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La green economy come soluzione della crisi economica

Lo scenario aperto dalla green economy

United Nations Development Programme (UNDP) ha pubblicato una serie di articoli di autori vari [Green Economy in action: Articles and Excerpts that illustrate Green Economy and Sustainable Development Efforts, UNDP, August 2012], datati 2012, che sono legati da un unico filo conduttore: la consapevolezza che il paradigma attuale di sviluppo non ha raggiunto i risultati attesi sia nel settore economico e sociale che, soprattutto, in quello ambientale.

La pubblicazione si propone di scongiurare il quadro pessimistico e sinistro che è stato prospettato in materia ambientale dall’OECD per il 2050.

Il rapporto propone, quindi, un mix di soluzioni politiche che sfruttano la tassazione ambientale e il sistema dei permessi negoziabili per rendere l’inquinamento più costoso delle alternative verdi. Alcuni Stati si stanno già muovendo in questo senso:

• il Messico ha adottato un nuovo programma pilota che prevede trasferimenti diretti agli agricoltori piuttosto che rimborsare i costi per l’elettricità necessaria a pompare l’acqua per l’irrigazione. Così, rimuovendo la distorsione dei prezzi, si incoraggia il ricorso ai pozzi d’acqua irrigua;

• la Gran Bretagna ha investito tre bilioni di sterline nel nuovo progetto verde che dovrebbe raccogliere altri quindici bilioni di sterline di investimenti privati da impiegare nell’economia verde e nel riciclo.

Il concetto di green economy non è nuovo, in quanto è stato utilizzato per la prima volta, seppure con un’accezione diversa, dal centro di economia ambientale di Londra in una pubblicazione del 1989. Nel frattempo però è intervenuta la crisi economica mondiale del 2008 e, considerata la difficoltà di perseguire gli obiettivi di Agenda 21, è stato modificato il paradigma di sviluppo sostenibile.

Una delle conseguenze della crisi è stata infatti la difficoltà ad investire nell’ambiente benché siano stati evidenziati i vantaggi che ne deriverebbero: aumento degli occupati nel settore “verde”, del mercato collegato e del commercio, con un impatto positivo anche sul PIL. In tale ottica la strategia dello sviluppo sostenibile si associa al necessario sradicamento della povertà.

In questo contesto la green economy sarebbe solo uno strumento per veicolare la transizione allo sviluppo sostenibile che si muove su due fronti: da un lato, la riduzione dell’inquinamento e dei rifiuti; dall’altro, l’impiego più efficiente di risorse, materiali ed energia.

La conclusione cui è pervenuta la dottrina prevalente è che la questione ambientale è imprescindibile dalle scelte di politica economica e necessita di un approccio integrato che coinvolga la disciplina ambientale, sociale ed economica. Tale criterio vede, quindi, il coinvolgimento di più stakeholders, in quanto il processo politico di formazione delle decisioni a livello centrale deve comunque prevedere la partecipazione delle comunità locali. Ma la connessione tra la materia ambientale e le discipline economiche e sociali deve essere supportata da due principi ineludibili: l’equità inter e infra generazionale e lo sradicamento della povertà.

La dottrina maggioritaria considera infatti questi capisaldi come presupposto indispensabile della green economy e come aspetto prodromico dello sviluppo sostenibile. Si apre così uno scenario nuovo in grado di valorizzare la multidisciplinarietà e calibrare competenze trasversali caratterizzate da innovazione e ricerca soprattutto nei settori del trattamento dei rifiuti, della desalinizzazione delle energie rinnovabili, del riciclaggio di rifiuti solidi, nelle tecnologie industriali e nella costruzione e ristrutturazione di edifici ecosostenibili.

Particolare rilievo è attribuito inoltre alle misure regolatorie sui parametri di emissione nocive, quali, ad esempio, il controllo di eventuali sussidi ai carburanti di origine fossile. Questi ultimi, oltre a costituire un costo nel bilancio pubblico, promuovono un’allocazione inefficiente delle risorse ed incentivano l’uso dei carburanti più inquinanti a scapito di quelli derivanti dalle energie rinnovabili. A dimostrazione di come una corretta politica regolatoria possa influenzare lo sviluppo sostenibile.

La sfida delle idee ecosostenibili

Come realizzare la green economy? Un primo obiettivo è il ribaltamento di alcune locuzioni che sono ritenute luoghi comuni. Per esempio, il concetto di scarsità: scarsità di cibo, di energia, di risorse.

