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MAGNA CARTA (1215): l’importanza rivelatrice del preambolo

… va ribadito che il preambolo della Magna Carta non può essere considerato alla stregua di un’insignificante elencazione di nomi messi in fila l’uno dietro l’altro. Come avviene con le molte genealogie di cui sono disseminate le Scritture bibliche (anch’esse sistematicamente “saltate” nelle letture omiletiche, ma invece quanto rivelatrici per i biblisti!) esso rivela le origini della Magna Carta e ne traccia, in un certo senso, la genealogia sociale, politica e giuridica.

Vi si scoprirà, ad esempio, che a Runnymede erano presenti non solo i detentori di alcune tra le più alte cariche del regno, ma anche alcuni personaggi che testimoniano l’articolato pluralismo di ruoli politici e di appartenenze cetuali che aveva concorso a rendere il documento una manifestazione sociale di ampio coinvolgimento e, pertanto, di considerevole impatto rivendicativo (il medesimo impatto che avrebbe legittimato la continuità tra la versione del 1215 e quelle del successivo biennio): spicca la presenza di alcuni cavalieri, ovvero di quei vassalli di rango non elevato che erano inizialmente esclusi dalle responsabilità di governo del regno, ma che da Enrico II in poi, con evidenti finalità di contenimento del poteri dei grandi magnati, erano stati sempre più di frequente chiamati a partecipare alla politica attiva fino a sviluppare posizioni autonome e che, proprio dichiarando di confidare pienamente nelle garanzie delle libertà, non avrebbero tardato a resistere alle condotte arbitrarie di funzionari regi (le cronache riferiscono della memorabile sollevazione dei cavalieri del Lincolnshire, che nel 1225 si rivolsero ai giudici affinché la condotta del locale sceriffo fosse censurata alla luce di alcune clausole della Magna Carta).

[A cura di Alessandro Torre, Liberilibri, Macerata, 2007, p. XXXIII]

… va ribadito che il preambolo della Magna Carta non può essere considerato alla stregua di un’insignificante elencazione di nomi messi in fila l’uno dietro l’altro. Come avviene con le molte genealogie di cui sono disseminate le Scritture bibliche (anch’esse sistematicamente “saltate” nelle letture omiletiche, ma invece quanto rivelatrici per i biblisti!) esso rivela le origini della Magna Carta e ne traccia, in un certo senso, la genealogia sociale, politica e giuridica.

Vi si scoprirà, ad esempio, che a Runnymede erano presenti non solo i detentori di alcune tra le più alte cariche del regno, ma anche alcuni personaggi che testimoniano l’articolato pluralismo di ruoli politici e di appartenenze cetuali che aveva concorso a rendere il documento una manifestazione sociale di ampio coinvolgimento e, pertanto, di considerevole impatto rivendicativo (il medesimo impatto che avrebbe legittimato la continuità tra la versione del 1215 e quelle del successivo biennio): spicca la presenza di alcuni cavalieri, ovvero di quei vassalli di rango non elevato che erano inizialmente esclusi dalle responsabilità di governo del regno, ma che da Enrico II in poi, con evidenti finalità di contenimento del poteri dei grandi magnati, erano stati sempre più di frequente chiamati a partecipare alla politica attiva fino a sviluppare posizioni autonome e che, proprio dichiarando di confidare pienamente nelle garanzie delle libertà, non avrebbero tardato a resistere alle condotte arbitrarie di funzionari regi (le cronache riferiscono della memorabile sollevazione dei cavalieri del Lincolnshire, che nel 1225 si rivolsero ai giudici affinché la condotta del locale sceriffo fosse censurata alla luce di alcune clausole della Magna Carta).

[A cura di Alessandro Torre, Liberilibri, Macerata, 2007, p. XXXIII]