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Nuovi orientamenti canadesi in materia di tutela dei diritti delle comunità indigene

Canada, lago Blu
Canada, lago Blu

Nuovi orientamenti canadesi in materia di tutela dei diritti delle comunità indigene

 

1. – Una interessante vicenda processuale ha interessato la BlueBerry River First Nations (BRFN)[i] della Columbia Britannica (Canada), nella vertenza BRFN v BC[ii]. Il 3 marzo 2015, il capo del gruppo tribale in questione, Chief Marvin Yahey[iii], presentò un ricorso alla Corte suprema della Columbia Britannica per ottenere un provvedimento volto ad arrestare il degrado dell’ambiente naturale in cui vive la comunità indigena. Veniva contestata, in particolare, la violazione del trattato concluso il 21 giugno 1899 (Treaty 8/Treaty Eight)[iv] con alcune tribù indiane nordamericane e al quale gli antenati della BRFN aderirono nel 1900, in forza del quale la Corona britannica garantiva agli aborigeni/autoctoni il diritto di cacciare, pescare e svolgere attività spirituali ovvero culturali nel loro territorio di tradizionale insediamento[v]. Gli avvocati della BRFN sostenevano che, nel corso del tempo, molte iniziative economiche erano state autorizzate dal Governo provinciale della Columbia Britannica nel territorio della tribù, tra cui estrazione di minerali, costruzione di impianti idroelettrici e per la produzione di energia solare, strade e altre infrastrutture. Ciò – asserivano i legali della tribù – era in violazione sia del trattato del 1899 che degli obblighi costituzionali della Federazione canadese, e inoltre infrangeva i requisiti minimi della dottrina giuridica c.d. dell’onore della Corona (nel trattare con i popoli indigeni)[vi]. Veniva, dunque, chiesto l’accertamento giudiziale della violazione del trattato e della section 35 della Costituzione federale (Constitution Act) del 1982[vii], derivante dall’effetto cumulativo («death by a thousand cuts») dei progetti di sviluppo realizzati (o ancora da implementare) sul territorio tradizionale degli indigeni[viii].

Nel corso del giudizio, i legali della tribù presentarono, nel giugno 2015, una richiesta di interlocutory injunction, per impedire il rilascio della concessione provinciale per lo sfruttamento delle foreste per la produzione di legname. Tuttavia, la richiesta venne respinta da Justice Smith il 27 giugno 2015, con la motivazione che non era stato dimostrato il pregiudizio irreparabile che la tribù indigena avrebbe sofferto se, in attesa della decisione di merito, il provvedimento interinale non fosse stato accordato. Inoltre, il diniego dell’autorità giudiziaria evidenziava che non era stato dimostrato che il danno potenziale sofferto dalla tribù era maggiore di quello al quale sarebbe stata esposta la società concessionaria della licenza di sfruttamento delle risorse forestali. Una nuova, più ampia, richiesta di provvedimento interinale di sospensione, questa volta relativa all’estrazione di petrolio e gas nonché all’utilizzo di risorse idriche, venne parimenti respinto, in quanto – ad opinione della Corte suprema della Columbia Britannica (Justice Burke) – il danno potenziale non era comunque irreparabile, nel senso che il danno è irreparabile non per la sua ampiezza, ma per la sua natura, e nel caso di specie il danno lamentato era comunque suscettibile di risarcimento monetario. Inoltre, secondo l’autorità giudiziaria la Provincia della Columbia Britannica avrebbe subìto un immediato danno rilevante, che deriverebbe dalla mancata corresponsione delle royalties e delle altre somme dovute dai concessionari.

La controffensiva della Provincia della Columbia Britannica, nel procedimento giudiziario in questione, non si fece (molto) attendere. Il 1° dicembre 2017, i legali della Provincia chiesero all’autorità giudiziaria di disporre l’acquisizione di una serie di documenti, che dimostravano, per un verso, il fatto che la tribù indiana aveva ricevuto donazioni da parte delle aziende che esercitavano attività economiche sul territorio di tradizionale insediamento della BRFN, nonché, per altro verso, che alcuni membri della comunità indigena avevano accettato di lavorare alle dipendenza delle aziende medesime, traendone dunque benefici economici. Alla luce di questi fatti, per i legali della Provincia della Columbia Britannica gli indigeni appartenenti alla BRFN avevano prestato acquiescenza alle attività delle aziende, e quindi non potevano ora pretendere di ottenere provvedimenti giudiziari a loro favorevoli. L’autorità giudiziaria (Justice Burke), peraltro, con decisione del 1° gennaio 2018, non dispose l’acquisizione di tutti i documenti richiesti, specialmente con riguardo a documenti inerenti attività interne delle aziende di proprietà o, comunque, controllate da membri della BRFN.

