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Medici di base: rese note le motivazioni con cui il Consiglio di Stato ha bocciato definitivamente l’Accordo Integrativo Regionale per la Calabria

A seguito delle motivate segnalazioni da parte di un gruppo di medici calabresi, da anni utilmente inseriti nella Graduatoria Unica Regionale ed aspiranti a diventare Medici Convenzionati di Assistenza Primaria, si è finalmente conclusa la battaglia giudiziaria tendente ad annullare l’Accordo Integrativo Regionale per la Medicina Generale in Calabria, che aveva illegittimamente innalzato il rapporto ottimale medico/cittadini.

E’, infatti, intervenuto il Consiglio di Stato a porre la parola fine ad a stabilire, con la sentenza n.241/2009, pubblicata il 20 gennaio scorso, che l’Accordo Integrativo Regionale siglato in Calabria per la Medicina Generale è assolutamente illegittimo nella parte in cui, in violazione di quanto stabilito nell’Accordo Collettivo Nazionale, ha innalzato il rapporto ottimale medio medico/cittadini residenti, portandolo da 1/1000 o frazione di mille superiore a 500 ad 1/1200 o frazione di milleduecento superiore a 600.

Tale illegittimo innalzamento, infatti, come osservato anche dall’Antitrust più volte interpellata sul punto anche con riferimento ad altre regioni, sacrifica tanto l’aspettativa di tanti giovani medici ad essere convenzionati, quanto il diritto, costituzionalmente garantito, dei cittadini a poter liberamente scegliere il loro medico di base.

Perché è evidente che più è limitato il numero dei medici, più è limitata la possibilità di scelta da parte dei cittadini.

La Sentenza del Consiglio di Stato, cui aveva fatto ricorso la sola FIMMG per ottenere la riforma della già eloquente e motivata sentenza del TAR Lazio (n.9909/2007), ha respinto totalmente l’appello, ritenendolo infondato sotto tutti i profili denunciati.

E, così, è stata, finalmente, ristabilita una verità fondamentale: che in tutti questi anni, piuttosto che badare agli interessi dei cittadini e dei giovani medici, alcune Organizzazioni Sindacali hanno agito solo a tutela di quella che è divenuta una vera e propria lobby dei medici già convenzionati.

Mentre, infatti, in tutte le altre regioni d’Italia, così come prevede l’Accordo Collettivo Nazionale, ad aprile ed a novembre di ogni anno sono state individuate e bandite le c.d. “zone carenti”, nelle Aziende Sanitarie della Calabria tutto questo non accadeva più, prima per effetto dell’AIR del 2003 (già tacciato di illegittimità dall’Antitrust) e, poi, per effetto dell’AIR del 2006, oggi, finalmente, annullato.

A questo punto, c’è solo da augurarsi che la Regione Calabria e le Aziende Sanitarie si adeguino ed ottemperino a quanto stabilito dal Consiglio di Stato.

Anche perché, come appare evidente, i medici, le cui legittime aspettative di inserimento nel mondo del lavoro sono state ingiustamente sacrificate, si apprestano ad esperire azioni di danno per perdita di chance, che potrebbero condurre a serie conseguenze patrimoniali per i firmatari degli accordi censurati dall’Autorità Giurisdizionale Amministrativa.

A seguito delle motivate segnalazioni da parte di un gruppo di medici calabresi, da anni utilmente inseriti nella Graduatoria Unica Regionale ed aspiranti a diventare Medici Convenzionati di Assistenza Primaria, si è finalmente conclusa la battaglia giudiziaria tendente ad annullare l’Accordo Integrativo Regionale per la Medicina Generale in Calabria, che aveva illegittimamente innalzato il rapporto ottimale medico/cittadini.

E’, infatti, intervenuto il Consiglio di Stato a porre la parola fine ad a stabilire, con la sentenza n.241/2009, pubblicata il 20 gennaio scorso, che l’Accordo Integrativo Regionale siglato in Calabria per la Medicina Generale è assolutamente illegittimo nella parte in cui, in violazione di quanto stabilito nell’Accordo Collettivo Nazionale, ha innalzato il rapporto ottimale medio medico/cittadini residenti, portandolo da 1/1000 o frazione di mille superiore a 500 ad 1/1200 o frazione di milleduecento superiore a 600.

Tale illegittimo innalzamento, infatti, come osservato anche dall’Antitrust più volte interpellata sul punto anche con riferimento ad altre regioni, sacrifica tanto l’aspettativa di tanti giovani medici ad essere convenzionati, quanto il diritto, costituzionalmente garantito, dei cittadini a poter liberamente scegliere il loro medico di base.

Perché è evidente che più è limitato il numero dei medici, più è limitata la possibilità di scelta da parte dei cittadini.

La Sentenza del Consiglio di Stato, cui aveva fatto ricorso la sola FIMMG per ottenere la riforma della già eloquente e motivata sentenza del TAR Lazio (n.9909/2007), ha respinto totalmente l’appello, ritenendolo infondato sotto tutti i profili denunciati.

E, così, è stata, finalmente, ristabilita una verità fondamentale: che in tutti questi anni, piuttosto che badare agli interessi dei cittadini e dei giovani medici, alcune Organizzazioni Sindacali hanno agito solo a tutela di quella che è divenuta una vera e propria lobby dei medici già convenzionati.

Mentre, infatti, in tutte le altre regioni d’Italia, così come prevede l’Accordo Collettivo Nazionale, ad aprile ed a novembre di ogni anno sono state individuate e bandite le c.d. “zone carenti”, nelle Aziende Sanitarie della Calabria tutto questo non accadeva più, prima per effetto dell’AIR del 2003 (già tacciato di illegittimità dall’Antitrust) e, poi, per effetto dell’AIR del 2006, oggi, finalmente, annullato.

A questo punto, c’è solo da augurarsi che la Regione Calabria e le Aziende Sanitarie si adeguino ed ottemperino a quanto stabilito dal Consiglio di Stato.

Anche perché, come appare evidente, i medici, le cui legittime aspettative di inserimento nel mondo del lavoro sono state ingiustamente sacrificate, si apprestano ad esperire azioni di danno per perdita di chance, che potrebbero condurre a serie conseguenze patrimoniali per i firmatari degli accordi censurati dall’Autorità Giurisdizionale Amministrativa.