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Fonti per la ricerca genealogica negli Archivi di Stato: prospettive future

Ricerca genealogica
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Registri

La ricerca genealogica e di storia della propria famiglia ha conquistato da alcuni decenni un’enorme popolarità internazionale. Coloro che la praticano sono senza dubbio diventati, numericamente parlando, una delle categorie di utenti degli Archivi più ragguardevole, per svariate ragioni e con intenti diversificati.

La sua diffusione è andata vieppiù accentuandosi con l’avvento del web che è diventato rapidamente uno strumento di ricerca e di incontro per migliaia di appassionati. Condurre ricerche sui propri antenati richiede l’acquisizione di conoscenze specifiche e la capacità di saper interpretare con spirito critico le fonti primarie a disposizione.

Offre l’opportunità di ritrovare le memorie familiari e il loro intersecarsi con le vicende storiche apprese sui banchi di scuola e di approfondire la conoscenza delle motivazioni interiori che hanno spinto le persone a compiere determinate scelte.

Dovendo intraprendere una ricerca anagrafica e genealogica, occorre innanzitutto rivolgersi agli uffici dello Stato Civile, istituiti in forma obbligatoria a partire dal 1871, per ritrovare le registrazioni di nascite, morti e matrimoni, e agli uffici dell’Anagrafe per conoscere i movimenti della popolazione, le residenze, i censimenti, le immigrazioni e le emigrazioni.

Per il periodo antecedente, ci si deve rivolgere alle parrocchie di nascita e a quelle di residenza del proprio antenato, in cui sono conservati i registri parrocchiali con le registrazioni dei battesimi, matrimoni e morti. Va tenuto conto che, in alcune diocesi, gli archivi parrocchiali più antichi sono stati concentrati presso l’archivio storico diocesano o presso le parrocchie maggiori e che è possibile accedervi anche consultando la piattaforma BeWeB-Beni Ecclesiastici.

Importanti fonti per la ricerca genealogica sono anche conservate negli Archivi di Stato. Qui si possono ritrovare i documenti di un antecedente dello Stato Civile Italiano ossia lo Stato Civile Napoleonico introdotto in Italia in seguito al decreto 27 marzo 1806 n. 27, quando diverse regioni vennero annesse all’Impero francese e rimasto in vigore fino al 1815. Il decreto stabiliva che in ogni comune del Regno venisse attivato l’ufficio di stato civile con il compito di registrare gli atti di nascita, di matrimonio e di morte.

A seguito di questa massiva operazione di registrazione, fu emanato da Eugenio Napoleone in data 11 giugno 1813 un decreto che imponeva ad ogni cittadino residente l’assunzione del cognome. Era un segno tangibile di voler porre fine all’oscillazione linguistica che aveva caratterizzato tutto il periodo dell’Antico Regime.

Eugenio Napoleone

1813, 11 giugno. Milano. Supporto cartaceo, a stampa, mm220×290. ASVe, Biblioteca legislativa, b.493, fasc. C36/13

Caduto l’impero napoleonico, durante il periodo della Restaurazione, le registrazioni anagrafiche tornarono ad essere di competenza delle parrocchie, con l’eccezione di alcune regioni, come ad esempio nel Regno delle Due Sicilie e nel Ducato di Modena e Reggio, mentre in altre regioni fu adottato un sistema misto. Questa documentazione, dopo l’Unità d’Italia, venne in gran parte versata negli Archivi di Stato.

Accanto a questa documentazione di tipo anagrafico, un’altra fonte importante conservata negli Archivi di Stato è la documentazione militare. Essa è costituita, in particolare, da tre tipologie:

  • Liste di Leva
  • Liste di estrazione
  • Ruoli Matricolari

Le Liste di leva erano compilate ogni anno su base anagrafica dai Comuni e contenevano l’elenco alfabetico di tutta la popolazione maschile residente che raggiungeva l’età della visita per la leva militare. I modelli ottocenteschi sono di grande formato e sono suddivisi in 21 colonne, nelle quali venivano riportati partendo dal margine sinistro il numero d’ordine dell’iscritto, il suo cognome e nome, il nome del padre e della madre, la data e il luogo di nascita e il luogo di residenza, la professione propria e del padre e varie altre indicazioni relative a questa prima compilazione della lista da parte dell’autorità comunale. Nelle colonne dell’altra facciata venivano indicati dal Commissario di Leva la verificazione definitiva della lista, il numero d’ordine al tempo della chiusura della lista, il numero di estrazione, la descrizione dell’aspetto fisico e le decisioni del primo esame e nelle ultime colonne i risultati riportati dal Consiglio di Leva ossia se abile, inabile, rinviato a successiva leva o renitente; l’arruolamento con data e iscrizione alla categoria ed infine la data di partenza ed il distretto militare, il corpo di assegnazione o riformato. Il modello di registro adottato nel 1911 introdusse informazioni relative al grado d’istruzione e quello prescritto nel 1940 assunse un formato più piccolo strutturato in una sola facciata di formato A4 circa dove i dati sono riportati su 4 colonne. 

Le Liste di estrazione erano compilate per mandamento - non per comune - in quanto svolgevano effettivo servizio militare quanti, in base al numero estratto, rientravano nel contingente, cioè nella quantità di uomini richiesta al mandamento. La procedura di estrazione, utilizzato fino al 1911 (classe 1890), anno in cui le liste furono abolite, era giustificato dall'impossibilità da parte dello Stato di sostenere l'arruolamento di tutti i cittadini idonei.

