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Contrattazione pubblica: stabilizzazione e nuovi dettami per i dipendenti pubblici

Contrattazione pubblica: stabilizzazione e nuovi dettami per i dipendenti pubblici
Contrattazione pubblica: stabilizzazione e nuovi dettami per i dipendenti pubblici

1. Stabilizzazione contratti a termine

La riforma della Pubblica Amministrazione disegna una roadmap, che si snoderà tra il 2018 e il 2020, per assorbire chi da tre anni, anche non continuativi, degli ultimi otto è a servizio della P.a. Pertanto si apre un doppio canale: chi è entrato per concorso potrà essere assunto direttamente mentre per gli altri ci sarà una riserva (50%) nelle future prove.

Il Decreto Madia aprirebbe finestre anche per gli “ex”, a cui il contratto è scaduto dopo l’entrata in vigore della legge delega ma prima dell’entrata in vigore del decreto. Si allungherebbe il termine per la maturazione dei requisiti (fine 2017) e aperture si registrano sulla “ricostruzione” dell’anzianità su amministrazioni diverse. Ci sarebbero spazi per i lavoratori socialmente utili. Gli unici a restare fuori dalle stabilizzazioni dovrebbero essere i lavoratori somministrati, per cui il contratto è stipulato con un’agenzia interinale. Tuttavia sarà loro riconosciuto un punteggio nei concorsi.

Si passerà da un’impostazione rigida delle assunzioni, basata su piante organiche, a un modello che guarda alle esigenze concrete, impostato su programmi triennali e figure strategiche. Scatta un tetto per gli idonei nei concorsi (20% dei posti). I contratti dovranno assicurare una differenziazione dei giudizi, per mettere fine a una distribuzione a pioggia dei premi. Saltano però i vincoli della legge Brunetta, che prevedeva una rigida divisione all’interno di ogni amministrazione, per cui ci doveva sempre essere un 25% che restava a secco.

 

2. Visite fiscali a Inps

La competenza sulle visite fiscali passa dalle Asl ai medici dell’Istituto di previdenza, con la creazione di un polo unico per pubblico e privato. Decreti attuativi garantiranno un’armonizzazione delle fasce orarie di reperibilità e dei criteri per una «cadenza sistematica e ripetitiva».

 

3. Il rinnovo della parte economica dei contratti dei dipendenti pubblici favorisce chi ha redditi bassi

Il Ministro della Funzione Pubblica - Marianna Madia, spiega che è stata avviata la procedura all’Aran dopo oltre otto anni di attesa. Si designano scatti più generosi per i dipendenti che hanno guadagni più bassi e viceversa, con l’obiettivo di ridurre la forbice tra le retribuzioni. Lo scarto oggi sfiora, infatti, i 200mila euro.

Complessivamente l’incremento medio economico sarà di 85 euro, ma sarà quindi articolato in misura differente a seconda della classe di stipendio percepito. Un meccanismo, calibrato all’interno delle fasce retributive, cinque o sei, di ogni comparto, in modo da garantire incrementi per tutti, seppure graduati (di più a chi ha meno), in base a parametri certi.

Per salvaguardare i redditi che beneficiano del bonus Irpef (80 euro), a rischio di perderlo a seguito degli incrementi, ci sarà, poi, una formula ad hoc. Se non ci fosse un meccanismo di salvaguardia l’incremento contrattuale verrebbe, infatti, eroso dalla perdita del bonus Renzi. Per quanto riguarda la tempistica del rinnovo secondo il Ministro la procedura dovrebbe concludersi entro Ottobre.

 

4. Le risorse a disposizione

Ad essere interessati nello sblocco dei contratti saranno circa 3,3 milioni di dipendenti impiegati nelle Pubbliche Amministrazioni con un costo stimato nell’ulti­mo Documento di economia e fi­nanza, di 2,8 miliardi di euro. Lo stanziamento dovrebbe essere sufficiente a dare piena attuazione all’intesa raggiunta lo scorso dicembre con la parte sindacale che prevedeva l’erogazione di un aumento contrattuale medio di 85 euro con i rinnovi 2016-2018. 

Al momento, le risorse disponibili, dopo l’iniezione di fondi messa a punto con la legge di Bilancio 2017, consentono di attribuire un beneficio medio di circa 35,9 euro mensili più altri 10 euro già acquisiti nel 2016. Per centrare gli 85 euro di incremento a partire dal 2018 stabiliti nell’intesa preliminare tra Governo e sindacati occorrono quindi, si calcola, 1,6 miliardi di euro per il pubblico impiego del settore “Stato”, una posta da inserire nella prossima legge di Bilancio.

 

5. In arrivo il decreto bis sui licenziamenti disciplinari

Intanto, a inizio settimana, il decreto bis sui “furbetti del cartellino” dovrebbe ricevere il sì finale dal Consiglio dei Ministri. Il testo passerà senza modifiche di sostanza. Il nuovo provvedimento non cambia praticamente nulla rispetto al testo adottato nel 2015 sull’impianto dei licenziamenti immediati per gli illeciti disciplinari individuati in flagranza, ma è stato reso necessario dalla Sentenza n. 251/2016 della Corte Costituzionale che ha imposto l’intesa con Regioni ed enti locali per le parti della riforma della P.a. relative alle loro competenze.

L’ultimo via libera, quindi, serve a blindare le nuove regole, che prevedono la sospensione in 48 ore e il licenziamento in 30 giorni e che senza il correttivo sarebbero state esposte al rischio continuo di ricorsi.

 

6. Illegittimità delle proroghe dei contratti a termine: alcune indicazioni enunciate dalla Cassazione nella Sentenza n. 16336/2017

La Corte di Cassazione, nella Sentenza n. 16336/2017 da un lato, affronta l’illegittimità delle proroghe dei contratti a termine anche se previste dal legislatore e dall’altro, stabilisce il principio secondo cui l’eventuale successiva stabilizzazione del citato personale a temine, rende le eventuali sanzioni previste dalla normativa non giustificabili a fronte del raggiunto «bene della vita» da parte del personale stabilizzato.

Il termine del contratto a tempo determinato può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi la proroga è ammessa una sola volta e a condizione che sia richiesta da ragioni oggettive e si riferisca alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Con esclusivo riferimento a tale ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine non potrà essere superiore ai tre anni.

Il lavoratore a termine nel pubblico impiego, se il termine è illegittimamente apposto, perde la chance della occupazione alternativa migliore e tale è anche la connotazione intrinseca del danno, seppur più intenso, ove il termine sia illegittimo per abusiva reiterazione dei contratti.

La mera autorizzazione ad avvalersi del personale in precedenza assunto a termine ex Legge n. 242 del 2000 e, di volta in volta, in base alla successiva disposizione di proroga, non esonera il datore di lavoro pubblico, per darvi corso legittimamente, dall’osservanza delle previsioni di cui all’art.  4 del D. Lgs. n. 368 del 2001, in particolare con riguardo al limite temporale, alla sussistenza di ragioni oggettive e alla riferibilità alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto era stato stipulato a tempo determinato, elementi che avrebbero dovuto risultare dai singoli contratti e il cui onere della prova grava sul datore di lavoro stesso.