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Inghilterra: perchè l’indirizzo del mittente su una email non può valere come firma

La sentenza dell’High Court of Justice in "Mehta v. J Pereira Fernandes S.A." emessa il 7 aprile 2006, enuncia i motivi logici per la constatazione istintiva che l’indirizzo del mittente su un E-mail non può costiture firma della stessa. Questa sentenza mostra anche l’ operatività e flessibilità della Common Law, in un contesto molto moderno.

La causa nasce da una controversia fra una società inglese (la società Bedcare (UK) Ltd) ed il suo fomitore portoghese (la società J Pereira Femandes S.A.) che ne aveva precedentemente chiesto il fallimento a seguito del mancato pagamento di alcune fatture. A seguito di trattative, il Sig. Mehta (amministratore portoghese della Bedcare (UK) Ltd) inviava una E-mail al fomitore portoghese dichiarando che se questa avesse acconsentito ad un rinvio di una settimana dell’udienza fissata per la decisione sull’istanza di fallimento, il Sig. Mehta offriva una fideiussione personale fino ad un massimale di Sterline 25.000 ed un impegno a saldare a rate con i suoi fondi personali, il debito della Bedcare(UK) Ltd. Questa E-mail non era firmata dal Sig. Mehta (nel senso di indicare il nome esatto del mittente in calce o anche solo nel testo della stessa), ma owiamente come tutte le E-mails, conteneva nell’ intestazione l’indirizzo di posta elettronica del computer del Sig. Mehta.

L’ offerta veniva telefonicamente accettava e l’udienza veniva rinviata di due settimane. Successivamente, però mancava qualsiasi riscontro da parte del Sig. Metha che veniva quindi citato a titolo personale in base alla fideiussione fomita per posta elettronica. In primo grado il Sig. Mehta veniva condannato ad adempiere la fideiussione.

La sentenza di primo grado veniva appellata per vari motivi. Per quanto d’interesse, il Sig Mehta negava di aver mai fornita una valida fideiussione. Infatti ai sensi della Legge sulle Frodi (Statute of Frauds) una legge del 1677 tutt’ ora in vigore in Inghilterra, la fideiussione (Guarantee) è un negozio formale e per essere efficace deve essere fornita per iscritto, oppure se ne deve comunque redigere una nota scritta, ... sottoscritta dal fideiussore o da una persona da questi debitamente autorizzata ... .

Dato che la suddetta E-mail non conteneva la firma del Sig. Mehta, questi sosteneva che la fideiussione fosse per legge, inefficace. In risposta, il fornitore portoghese (la società J. Pereira Femandes SA) sosteneva che l’ E-mail era invece firmata e quindi la fideiussione era perfettamente efficace, in quanto anche se non conteneva l’indicazione precisa del nome del mittente in calce o anche solo nel testo della comunicazione, tuttavia l’intestazione dell’E-mail conteneva l’indirizzo di posta elettronica del mittente, un’abbreviazione del nome del Sig. Mehta. Il Giudice era quindi chiamato a decidere se tale E-mail potesse considerarsi "firmata", in quanto anche se non conteneva alcuna indicazione precisa del nome / firma del fideiussore, dall’intestazione / indicazione del mittente dell’ Email si poteva dedurre che la stessa era stata inviata dal Sig. Mehta o comunque dal suo computer personale.

L’ appello verteva su due punti:

l) Se l’ offerta contenuta nell’ E-mail costituisse una valida fideiussione o nota scritta dello stesso negozio, in pratica se l’offerta scritta contenuta nell’E-mail e successivamente verbalmente accettata dalla controparte potesse costituire un contratto. Qui il giudice rifacendosi ad una sentenza non citata dalle parti (Parker v. Clark emessa nel 1960) relativa ad un altro negozio formale, molto simile (compravendita immobiliare), che a sua volta si rifaceva a due precedenti decisioni (Smith v. Neale emessa nel 1857 e Reuss v. Picksley emessa nel 1866) e anche considerato lo scopo che aveva indotto il legislatore del 1677 ad introdurre lo Statute of Frauds, dichiara che l’offerta inviata per posta elettronica e verbalmente accettata dalla creditrice, costituiva una contratto di fideiussione o comunque una nota scritta della stessa, come richiesto dallo Statute of Frauds.