La stessa economia si definisce come la scienza che studia l’ottima allocazione delle materie prime. Quindi parte della dottrina sostiene che vada resettato il processo mentale al quale siamo abituati, rifuggendo dalle trappole logiche cui siamo abituati.

La soluzione sta nel passare dal concetto di scarsità a quello di ecosostenibilità.

In un mercato che si sviluppa intorno all’idea di scarsità, si continua a produrre più cibo e, al tempo stesso, a morire ancora di fame. Si tratta di una grave contraddizione economica. La soluzione consiste nell’ignorare la quantità della produzione e puntare, invece, sulla qualità delle relazioni personali che alla fine dimostrano se i cittadini hanno il potere di partecipare alla crescita. Insomma, privilegiando lo sviluppo sostenibile si realizza una scelta democratica, in quanto si pongono i cittadini nella condizione di dare il proprio contributo alla costruzione di una società che soddisfi i loro bisogni.

L’educazione allo sviluppo sostenibile

Si afferma ormai il convincimento che il sistema educativo dovrebbe stimolare e orientare i giovani a sviluppare le proprie competenze e il proprio talento nel rispetto del pianeta terra. Molti studiosi sottolineano questo gap culturale che spinge la società a ricercare obiettivi tradizionali di ricchezza e consumismo scoraggiando scelte alternative di sviluppo sostenibile. La responsabilità verso le nuove generazioni è grande. Tanto più che quasi la metà della popolazione mondiale (tre miliardi circa) è composta di giovani al di sotto dei venticinque anni di età e la percentuale tende a crescere.

Tuttavia il sistema educativo sembra ignorare le conseguenze del cambiamento climatico sulle scelte dei consumatori. Riorientare i giovani su scelte ecocompatibili rappresenta, invece, la sfida del futuro: comprendere che non possono prevalere i bisogni individuali, ma che l’uomo è parte di un universo complesso e vitale. Ciò spiega perchè i giovani devono essere aiutati a creare una società sostenibile con valori più coerenti con il rispetto della natura e, soprattutto, come spetti al sistema educativo pubblico incoraggiare la tolleranza, la consapevolezza, la comprensione dei cambiamenti in atto piuttosto che distribuire diplomi e titoli di studio indirizzati solo ad avviare una carriera che punta sul profitto e sull’arricchimento personale.

Un’esperienza pilota: gli Emirati Arabi

Gli Emirati Arabi Uniti (UAE) sono tra i Paesi più attivi nella costruzione della green economy, nonostante siano leader della produzione di petrolio. Lo scopo è quello di fare degli Emirati un “pioniere” nel garantire uno sviluppo sostenibile che supporti la crescita economica anche a lungo termine. L’obiettivo 2021 impone di costruire un’economia diversificata basata sulla conoscenza e sulle tecnologie, preservando al tempo stesso le risorse naturali e l’ambiente. Dunque nei prossimi nove anni gli Emirati assumeranno una serie di iniziative per diversificare la produzione di energia e incoraggiare l’uso delle fonti rinnovabili. Tra i programmi: incoraggiare gli investimenti nella green economy; progettare città verdi ed edifici ecocompatibili; ridurre le emissioni di carbone; promuovere l’agricoltura organica; facilitare la produzione, l’importazione e l’esportazione di prodotti verdi e tecnologie avanzate; mantenere la biodiversità; regolamentare l’uso delle risorse idriche, dell’elettricità e delle risorse naturali; riciclare l’acqua e sviluppare l’educazione ambientale.

La diversificazione economica significa, in particolare, dare impulso a nuovi settori strategici per convertire le risorse energetiche in industrie e servizi con i quali costruire un vantaggio competitivo a lungo termine. Ma la sfida più importante sta nell’affrontare i cambiamenti climatici ed i suoi effetti sulla generazione presente e su quelle future, al tempo stesso proteggendo e preservando l’ambiente. Per questo motivo gli Emirati intendono ricoprire un ruolo chiave nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni innovative finalizzate a sostenere l’ambiente.

L’implementazione dello sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile presuppone inoltre un approccio globale. Questa è infatti la conclusione cui è pervenuta la Conferenza Rio + 20: l’imperativo è adottare un approccio integrato e multi settoriale dello sviluppo sostenibile che si focalizza sulla protezione dell’ambiente e sul garantire a tutti il rispetto dei diritti umani.

L’integrazione deve essere intesa sia in senso verticale che orizzontale: da un lato, lo sviluppo e l’implementazione di strategie sostenibili deve essere integrato e supportato da tutti i livelli di governo; dall’altro, incrementando il livello di coerenza e implementando una singola area si supporteranno anche le altre.

