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Riduzione di pena dopo il passaggio in giudicato della sentenza - Nachträgliche Strafmilderung - Ordinamento penale austriaco

Riduzione di pena dopo il passaggio in giudicato della sentenza - Nachträgliche Strafmilderung - Ordinamento penale austriaco
Riduzione di pena dopo il passaggio in giudicato della sentenza - Nachträgliche Strafmilderung - Ordinamento penale austriaco

enSommario:

I. La nachträgliche Strafmilderung quale außerordentlicher Rechtsbehelf;

II. Presupposti: il § 31 a StGB;

III. Il giudice deve procedere d’ufficio;

IV. La rideterminazione delle pene pecuniarie;

V. Verfall e Tätigkeitsverbot.

 

I. La nachträgliche Strafmilderung quale außerordentlicher Rechtsbehelf

Il Capo 19.mo della V Parte della StPO (CPP) prevede – quale “besonderen Rechtsbehelf(mezzo di gravame), “die nachträgliche Strafmilderung, die Neubemessung des Tagessatzes und die Änderung der Entscheidung über den Verfall, den erweiterten Verfall oder über das Tätigkeitsverbot”, consentendo la riduzione – una volta passata in giudicato la sentenza di condanna – dell’entità della pena detentiva, di quella pecuniaria, la modifica di pene accessorie o del divieto di esercitare attività che comporta contatti con persone di minore età.

Si distingue in proposito tra “nachträglicher Strafmilderung im engeren Sinn” (in senso stretto) e “Neubemessung der Höhe der Geldstrafe” (nuova determinazione dell’entità della pena pecuniaria inflitta).

Le modifiche de quo possono essere disposte esclusivamente in favore del condannato.

L’OGH – Corte suprema – ha definito la “nachträgliche Strafmilderung” e la “Neubemessung der (Geld)Strafe” quale riduzione, sulla base di fatti nuovi (“neue Tatsachen) della pena inflitta con la sentenza irrevocabile, il cui “Strafausspruch” (statuizione in ordine alla responsabilità del condannato) rimane fermo (ved. OGH 13Os 3/03 e 14Os 80/74).

 

II. Presupposti: il § 31 a StGB

Presupposti per una “nachträglichen Strafmilderung im engeren Sinn” sono: 1) che emergano o si verifichino, dopo che sentenza di condanna è diventata definitiva, circostanze che – se conosciute nel momento della deliberazione della sentenza di condanna – avrebbero avuto per effetto una pena di specie o di entità diversa. Gli esempi di “milderer Strafbemessung” che spesso vengono fatti, sono: 1) aggravante ravvisata dal giudice della condanna, poi rivelatasi inesistente, 2) attenuante ravvisabile a seguito dell’avvenuto risarcimento del danno cagionato in conseguenza della commissione del reato, per il quale vi è stata condanna, 3) l’avvenuto risarcimento del danno cagionato dal reato per il quale vi è stata condanna (ved. OGH St. – Corte suprema - Sez. pen.- 56/47). Non legittimano invece la Strafmilderung ex § 31 a StGB e 410 StPO, ne’ una confessione intervenuta successivamente alla condanna irrevocabile, ne’ una modifica, successiva alla Verurteilung, della normativa sanzionatoria.

Neppure possono essere presi in considerazione ai fini di una “nachträglichen Strafmilderung”, la mera dichiarazione di disponibilità a provvedere al risarcimento del danno (cfr. OGH 12Os 182/71).

Sono invece ravvisabili i presupposti per l’applicazione del combinato disposto dei §§ 31 a StGB e 410 StPO, qualora una persona sia stata condannata per il mancato versamento dei contributi nel mantenimento dei figli, se al momento della pronunzia della sentenza di 1° gr., il pagamento non era ancora avvenuto, ma successivamente alla sentenza di condanna si era impegnato a provvedere al versamento, mantenendo poi effettivamente fede a questo suo impegno (cfr. OGH 10Os 79/63). Parimenti costituisce Milderungsgrund (§ 31 a, 1° c., StGB), con conseguente applicazione del § 410 StPO, il fatto che il condannato, dopo l’irrevocabilità della sentenza, restituisce la cosa di cui si era impossessato oppure deposita – ai sensi del § 1425 ABGB (Cod. civ.) – il valore (in denaro) della stessa, notiziando dell’avvenuto deposito il derubato (cfr. OGH 3Os 689/49).

