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Evviva la mamma manesca: ovvero della magistratura casta

Evviva la mamma manesca: ovvero della magistratura casta
Evviva la mamma manesca: ovvero della magistratura casta

Bologna, 29 agosto 2016

 

Evviva la mamma manesca: ovvero della magistratura casta

Evviva la mamma che allunga un perentorio ceffone al figlio che parla a sproposito e lo sottolinea sancendo che ha perso una buona occasione per stare zitto o, se le circostanze non lo permettono, lo fulmina, incenerendolo all’istante. Se poi è già adolescente, oppure si tratta di mamma sensibile al pacato e sereno clima progressista, può sempre ricorrere – magari timidamente – al più noto e trascurato proverbio a disposizione: “un bel tacer non fu mai scritto/detto”.

Se il figlio è un magistrato in erba, forse se ne ricorderà allorquando reclamerà i propri più o meno lunghi cinque minuti di ribalta concessagli dai media e, avvicinato dal diavolo nelle vesti di giornalista, starà per soccombere alla tentazione di rilasciare un’intervista, che oggi si nasconde dietro l’accattivante e asettica richiesta di una “dichiarazione”.

Si potrebbe contribuire al ripianamento del debito pubblico se ogni magistrato versasse all’erario un euro per ogni dichiarazione non opportuna, appropriata, pertinente, veritiera, che apre la danza delle precisazioni e delle contro-precisazioni.

Visto che sul buon senso non si può fare affidamento e sui codici di condotta neppure, l’unica speranza risiede nel divieto assoluto. Fine delle trasmissioni.

Inizio l’anno scolastico pregando per ottenere la grazia di una magistratura casta e continente, che non parla, non si vede e si fa sentire solo con gli atti propri.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori prega per noi.

Bologna, 29 agosto 2016

 

Evviva la mamma manesca: ovvero della magistratura casta

Evviva la mamma che allunga un perentorio ceffone al figlio che parla a sproposito e lo sottolinea sancendo che ha perso una buona occasione per stare zitto o, se le circostanze non lo permettono, lo fulmina, incenerendolo all’istante. Se poi è già adolescente, oppure si tratta di mamma sensibile al pacato e sereno clima progressista, può sempre ricorrere – magari timidamente – al più noto e trascurato proverbio a disposizione: “un bel tacer non fu mai scritto/detto”.

Se il figlio è un magistrato in erba, forse se ne ricorderà allorquando reclamerà i propri più o meno lunghi cinque minuti di ribalta concessagli dai media e, avvicinato dal diavolo nelle vesti di giornalista, starà per soccombere alla tentazione di rilasciare un’intervista, che oggi si nasconde dietro l’accattivante e asettica richiesta di una “dichiarazione”.

Si potrebbe contribuire al ripianamento del debito pubblico se ogni magistrato versasse all’erario un euro per ogni dichiarazione non opportuna, appropriata, pertinente, veritiera, che apre la danza delle precisazioni e delle contro-precisazioni.

Visto che sul buon senso non si può fare affidamento e sui codici di condotta neppure, l’unica speranza risiede nel divieto assoluto. Fine delle trasmissioni.

Inizio l’anno scolastico pregando per ottenere la grazia di una magistratura casta e continente, che non parla, non si vede e si fa sentire solo con gli atti propri.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori prega per noi.