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Quando i Pink Floyd citarono Rita Pavone in una canzone

Il disco in questione è “Meddle” pubblicato nel 1971
Pink Floyd vs Rta Pavone
Pink Floyd vs Rta Pavone

Il collage ottenuto contiene un ritratto di Rita Pavone, tratto dal sito Stonemusic.it mentre la foto dei Pink Floyd è tratta dal Michael Ochs Archive / Getty Image

Pink Floyd e Rita Pavone: una sfida tra titani


Potete immaginare due mondi musicali più differenti? Il rock psichedelico, raffinato, potente e progressive dei Pink Floyd, le canzoni popolari, infantili e guascone di Rita Pavone?

Noi no, non ne siamo capaci, eppure esiste una leggenda, che circola fin dai primi anni settanta, che vorrebbe un intreccio tra le storie delle due realtà musicali.
 

Pink Floyd: la leggenda del concerto di Rita Pavone

Immaginatevi la scena. Siamo in Costa Azzurra, a Saint Tropez, all’inizio degli anni settanta, Rita Pavone è nel suo camerino e si sta truccando. 

Si guarda allo specchio, scalda la voce, forse ripassa un pezzo scritto da Nino Rota che di certo eseguirà per il pubblico francese. Mentre si sta sfumando la cipria sulle gote, arriva trafelato un signore ben vestito, un po’ sudato, che entra senza bussare.

Rita Pavone si arrabbia, gli chiede il motivo di questa insolenza. L’uomo non sa come fare, poi fa un respiro e si decide: “Tra il pubblico ci sono i Pink Floyd!”

Rita Pavone si paralizza con il piumino in mano, fissa l’uomo dallo specchio sovrapponendo i suoi agli occhi sgranati dell’uomo e ripete: “I Pink Floyd? In sala?

L’uomo annuisce. “Sì, i Pink Floyd, in seconda fila”. Rita Pavone si riprende, fa una grossa risata e torna a concentrarsi sul trucco. “Ma piantala, va, i Pink Floyd!”

“Giuro, li ho visti sedersi e parlare in inglese” insiste. “Smettila, e vai a chiamare Ferruccio (Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno, suo marito, n.d.r.)”.

L’uomo desiste, cerca di aggiungere qualcosa, per avvalorare il suo dispaccio, ma viene bruscamente interrotto. “E fai in modo che il batterista rispetti l’ordine di presentazione, chiaro?”

L’uomo dice di sì e se ne va. Il concerto procede regolarmente e tutto sembra finire qui.

 

Pink Floyd e Rita Pavone: la nascita del mito leggendario

Succede poi che diversi anni dopo, all’inizio degli anni ottanta, qualcuno regala a Rita Pavone una copia del libro edito da Arcana contenente tutti i testi dei dischi dei Pink Floyd. 

Il libro in questione è del 1979, e riguardo al disco “Meddle” dei Pink Floyd, uscito nel 1971, quando si riportano le parole di “San Tropez”, si snocciola tutto il testo, si arriva fino alle due ultime strofe, che vengono così riportate: 

«I hear your soft voice calling to me / Making a date for Rita Pavone»

Immaginiamo Rita Pavone fare un salto sulla sedia, gridare di sorpresa, chiamare suo marito Teddy Reno e dirgli, orgogliosa: “Diavolo! Ma allora erano davvero in sala, quella volta, a Saint Tropez! Mi hanno messa nella loro canzone, incredibile!”

Possiamo vedere anche il suo orgoglio nel raccontarlo, e nell’alimentare una leggenda metropolitana che ha avuto diffusione, in realtà, solo in Italia, avvalorata da alcune pubblicazioni che, davvero, riportano la canzone dei Pink Floyd con quella citazione tutta italiana.
 

Pink Floyd e Rita Pavone: la verità

È vero che Rita Pavone, in quegli anni, era molto famosa, un po’ dappertutto, ed è anche possibile che i Pink Floyd abbiano potuto in qualche modo sentirla, o in disco o dal vivo. 

Di certo, però, non in quell’occasione di cui abbiamo parlato, che è capitata nel 1973, quando il disco dei Pink Floyd era in commercio da quasi due anni.

Inoltre, esistono molte altre pubblicazioni che ci parlano, in realtà, di un’ultima strofa differente. Difatti, non sarebbe «I hear your soft voice calling to me / Making a date for Rita Pavone», bensì «I hear your soft voice calling to me / Making a date later by phone»
 

Pink Floyd e la versione di Rita

La stessa Pavone, nel 1991, così scrive in una lettera rivolta a uno dei fan club dei Pink Floyd: “Sì, sono io quella Rita Pavone che i Pink Floyd cantano nel loro brano “San Tropez”, e permettimi di dire che ne sono modestamente molto orgogliosa. Ho conosciuto il gruppo nel ’76 durante un mio spettacolo in Francia. Loro si trovavano in sala e ricordo che applaudirono con molto calore durante la mia esibizione”.

La confusione sulle date inizia a ingigantirsi.

Nel 1997, nell’autobiografia “Nel mio piccolo” pubblicata da Sperling & Kupfer, ingarbuglia ancor di più le carte, confondendo oltremodo le date.

Sulla Costa Azzurra durante la tournée estiva del ’73, mi dissero che tra il pubblico in sala c’erano i Pink Floyd, a cui non devo essere affatto dispiaciuta come artista se anni dopo, nel brano “San Tropez” del loro 33 giri “Meddle”, arrivarono a cantarmi con queste parole: “…and you’re leading me down to a place by the sea / I hear your soft voice calling to me / making a date for Rita Pavone”.
 

Pink Floyd e Rita Pavone: cosa concludere?

Provate a fare come ho fatto io, ad ascoltare una decina di volte la strofa cantata finale di “San Tropez” dei Pink Floyd, in particolare dal minuto 2.12 al minuto 2.20. Immaginate si dica Rita Pavon (all’americana) e lo sentirete davvero.

Poi provate a risentire la stessa strofa pensando che dica later by phone e vi renderete conto che dice proprio così.

Insomma, sarebbe una bellissima leggenda da raccontare ai propri nipoti, ma, in assenza di altri indizi o prove documentali o testimoniali, dobbiamo propendere per la versione later by phone.

Lo stesso Rogert Waters, mentre creativa dei Pink Floyd, in un’intervista successiva alla pubblicazione della biografia della Pavone, interrogato da un giornalista italiano, si fece una grossa risata e disse:

 “Who the hell is Rita Pavone?”

Anche perché faremmo molta fatica a pensare a Roger Waters intento a scrivere Rita Pavone nel verso finale di una sua canzone.

E se, invece, Roger Waters avesse preso tutti in giro? Se davvero Rita Pavone fosse stata citata dai Pink Floyd?

Beh, a pensarci bene, però…