 

III. Il giudice deve procedere d’ufficio

Le circostanze che vengono prese in considerazione ai fini di una “nachträglichen Änderung der Strafe” devono essere rilevanti ed è da osservare che la “nachträgliche Strafmilderung” va disposta (§ 31 a StGB e § 410 StPO) dal giudice anche d’ufficio (“hat das Gericht… zu mildern”). Competente è il giudice che ha emanato la sentenza di 1° grado. Se la condanna è stata pronunziata dal Geschworenen- o dallo Schöffengericht, la decisione compete al presidente del collegio. La competenza del giudice di 1° grado “rimane ferma” pure nel caso in cui la concessione della sospensione condizionale della pena è stata - successivamente – revocata (da altro giudice) se, dopo la revoca, è diventata nota un’attenuante che legittima la (nuova) concessione di questo beneficio.         

Con la sentenza 7Ns 1203/93 la Suprema Corte ha ritenuto ammissibile l’istanza – proposta ai sensi del combinato disposto dei §§ 31 a StGB e 410, 1° c., StPO da chi si è reso responsabile di “abuso” (Missbrauch”) di sostanze stupefacenti (§ 12 SMG = Suchtmittelgesetz, che corrisponde, in un certo qual modo, al DPR 309/1990) – intesa a ottenere, quale “nachträgliche Strafmilderung”, la “sostituzione” della pena inflitta senza il beneficio della sospensione condizionale della pena con quella concedente la “bedingte Strafnachsicht”, anche se il condannato non si è sottoposto a  trattamento medico (disintossicante), ma ne viene accertata la c.d. Spontanheilung (“guarigione” spontanea).

La “nachträgliche Strafmilderung”, la quale va pure disposta se, successivamente al passaggio in giudicato della sentenza di condanna, viene rilevata una nullità della stessa ai sensi del § 281, 1° c., n. 11, StPO (vale a dire, se lo Schöffengericht non si è attenuto entro i limiti della propria competenza) oppure se non ha tenuto debitamente conto di fatti rilevanti ai fini della determinazione della pena oppure se li ha valutati in modo palesemente erroneo.

Le ordinanze – indipendentemente dalla loro impugnabilità o meno – devono essere congruamente motivate (cfr. p. es. OGH 11Os 153/86, 12Os 2/89 e 14Os 172/o1);  ciò anche nei casi di discrezionalita’(“richterlichem Ermessen”) riconosciuta al giudice. È da osservare che per i provvedimenti dell’autorità giudiziaria sussiste una “generelle Begründungspflicht” (un obbligo generale di motivazione) e che quest’obbligo si desume dal “Fairnessgebot” sancito dall’articolo 6, 1° c., CEDU (cfr. OGH 14Os 42/05y).

Il mero rigetto dell’istanza ex § 410 StPO, con la “motivazione” che “non sussistono i presupposti per l’applicabilita’ della “nachträglichen Strafmilderung”,  è da considerare una mera “Leerformel” (una “formula” vuota) e legittima la proposizione di Beschwerde (reclamo) contro un provvedimento del genere (cfr. OGH 9Os 150/63 e 11Os 158/68). 

Se si tratta di circostanze attenuanti note già prima dell’emanazione della sentenza di condanna, la “nachträgliche Strafmilderung” non è ammissibile, se delle attenuanti si è discusso in sede dibattimentale (cfr. OGH St. – Corte suprema – Sez. pen. 42/28). Se le circostanze attenuanti erano note al giudice d’appello senza che questi abbia tenuto conto ai fini della riduzione della pena, non è proponibile istanza – ai sensi del § 410 StPO – intesa a ottenere la “nachträgliche Strafmilderung”. E’ invece possibile far ricorso al teste’ citato paragrafo, nel caso in cui vi sia stata condanna a pena non condizionalmente sospesa, concedendo il beneficio della bedingten Strafnachsicht”, qualora sussistano i presupposti di cui al § 31 a StGB.

 

IV. La rideterminazione delle pene pecuniarie

Per quanto concerne la “Neubemessung des Tagessatzes” (1), cioè la rideterminazione della pena pecuniaria, il giudice procede alla stessa (§ 410 StPO), se, dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna, è intervenuto un mutamento, non irrilevante, in peius, delle condizioni personali o della capacità reddituale di chi è stato condannato a pena pecuniaria, riducendo l’entità dei “Tagessätze” per i quali non è ancora avvenuto il pagamento.