2) Se la fideiussione poteva considerarsi "firmata" dalla semplice indicazione dell’indirizzo del mittente nell’ intestazione dell’E-mail. Qui il giudice rilevava che né il nome né le iniziali del fideiussore comparivano nel testo o in calce all’ E-mail.

All’osservazione di parte che il nome del fideiussore compariva nell’intestazione come indirizzo del mittente (inseriti quindi dal suo "ISP - Internet Service Provider" - un agente che si doveva ritenere debitamente autorizzato) il giudice rispondeva che l’indinzzo del mittente in una E-mail è un po’ come l’indicazione del numero di fax del mittente che compare sul testo dello stesso, oppure il nome del mittente di un telex, inseriti tutti automaticamente, senza una specifica intenzione da parte del mittente.

Rifacendosi a vari precedenti ed in particolare alla sentenza in Cator v. Cator (emessa dalla House of Lords nel 1867) il giudice citava la motivazione enunciata da Lord Chelmsford C in quella occasione : " ... le decisioni su quest punto ... stabiliscono che la semplice circostanza che il nome della parte sia scritto dalla stessa nella nota del contratto non costituisce una firma. Questa invece deve essere inserita per iscritto in modo tale da avere l’effetto di "autenticare il documento"... solo il nome della parte e la sua riferibilità all’intero negozio possono soddisfare il requisito della firma..." Mancava in pratica l’intenzione di firmare la fideiussione da parte del Sig. Mehta. Il giudice quindi confermando l’appello, dichiarava che il nome del mittente nella intestazione dell’E-mail non poteva considerarsi una sottoscrizione dello stesso e quindi la pretesa fideiussione per posta elettronica, non firmata dal fideiussore, secondo lo Statute of Frauds era inefficace.

La sentenza dell’High Court of Justice in "Mehta v. J Pereira Fernandes S.A." emessa il 7 aprile 2006, enuncia i motivi logici per la constatazione istintiva che l’indirizzo del mittente su un E-mail non può costiture firma della stessa. Questa sentenza mostra anche l’ operatività e flessibilità della Common Law, in un contesto molto moderno.

La causa nasce da una controversia fra una società inglese (la società Bedcare (UK) Ltd) ed il suo fomitore portoghese (la società J Pereira Femandes S.A.) che ne aveva precedentemente chiesto il fallimento a seguito del mancato pagamento di alcune fatture. A seguito di trattative, il Sig. Mehta (amministratore portoghese della Bedcare (UK) Ltd) inviava una E-mail al fomitore portoghese dichiarando che se questa avesse acconsentito ad un rinvio di una settimana dell’udienza fissata per la decisione sull’istanza di fallimento, il Sig. Mehta offriva una fideiussione personale fino ad un massimale di Sterline 25.000 ed un impegno a saldare a rate con i suoi fondi personali, il debito della Bedcare(UK) Ltd. Questa E-mail non era firmata dal Sig. Mehta (nel senso di indicare il nome esatto del mittente in calce o anche solo nel testo della stessa), ma owiamente come tutte le E-mails, conteneva nell’ intestazione l’indirizzo di posta elettronica del computer del Sig. Mehta.

L’ offerta veniva telefonicamente accettava e l’udienza veniva rinviata di due settimane. Successivamente, però mancava qualsiasi riscontro da parte del Sig. Metha che veniva quindi citato a titolo personale in base alla fideiussione fomita per posta elettronica. In primo grado il Sig. Mehta veniva condannato ad adempiere la fideiussione.

