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Václav Havel: la funzione di alibi dell’ordinamento giuridico

L’ordinamento giuridico nel senso più ristretto del termine serve quindi il sistema post-totalitario anche con questa modalità diretta, e qui non si distingua da tutti gli altri ambiti del “mondo delle prescrizioni e dei divieti”. Al tempo stesso però – a certi livelli più chiaramente, ad altri meno – emerge anche un’altra modalità indiretta di questo servizio. Una modalità che rende la sua funzione estremamente simile a quella dell’ideologia, se non ne fa addirittura una sua diretta componente.

1. Anche l’ordinamento giuridico, cioè, svolge la funzione di alibi; l’“infimo” esercizio del potere si avvolge nel mando della propria “lettera”; crea l’affascinante illusione della giustizia, della “tutela della società” e del regolamento oggettivo dell’esercizio del potere per nascondere l’essenza reale della prassi giuridica: la manipolazione post-totalitaria della società.

Se una persona non sapesse nulla della vita nel nostro paese e ne conoscesse solo le leggi, non potrebbe capire di che cosa ci lamentiamo: tutta la segreta manipolazione politica dei tribunali e delle procure, la limitazione delle possibilità degli avvocati, i procedimenti giudiziari che si svolgono a porte chiuse, l’arbitrio degli organi di sicurezza e il loro predominio sulla giustizia, l’applicazione assurdamente dilatata di alcuni fumosi paragrafi del codice penale ecc. ecc. e, naturalmente, l’indifferenza verso le clausole positive dell’ordinamento giuridico (i diritti del cittadino): tutto questo, ovviamente rimarrebbe ignoto a un tale osservatore. L’unica impressione che ne potrebbe ricavare sarebbe che il nostro ordinamento giuridico non è poi peggiore di quelli di altri paese civili e che in fondo non se ne discosta molto (a parte forse alcune curiosità, come l’eternità garantita costituzionalmente al governo di un unico partito politico e l’amore dello Stato per la superpotenza vicina).

[Václav Havel, Il potere dei senza potere, La casa di Matriona, Itaca, 2013, pp. 100-102]

L’ordinamento giuridico nel senso più ristretto del termine serve quindi il sistema post-totalitario anche con questa modalità diretta, e qui non si distingua da tutti gli altri ambiti del “mondo delle prescrizioni e dei divieti”. Al tempo stesso però – a certi livelli più chiaramente, ad altri meno – emerge anche un’altra modalità indiretta di questo servizio. Una modalità che rende la sua funzione estremamente simile a quella dell’ideologia, se non ne fa addirittura una sua diretta componente.

1. Anche l’ordinamento giuridico, cioè, svolge la funzione di alibi; l’“infimo” esercizio del potere si avvolge nel mando della propria “lettera”; crea l’affascinante illusione della giustizia, della “tutela della società” e del regolamento oggettivo dell’esercizio del potere per nascondere l’essenza reale della prassi giuridica: la manipolazione post-totalitaria della società.

Se una persona non sapesse nulla della vita nel nostro paese e ne conoscesse solo le leggi, non potrebbe capire di che cosa ci lamentiamo: tutta la segreta manipolazione politica dei tribunali e delle procure, la limitazione delle possibilità degli avvocati, i procedimenti giudiziari che si svolgono a porte chiuse, l’arbitrio degli organi di sicurezza e il loro predominio sulla giustizia, l’applicazione assurdamente dilatata di alcuni fumosi paragrafi del codice penale ecc. ecc. e, naturalmente, l’indifferenza verso le clausole positive dell’ordinamento giuridico (i diritti del cittadino): tutto questo, ovviamente rimarrebbe ignoto a un tale osservatore. L’unica impressione che ne potrebbe ricavare sarebbe che il nostro ordinamento giuridico non è poi peggiore di quelli di altri paese civili e che in fondo non se ne discosta molto (a parte forse alcune curiosità, come l’eternità garantita costituzionalmente al governo di un unico partito politico e l’amore dello Stato per la superpotenza vicina).

[Václav Havel, Il potere dei senza potere, La casa di Matriona, Itaca, 2013, pp. 100-102]