Nota Il “Tagessatz” è uno “strumento” per graduare la pena pecuniaria con riferimento alle condizioni personali e alla capacità reddituale del reo nel momento della pronunzia della sentenza di condanna. Il minimo “Tagessatz” è di 4 Euro; il massimo è pari a Euro 5.000. Se non avviene il pagamento della “Geldstrafe”, la stessa viene convertita in pena detentiva (è, questa, la c.d. Ersatzfreiheitsstrafe) e un giorno di “Ersatzfreiheitsstrafe” corrisponde a due “Tagessätze”.

La riduzione “posticipata” della pena, la “nachträgliche Strafmilderung”, non può essere operata, se il peggioramento delle condizioni personali o reddituali, è stato causato dal condannato, dolosamente o se è conseguenza del fatto che il condannato non ha svolto attività lavorativa che sarebbe stato in grado di esercitare.

Il condannato può inoltrare – al presidente del collegio o al giudice monocratico che ha emanato la sentenza di condanna – istanza di sospensione dell’esecuzione o di rateizzazione dell’importo, al cui pagamento è stato condannato, qualora tale pagamento costituirebbe – per il condannato – una “unbillige Härte”.

L’istanza, alla cui proposizione sono legittimate le parti del procedimento, deve essere depositata prima che venga disposta l’esecuzione; sull’”Antrag” è competente a decidere il giudice che ha emanato la sentenza di condanna di 1° grado. Questo giudice provvede con ordinanza  (Beschluss), contro la quale il condannato e il PM possono proporre reclamo (“Beschwerde”).

È in facoltà del condannato, non solvibile – per cui nei suoi confronti verrebbe applicata l’Ersatzfreiheitsstrafe (la pena detentiva sostitutiva di quella pecuniaria) – di evitare la carcerazione svolgendo lavoro di pubblica utilità.

Secondo la Corte suprema (OGH) l’applicabilità del § 410 StPO, in via analogica, non è consentita nei procedimenti disciplinari, anche se, dopo il passaggio in giudicato, sono emerse circostanze di per se’ atte a giustificare una Strafmilderung (ved., ex multis, OGH Bkd 11/ 58 e Bkd 35/58).

 

V. Verfall e Tätigkeitsverbot

Una decisione concernente il Verfall (2) è da modificare – dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna – qualora emergano fatti o diventino note prove tali da giustificarne la revoca per l’intero valore o per una parte dello stesso. Competente per la revoca risp. la modifica – che avviene mediante ordinanza – è il giudice di 1° grado che ha comminato questa sanzione e che provvede d’ufficio o su istanza di parte; anche contro tale decisione è proponibile reclamo da parte del condannato e del PM.

 Il Verfall, già denominato (fino al 2012) “Abschöpfung der Bereicherung”, è una pena accessoria per effetto della quale viene disposta la “confisca” dei beni patrimoniali di cui il condannato si è servito per la commissione del reato oppure che ha ottenuto in conseguenza della perpetrazione del reato.

Il “Tätigkeitsverbot” (§ 220 b, commi 3 e 4, StGB) è comminato (§ 410 StPO) nei confronti di chi ha commesso un reato contro l’integrità o la libera determinazione sessuale di una persona di minore età e che, all’epoca del fatto, aveva esercitato (o si era proposto di esercitare – “auszuüben beabsichtigt”) un’attività - anche a titolo gratuito - in seno ad un’associazione o in un altro ente; attività avente per oggetto l’educazione, l’avviamento professionale, la custodia di minori o che comunque  comporta intensi contatti con Minderjährigen. Questo divieto va inflitto per la durata minima di un anno e massima di  5 anni, se vi è pericolo che la persona, abusando delle facoltà inerenti alla propria attività, possa commettere un altro reato della stessa specie, con conseguenze non soltanto lievi (“mit nicht bloß leichten Folgen”).

Qualora sussista il pericolo che il condannato, nell’esercizio della propria attività, possa commettere reati della stessa specie, con conseguenze gravi, nonostante gli sia stato comminato, dall’autorità giudiziaria, il divieto, il Tätigkeitsverbot (che decorre dal momento del passaggio in giudicato del provvedimento applicativo) deve essere inflitto a tempo indeterminato, ma il giudice è tenuto a verificare, almeno ogni quinquennio, la permanenza dei relativi presupposti.

Se, successivamente alla “Verhängung des Tätigkeitsverbotes”, intervengono o divengono note circostanze che, se esistenti al momento dell’emanazione del provvedimento previsto dal § 220 b StGB, non ne avrebbero legittimato l’adozione, il giudice è obbligato a revocare questo divieto.