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Audiovisivo: il Consiglio dei Ministri approva in esame preliminare tre decreti sulla promozione delle opere italiane ed europee, sulla tutela dei minori e sul lavoro

Di Ernesto Apa e Donata Cordone

 

1. Introduzione

Lo scorso 2 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato, in esame preliminare, gli schemi degli ultimi tre decreti legislativi ancora attesi per la completa attuazione della riforma del settore audiovisivo e cinematografico prevista dalla legge 14 novembre 2016, n. 220 (c.d. “Legge Cinema” o “Legge Franceschini”).

Dopo il via libera preliminare del Consiglio dei Ministri, i tre decreti dovranno passare al vaglio delle Commissioni parlamentari, del Consiglio di Stato e della Conferenza Stato-Regioni per i pareri di merito, nell’ottica di ottenere il green-light definitivo prima dell’11 dicembre, data della scadenza della relativa delega.

 

2. Il decreto sulla promozione delle opere europee e italiane

Tra i tre provvedimenti sopra menzionati, si tratta senz’altro di quello più discusso e criticato – ben prima della sua approvazione nell’attuale versione – dagli operatori televisivi che ne sono destinatari.

Il decreto, in buona sostanza, prevede un progressivo aumento, a carico di tutte le emittenti televisive, delle quote di programmazione riservate a produzioni italiane ed europee nonché degli investimenti obbligatori in nuove produzioni di tale genere; inoltre, vengono introdotte diverse sotto-quote. Anche i fornitori di servizi on-demand sono destinatari di specifici obblighi.

Obblighi di programmazione

Il decreto prevede le quote minime sotto riepilogate, calcolate al netto del tempo destinato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi televisivi, pubblicità, servizi di teletext e televendite e diversificate in base al tipo di opera ed agli operatori interessati:

 Immagine rimossa.

Le quote vanno rispettate con riferimento all’intera giornata di programmazione; la quota relativa al Prime-time è da rispettarsi su base settimanale.

Obblighi di investimento

Per quanto riguarda gli obblighi di investimento, il decreto prevede le seguenti quote minime, anch’esse diversificate in base al tipo di opera ed agli operatori interessati:

 Immagine rimossa.

Appositi decreti verranno emanati dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per disciplinare nel dettaglio le quote riguardanti le opere “di espressione originale italiana ovunque prodotte”, ivi incluse le opere cinematografiche; per queste ultime tali decreti individueranno, tra l’altro, specifiche modalità di assolvimento degli obblighi sopra indicati, tenendo conto anche degli accordi eventualmente stipulati tra le associazioni di fornitori di servizi di media audiovisivi o il singolo fornitore e le associazioni di produttori maggiormente rappresentative.

L’AGCOM, con propri regolamenti, definirà più nel dettaglio le previsioni del decreto, ivi incluse le modalità tecniche di assolvimento degli obblighi sopra indicati, la quantificazione degli obblighi dei fornitori di servizi on-demand con riferimento alle opere europee prodotte da produttori indipendenti e le definizioni di “produttore indipendente”, “introiti netti” e “ricavi complessivi”.

L’AGCOM, inoltre, è competente a verificare il rispetto degli anzidetti obblighi da parte di tutti gli operatori coinvolti nonché a irrogare le relative sanzioni, aumentate sensibilmente dal decreto (da 100.000 Euro a un massimo di 5 milioni di Euro o il 2% del fatturato).

3. Il decreto sulla tutela dei minori

Il decreto riforma in maniera sostanziale l’assetto normativo attualmente vigente in tema di tutela del pubblico non adulto nella visione di opere cinematografiche e audiovisive, tra l’altro:

  • responsabilizzando maggiormente tanto gli operatori del settore cinematografico e audiovisivo, chiamati a classificare le opere in maniera adeguata alla fascia d’età del pubblico destinatario, quanto i principali agenti educativi (in primis, la famiglia);
  • abolendo le procedure relative al rilascio del “nulla osta” alla proiezione in pubblico da parte della Direzione generale per il Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo;
  • abolendo, in relazione all’attuale sistema di censura, il divieto assoluto di uscita in sala di un’opera e l’uscita condizionata all’apporto di tagli o modifiche;
  • modificando l’attuale sistema di classificazione delle opere, rendendolo più coerente con l’eterogeneità delle opere esistenti e dei componenti del pubblico destinatario, spesso oggi inclusivo anche di bambini molto piccoli;
  • sostituendo l’attuale organo di controllo, costituito dalle sette Commissioni per la revisione cinematografica, con la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, a cui è rimessa la validazione delle opere.

L’AGCOM, con proprio regolamento, disciplinerà la classificazione delle opere audiovisive destinate a web e videogiochi, nell’ottica di individuare il giusto bilanciamento tra libertà di espressione e tutela dei minori.

 

4. Il decreto sul rapporto di lavoro

Con questo decreto viene definita la disciplina del rapporto di lavoro nel settore cinematografico e audiovisivo in coerenza con le previsioni del “Jobs Act”, tra l’altro:

  • prevedendo la definizione della classificazione nazionale delle professioni artistiche e tecniche nel settore;
  • aggiungendo la produzione di opere audiovisive tra i settori che beneficiano di deroghe al numero massimo di contratti a tempo determinato;

riconoscendo le specificità del settore cinematografico e audiovisivo ai fini dell’apprendistato professionalizzante.

 

Redatto il 31 ottobre 2017