Nello stesso giorno della richiesta presentata dalla Provincia della Columbia Britannica, ossia il 1° dicembre 2017, una ulteriore istanza venne sottoposta dai legali della tribù alla Corte suprema della Columbia Britannica. In questo caso, si chiedeva l’esenzione dal pagamento delle spese processuali, trattandosi – dal punto di vista della BRFN – di un meritorious constitutional case, fondato sulla rivendicazione di diritti dei trattati e di rango costituzionale. Questa volta, la prospettazione avanzata dalla tribù ricorrente venne accolta, il 26 febbraio 2018, dall’autorità giudiziaria (Justice Burke). Secondo quest’ultima, i diritti riconosciuti dalla section 35 della Costituzione del 1982 sono sostanzialmente differenti, quanto alla loro origine e finalità, dagli altri Charter rights, e quindi il diverso trattamento sul piano del regolamento delle spese processuali trova adeguata giustificazione.

 

2. – Si è arrivati, così, alla fase del dibattimento (trial), che ebbe inizio il 29 maggio 2019[ix]. Le posizioni delle parti restavano distanti. La BRFN richiedeva l’applicazione delle norme contenute nel trattato del 1899, nonché nel testo costituzionale del 1982. La Provincia della Columbia Britannica premeva per l’accertamento di regole dinamiche contenute nel trattato del 1899, nel senso che esso avrebbe garantito una transizione progressiva della popolazione indigena dallo stile di vita (way of life) nomade, basato sulla caccia e la raccolta dei frutti, alla vita sedentaria in cui i mezzi di sussistenza derivano dallo svolgimento di attività agricole.

Nel verdetto pronunciato il 29 giugno 2021, la Corte suprema della Columbia Britannica (Justice Burke)[x] ha accolto le richieste della BRFN, stabilendo che gli effetti cumulativi dei progetti di sviluppo che riguardano il territorio di tradizionale insediamento della tribù hanno violato il dovere fiduciario della Provincia della Columbia Britannica verso la comunità indigena, così come contemplato sia dal trattato del 1899 che dalla section 35 della Costituzione federale del 1982. In particolare, la violazione dei rights under Treaty 8 della BRFN, nel senso della loro «diminuzione significativa», viene affermata nei paragrafi da 1116 a 1132 della sentenza. Inoltre, la decisione giudiziaria dispone che siano avviati negoziati tra la Provincia della Columbia Britannica e la BRFN, al fine di una adeguata e soprattutto preventiva consultazione della popolazione indigena in ordine ai progetti di sviluppo da implementare sul territorio abitato dagli aborigeni, in maniera tale che siano valutati congiuntamente dalle parti interessate gli effetti cumulativi dei progetti medesimi. 

I profili rilevanti e innovativi della decisione commentata (Yahey case), che aggiunge un importante tassello al sistema giurisprudenziale di tutela e promozione dei diritti dei popoli indigeni inaugurato dalle decisioni della Corte suprema del Canada nelle fondamentali vertenze (leading cases) R. v. Sparrow del 1990[xi], R. v. Badger del 1996[xii] e R. v. Gladstone, anch’essa del 1996[xiii], sono almeno tre. Da un lato, per la prima volta sono stati riconosciuti nella giustizia (costituzionale e) socio-ambientale canadese gli effetti cumulativi di progetti industriali a danno (potenziale) di una comunità indigena. Fino ad ora, infatti, a essere oggetto di contestazione apud judicem erano stati soltanto singoli progetti. Dall’altro lato, ugualmente per la prima volta una tribù indigena è stata esentata dal pagamento delle spese processuali, giudicate non compatibili con lo spirito della section 35 della Costituzione federale del 1982. Da un diverso punto di vista, la decisione de qua agevola la completa recezione nel sistema giuridico canadese, sia di livello locale (in questo caso, provinciale) che federale, del principio del consenso libero, preventivo e informato (FPIC – Free, Prior and Informed Consent)[xiv] contemplato dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni[xv] del 2007. La dichiarazione onusiana è stata immessa nell’ordinamento federale in base al Bill C-15 (c.d. Federal UNDRIP Bill)[xvi] del Governo federale, che ha ricevuto il Royal Assent il 21 giugno 2021, nonché prima ancora nell’ordinamento provinciale della Columbia Britannica in forza del Bill 41, approvato con Royal Assent del 19 novembre 2019[xvii].

