x

x

La pedofilia

Abstract:

Il presente elaborato di tipo criminologico vuole essere una presentazione schematizzata del fenomeno della pedofilia, a beneficio soprattutto dei non addetti ai lavori.

Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare da parte dei “mass-media” di pedofilia, come di un fenomeno in forte ascesa e diffusione.

Ad onor del vero, più che di un’ascesa, è più corretto parlare di recrudescenza, in una determinata fase storica. Ciò, dal momento che questa perversione sessuale (parafilia) è sempre esistita.

Nell’antica Grecia, da tutti conosciuta come fucina d’arte e di virtù, nonché come culla della democrazia, era ritenuto normale che nel rapporto fra allievo e maestro o fra allieva e maestra vi fosse anche una componente erotica. Veniva considerato uno degli elementi del bagaglio esperienziale da trasmettere al fanciullo o alla fanciulla.

Successivamente, i Romani che, com’è noto, furono letteralmente sedotti dai costumi ellenici, alimentarono questa pratica, già da essi posta in essere.

Storicamente, quindi, il fenomeno si è presentato con tratti altalenanti, caratterizzato da periodi di maggiore e minore frequenza ed intensità, fino ad arrivare al ventesimo secolo, quando in alcune plaghe di particolare arretratezza socio-culturale della nostra penisola era, purtroppo, frequente che il padre-padrone usasse abusare, con la terrorizzata acquiescenza della moglie, delle proprie figlie sin dall’età della pubertà.

Esaurito questo conciso preambolo storico, è il caso di addentrarsi nella disamina scientifica del fenomeno.

La parola pedofilia deriva dal greco e significa letteralmente “amore per i bambini”.

Ovviamente, in questa accezione, si tratta di un amore morboso, patologico, a sfondo sessuale.

Il DSM-IV (una sorta di guida internazionale dei disturbi mentali) definisce pedofilo un individuo quando presenta le seguenti caratteristiche psicopatologiche:

A) Durante un periodo di almeno 6 mesi, ha fantasie, impulsi sessuali o comportamentali ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli);

B) Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre importanti aree del funzionamento;

C) Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino.

La summa divisio in materia è quella elaborata da Lanyon nel 1992, il quale distinse il pedofilo in preferenziale e situazionale.

Il soggetto del primo tipo non considera anomalo il suo comportamento sessuale, sviluppa precocemente questo tipo di deviazione, le sue fantasie sono molto persistenti e tenaci con quasi assenza di sensi di colpa, presentando molto spesso i connotati della psicopatia.

Il soggetto del secondo tipo, invece, inizia a mostrare questo tipo di attrazione sessuale da adulto, considera inadeguate le sue azioni e prova sensi di colpa, tuttavia non riesce a sottrarsi alla perversione.

Mastronardi e Villanova hanno elaborato anche delle sottocategorie.

Al riguardo, è interessante rimarcare che all’interno della prima categoria (pedofilo preferenziale) si distingue tra tipo introverso e tipo sadico. L’introverso ha una tendenza all’esibizionismo ed è meno incline alla violenza,diversamente dal sadico che presenta una spiccata carica aggressiva a sfondo erotico-compulsivo.

Il soggetto della seconda categoria (pedofilo situazionale) si divide a sua volta nelle seguenti sottocategorie:

-pedofilo represso con bassa autostima e conflitti repressi, animato da spinte erotiche immature;

-pedofilo inadeguato asociale e/o psicosociale che presenta deviazione dell’oggetto del desiderio sessuale;

-pedofilo moralmente indifferente con immaturità psicologica, depressione reattiva ed angoscia;

-pedofilo sessualmente indifferente discretamente pericoloso;

-pedofilo psicosessualmente immaturo affetto da forti compulsioni erotico-sessuali.

Ricapitolando, si può affermare che il pedofilo preferenziale è affetto da una forma maligna del disturbo, l’unico oggetto del suo desiderio sessuale sono i bambini, tende a concludere la sua azione perversa con violenza e spesso è stato, a sua volta, vittima da bambino di abusi sessuali;

al contrario, il pedofilo situazionale è affetto da una forma benigna del disturbo, ha desideri sessuali normali e può avere (spesso ha) una vita ed una famiglia normale, ma talvolta è attratto, come una specie di surrogato sessuale, dal bambino, anziché dall’individuo adulto, con un viraggio della sua attività libidica.