La green economy è la soluzione della crisi?

La dottrina prevalente ritiene che la green economy costituisca una valida soluzione sia per il riscaldamento del pianeta che per la volatilità dell’economia. Il momento storico è caratterizzato da profonda incertezza: la crisi dell’eurozona probabilmente sarà seguita dalla recessione europea; in Cina si stanno avviando importanti riforme economiche e le speranze della primavera araba rischiano di andare deluse, considerato che il mondo arabo soffre per un’economia debole e per la crescente disoccupazione.

A fronte dell’instabilità economica, il riscaldamento globale continua a crescere provocando, con ogni probabilità, massive alluvioni causate dallo scioglimento dei ghiacciai dell’Islanda e dell’Antartide.

Il riscaldamento degli ultimi anni è collegato, secondo parte del mondo scientifico, alla rapida concentrazione dei gas serra, soprattutto diossido di carbonio, e la previsione è negativa. Infatti, secondo un rapporto dell’intelligence del settore, entro il 2030 si prevede che gli Stati Uniti arriveranno ad emettere 6.9 bilioni di tonnellate di anidride carbonica, mentre il resto del mondo aumenterà le emissioni passando da 28.1 bilioni del 2005 a circa 42.3 del 2030.

Inoltre il responsabile economico dell’IEA (International Energy Agency) ha avvertito che le autorità politiche hanno solo cinque anni per evitare l’aumento di 2° della temperatura. I cambiamenti metereologici già in atto si associano ormai ad eventi estremi,come dimostrano gli uragani e i tornado che hanno colpito negli ultimi anni gli USA, seminando danni e morte: es. l’uragano Irene, i tornado nel Midwest e nel Southeast in maggio, nell’Ohio in aprile, in Oklaoma e Pennsylvania in aprile, la bufera di neve da Chicago al Northeast in gennaio, il recente uragano Sandy che ha alluvionato New York.

Dunque è necessario affrontare insieme i problemi economici e quelli ambientali. Soprattutto occorre riuscire a sostenere il consumo energetico senza aumentare le emissioni nocive.

La soluzione sembra essere proprio la green economy che propone uno sviluppo sostenibile.

Lo scenario aperto dalla green economy

United Nations Development Programme (UNDP) ha pubblicato una serie di articoli di autori vari [Green Economy in action: Articles and Excerpts that illustrate Green Economy and Sustainable Development Efforts, UNDP, August 2012], datati 2012, che sono legati da un unico filo conduttore: la consapevolezza che il paradigma attuale di sviluppo non ha raggiunto i risultati attesi sia nel settore economico e sociale che, soprattutto, in quello ambientale.

La pubblicazione si propone di scongiurare il quadro pessimistico e sinistro che è stato prospettato in materia ambientale dall’OECD per il 2050.

Il rapporto propone, quindi, un mix di soluzioni politiche che sfruttano la tassazione ambientale e il sistema dei permessi negoziabili per rendere l’inquinamento più costoso delle alternative verdi. Alcuni Stati si stanno già muovendo in questo senso:

• il Messico ha adottato un nuovo programma pilota che prevede trasferimenti diretti agli agricoltori piuttosto che rimborsare i costi per l’elettricità necessaria a pompare l’acqua per l’irrigazione. Così, rimuovendo la distorsione dei prezzi, si incoraggia il ricorso ai pozzi d’acqua irrigua;

• la Gran Bretagna ha investito tre bilioni di sterline nel nuovo progetto verde che dovrebbe raccogliere altri quindici bilioni di sterline di investimenti privati da impiegare nell’economia verde e nel riciclo.

Il concetto di green economy non è nuovo, in quanto è stato utilizzato per la prima volta, seppure con un’accezione diversa, dal centro di economia ambientale di Londra in una pubblicazione del 1989. Nel frattempo però è intervenuta la crisi economica mondiale del 2008 e, considerata la difficoltà di perseguire gli obiettivi di Agenda 21, è stato modificato il paradigma di sviluppo sostenibile.

Una delle conseguenze della crisi è stata infatti la difficoltà ad investire nell’ambiente benché siano stati evidenziati i vantaggi che ne deriverebbero: aumento degli occupati nel settore “verde”, del mercato collegato e del commercio, con un impatto positivo anche sul PIL. In tale ottica la strategia dello sviluppo sostenibile si associa al necessario sradicamento della povertà.

