei diritti, è il fatto di obbedire alle sue norme. Ha scritto Ludwig von Mises che l’utilità sociale è il solo criterio di giustizia; è la sola guida della legislazione.

La violazione del Willkürverbot senza zulässigen Rechtfertigungsgrund implica Verfassungswidrigkeit des staatlichen Handelns. Se esso si concreta in un Einzelakt (atto amministrativo o sentenza), su istanza del Betroffenen ne va disposto l’annullamento. Se invece si tratta di una legge, la stessa va dichiarata incostituzionale, ma puo’ essere disposto che possa trovare applicazione durante una determinata e limitata Übergangsfrist (BVerfGE 105, 73 (134)). Non deve, pertanto, essere subito dichiarata la Nichtigkeit della norma in quanto al legislatore e’ riconosciuto un certo “Freiraum, wie er den Versoß beheben will”.

VIII. Articolo 20 del Grundgesetz

Benché giurisprudenza e dottrina largamente prevalenti reputino che il Willkürlichkeitsverbot sia desumibile dall’articolo 3 GG, non mancano autori  secondo i quali questo divieto, per quanto riguarda in particolare il  legislatore, possa essere desunto dal Rechtsstaatsprinzip sancito dall’articolo 20 del Grundgesetz. Si sostiene che dai commi 3 e 4 di questo articolo sia desumibile un Verbot objektiver Willkür, invocato, non infrequentemente, dalla Corte costituzionale federale quale ultima ratio “zur Korrektur von Normen, die aus verfassungsrechtlicher Sicht nicht nachvollziebar sind”.

Sia che si propenda per la tesi secondo la quale il Willkürverbot sia desumibile dall’articolo 3 GG, sia che si reputi fondata l’altra tesi sopra esposta, sta di fatto che - secondo la Corte costituzionale - “ist die Grenze zur Willkür überschritten, wenn die Auslegung und die Anwendung einfachen Rechts unter keinem denkbaren Gesichtspunkt mehr verständlich ist, es sich also um eine krasse Fehlentscheidung handelt“ (BVerfGE 4, 1, (7)).

IX Giudice naturale e Willkürverbot

Il Willkürverbot, come vedremo pure in seguito, produce i suoi effetti anche qualora non venga rispettata la normativa dettata per il gesetzlichen Richter (giudice naturale), anche se va detto che in caso di mero error in procedendo, non è ravvisabile un grundrechtswidriger Entzug des gesetzlichen Richters che però sussiste, se emerge che la decisione è basata su sachwidrigen Erwägungen oder in der Sache offensichtlich unhaltbar ist; ciò nel senso di un “objektiven  Willkürmaßstab”. Così, per esempio, è stata ritenuta una palese Willkürentscheidung, la gravierende Verkennung, durch den Richter, bezüglich seiner Entscheidungszuständigkeit.

Era avvenuto che un giudice - monocratico - aveva affermato, contro ogni evidenza, la propria competenza, mentre la stessa, senza dubbio alcuno, spettava al giudice collegiale e quello monocratico si era rifiutato di trasmettere gli atti a chi di competenza. Questo comportamento, oltre ad essere stato censurato, è stato anche oggetto di un procedimento penale e di un ricorso dinanzi alla Corte costituzionale federale. Nel corso del procedimento penale è emerso che il giudice - monocratico -  si era rifiutato di dichiarare  la propria  incompetenza in quanto parente - anche se non prossimo - dell’imputato, al quale, come è poi risultato da intercettazioni telefoniche, aveva “assicurato” che il procedimento avrebbe avuto un determinato “sbocco”. (“An nescis, mi fili, quantilla prudentia regitur orbis”, scrisse già il conte A. Oxenstierna a suo figlio, secoli orsono).

Questo giudice, quindi, “non si fidava” del collegio che, fuor di ogni dubbio, sarebbe stato competente. Si sa, i collegi sono composti (almeno) da tre componenti e che vi è sempre il rischio che qualcuno non possa seguire la “herrschende Meinung”. Se questo “apostata” poi riesce a convincere anche un altro componente del collegio, chi ha assicurato l’impunità, non soltanto fa brutta figura, ma le cose si mettono decisamente male anche per l’imputato, il quale, magari, ha ritenuto che un bel pezzo di prosciutto, mediamente stagionato,  avrebbe prodotto un inatteso miracolo processuale.

