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La Giustizia nel dialogo di Socrate con Critone

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La scena del dialogo ha luogo dopo la condanna a morte di Socrate, accusato di empietà e corruzione di giovani. Poiché la condanna non può essere eseguita subito, in quanto bisogna aspettare il ritorno della nave sacra da Delo, Critone si reca da Socrate nel carcere per cercare di dissuaderlo dall'accettare la sentenza e convincerlo invece a fuggire da Atene. Critone tenta di convincere Socrate a fuggire utilizzando il deterrente, terribile per la mentalità greca classica, della gogna pubblica e derisione popolare, della condanna morale da parte della folla: Critone prevede moltissime ingiurie nei confronti degli amici di Socrate, accusati di non averlo aiutato a fuggire, e lo accusa addirittura di sottrarsi alle proprie responsabilità, di abbandonare i propri doveri per ignavia o paura. Ma Socrate riporta Critone alla ragione: l'opinione che vale è quella di chi sa, di chi è saggio, non del popolo, che non riesce a capire la Verità; solo dell'opinione di costui ci si deve preoccupare, solo questa vale.

Nel dialogo di Socrate con Critone si affronta il tema del rispetto delle norme, in greco nomos, indicate sia come legislazione positiva e sia come prassi e consuetudini. Quindi le “Leggi” di Atene comprendono sia le norme positive e sia le usanze.

Socrate accetta la condanna a morte anche se la sentenza è errata, sostendendo che una res pubblica, essendo un ordinamento pubblico di norme condivise può sopravvivere solo se i consociati rispettano le norme e le sue applicazioni anche se errate.

Socrate ritiene che se le leggi vengono applicate male con le sentenze, la contestazione non deve coinvolgere l’autorità delle leggi altrimenti si distruggerebbe la polis, intesa come res pubblica.

Avv. Riccardo Radi

SOCRATE Come mai sei venuto qui a quest'ora, Critone? Non è ancora presto?

CRITONE È presto, sì.

SOCRATE Che ora è, di preciso?

CRITONE Manca poco all'alba.

SOCRATE Mi meraviglio che la guardia della prigione abbia acconsentito ad aprirti.

CRITONE Ormai mi conosce bene, Socrate: vengo qui spesso, e gli ho pure fatto qualche favore.

SOCRATE Sei qui da poco, o da tanto?

CRITONE Da un bel po'.

SOCRATE E allora perché non mi hai svegliato subito, e te ne stai seduto lì in silenzio?

CRITONE No davvero, Socrate! Neanch'io vorrei vegliare insonne in tanta sventura. Peraltro sono rimasto meravigliato a vedere come dormivi tranquillamente, e lungamente, non ti svegliavo apposta per farti continuare così, nella massima tranquillità. Se già in più di un'occasione, nel corso della vita, ho avuto a giudicarti felice per il tuo comportamento, a maggior ragione lo farò in una circostanza come questa, che riesci a vivere con tanta serenità e calma.

SOCRATE Sarebbe ben fuori luogo, Critone, se alla mia età mi rammaricassi di dover morire.

CRITONE Anche ad altri, Socrate, capita di trovarsi in situazioni simili alla stessa età, eppure ciò non li solleva dal rammarico per la propria sorte.

SOCRATE È vero. Ma insomma, come sei giunto così presto?

CRITONE Per portarti, Socrate, una brutta notizia: non per te, mi pare, ma per tutti i tuoi amici, brutta e grave, e che io più di tutti - credo - troverò difficile da sopportare.

SOCRATE Di che si tratta? È forse arrivata la nave da Delo, al cui arrivo devo morire?

CRITONE Arrivata non è, ma credo che arriverà oggi, a giudicare da quel che riferiscono alcuni che provengono dal Sunio, e l'hanno lasciata là. Ne risulta, è chiaro, che arriverà oggi: e dunque sarà domani, Socrate, il giorno in cui sei destinato a morire.

SOCRATE Ebbene, Critone, che tutto vada per il meglio! Se così piace agli dèi, così sia: tuttavia non credo che l'arrivo sarà oggi.

CRITONE Da cosa lo deduci?

SOCRATE Ora te lo dico. Devo morire il giorno successivo all'arrivo della nave, no?

CRITONE Così almeno dicono quelli che decidono di queste cose.

SOCRATE Perciò non penso che arriverà questo giorno che viene, bensì domani. Lo deduco da un sogno che ho fatto questa notte, poco fa: direi che hai fatto bene a non svegliarmi.