Molto importante è, infine, notare che la Provincia della Columbia Britannica ha deciso di non impugnare la sentenza della Corte suprema della Columbia Britannica davanti alla Corte suprema del Canada[xviii]. L’Attorney General della Columbia Britannica, David Eby, ha riconosciuto la necessità di una migliore valutazione degli effetti cumulativi dello sviluppo industriale nei territori di tradizionale insediamento delle popolazioni indigene[xix]. Facendo seguito a tali valutazioni, la Provincia della Columbia Britannica ha siglato, in data 7 ottobre 2021, un accordo preliminare con la BRFN, in forza del quale la tribù indigena ha ricevuto la somma di 65 milioni di dollari canadesi, non soltanto a titolo risarcitorio (35 milioni), ma anche più in generale per la “rivitalizzazione” delle pratiche culturali aborigene (30 milioni)[xx].  

In definitiva, per il sistema del precedente vincolante, la sentenza emanata dalla Corte suprema della Columbia Britannica potrà consentire alle First Nations canadesi – e in particolare alle Treaty 8 (First) Nations – di partecipare (più) attivamente all’adozione delle decisioni che le riguardano in modo diretto. Le aziende minerarie e che operano nel settore energetico, ovviamente, non hanno accolto favorevolmente la decisione de qua, in quanto temono che la pronuncia di Justice Burke abbia finito per accordare alle comunità indigene una sorta di diritto di veto rispetto a qualsiasi futuro progetto di sviluppo infrastrutturale e/o estrattivo nella Columbia Britannica, laddove siano insediate le tribù indiane[xxi]. Per alcuni, perciò, la decisione giudiziaria in questione «drops a bombshell on the natural gas industry»[xxii]. Le valutazioni, insomma, sono state alquanto divergenti: dal disastro totale per le industrie del petrolio e del gas, all’opportunità storica per le First Nations della Columbia Britannica settentrionale che hanno sottoscritto il Treaty 8.

 

3. Nonostante i successi ottenuti, come si è ricordato sopra[xxiii] Chief Yahey aveva degli oppositori “interni” al gruppo tribale. Non stupisce più di tanto, dunque, che Yahey abbia perduto dal febbraio 2022 la carica di capo-tribù, a seguito delle elezioni (Blueberry River Chief Election Meeting) del precedente 14 gennaio, alle quali si è presentato venendo però sconfitto[xxiv]. Yayey ha pubblicato una lettera aperta, in cui rivendica i risultati raggiunti (abitazioni per gli anziani, Internet in tutte le case, sovvenzioni per l’agricoltura, realizzazione di un parco pubblico, ma soprattutto la sentenza del 2021 sugli effetti cumulativi dello sviluppo industriale). La strada è ora spianata per il nuovo Chief Judy Deslarjais, che si è insediato con la cerimonia pubblica del 15 febbraio 2022. Commentando la sentenza della Corte suprema della Columbia Britannica del 2021, l’ormai ex Chief Yahey ha affermato (recte, ricordato) che «Even when others told us we would fail, my team and I never wavered or gave up hope», aggiungendo: «[we] will not accept anything less than full enforcement of our rights», e «The province can no longer ignore us. We have a seat at the table»[xxv].