In genere, il pedofilo nel porre in essere la sua perversione avverte un senso di potere nei confronti del bambino, non si sente minacciato per quello che fa e non teme di essere valutato negativamente per le sue prestazioni sessuali da un fanciullo, temendo, per converso, la valutazione di un soggetto adulto.

Al riguardo di questa parafilia (perversione) esistono molti luoghi comuni estremamente errati. È il caso di citarne alcuni:

- si ritiene molto spesso che il pedofilo sia anziano;

- che sia uno sconosciuto per la vittima;

- che sia omosessuale;

- che sia ritardato;

- che sia malato mentale;

Invece le statistiche dimostrano che

- la stragrande maggioranza dei pedofili ha meno di 35 anni;

- in 3 casi su 4 il pedofilo conosce già la vittima o è addirittura un amico di famiglia;

- nessun tipo di studio ha mai dimostrato che gli omosessuali abusino dei bambini in misura maggiore degli eterosessuali;

- non esiste nessuna diversità in termini qualitativi e quantitativi fra l’intelligenza di un soggetto normale ed un pedofilo.

-sono pochissimi i pedofili infermi di mente.

Approfonditi studi criminologici internazionali (Elliot ed altri 1995) hanno dimostrato che il pedofilo usa le seguenti strategie seduttive, elencate in ordine di percentuale:

- Gioca con il bambino o gli insegna determinate attività (53% );

- Svolge l’attività, anche gratuita, di baby-sitter (48%);

- Regala denaro o promette gite (46%);

- È affettuoso ed amorevole (30%);

- Si guadagna la fiducia della famiglia del bambino (20%);

- Utilizza favole, magie e cacce al tesoro (14%);

- Chiede al bambino di essere aiutato (9%);

Pertanto è utile, per i genitori e per gli operatori scolastici, conoscere i seguenti indicatori (raggruppati per area), che possono essere segnali di bambino abusato sessualmente, i quali pertanto vanno utilizzati da personale specializzato cum grano salis, onde evitare devastanti “processi agli untori”.

Analizziamoli nei dettagli:

- Area della paura: paura improvvisa del buio; paura improvvisa di rimanere soli; paura improvvisa di un estraneo o addirittura di un membro della famiglia.

- Area dei comportamenti: rifiuto di andare in determinati luoghi o di rimanere soli con determinate persone; bagnare il letto; disturbi del sonno (incubi); eccessiva attenzione alla propria igiene personale.

- Area della sessualità: improvvisi discorsi in tema; giochi a sfondo sessuale con coetanei e con giocattoli; conoscenza degli argomenti sessuali in misura sproporzionata rispetto a quella media dell’età.

- Area scolastica:improvvisa assenza di interesse per attività che il bambino ha sempre gradito; mancanza di concentrazione; improvviso deficit di rendimento.

Va anche detto che, sebbene il pedofilo in generale sia un maschio, tuttavia può essere anche una donna.

E’ altresì utile conoscere le modalità, attraverso le quali il pedofilo riesce ad impedire che la vittima delle sue sevizie racconti ciò che subisce:

Nello specifico:

1) incute terrore nel bambino; 2) in alcuni casi minacccia di addossargli la responsabilità; 3) in altri casi, infine, riesce a creare un sia pur distorto ed abnorme rapporto con il fanciullo, minacciando lo stesso di interrompere il legame.

Infine, il pedofilo usa nei confronti di se stesso delle pseudo-giustificazioni che rientrano nella psicodinamica propria di questi individui: le cosiddette "distorsioni cognitive".

Infatti, il pedofilo ritiene che

- il bambino ceda alle sue attenzioni, perché consenziente;

- il bambino sia curioso e tra le sue curiosità ci sia anche quella del sesso;

- la tecnica migliore per avvicinare il fanciullo al pianeta sessuale sia l’insegnamento pratico di un adulto;

- il bambino non sveli il segreto, perché teme di perdere la prosecuzione di un’attività che gli procura piacere.                                                                                                           

Abstract:

Il presente elaborato di tipo criminologico vuole essere una presentazione schematizzata del fenomeno della pedofilia, a beneficio soprattutto dei non addetti ai lavori.

Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare da parte dei “mass-media” di pedofilia, come di un fenomeno in forte ascesa e diffusione.

Ad onor del vero, più che di un’ascesa, è più corretto parlare di recrudescenza, in una determinata fase storica. Ciò, dal momento che questa perversione sessuale (parafilia) è sempre esistita.

Nell’antica Grecia, da tutti conosciuta come fucina d’arte e di virtù, nonché come culla della democrazia, era ritenuto normale che nel rapporto fra allievo e maestro o fra allieva e maestra vi fosse anche una componente erotica. Veniva considerato uno degli elementi del bagaglio esperienziale da trasmettere al fanciullo o alla fanciulla.

Successivamente, i Romani che, com’è noto, furono letteralmente sedotti dai costumi ellenici, alimentarono questa pratica, già da essi posta in essere.

Storicamente, quindi, il fenomeno si è presentato con tratti altalenanti, caratterizzato da periodi di maggiore e minore frequenza ed intensità, fino ad arrivare al ventesimo secolo, quando in alcune plaghe di particolare arretratezza socio-culturale della nostra penisola era, purtroppo, frequente che il padre-padrone usasse abusare, con la terrorizzata acquiescenza della moglie, delle proprie figlie sin dall’età della pubertà.

Esaurito questo conciso preambolo storico, è il caso di addentrarsi nella disamina scientifica del fenomeno.

La parola pedofilia deriva dal greco e significa letteralmente “amore per i bambini”.

Ovviamente, in questa accezione, si tratta di un amore morboso, patologico, a sfondo sessuale.

Il DSM-IV (una sorta di guida internazionale dei disturbi mentali) definisce pedofilo un individuo quando presenta le seguenti caratteristiche psicopatologiche:

A) Durante un periodo di almeno 6 mesi, ha fantasie, impulsi sessuali o comportamentali ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli);

B) Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre importanti aree del funzionamento;

C) Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino.

La summa divisio in materia è quella elaborata da Lanyon nel 1992, il quale distinse il pedofilo in preferenziale e situazionale.

Il soggetto del primo tipo non considera anomalo il suo comportamento sessuale, sviluppa precocemente questo tipo di deviazione, le sue fantasie sono molto persistenti e tenaci con quasi assenza di sensi di colpa, presentando molto spesso i connotati della psicopatia.

Il soggetto del secondo tipo, invece, inizia a mostrare questo tipo di attrazione sessuale da adulto, considera inadeguate le sue azioni e prova sensi di colpa, tuttavia non riesce a sottrarsi alla perversione.

Mastronardi e Villanova hanno elaborato anche delle sottocategorie.

Al riguardo, è interessante rimarcare che all’interno della prima categoria (pedofilo preferenziale) si distingue tra tipo introverso e tipo sadico. L’introverso ha una tendenza all’esibizionismo ed è meno incline alla violenza,diversamente dal sadico che presenta una spiccata carica aggressiva a sfondo erotico-compulsivo.

Il soggetto della seconda categoria (pedofilo situazionale) si divide a sua volta nelle seguenti sottocategorie:

-pedofilo represso con bassa autostima e conflitti repressi, animato da spinte erotiche immature;

-pedofilo inadeguato asociale e/o psicosociale che presenta deviazione dell’oggetto del desiderio sessuale;

-pedofilo moralmente indifferente con immaturità psicologica, depressione reattiva ed angoscia;

-pedofilo sessualmente indifferente discretamente pericoloso;

-pedofilo psicosessualmente immaturo affetto da forti compulsioni erotico-sessuali.

Ricapitolando, si può affermare che il pedofilo preferenziale è affetto da una forma maligna del disturbo, l’unico oggetto del suo desiderio sessuale sono i bambini, tende a concludere la sua azione perversa con violenza e spesso è stato, a sua volta, vittima da bambino di abusi sessuali;

al contrario, il pedofilo situazionale è affetto da una forma benigna del disturbo, ha desideri sessuali normali e può avere (spesso ha) una vita ed una famiglia normale, ma talvolta è attratto, come una specie di surrogato sessuale, dal bambino, anziché dall’individuo adulto, con un viraggio della sua attività libidica.