CRITONE Che sogno era?

SOCRATE Mi veniva incontro, pareva, una donna bella e di nobile aspetto, vestita di bianco, che mi apostrofava con queste parole: "O Socrate, il terzo giorno giungerai a Flia ricca di zolle".

CRITONE Strano sogno, Socrate.

SOCRATE Ma chiaro, mi sembra, Critone.

CRITONE Anche troppo, direi. Ma stammi lo stesso a sentire, mirabile Socrate, salvati. Vedi, se muori non mi colpirà una disgrazia sola: oltre alla perdita di un amico, e tale che mai più ne troverò uno simile, la gente che non conosce abbastanza né me né te crederà che avevo la possibilità di salvarti, purché fossi disposto a metterci del denaro, e me ne sono infischiato. E ci si potrebbe creare fama peggiore che quella di dare più valore al denaro che agli amici? Perché certo la gente non potrà credere che noi ti spingessimo, mentre sei stato tu a non volertene andare da qui.

SOCRATE Ma, caro Critone, perché preoccuparci dell'opinione della gente? Tanto più che i migliori, dei quali vale più la pena di darsi pensiero, capiranno che le cose sono andate precisamente come sono andate.

CRITONE Ma tu vedi, Socrate, che dell'opinione della gente è pur necessario curarsi. Proprio la situazione in cui siamo dimostra che la gente è in grado di fare non poco male, per non dire il peggiore, a chi vede calunniato.

SOCRATE Magari, Critone, la gente fosse capace di fare i mali peggiori! Sarebbe allora capace anche del più gran bene, e sarebbe bello. Ma non sono capaci né dell'una né dell'altra cosa, non sanno far diventare un uomo né saggio né stolto, e si muovono invece come capita.

CRITONE D'accordo, però devi dirmi, Socrate, un'altra cosa. Ti preoccupi forse per me e per gli altri amici, che se te ne vai i sicofanti ci diano delle noie accusandoci di averti rapito, e ci troviamo obbligati a sborsare tutto il nostro denaro, o buona parte di esso, se non a subire altri danni? Se è di questo che hai paura, lascia perdere: è giusto che per la tua salvezza affrontiamo un rischio del genere, e se occorre anche più serio. E pensa invece solo a prestarmi ascolto.

SOCRATE Mi preoccupa questo, Critone, e parecchio altro.

CRITONE Ebbene, abbandona questi timori: non è che chiedano tanto per salvarti portandoti via di qui, e poi non vedi come sono a buon mercato questi sicofanti? Neanche per loro ci vorrà molto... Le mie sostanze, che presumo sufficienti, sono a tua disposizione, e se per qualche scrupolo nei miei confronti tu ritenessi di non dover spendere del mio ci sono, pronti a spendere, questi amici di fuori. Uno di essi, Simmia di Tebe, ha portato da solo abbastanza denaro proprio per questo: ma ci sono, pronti a fare altrettanto, anche Cebete e parecchi altri. Sicché, te lo ripeto, non rinunciare a salvarti per timori di questo tipo. In secondo luogo, non deve farti difficoltà il fatto (lo dicevi in tribunale) che non sapresti cosa fare di te una volta lontano da Atene: è certo che in molti altri luoghi, dovunque capiterai, ti faranno festa. E se per caso decidi di andare in Tessaglia, lì ho amici che ti circonderanno della loro stima e protezione, dimodoché nessuno in Tessaglia potrà nuocerti.
Inoltre, Socrate, non mi sembra neanche giusta questa tua scelta di arrenderti quando hai la possibilità di salvarti: anzi, ti dai da fare per ottenere il risultato che ti vorrebbero procurare - o meglio ti hanno già procurato - i tuoi nemici, che ti vogliono rovinare. Oltretutto mi pare che tu tradisca anche i tuoi figli, che avresti la possibilità di crescere ed educare, mentre andandotene li abbandonerai, indifferente a quanto possa capitar loro: e gli capiterà, è prevedibile, quel che è la norma per gli orfani lasciati soli. I figli, o non bisogna farli, o bisogna faticarci, a tirarli su ed educarli: ma tu, mi sembra che stai scegliendo la strada più comoda! Invece, essendo uno che sostiene di voler coltivare la virtù per tutta la vita, dovresti fare la scelta che farebbe un uomo nobile e coraggioso. Come mi vergogno, per te e per noi tuoi amici, se penso al pericolo di far la figura di aver gestito tutta questa faccenda con un tantino di vigliaccheria!... A partire dal fatto che la causa è stata portata in tribunale, quando era possibile che non lo fosse, e poi il modo in cui si è svolto il dibattimento, e infine - al colmo del ridicolo - questo farci fare la figura di esserci defilati, per meschineria o per viltà, senza salvarti e senza che lo facessi tu, come sarebbe stato possibile anche solo con un piccolo aiuto da parte nostra. Bada dunque, Socrate, che questa situazione non sia anche disonorevole, oltre che disgraziata, sia per te che per noi. Deciditi una buona volta ( a quest'ora, a dire il vero, dovremmo non decidere ma aver già deciso), e la decisione sia una sola. Tutto dev'essere fatto entro la prossima notte: se indugeremo ancora, ogni possibilità verrà meno. Insomma Socrate, devi assolutamente e unicamente prestarmi ascolto.