In attuazione delle previsioni contenute nella sentenza del 2021, sono state poi avviate consultazioni tra la BRFN, la Provincia della Columbia Britannica e gli hunting stakeholders, finalizzati a una nuova (e più restrittiva) regolamentazione della caccia all’alce e al caribù, all’interno del territorio tribale. La proposta avanzata dalla BRFN è di vietare la caccia agli anzidetti animali in una parte del territorio, nonché di limitarla alla metà per la durata di due anni nella parte restante del territorio medesimo. Non tutti sono, però, soddisfatti di questo stato di cose. La nuova capo-tribù della BRFN ha ricevuto, nel marzo 2022, minacce (anonime) di morte[xxvi].

In ogni caso, anche al fine di preservare la certezza del diritto, si profila la necessità di adottare un regime normativo sugli effetti/impatti cumulativi dei progetti di sviluppo industriali che sia ecologicamente orientato[xxvii].

Il Premier della Columbia Britannica, David Eby, ha sempre sostenuto che il negoziato, e non le vertenze legali, sono la via migliore per raggiungere la riconciliazione con le comunità indigene, salvaguardando però nel contempo lo sviluppo economico del territorio. In quest’ottica, dunque, va inquadrato l’accordo raggiunto il 18 gennaio 2023 tra Blueberry River First Nations (BRFN) e Governo provinciale (Blueberry River Implementation Agreement), che fa seguito all’intesa iniziale raggiunta il 7 ottobre 2021 (c.d. Initial Agreement, o Interim Agreement) e che si sforza di contemperare la tutela dell’ambiente con la protezione dei diritti “ancestrali” degli aborigeni e le opportunità economiche offerte dallo sviluppo industriale[xxviii]. In particolare, gli indigeni riceveranno nei prossimi tre anni somme di denaro a titolo di risarcimento, potendo altresì ricevere parte delle royalties negli ulteriori due anni. Oltre ai suddetti benefici economici, di cui all’art. 15 dell’Agreement, viene contemplata, negli art. 8, 9 e 14 dell’accordo medesimo, la partecipazione degli aborigeni (recte, dei loro rappresentati) ai futuri procedimenti finalizzati al rilascio delle autorizzazioni allo sfruttamento sia forestale che minerario (petrolio e gas) del territorio (di tradizionale insediamento delle comunità indigene), in conformità al (noto) principio «nothing about us without us»[xxix]. Il Governo della Provincia della Columbia Britannica ha, infine, pubblicato il contenuto dell’Implementation Agreement il 10 marzo 2023, annunciando che esso costituisce un modello da attuare per il raggiungimento di nuovi e futuri accordi (c.d. additional agreements) con altri gruppi tribali/indigeni (che siano interessati da problematiche simili). Il modello, in definitiva, vuole nello stesso tempo sostenere e limitare le attività di sviluppo (specialmente in relazione al c.d. Petroleum and Natural Gas-PNG Sector).

Dalla prima pronuncia giudiziaria canadese sugli effetti cumulativi di una molteplicità di progetti relativi allo sfruttamento delle risorse naturali (in primis, minerarie) si è, così, giunti alla sottoscrizione di un innovativo Implementation Agreement, idoneo a fungere da paradigma in British Columbia and Canada at large (e anzi, con riferimento pure alle comunità indigene che ora vivono al di fuori del Canada – per esempio, negli Stati Uniti d’America/Alaska o in Groenlandia – ma che hanno una connessione storica con i territori canadesi, secondo l’innovativo orientamento della Corte suprema del Canada nella sentenza pronunciata il 23 aprile 2021 nella causa R. v. Desautel )[xxx].

 

4. Le sorprese, nel caso in esame, non sono terminate. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2023 sono emerse (ulteriori) difficoltà. Per un verso, il Consiglio tribale della BRFN ha prospettato, nel novembre 2023, dubbi in merito all’interpretazione dell’Implementation Agreement del gennaio precedente. Per altro verso – e ciò crea ancora più incertezza nei (potenziali) investitori[xxxi] – almeno due gruppi tribali hanno già contestato in sede giudiziaria il contenuto dell’accordo intervenuto tra BRFN e Governo della Columbia Britannica, asserendo che esso riverbera effetti pregiudizievoli sui loro rispettivi territori (confinanti, o comunque limitrofi, talvolta addirittura sovrapposti, rispetto a quelli della BRFN). Si tratta del ricorso presentato il 22 settembre 2023 alla Supreme Court della Columbia britannica dalla Halfway River First Nation (HRFN), nonché del separato ricorso depositato davanti al medesimo organo giurisdizionale il 5 ottobre 2023 dalla Doig River First Nation (DRFN)[xxxii]. Se, infatti, vi è una storica rivalità tra indigeni canadesi e discendenti dei colonizzatori europei, si può aggiungere che l’armonia spesso non regna tra le comunità aborigene.