In genere, il pedofilo nel porre in essere la sua perversione avverte un senso di potere nei confronti del bambino, non si sente minacciato per quello che fa e non teme di essere valutato negativamente per le sue prestazioni sessuali da un fanciullo, temendo, per converso, la valutazione di un soggetto adulto.

Al riguardo di questa parafilia (perversione) esistono molti luoghi comuni estremamente errati. È il caso di citarne alcuni:

- si ritiene molto spesso che il pedofilo sia anziano;

- che sia uno sconosciuto per la vittima;

- che sia omosessuale;

- che sia ritardato;

- che sia malato mentale;

Invece le statistiche dimostrano che

- la stragrande maggioranza dei pedofili ha meno di 35 anni;

- in 3 casi su 4 il pedofilo conosce già la vittima o è addirittura un amico di famiglia;

- nessun tipo di studio ha mai dimostrato che gli omosessuali abusino dei bambini in misura maggiore degli eterosessuali;

- non esiste nessuna diversità in termini qualitativi e quantitativi fra l’intelligenza di un soggetto normale ed un pedofilo.

-sono pochissimi i pedofili infermi di mente.

Approfonditi studi criminologici internazionali (Elliot ed altri 1995) hanno dimostrato che il pedofilo usa le seguenti strategie seduttive, elencate in ordine di percentuale:

- Gioca con il bambino o gli insegna determinate attività (53% );

- Svolge l’attività, anche gratuita, di baby-sitter (48%);

- Regala denaro o promette gite (46%);

- È affettuoso ed amorevole (30%);

- Si guadagna la fiducia della famiglia del bambino (20%);

- Utilizza favole, magie e cacce al tesoro (14%);

- Chiede al bambino di essere aiutato (9%);

Pertanto è utile, per i genitori e per gli operatori scolastici, conoscere i seguenti indicatori (raggruppati per area), che possono essere segnali di bambino abusato sessualmente, i quali pertanto vanno utilizzati da personale specializzato cum grano salis, onde evitare devastanti “processi agli untori”.

Analizziamoli nei dettagli:

- Area della paura: paura improvvisa del buio; paura improvvisa di rimanere soli; paura improvvisa di un estraneo o addirittura di un membro della famiglia.

- Area dei comportamenti: rifiuto di andare in determinati luoghi o di rimanere soli con determinate persone; bagnare il letto; disturbi del sonno (incubi); eccessiva attenzione alla propria igiene personale.

- Area della sessualità: improvvisi discorsi in tema; giochi a sfondo sessuale con coetanei e con giocattoli; conoscenza degli argomenti sessuali in misura sproporzionata rispetto a quella media dell’età.

- Area scolastica:improvvisa assenza di interesse per attività che il bambino ha sempre gradito; mancanza di concentrazione; improvviso deficit di rendimento.

Va anche detto che, sebbene il pedofilo in generale sia un maschio, tuttavia può essere anche una donna.

E’ altresì utile conoscere le modalità, attraverso le quali il pedofilo riesce ad impedire che la vittima delle sue sevizie racconti ciò che subisce:

Nello specifico:

1) incute terrore nel bambino; 2) in alcuni casi minacccia di addossargli la responsabilità; 3) in altri casi, infine, riesce a creare un sia pur distorto ed abnorme rapporto con il fanciullo, minacciando lo stesso di interrompere il legame.

Infine, il pedofilo usa nei confronti di se stesso delle pseudo-giustificazioni che rientrano nella psicodinamica propria di questi individui: le cosiddette "distorsioni cognitive".

Infatti, il pedofilo ritiene che

- il bambino ceda alle sue attenzioni, perché consenziente;

- il bambino sia curioso e tra le sue curiosità ci sia anche quella del sesso;

- la tecnica migliore per avvicinare il fanciullo al pianeta sessuale sia l’insegnamento pratico di un adulto;

- il bambino non sveli il segreto, perché teme di perdere la prosecuzione di un’attività che gli procura piacere.