SOCRATE Unito a una corretta visione delle cose, Critone, il tuo zelo sarebbe anche apprezzabile: ma in caso contrario, quanto più è vivace e tanto più si fa fastidioso. È perciò opportuno esaminare se dobbiamo o no imbarcarci in questa impresa: del resto non è questa la prima volta, io ho fatto sempre in modo di seguire solo quel ragionamento che, fra i vari che rimugino dentro di me, dopo ponderata riflessione risultasse il migliore. E i ragionamenti che sostenevo prima non posso buttarli adesso a mare solo perché mi è toccata questa sorte: al contrario, mi appaiono più o meno sotto la stessa luce e continuo a tenerli nel massimo conto, esattamente come prima. Se non riusciremo ora a trovarne di meglio, sappilo, non ti darò retta neanche se il potere della gente viene ad agitarci davanti, come a dei bambini, spauracchi anche peggiori di questi, scagliandoci addosso ceppi, condanne a morte o confische di beni. Come fare, a valutare la situazione nel modo più equilibrato? Direi di prendere, per cominciare, il tuo argomento dell'opinione della gente. Avevamo o no ragione ad affermare ripetutamente che di alcune opinioni bisogna tener conto, di altre no? Forse che l'affermazione era ragionevole prima della mia condanna a morte, mentre ora risulta evidente che si diceva così, tanto per dire, ed era in realtà tutto un gioco, uno stare a chiacchiera? Voglio proprio vedere insieme a te, Critone, se quell'argomento mi apparirà sotto una luce uguale o diversa, ora che mi trovo così: e se lo manderemo a farsi benedire o vi aderiremo. Secondo me si è sempre inteso, da parte di quelli che ritengono di aver qualcosa da dire, più o meno quel che ho sostenuto io poco fa: delle opinioni umane alcune vanno tenute in considerazione, altre no. Per gli dèi, Critone, non ti par corretto questo? Per quanto è umanamente verosimile tu non corri il rischio di morire domani, e la presente congiuntura non dovrebbe obnubilare il tuo giudizio. Ti soddisfa quest'affermazione che non tutte le opinioni umane sono apprezzabili, ma alcune sì e altre no, e non quelle di tutti ma di alcuni sì e di altri no? Che mi dici? Non è corretto?

CRITONE Lo è.

SOCRATE Si tratta dunque di apprezzare le opinioni buone, ma non quelle cattive?

CRITONE Sì.

SOCRATE E buone non sono forse quelle degli uomini saggi, cattive quelle degli stolti?

CRITONE E come no?...

SOCRATE Ora dimmi come la mettevamo su quest'altro punto. Uno che si dedica specificatamente alla ginnastica fa attenzione all'elogio, al biasimo e all'opinione di chiunque o solamente di un medico o di un istruttore?

CRITONE Solamente di costui.

SOCRATE Dunque è il caso di temere i rimproveri o gradire gli elogi di quello solo, non della gente in genere.

CRITONE Chiaro.

SOCRATE Dovrà allora comportarsi, e far ginnastica, e mangiare e bere, seguendo le direttive di quell'unico che è esperto e ci capisce, piuttosto che di tutti gli altri?

CRITONE Proprio così.

SOCRATE Bene. E se d'altro canto a quell'unico vorrà disubbidire, disprezzandone opinione ed elogi e privilegiando quelli della gente, che pur non ne capisce niente, non ne risentirà alcun danno?

CRITONE E come no?...