Per altro verso, la soluzione accolta dalla Corte suprema della Columbia britannica, in tema di cumulative effects of developments, è certamente suscettibile (non più soltanto in astratto) di determinare cambiamenti fondamentali nell’intero territorio della Federazione del Canada con riguardo al land management decision-making, come infatti dimostrano le iniziative avviate in Alberta, Saskatchewan e Ontario[xxxiii]. Si condivide, quindi, la conclusione per cui «Though Yahey is still only a British Columbia Supreme Court decision, it is likely only the start of a long line of litigation, ripe with potential to escalate up the levels of courts and toward the Supreme Court of Canada. For now, it would be prudent for industry and governments to take proactive approaches to manage these issues, including collaborating with Indigenous communities to pre-empt treaty rights infringement claims by seeking to effectively manage cumulative effects in a manner that respects treaty rights and advances  reconciliation through negotiation and engagement»[xxxiv].

Come è naturale, però, le decisioni della Corte suprema della Columbia britannica non hanno effetto vincolante, secondo la teoria del «precedente» anglosassone[xxxv], sui tribunali e le corti di giustizia delle altre entità federate (Province e Territori) della Federazione canadese, e inoltre molto dipenderà dalle specifiche circostanze delle singole azioni giudiziarie, dalla collocazione dei territori tradizionali delle comunità indigene, nonché dalla estensione dei progetti di sviluppo industriale autorizzati dalle autorità canadesi.

 

[i] La BRFN è una piccola tribù, alla quale appartengono 190 persone che vivono nella riserva (Indian Reserve 205, “IR 205), oltre ad altre 295 off-reserve. Il territorio tradizionale della BRFN si trova nella parte nordorientale della Columbia Britannica. L’età media degli indigeni della riserva è di 27 anni.

[ii] Yahey v British Columbia, 2021 BCSC 1287 [Yahey].

[iii] Sembra che Chief Yahey abbia degli oppositori interni; nel maggio 2021, tre membri del Consiglio tribale hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Yahey, motivata dal fatto che nel corso dell’anno il Consiglio stesso non era mai stato convocato.

[iv] Così chiamato perché faceva seguito a sette precedenti trattati conclusi tra il 1871 e il 1877. Cfr. Treaty No. 8 and Adhesions, Reports, Etc. (June 21, 1899). Report of Commissioners for Treaty No. 8, Winnipeg, Manitoba, 22nd September, 1899. In dottrina, v. J.T.S. McCabe, The Law of Treaties Between the Crown and Aboriginal Peoples, New York, LexisNexis, 2010.

[v] Gli otto trattati (v. la nota che precede) furono siglati dalla Regina d’Inghilterra, da un lato, e, dall’altro lato, da tribù dell’Alberta settentrionale, del Saskatchewan nordorientale e della porzione sudoccidentale dei Northwest Territories. Nel 1990, aderirono anche le comunità tribali della parte nordorientale della British Columbia. Attualmente, tutte le tribù indiane della Columbia Britannica hanno sottoscritto il Treaty 8; da ultimo, nel 2000, ha aderito la McLeod Lake Indian Band.

[vi] Sulle dimensioni sia morale che politica e giuridica del concetto di «honour of the Crown», v. J.T.S. McCabe, The Honour of the Crown and its Fiduciary Duties to Aboriginal Peoples, New York, LexisNexis, 2008; M. Valverde, “The Honour of the Crown is at Stake”: Aboriginal Land Claims Litigation and the Epistemology of Sovereignty, in UC Irvine Law Review, 2011, p. 955 ss.; T. McMorrow, Upholding the Honour of the Crown, in Windsor Yearbook of Access to Justice, 2018, p. 311 ss. In particolare, nel rapporto con gli indigeni (First Nations), «The Honour of the Crown means honouring the Treaties». Nella recente decisione Toronto (City) v Ontario (Attorney General) del 1° ottobre 2021 (2021 SCC 34), la Corte suprema del Canada ha affermato che «The unwritten constitutional principle of the honour of the Crown is sui generis. As correctly noted in submissions of the interveners the Métis Nation of Ontario and the Métis Nation of Alberta, the honour of the Crown arises from the assertion of Crown sovereignty over preexisting Aboriginal societies (Haida Nation v. British Columbia (Minister of Forests), 2004 SCC 73, [2004] 3 S.C.R. 511, at para. 32), and from the unique relationship between the Crown and Indigenous peoples (Guerin v. The Queen, [1984] 2 S.C.R. 335, at p. 385). We need not decide here whether the principle is capable of grounding the constitutional invalidation of legislation, but if it is, it is unique in this regard» (cfr. par. 62 della sentenza de qua).