Come ognuno può capire - e il caso ora illustrato ne è un’evidente conferma - alla cosiddetta Willkürprüfung kommt große Bedeutung zu dal punto di vista della Sachgesetzlichkeit e delle Sachentscheidungen, specie in materia di diritti fondamentali. Costituisce un valido rimedio contro “Lenkungsentscheidungen”, favoritismi di ogni genere (molto frequenti nelle democrazie “contrattuali” (come ha scritto F. A. von Hayek)), contro la corruzione. Parimenti evidente è che non si possa parlare di Sachentscheidungen, se non solo vi è parentela, ma vi è contiguità - tra giustizia e politica - specie se questo Naheverhältnis è pure  fisico nel senso che uno fa politica mentre l’altro “fa” giustizia (e poi si parla di “separazione” dei poteri……). Sta di fatto comunque che sono stati e che saranno in molti ad approfittare di “situazioni” del genere,  per cui è da prevedere che le cose non cambieranno di certo in futuro. Dovrebbe esserci un sistema di valori sottratti al dominio del “commercio”. Se in una partita di calcio l’arbitro è stato messo lì da una delle due squadre in campo, l’esito è già….

È stato detto che l’aria che tira è questa: ossequio formale ed irriverenza sostanziale; ma delle volte viene meno pure l’ossequio formale. La tela del diritto non dovrebbe essere la tela di Penelope.

X. I §§ 16 e 146 GVG (Gerichtsverfassungsgesetz)

Va anche rilevato che il § 16 GVG (Gerichtsverfassungsgesetz = Ordinamento giudiziario), oltre all’articolo 101, comma 1, GG, tesi, entrambi, a assicurare la obiettività e la neutralità dell’attività giudiziaria e la cui osservanza costituisce ein subjektives, verfassungs-beschwerdefähiges Recht der Prozessparteien, statuisce il divieto della Richterentziehung che viene integrata sia da objektiv willkürlichen Maßnahmen, basate su “unsachlichen, sich von den gesetzlichen Maßstäben völlig entfremdenden Erwägungen, die unter keinem Gesichtspunkt mehr vertretbar erscheinen” (BVerfGE 6, 45, 53). Il divieto della Entziehung des gesetzlichen Richters “ist ein Kernstück des Rechtsstaates” e viene completato dalla disposizione secondo la quale “der für die einzelne Sache zuständige Richter muss im Voraus möglichst eindeutig bestimmt sein”. Cio’ al fine di evitare che rechtsprechende Organe possano essere esposti a manipolazioni e, di conseguenza, a “sachfremde Einflüsse, gleichgültig von welcher Seite di Manipolation auch ausgeht, ob von außerhalb oder innerhalb der Justiz” (BVerfGE 30, 149, 152);  vieta, questa normativa, alle altre Staatsgewalten, dem Bürger “seinen Richter durch unbefugte Eingriffe zu entziehen” (BVerfGE 40, 356, 360). Willkür può essere ravvisata pure in casi in cui un giudice non adempia alla Vorlagepflicht.

Va rilevato anche che il § 146 GVG vieta al Weisungsberechtigten, sich von justizfremden Zwecken, von rechts- oder sachwidrigen Erwägungen leiten zu lassen; die Staatsanwaltschaft hat nur den Rechtswillen zu vertreten und nicht den politischen Machtwillen des Staates. In altre parole, il Weisungsrecht “darf nur justizmäßigen Einflussnahmen dienen” (BVerfGE 9, 223, 228). Inoltre va osservato che (anche) il superiore gerarchico, nell’esercizio del proprio Weisungsrecht “ist an Recht und Gesetz nach Articolo 20, Abs. 3, GG gebunden“ e che la Bindungswirkung produce i suoi effetti nur im Innenverhältnis. Nell’impartire Weisungen, il PM è tenuto pure ad attenersi al principio di legalità sancito espressamente dal § 152, comma 2, StPO (CPP).

XI. Applicabilità alle persone giuridiche

Secondo la Corte costituzionale federale, l’articolo 3, comma 1, GG è applicabile pure alle persone giuridiche nei casi in cui le stesse vengano a trovarsi in una “grundrechtsspezifischen Gefährdungslage” (ved. BVerfGE 45, 63 (79)). Il  Willkürverbot deve essere osservato anche nei confronti delle persone giuridiche pubbliche (im öffentlich-rechtlichen Bereich) in quanto questo divieto “ist für den Staat allumfassend verbindlich”. Da ciò consegue che allo Stato è fatto divieto ,Gemeinden und Universitäten willkürlich zu behandeln. È però da notare che il Willkürverbot “wirkt nur ojektiv-rechtlich” (quale obbligo dello Stato).

XII La normativa austriaca in materia di Willkürverbot

Ora un breve accenno al Willkürverbot nella legislazione austriaca. Anche secondo la giurisprudenza e la dottrina (prevalente) austriaca, questo divieto è desumibile da una norma costituzionale e precisamente dall’articolo 7, comma 1, B-VG (Bundesverfassungsgesetz), il quale dispone: ”Alle Staatsbürger sind vor dem Gesetz gleich” (Tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge).