In questo contesto la green economy sarebbe solo uno strumento per veicolare la transizione allo sviluppo sostenibile che si muove su due fronti: da un lato, la riduzione dell’inquinamento e dei rifiuti; dall’altro, l’impiego più efficiente di risorse, materiali ed energia.

La conclusione cui è pervenuta la dottrina prevalente è che la questione ambientale è imprescindibile dalle scelte di politica economica e necessita di un approccio integrato che coinvolga la disciplina ambientale, sociale ed economica. Tale criterio vede, quindi, il coinvolgimento di più stakeholders, in quanto il processo politico di formazione delle decisioni a livello centrale deve comunque prevedere la partecipazione delle comunità locali. Ma la connessione tra la materia ambientale e le discipline economiche e sociali deve essere supportata da due principi ineludibili: l’equità inter e infra generazionale e lo sradicamento della povertà.

La dottrina maggioritaria considera infatti questi capisaldi come presupposto indispensabile della green economy e come aspetto prodromico dello sviluppo sostenibile. Si apre così uno scenario nuovo in grado di valorizzare la multidisciplinarietà e calibrare competenze trasversali caratterizzate da innovazione e ricerca soprattutto nei settori del trattamento dei rifiuti, della desalinizzazione delle energie rinnovabili, del riciclaggio di rifiuti solidi, nelle tecnologie industriali e nella costruzione e ristrutturazione di edifici ecosostenibili.

Particolare rilievo è attribuito inoltre alle misure regolatorie sui parametri di emissione nocive, quali, ad esempio, il controllo di eventuali sussidi ai carburanti di origine fossile. Questi ultimi, oltre a costituire un costo nel bilancio pubblico, promuovono un’allocazione inefficiente delle risorse ed incentivano l’uso dei carburanti più inquinanti a scapito di quelli derivanti dalle energie rinnovabili. A dimostrazione di come una corretta politica regolatoria possa influenzare lo sviluppo sostenibile.

La sfida delle idee ecosostenibili

Come realizzare la green economy? Un primo obiettivo è il ribaltamento di alcune locuzioni che sono ritenute luoghi comuni. Per esempio, il concetto di scarsità: scarsità di cibo, di energia, di risorse.

La stessa economia si definisce come la scienza che studia l’ottima allocazione delle materie prime. Quindi parte della dottrina sostiene che vada resettato il processo mentale al quale siamo abituati, rifuggendo dalle trappole logiche cui siamo abituati.

La soluzione sta nel passare dal concetto di scarsità a quello di ecosostenibilità.

In un mercato che si sviluppa intorno all’idea di scarsità, si continua a produrre più cibo e, al tempo stesso, a morire ancora di fame. Si tratta di una grave contraddizione economica. La soluzione consiste nell’ignorare la quantità della produzione e puntare, invece, sulla qualità delle relazioni personali che alla fine dimostrano se i cittadini hanno il potere di partecipare alla crescita. Insomma, privilegiando lo sviluppo sostenibile si realizza una scelta democratica, in quanto si pongono i cittadini nella condizione di dare il proprio contributo alla costruzione di una società che soddisfi i loro bisogni.

L’educazione allo sviluppo sostenibile

Si afferma ormai il convincimento che il sistema educativo dovrebbe stimolare e orientare i giovani a sviluppare le proprie competenze e il proprio talento nel rispetto del pianeta terra. Molti studiosi sottolineano questo gap culturale che spinge la società a ricercare obiettivi tradizionali di ricchezza e consumismo scoraggiando scelte alternative di sviluppo sostenibile. La responsabilità verso le nuove generazioni è grande. Tanto più che quasi la metà della popolazione mondiale (tre miliardi circa) è composta di giovani al di sotto dei venticinque anni di età e la percentuale tende a crescere.

Tuttavia il sistema educativo sembra ignorare le conseguenze del cambiamento climatico sulle scelte dei consumatori. Riorientare i giovani su scelte ecocompatibili rappresenta, invece, la sfida del futuro: comprendere che non possono prevalere i bisogni individuali, ma che l’uomo è parte di un universo complesso e vitale. Ciò spiega perchè i giovani devono essere aiutati a creare una società sostenibile con valori più coerenti con il rispetto della natura e, soprattutto, come spetti al sistema educativo pubblico incoraggiare la tolleranza, la consapevolezza, la comprensione dei cambiamenti in atto piuttosto che distribuire diplomi e titoli di studio indirizzati solo ad avviare una carriera che punta sul profitto e sull’arricchimento personale.