[vii] E multis, v. P. Macklem, C. Mathen (Eds.), Canadian Constitutional Law, Toronto, Emond, 2022, 6ª ed.; J. Webber, The Constitution of Canada. A Contextual Analysis, Oxford, Hart, 2021, 2ª ed. In Italia, cfr. la Sezione monografica II in Diritto pubblico comparato ed europeo online, 2019, n. 1 (ivi le relazioni presentate all’Italian-Canadian Conference: «The Canadian Constitution in Global Context: An Italian-Canadian Dialogue», tenutasi presso la Facoltà di diritto dell’Università di Toronto, Canada, dal 16 al 17 settembre 2017), nonché G. Delledonne, G. Martinico, L. Pierdominici (cur.), Il costituzionalismo canadese a 150 anni dalla Confederazione. Riflessioni comparatistiche, Pisa, Pisa University Press, 2017 (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Materiali di diritto pubblico italiano e comparato, collana diretta da E. Rossi e P. Carrozza, n. 9). Sinteticamente, adde S.F. Regasto, Alcune brevi considerazioni sulla Costituzione del Canada, in Amministrazione e contabilità dello Stato e degli enti pubblici, 2021, www.contabilta-pubblica.it.

[viii] È stato calcolato, anche mediante l’ausilio di cartografie, che il 73 per cento delle aree comprese nel territorio di tradizionale insediamento della BRFN si trova a meno di 250 metri da un impianto industriale. Cfr. E. Macdonald, Atlas of Cumulative Landscape Disturbance in the Traditional Territory of Blueberry River First Nations, 2016, consultabile nel sito Internet della David Suzuki Foundation, organizzazione ambientale con sede a Vancouver, nella Columbia Britannica (l’opera citata è stata realizzata in collaborazione con Ecotrust Canada).

[ix] Considerata la data della decisione, si è trattato di un “lengthy trial”.

[x] La sentenza di Madam Justice M. Emily Burke consta di (ben) 512 pagine. A commento, vedasi: M. Preprost, Blueberry River wins cumulative impacts claim against B.C., in Alaska Highway News, 2 luglio 2021; K. Gunn, Time Is of the Essence: Treaty Rights and Cumulative Impacts in Yahey v. British Columbia, nel website www.firstpeopleslaw.com, 8 luglio 2021S. Singh et alii, Recent Developments in Aboriginal Law: Cumulative Effects, Equitable Compensation and Duty to Consult, nel sito online www.bennettjones.com, 30 agosto 2021; L. Kyle, Cumulative impacts accumulate to a tipping point: Blueberry River sets precedent for Treaty rights, all'indirizzo Internet https://jfklaw.ca, 22 novembre 2021; J. Hunter, How a tiny First Nation forced an overhaul of land use, in The Globe and Mail, 8 marzo 2022. Justice Burke è entrata a far parte della British Columbia Supreme Court (BCSC) nel maggio del 2014 (la welcoming cerimony ha avuto luogo il 26 giugno 2014 presso la Vancouver Law Courts).

[xi] R. v. Sparrow, [1990] 1 S.C.R. 1075. Per un ampio commento a questa decisione (nonché a quelle citate nelle due note che seguono e ad altre ancora), sia consentito rinviare a M. Mazza, La protezione dei popoli indigeni nei Paesi di common law, Padova, CEDAM, 2004, p. 101 ss.

[xii] R. v. Badger, [1996] 1 S.C.R. 771.