La sentenza di primo grado veniva appellata per vari motivi. Per quanto d’interesse, il Sig Mehta negava di aver mai fornita una valida fideiussione. Infatti ai sensi della Legge sulle Frodi (Statute of Frauds) una legge del 1677 tutt’ ora in vigore in Inghilterra, la fideiussione (Guarantee) è un negozio formale e per essere efficace deve essere fornita per iscritto, oppure se ne deve comunque redigere una nota scritta, ... sottoscritta dal fideiussore o da una persona da questi debitamente autorizzata ... .

Dato che la suddetta E-mail non conteneva la firma del Sig. Mehta, questi sosteneva che la fideiussione fosse per legge, inefficace. In risposta, il fornitore portoghese (la società J. Pereira Femandes SA) sosteneva che l’ E-mail era invece firmata e quindi la fideiussione era perfettamente efficace, in quanto anche se non conteneva l’indicazione precisa del nome del mittente in calce o anche solo nel testo della comunicazione, tuttavia l’intestazione dell’E-mail conteneva l’indirizzo di posta elettronica del mittente, un’abbreviazione del nome del Sig. Mehta. Il Giudice era quindi chiamato a decidere se tale E-mail potesse considerarsi "firmata", in quanto anche se non conteneva alcuna indicazione precisa del nome / firma del fideiussore, dall’intestazione / indicazione del mittente dell’ Email si poteva dedurre che la stessa era stata inviata dal Sig. Mehta o comunque dal suo computer personale.

L’ appello verteva su due punti:

l) Se l’ offerta contenuta nell’ E-mail costituisse una valida fideiussione o nota scritta dello stesso negozio, in pratica se l’offerta scritta contenuta nell’E-mail e successivamente verbalmente accettata dalla controparte potesse costituire un contratto. Qui il giudice rifacendosi ad una sentenza non citata dalle parti (Parker v. Clark emessa nel 1960) relativa ad un altro negozio formale, molto simile (compravendita immobiliare), che a sua volta si rifaceva a due precedenti decisioni (Smith v. Neale emessa nel 1857 e Reuss v. Picksley emessa nel 1866) e anche considerato lo scopo che aveva indotto il legislatore del 1677 ad introdurre lo Statute of Frauds, dichiara che l’offerta inviata per posta elettronica e verbalmente accettata dalla creditrice, costituiva una contratto di fideiussione o comunque una nota scritta della stessa, come richiesto dallo Statute of Frauds.

2) Se la fideiussione poteva considerarsi "firmata" dalla semplice indicazione dell’indirizzo del mittente nell’ intestazione dell’E-mail. Qui il giudice rilevava che né il nome né le iniziali del fideiussore comparivano nel testo o in calce all’ E-mail.

All’osservazione di parte che il nome del fideiussore compariva nell’intestazione come indirizzo del mittente (inseriti quindi dal suo "ISP - Internet Service Provider" - un agente che si doveva ritenere debitamente autorizzato) il giudice rispondeva che l’indinzzo del mittente in una E-mail è un po’ come l’indicazione del numero di fax del mittente che compare sul testo dello stesso, oppure il nome del mittente di un telex, inseriti tutti automaticamente, senza una specifica intenzione da parte del mittente.

Rifacendosi a vari precedenti ed in particolare alla sentenza in Cator v. Cator (emessa dalla House of Lords nel 1867) il giudice citava la motivazione enunciata da Lord Chelmsford C in quella occasione : " ... le decisioni su quest punto ... stabiliscono che la semplice circostanza che il nome della parte sia scritto dalla stessa nella nota del contratto non costituisce una firma. Questa invece deve essere inserita per iscritto in modo tale da avere l’effetto di "autenticare il documento"... solo il nome della parte e la sua riferibilità all’intero negozio possono soddisfare il requisito della firma..." Mancava in pratica l’intenzione di firmare la fideiussione da parte del Sig. Mehta. Il giudice quindi confermando l’appello, dichiarava che il nome del mittente nella intestazione dell’E-mail non poteva considerarsi una sottoscrizione dello stesso e quindi la pretesa fideiussione per posta elettronica, non firmata dal fideiussore, secondo lo Statute of Frauds era inefficace.