Un’esperienza pilota: gli Emirati Arabi

Gli Emirati Arabi Uniti (UAE) sono tra i Paesi più attivi nella costruzione della green economy, nonostante siano leader della produzione di petrolio. Lo scopo è quello di fare degli Emirati un “pioniere” nel garantire uno sviluppo sostenibile che supporti la crescita economica anche a lungo termine. L’obiettivo 2021 impone di costruire un’economia diversificata basata sulla conoscenza e sulle tecnologie, preservando al tempo stesso le risorse naturali e l’ambiente. Dunque nei prossimi nove anni gli Emirati assumeranno una serie di iniziative per diversificare la produzione di energia e incoraggiare l’uso delle fonti rinnovabili. Tra i programmi: incoraggiare gli investimenti nella green economy; progettare città verdi ed edifici ecocompatibili; ridurre le emissioni di carbone; promuovere l’agricoltura organica; facilitare la produzione, l’importazione e l’esportazione di prodotti verdi e tecnologie avanzate; mantenere la biodiversità; regolamentare l’uso delle risorse idriche, dell’elettricità e delle risorse naturali; riciclare l’acqua e sviluppare l’educazione ambientale.

La diversificazione economica significa, in particolare, dare impulso a nuovi settori strategici per convertire le risorse energetiche in industrie e servizi con i quali costruire un vantaggio competitivo a lungo termine. Ma la sfida più importante sta nell’affrontare i cambiamenti climatici ed i suoi effetti sulla generazione presente e su quelle future, al tempo stesso proteggendo e preservando l’ambiente. Per questo motivo gli Emirati intendono ricoprire un ruolo chiave nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni innovative finalizzate a sostenere l’ambiente.

L’implementazione dello sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile presuppone inoltre un approccio globale. Questa è infatti la conclusione cui è pervenuta la Conferenza Rio + 20: l’imperativo è adottare un approccio integrato e multi settoriale dello sviluppo sostenibile che si focalizza sulla protezione dell’ambiente e sul garantire a tutti il rispetto dei diritti umani.

L’integrazione deve essere intesa sia in senso verticale che orizzontale: da un lato, lo sviluppo e l’implementazione di strategie sostenibili deve essere integrato e supportato da tutti i livelli di governo; dall’altro, incrementando il livello di coerenza e implementando una singola area si supporteranno anche le altre.

La green economy è la soluzione della crisi?

La dottrina prevalente ritiene che la green economy costituisca una valida soluzione sia per il riscaldamento del pianeta che per la volatilità dell’economia. Il momento storico è caratterizzato da profonda incertezza: la crisi dell’eurozona probabilmente sarà seguita dalla recessione europea; in Cina si stanno avviando importanti riforme economiche e le speranze della primavera araba rischiano di andare deluse, considerato che il mondo arabo soffre per un’economia debole e per la crescente disoccupazione.

A fronte dell’instabilità economica, il riscaldamento globale continua a crescere provocando, con ogni probabilità, massive alluvioni causate dallo scioglimento dei ghiacciai dell’Islanda e dell’Antartide.

Il riscaldamento degli ultimi anni è collegato, secondo parte del mondo scientifico, alla rapida concentrazione dei gas serra, soprattutto diossido di carbonio, e la previsione è negativa. Infatti, secondo un rapporto dell’intelligence del settore, entro il 2030 si prevede che gli Stati Uniti arriveranno ad emettere 6.9 bilioni di tonnellate di anidride carbonica, mentre il resto del mondo aumenterà le emissioni passando da 28.1 bilioni del 2005 a circa 42.3 del 2030.

Inoltre il responsabile economico dell’IEA (International Energy Agency) ha avvertito che le autorità politiche hanno solo cinque anni per evitare l’aumento di 2° della temperatura. I cambiamenti metereologici già in atto si associano ormai ad eventi estremi,come dimostrano gli uragani e i tornado che hanno colpito negli ultimi anni gli USA, seminando danni e morte: es. l’uragano Irene, i tornado nel Midwest e nel Southeast in maggio, nell’Ohio in aprile, in Oklaoma e Pennsylvania in aprile, la bufera di neve da Chicago al Northeast in gennaio, il recente uragano Sandy che ha alluvionato New York.

Dunque è necessario affrontare insieme i problemi economici e quelli ambientali. Soprattutto occorre riuscire a sostenere il consumo energetico senza aumentare le emissioni nocive.

La soluzione sembra essere proprio la green economy che propone uno sviluppo sostenibile.