[xiii] R. v. Gladstone, [1996] 2 S.C.R. 723.

[xiv] Su cui v. C. Doyle, Free prior and informed consent and Indigenous rights: a bulwark against discrimination and platform for self-determination, in D. Newman (Ed.), Research Handbook on the International Law on Indigenous Rights, Cheltenham, Elgar, 2022, p. 96 ss.

[xv] United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples, UNDRIP.

[xvi] An Act Respecting the United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples.

[xvii] Declaration on the Rights of Indigenous Peoples Act, DRIPA. Le leggi canadesi, di livello sia federale che provinciale, entrano in vigore immediatamente alla data del Royal Assent.

[xviii] Il termine per proporre l’impugnazione è scaduto il 29 luglio 2021.

[xix] C.d. cumulative impacts case.

[xx] Si vedano N. Wells, B.C. reaches $65M funding deal with First Nation after Supreme Court ruling, disponibile nel sito Web www.cbc.ca, 8 ottobre 2021; M. Hill et alii, Blueberry River First Nation and the Government of British Columbia Reach Historic Interim Agreement, in www.bennettjones.com, 19 novembre 2021.

[xxi] Si vedano J. Melnitzer, B.C. court ruling could mean First Nations consent needed for any new project on historic treaty lands. Ruling dramatically lowers the bar for First Nations to demonstrate their treaty rights have been infringed, in Financial Post, 28 luglio 2021; S. Duncanson, Precedent-setting cumulative effects decision in B.C. Supreme Court could change resource development in Canada, in Canadian Mining Journal, 10 settembre 2021.

[xxii] Cfr. J. Adetunji, What a landmark court victory for B.C. First Nation means for Indigenous rights and resource development, in The Conversation, 8 agosto 2021.

[xxiii] V. ante la nota III.

[xxiv] L’elettorato sia attivo che passivo spetta ai sei componenti del Consiglio tribale della BRFN. Così dispone il Blueberry River Custom Election By-law del 2017. Yahely ha ottenuto due voti, la vincitrice Desjarlais tre. Nessun voto è andato agli altri quattro componenti. I votanti sono stati cinque (uno dei membri del Council si è, invece, astenuto).

[xxv] Cfr. M. Preprost, ‘Never gave up hope’: Outgoing Blueberry River Chief Marvin Yahey reflects on successes, in Alaska Highway News, 12 febbraio 2022.

[xxvi] La minaccia è stata inviata mediante voicemail.

[xxvii] In questo senso, v. le argomentazioni svolte da S. Duncanson, Deep Dive into the Landmark Blueberry River Decision. Short and Long Term Impact for First Nation Oversight and Management of Cumulative Impacts, relazione presentata al workshop su Cumulative Effects Assessment and Environmental Management, organizzato dal Canadian Institute a Calgary (AB) dal 22 al 23 giugno 2022 (www.canadianinstitute.com).

[xxviii] B. Gilbride et al., BC’s Agreements with Blueberry River and Other First Nations Reopen Land to Development, while Minimizing New Disturbances, in Indigenous Law Bulletin, 20 marzo 2023.

[xxix] Su cui v. se vuoi, M. Mazza, La consultazione dei popoli indigeni nell’ordinamento canadese. Il ruolo fondamentale del formante giurisprudenziale, in Filodiritto, maggio 2020 (v. anche retro, nella nota xi e testo corrispondente). L’opera di riferimento, in subiecta materia, si deve a D.G. Newman, The Duty to Consult. New Relationships with Aboriginal Peoples, Vancouver, University of British Columbia (UBC) Press, 2009 (l’autore è Canada Research Chair in Indigenous Rights in Constitutional and International Law nella University of Saskatchewan).

