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Shakespeare e le massime intramontabili

William Shakespeare
William Shakespeare

Il crimine si compie tanto più celermente quanto maggiore è l’autorità di chi lo genera”, leggendo William Shakespeare si rimane basiti di quanto sia un prodigo dispensatore di massime intramontabili.

Apriamo l’Enrico VI e ci troviamo davanti alla mirabile battuta del re: “Lascia che ti abbracci, amara avversità, perché i saggi sanno che è la cosa più saggia da fare”. L’inizio è incoraggiante e mi facilita la stesura di questo contributo.

Tutti i suoi personaggi, anche il meno importante il più umile non sono avari nel pronunciare frasi indelebili: “Noi fummo tuoi sudditi solo fin quando tu fosti re”, dice molto assennatamente un guardiacaccia allo spodestato Enrico VI.

E il matto in Re Lear: “Il passero ha nutrito il cuculo per tanto, che infine i cuculetti se lo son mangiato”.

Leggere Shakespeare provoca delle sorprese e un nutrimento continuo per la mente e l’anima. Alle stesse conclusioni giunse Samuel Johson, il maggior studioso di William, che scrisse: “Benché avesse tante difficoltà di fronte a sé, e scarso aiuto per superarle, egli ha raggiunto una precisa sapienza su molti aspetti della vita … È dubbio che fra tutti coloro che gli son succeduti si possan raccogliere più massime di conoscenza teoretica, o più regole di pratica prudenza, di quante lui da solo ne abbia date al suo paese”. (Prefazione a Shakespeare di Samuel Johson).

Sarebbe utile, a mio modesto avviso, che si rilegga o si legga per la prima volta Sir William Shakespeare, una sorta di pane quotidiano da accompagnare al companatico delle fake news che ci sommergono.

 

Chi governa sia un lavoratore

(Holland, Enrico VI, parte II, IV)

 

La gloria è un cerchio nell’acqua, che si allarga si allarga si allarga finchè si disperde in nulla.

(Pulzella, Enrico VI, parte I, I)

 

I saggi, quando appaiono le nuvole, si mettono il mantello.

(Terzo Londinese, Riccardo III, II)

 

L’orgoglio è andato avanti, l’ambizione lo segue.

(Salisbury, Enrico VI, parte II, I)

 

Di ciò che è irrimediabile non vale darsi cura.

(York, Riccardo II, II)

 

Il dolore non rispetta stagioni e ore di riposo, fa della notte giorno e del meriggio notte.

(Brakenbury, Riccardo III, I)

 

L’onore è solo un blasone buono per i funerali

(Falstaff, Enrico IV, parte I, V)

 

È meraviglioso avere la forza di un gigante, ma è da tiranno usarla come un gigante.

(Isabella, Misura per misura, II)

 

È meglio sapere che si è disprezzati piuttosto che essere disprezzati e adulati a un tempo.

(Edgar, Re Lear, IV)

 

Quando due autorità si contrappongono con uguale potere… il caos può penetrare nello spazio fra entrambe e distruggere l’una con l’altra.

(Coriolano, Coriolano, III)

 

L’umiltà fa da scala alla giovane ambizione.

(Bruto, Giulio Cesare, II)

 

Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali

(Doge, Otello, I)

 

La comicità involontaria è sempre la più esilarante.

(Principessa, Pene d’amor perdute, V)

 

Crolli l’uomo eminente, e il suo favorito vedrai fuggire

(Re Attore, Amleto, III)

 

Sii fedele a te stesso; dal che deve seguire, come la notte al giorno, che tu non potrai esser falso con nessuno.

(Polonio, Amleto, I)

 

La fortuna conduce in porto anche navi senza timone

(Pisanio, Cimbelino, IV)

 

I piccoli dolori, vedo, vengono guariti da un dolore più grande

Belario (Cimbelino, IV)