A prima vista potrebbe sembrare che il Gleichheitsgrundsatz - e, quindi, il Willkürverbot - valgano soltanto per i cittadini austriaci, sia soltanto uno Staatsbürgerrecht. Va tuttavia rilevato che la Corte costituzionale (Verfassungsgerichtshof - VfGH), da tempo,  si pronuncia nel senso che il Verbot der Willkür vale anche nei rapporti con lo straniero; è diventato, quindi, come potrebbe sembrare, un Jedermannsrecht. È da notare però che  il Verfassungsgerichtshof si è, finora, rifiutato di equiparare totalmente lo straniero al cittadino, ritenendo che il legislatore possa - in bestimmten Rechtsbeziehungen - prevedere una Besserstellung des Staatsbürgers gegenüber dem Fremden. Ciò vale per esempio per la persönlichen Freizügigkeit e per certi sozialen Ansprüche. Ciò nonostante la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 1950 e il divieto di discriminazione sancito dalla normativa comunitaria. Ultimamente però la Corte costituzionale si è pronunziata più volte nel senso che lo straniero non possa subire una Schlechterstellung rispetto al cittadino, “ohne sachlichen Grund”.

Per quanto concerne in particolare il legislatore, il Verfassungsgerichtshof ravvisa incostituzionalita’, ”wenn Ungleiches in unsachlicher Weise vom Gesetzgeber gleich behandelt wird; jede Differenzierung ist in besonderem Maße auf eine überzeugende Rechtfertigung angewiesen“. Nur wenn gesetzliche Differenzierungen  sich aus entsprechenden Unterschieden ableiten lassen, (la Corte cost. adotta di frequente  l’espressione „aus dem Tatsächlichen“), non vi e’ violazione dell’articolo 7, comma 1, B-VG. Contrastano con questo articolo trattamenti differenti, basati su “subjektiven, in der Person liegenden Umständen”.

Il Sachlichkeitsgebot e il Willkürverbot devono essere rispettati sia dal legislatore che dalla Vollziehung (potere esecutivo e giudiziario) nel senso che unterschiedliche Regelungen müssen sachlich gerechtfertigt sein.

XIII. Entscheidungsstandards

È ovvio che la verifica, se una determinata disciplina legislativa contrasti o meno con il Willkürverbot, implica necessariamente Wertungen e, di conseguenza, Interessenabwägungen. A tal fine il Verfassungsgerichtshof ha elaborto Entscheidungsstandards che sono molto simili a quelli adottati dai giudici di Karlsruhe e che sono stati riportati sopra. Fondamentale è la distinzione che la giurisprudenza austriaca opera nell’ambito della gleichheitswidrigen Willkür. Si è in presenza di subjektiver Willkür, se la PA adotta una decisione “errata” dolosamente (absichtliche Unrechtzufügung), “wenn sie aus persönlichen Motiven parteilich handelt” (ved. VfSlg: 2602/1953). Vi è objektive Willkür (ved. VfSlg 4480/1963 e 9206/1981), se un provvedimento della PA “wegen gehäuften Verkennens der Rechtslage mit den Rechtsvorschriften in besonderem Maße in Widerspruch steht” oppure se alla PA sono imputabili “gravierende Verfahrensfehler”. Si parla in proposito di qualifizierter Rechtswidrigkeit (im materiellen Bereich oder im Bereich des formellen Rechts).

La Corte costituzionale ha, in particolare, ravvisato objektive Willkür, se la PA ha agito in modo talmente erroneo (fehlerhaft) che la sua azione può essere posta sullo stesso piano della Gesetzlosigkeit (ved. VfSlg 12.5663/1990). Prova della Willkür può essere una “denkunmögliche Rechtsanwendung“ (VfSlg 11.754/1988).