[xxx] R. v. Desautel, [2021] 1 S.C.R. 533; non constano precedenti in termini, come evidenziato al p.to. 21 della sentenza. Su di essa, v. il commento di D. Newman, The Supreme Court of Canada and Transboundary Indigenous Rights Claims: Understanding the Implications of the 2021 Decision in Desautel, nel sito del Fraser Institute (Canada), 22 marzo 2022 (www.fraserinstitute.org). L’autore ivi osserva che «The case indirectly both extends and complicates the duty to consult. While trying to avoid the issue, the case nonetheless expands possible grounds for claims of Indigenous rights to mobility across the Canada-US border and Canada-Greenland border. The case raises the possibility of various cross-border rights claims, including even the possibility of title claims in Canada by Indigenous communities located in the United States». La decisione de qua è stata adottata con la maggioranza di 7-2. Si è trattato di un caso in cui un cittadino americano, residente nello Stato di Washington, ha affermato di avere il «diritto aborigeno» di cacciare nei territori tradizionali dei suoi antenati vicino a Castelgar, nella Columbia Britannica. La Corte suprema canadese ha stabilito che «The Aboriginal peoples of Canada under s. 35(1) are the modern successors of those Aboriginal societies that occupied Canadian territory at the time of European contact. This may include Aboriginal groups that are now outside Canada» (v. sub p.to 31, in fine). Cfr, altresì, E. England, R v Desautel: Who are the “Aboriginal Peoples of Canada”?, nel sito del Centre for Constitutional Studies della University of Alberta di Edmonton (AB), www.constitutionalstudies.ca, 23 giugno 2021. In definitiva, i supremi giudici hanno deciso che, per richiedere l’applicazione dei diritti aborigeni, non è necessario essere cittadini o residenti in Canada. I due giudici dissenzienti hanno affermato che la protezione costituzionale canadese non si estende alle comunità aborigene al di fuori del Canada, e che comunque nel caso in questione non era stata raggiunta la prova della continuità nel tempo, prima del contatto con la società europea, delle attività di caccia tradizionale. Non veniva così superato – nell’opinione dei giudici dissenzienti – il test elaborato dalla stessa Corte suprema nel caso Van der Peet del 1996 (R. v. Van der Peet, [1996] 2 S.C.R. 507, su cui v. M. Mazza, La protezione dei popoli indigeni, cit., p. 105 ss.). La pronuncia nel caso Van der Peet, adottata a maggioranza (7-2), ha stabilito che le pratiche, i costumi e le tradizioni che costituiscono i diritti degli aborigeni sono quelli che hanno continuità con le pratiche, i costumi e le tradizioni che esistevano prima del contatto con la società europea, e che ciò non richiede però una catena ininterrotta tra le pratiche, i costumi e le tradizioni attuali e quelli esistenti prima del contatto, dal momento che una pratica esistente prima del contatto può essere ripresa dopo un'interruzione. 

[xxxi] Come ha affermato Tristan Goodman, presidente della Explorers and Producers Association of Canada (EPAC), con sede a Calgary (AB).

[xxxii] Si vedano i (preoccupati) commenti di N. Bennett, Blueberry River deal challenged by Treaty 8 nations, in Western Investor (Vancouver, BC), novembre 2023, e G. Jaremko, First Nation Tribes Seek to Tame Montney Natural Gas Projects in New Lawsuits, nel sito Web NGI (Natural Gas Intelligence), novembre 2023, www.naturalgasintel.com.

[xxxiii] S. Duncanson et al., The Regulation and Litigation of Cumulative Effects on Indigenous Rights Following the Yahey Decision and Blueberry River First Nation Settlement and the Potential Effects on the Energy Industry, in Alberta Law Review, 2023, p. 279 ss.

[xxxiv] Ibidem, p. 306.

[xxxv] Su cui v., per esempio, G. Criscuoli, M. Serio, Nuova introduzione allo studio del diritto inglese. Le fonti, Milano, Giuffrè, 2021, 2ª ed., p. 285 ss. Esistono, naturalmente, sofisticate e numerose tecniche argomentative (tra cui in primis il distinguishing e l’overruling) usate dai giudici di common law per non considerarsi vincolati dai precedenti che non intendono seguire, cosicché si potrebbe dire che i giudici stessi applicano il precedente … «quando non trovano ragioni sufficienti per non farlo»; cfr., in tal senso, la stringente argomentazione di M. Taruffo, Precendente e giurisprudenza, in L. Mezzetti, E. Ferrer Mac-Gregor (cur.), Diritto processuale costituzionale. Omaggio italiano a Héctor Fix-Zamudio per i suoi 50 anni di ricercatore di diritto, Padova, CEDAM, premessa di G. de Vergottini, 2010, p. 497 ss., spec. pp.504- 505).