SOCRATE E che tipo di danno? Dove tende, a quale parte della persona del disubbidiente?

CRITONE Ma è chiaro, al corpo: è questo, che rovina.

SOCRATE Giusto. E - senza addentrarci in ogni minuzia - non è lo stesso anche per il resto, Critone? Riguardo cioè al giusto e all'ingiusto, al brutto e al bello, al buono e al cattivo, su cui ora dobbiamo decidere, dobbiamo seguire e temere l'opinione della gente o di quell'unico - se c'è - che se ne intende, che bisogna riverire e temere più che tutti quanti gli altri? E se non daremo retta a lui, finiremo per corrompere e guastare quella parte di noi che per opera di ciò che è giusto diventa migliore, e con l'ingiusto si deteriora. È una sciocchezza, questa?

CRITONE Ti do ragione, Socrate.

SOCRATE Proseguiamo: se tralasciando di seguire il parere di chi se ne intende roviniamo quella parte di noi che con ciò che è salutare migliora e con ciò che è malsano si corrompe, una volta che sia corrotta ci resta possibile vivere? E si tratta del corpo, no?...

CRITONE Sì.

SOCRATE Ora, ci è mai possibile vivere con un corpo malandato e corrotto?

CRITONE Assolutamente no.

SOCRATE E ci sarebbe invece possibile vivere se fosse corrotta quella parte di noi che viene guastata dall'ingiusto, mentre dal giusto riceve giovamento? O giudichiamo inferiore al corpo quella parte di noi, qualunque essa sia, che è di pertinenza della giustizia e dell'ingiustizia?

CRITONE Niente affatto.

SOCRATE La giudichiamo, allora, superiore?

CRITONE E di molto.

SOCRATE Allora, carissimo, dovremo curarci di cosa dirà di noi non la gente, ma colui che di giusto e ingiusto se ne intende, lui solo, e la verità stessa. Quindi non è corretto, in primo luogo, questa tua proposta di curarci dell'opinione della gente sul giusto, il bello, il buono e i loro contrari. "Ma intanto" si potrebbe dire "la gente è in grado di darci la morte."

CRITONE Chiaro anche questo: si potrebbe effettivamente dire, Socrate, è vero.

SOCRATE Ma, mio meraviglioso amico, il ragionamento che abbiamo fatto sin qui mi pare assomigliare ancora al precedente. Rifletti, adesso, se resta vero o meno che estremamente importante è non tanto vivere quanto vivere bene.

CRITONE Certo che resta vero.

SOCRATE E resta vero o no, che vivere bene e con onestà e giustizia è la stessa cosa?

CRITONE Resta vero.

SOCRATE Sulla base di quanto abbiamo ammesso, esaminiamo ora se sia giusto o ingiusto che io cerchi di evadere senza il consenso degli Ateniesi; e se ci sembra giusto proviamoci, altrimenti lasciamo perdere. Quanto alle tue considerazioni su spesa, reputazione e crescita dei figli, c'è il serio pericolo, Critone, che siano speculazioni da gente che, come facilmente uccide, altrettanto facilmente riporterebbe anche in vita, se solo ne fosse capace: gente cioè, come i più, senza giudizio. Ma noi atteniamoci al nostro ragionamento e chiediamoci solo se, come abbiamo appena detto, spendendo denaro e riconoscenza con questi che mi porteranno fuori di qui faremo cosa giusta, fra te che vuoi tirarmi fuori e me che acconsento: o se, in realtà, con tutto ciò, commetteremo un'ingiustizia. E se ci apparirà chiaro che di un'azione ingiusta si tratta, cerchiamo di non preoccuparci di dover morire o di subire qualsiasi altra pena (e restiamo con tranquillità al nostro posto), dandoci pensiero, piuttosto, di non commettere un'ingiustizia.

CRITONE Trovo che hai ragione, Socrate: pensa ora al da farsi.

SOCRATE Riflettiamoci assieme, carissimo. E se hai qualche argomento da opporre ai miei, fai pure e ti ascolterò: altrimenti, benedett'uomo, smetti di ripetere sempre la stessa solfa, che bisogna che me ne vada di qui anche contro il volere degli Ateniesi. Certo, ci tengo a muovermi in questa faccenda dopo averti convinto, non contro la tua approvazione. Vedi ora se ti pare soddisfacente il punto di partenza, e cerca poi di dare alle domande le risposte più meditate.

CRITONE Ebbene, ci proverò.