XIV. QualifizierteGesetzwidrigkeit

Per indicare la qualifizierte Gesetzwidrigkeit, il Verfassungsgerichtshof austriaco usa le seguenti espressioni: „Verkennung der Rechtslage: 1) in besonderem Maße (11.840/1988), 2) völlig (10.129/1984), 3) gehäuft (13.407/1993), 4) auf krasse Weise (14.906/1997)“.  Questo tipo di Gesetzwidrigkeit viene ritenuto sussistente anche se dagli atti risulta che la PA si è, pur sempre, “um eine richtige Rechtsanwendung bemüht”(8737 e 8808/1980). Anche decisioni adottate con avventatezza/leggerezza costituiscono un indizio tutt’altro che trascurabile che si è proceduto con Willkür. “Ermessensexzess (12.484/1990), grob unrichtige Auslegung und Verletzung der Grundsätze von Treu und Glauben (12.566/1990)” configurano Willkür der Behörde; parimenti l’“Abgehen von rechtmäßiger, behördlicher Praxis”, senza adeguata motivazione (8375/1978) o se la PA ha posto alla base del proprio provvedimento “eine völlig abwegige Sachverhaltsannahme” (17.506/2005). Non è invece ravvisabile Willkür, se si ha soltanto eine Änderung der Praxis der Behörde in mancanza di altri indizi nel senso della violazione des Gleichheitsgrundsatzes. Non sussiste, secondo il Verfassungsgerichtshof, ein Anspruch auf “Gleichbehandlung im Unrecht” (se p. es. un vigile comunale o urbano, per favorire una persona, non procede a comminare la sanzione pecuniaria oamministrativa a carico di chi ha parcheggiato la vettura in divieto di sosta; il vicino, anch’esso poco avvezzo a rispettare la Straßenverkehrsordnung, non può “für sich ebenfalls das Recht ableiten, nicht bestraft zu werden” (9806/1983 e 14.811/1997). In questo caso non può trovare applicazione il principio: “Gleiches Recht für alle” (o, meglio, “gleiches Unrecht für alle”).

XV. Vizi procedurali e relative sanzioni

Per quanto concerne vizi procedurali (Verfahrensmängel), non ogni violazione costituisce Willkür, ma soltanto gravierende Verletzungen des formellen Rechts. Queste ultime sono ravvisabili, secondo la Corte costituzionale, se la PA omette qualsiasi attività istruttoria (jede Ermittlungstätigkeit) oppure la svolge con trascuratezza, in particolare, se ciò è avvenuto 1) con riferimento ad accertamenti di rilevante importanza, 2) ignorando le richieste dell’interessato, 3) non tenendo conto delle risultanze degli atti, 4) se l’acquisizione di elementi probatori è avvenuta in modo parziale (13.830/1994), 5) se il provvedimento difetta di qualsiasi motivazione o 6) se la stessa è palesemente inconsistente, vacua, apparente.

Ulteriori gravi Verfahrensmängel sono costituiti: 1) dalla violazione dei diritti delle parti; 2) da Verstöße contro norme che disciplinano il contradditorio, 3) dall’aver omesso, “sich mit den Gründen auseinanderzusetzen, die für oder gegen die von der Behörde getroffenen Entscheidung sprechen”.

Da quanto ora esposto pare che si possa desumere che la normativa austriaca offra garanzie ancora maggiori rispetto a quelle rinvenibili nella legislazione della RFT e che, soprattutto, ai Beamten (funzionari ed impiegati) sono posti limiti ben precisi alla loro Selbstherrlichkeit, al clientelismo, ai favoritismi, a pratiche di corruttela, palesi e non. Ciò naturalmente ha riflessi pure sulla speditezza dei procedimenti amministrativi  (per cui non è necessario “oleare”, se si vuole ottenere un provvedimento in tempo ragionevole). A funzionari ed impiegati e, a maggior ragione, a rappresentanti di enti pubblici, non è concesso di ignorare le legittime richieste (ed aspettative) dei cittadini o fingere che le stesse non siano mai pervenute al destinatario oppure ricoprire di contumelie la cittadina/il cittadino che hanno osato chiedere spiegazioni in ordine a comportamenti o provvedimenti (assai discutibili, per non usare un’altra espressione), dai quali traspaiono non soltanto arroganza, palese parzialità, lassismo e/o favoritismo, insipienza o stupidità, ma ben altro. Ma, si sa, il “regime” ha le sue esigenze che spesso (almeno in certi ambienti) sono ispirate a tutt’altro che a Legalität.

XVI. Willkürverbot nel Liechtenstein e in Svizzera

Infine, un rapidissimo accenno a due Stati confinanti con l’Austria.

Pure il Principato del Liechtenstein conosce il Willkürverbot quale “eigenständiges, ungeschriebenes Grundrecht(ved. StGH Staatsgerichtshof 1998/45). Vi è Willkür, da parte della Rechtsprechung, nei casi di “offensichtlicher, unhaltbarer, rechtlicher Beurteilung oder krasser Aktenwidrigkeit”;  non però se è riscontrabile una mera, unrichtige, rechtliche Beurteilung (ved. StGH 1995/28).

Nella Confederazione elvetica il Willkürverbot è sancito, anch’esso - quale Grundrecht (insieme alla Menschenwürde (articolo 7) e alla (Rechtsgleichheit (art. 8)) - dalla Bundesverfassung (Costituzione federale), il cui articolo 9, intitolato: “Schutz vor Willkür und Wahrung von Treu und Glauben”, dispone: “Jede Person hat Anspruch darauf, von den staatlichen Organen ohne Willkür und nach Treu und Glauben behandelt zu werden“.