I Ruoli matricolari sono registri suddivisi per classe, rilegati per ordine di matricola, tenuti e compilati dai Distretti militari in cui venivano registrati tutti i servizi resi allo Stato dal singolo militare durante la sua permanenza nei ruoli. I dati venivano riportati in una sola facciata. In alto veniva indicato il numero identificativo del militare, detto “matricola” e la classe di appartenenza. A sinistra venivano indicati i dati anagrafici, la descrizione dell’aspetto fisico, la professione, il grado d’istruzione e altre informazioni descrittive personali. Al centro i dati relativi all’arruolamento, servizi, promozioni ed altre variazioni matricolari con accanto la data corrispondente.

Inoltre, vi era una sezione dove venivano indicate le campagne ed azioni di guerra, le decorazioni, gli encomi, le ferite o le mutilazioni in guerra o in servizio. Oltre alla tenuta dei registri, i Distretti militari istruivano per ogni singolo soldato un fascicolo matricolare, nel quale veniva inserita la documentazione ufficiale inerente al servizio militare. I fascicoli matricolari offrono, quindi, informazioni più complete rispetto ai ruoli matricolari, che ne costituiscono la sintesi. Essi sono articolati in due sezioni: truppa e sottufficiali. Per poter avviare una ricerca nei fogli matricolari si deve partire dal cognome e nome della persona, individuati nelle rubriche alfabetiche divise per anno relativo all’anno di nascita. Qui si ricaverà il numero di matricola e con esso si potrà accedere alla relativa pagina del registro dei Ruoli matricolari o al fascicolo personale.

Altre fonti molto importanti conservate negli Archivi di Stato sono gli archivi notarili, che contengono anche molti documenti relativi all’ambito delle relazioni familiari. Ad esempio, emancipazione dei figli, patti matrimoniali, donazioni e testamenti; gli archivi relativi al catasto; gli archivi di provenienza privata acquisiti tramite acquisti o donazioni relativi ad archivi gentilizi o di famiglia e di persona; gli archivi di molte istituzioni pubbliche come per esempio le Prefetture, le Questure, dove si possono anche trovare documenti che riguardano l’emigrazione, i Tribunali o gli enti di assistenza e beneficenza, i cui archivi confluiscono negli Archivi di Stato competenti per territorio.

L’avvento del web negli ultimi decenni ha comportato l’esplosione di siti di genealogia e motori di ricerca. Per rispondere all'esigenza di rendere consultabile gratuitamente on-line la grande mole di fonti di carattere genealogico conservate negli Archivi di Stato, l’Amministrazione Archivistica Italiana ha dato avvio alla realizzazione nel 2011 del” Portale Antenati, Gli Archivi di Stato per la ricerca anagrafica”.

Il Portale nacque in seguito alla stipula di un accordo con FamilySearch, organismo collegato alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, più nota come Chiesa Mormone, la quale già a partire dagli anni Settanta del secolo scorso aveva avviato, per ragioni dettate dalla propria fede religiosa, una campagna di microfilmatura dei registri di stato civile di molti Archivi di Stato italiani.

La sezione Sfoglia registri rende disponibili immagini relative ai registri di anagrafe e di stato civile del XIX e XX secolo e talvolta risalenti anche ai secoli precedenti, conservati negli Archivi di Stato. Il Portale prevede inoltre l’indicizzazione dei nomi di persona presenti sui singoli atti nella sezione Trova nomi. La banca dati dei nomi verrà via via implementata grazie alla partecipazione degli utenti del Portale che potranno aderire su base volontaria.

Il Portale, di recente rinnovato, presenta diverse sezioni come “istruzioni per l’uso” e “Guida alla ricerca” che forniscono informazioni su come e dove condurre ricerche genealogiche ed ha introdotto vari altri materiali sulla storia delle famiglie, come una raccolta di film di famiglia e una sezione che raccoglie le storie di chi vuole raccontare le proprie esperienze di ricerca o le vicende della propria famiglia.

Portale antenati

L’Archivio di Stato di Venezia svolge un servizio di ricerche anagrafiche, attualmente rivolto perlopiù a soddisfare le richieste di accertamento dei requisiti di ottenimento della cittadinanza italiana da parte dei figli degli emigrati all’estero che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento partirono alla ricerca di condizioni di vita migliori e si imbarcarono sulle navi dirette soprattutto verso gli Stati Uniti, l’America del Sud, il Canada e l’Australia.

I loro discendenti sono chiamati “oriundi italiani” e si stima che ammontino ad un numero compreso tra i 60 e gli 80 milioni. Molti di loro sono animati dal desiderio di riscoprire le radici familiari ed i luoghi di origine da dove partirono i loro avi e di ritrovare i parenti rimasti in Italia.

Per venire incontro a questa forte richiesta l’Archivio di Stato di Venezia presenterà un progetto di valorizzazione della ricerca genealogica, al fine anche di promuovere un settore del turismo culturale ancora poco sviluppato in Italia, ma con grandi potenzialità: “Il viaggio delle radici”.

Un viaggio alla scoperta della famiglia di provenienza, dei territori e dei paesi da cui partirono i propri antenati, per riscoprire le loro tradizioni locali, l’arte, la cultura, le feste, l’artigianato, i prodotti gastronomici e ritrovare il valore dell’appartenenza alla comunità di origine.

Il progetto sarà presentato a fine 2020, nell’attesa di essere finanziato dalle autorità competenti.

Pezzi Unici

Per vedere il video YouTube dell’Archivio di Stato di Venezia:

Pezzi unici, n. 6