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Manifestazioni di Trieste, c’è un giurista in Italia?

Trieste in agitazione per le manifestazioni no Green pass
Altalena
Ph. Luca Martini / Altalena

Trieste: cosa sta succedendo?

Quanto sta accadendo a Trieste fa pensare agli insegnamenti dei maestri. La Professoressa Maria Pia Baccari, inaugurando i corsi di Istituzioni di diritto romano e Diritto romano, si rivolge ai suoi studenti con una lettera preziosissima. Correva l’anno accademico 2011-2012.

Consapevole di esprimersi ai giuristi del domani, e augurando loro di divenire «grandi giuristi», la Professoressa indicava come (e perché) approcciarsi agli studi giuridici: «assetati di pace e di giustizia, desiderosi di usare la forza del diritto contro il diritto della forza».

La forza del diritto contro il diritto della forza. Parole vive, di fuoco, che esprimono il senso di una categoria intellettuale, quella dei giuristi. Difensori dei valori, della libertà e della giustizia. Secondo una concezione forse minoritaria, sicuramente mirabile. Una concezione da riconsiderare adesso, a partire dai fatti di Trieste.
 

Le manifestazioni di Trieste

Madri e padri di famiglia ieri mattina, all’alba, si sono raccolti presso il varco 4 del Molo 7 del porto di Trieste per manifestare contro il Green pass, senza il quale viene precluso il diritto al lavoro (cfr. decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127).

Sebbene i media mainstream avessero squalificato la manifestazione – iniziata il 15 ottobre – come un insignificante corteo di pochi dissidenti, il 18 ottobre è stato richiesto l’intervento diretto delle forze dell’ordine.

Contro una folla di lavoratori pacificamente seduti, rappresentati solo da sé stessi, la polizia a Trieste è intervenuta attivamente con idranti, manganelli e gas – come riportano gli stessi media di cui sopra. L’uso della forza fisica contro la forza di idee pacifiche e liberali.

Fanpage titola: «Polizia sgombera presidio No Green Pass al porto di Trieste con idranti: manganellate sui manifestanti», poco dopo, La Repubblica: «Porto di Trieste, oltre duemila persone al presidio. Guerriglia in città con lacrimogeni e idranti tra polizia e manifestanti no Green Pass». E ancora, TGcom24: «Trieste, lacrimogeni e idranti sui manifestanti: sgomberato l’ingresso del porto». Per non citare la stampa estera, sempre più preoccupata per quanto sta accadendo nella nostra democrazia occidentale: «one of the toughest anti-Covid-19 regimes in the Western world» si legge su The Wall Street Journal.

 Lo Stato a Trieste gioca la carta della violenza, non della mediazione né del compromesso. I lavoratori sono umiliati e colpiti in faccia con gli idranti al grido di “Libertà!”, di prima mattina, all’ingresso del proprio luogo di lavoro: il porto. Ma le parole sono insufficienti, la sola visione delle dirette video consente di avere un’idea non distorta della realtà. Non manipolata da ricostruzioni e montaggi.

In un Paese in cui il diritto al lavoro è già in bilico, un decreto legge lo limita ulteriormente.  Chi desidera lavorare per mantenere la propria famiglia è mortificato fisicamente dallo Stato. E non c’è partito o sindacato che sia pronto ad accogliere un’istanza semplice: poter lavorare – a prescindere da patenti civili e permessi speciali. Da segnalare la presenza, nella manifestazione di Trieste, di numerose persone vaccinate. Le discriminazioni, infatti, non dovrebbero indignare i soli discriminati.
 

Una domanda da Trieste: c’è un giurista in Italia?

All’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Pisa, riferendosi altresì alle manifestazioni di Trieste, il Capo dello Stato condanna ogni violenza: “Atti di violenza ostacolano la ripresa del Paese”.

Chi è violento? Se non lo sono forze dell’ordine che a Trieste non hanno risparmiato manganelli, idranti e gas, non possono esserlo nemmeno manifestanti disarmati e pacifici, che chiedono ascolto. Questa retorica divisiva, che lacera il tessuto sociale del Paese e lo smembra in buoni e cattivi, denota tutta la crisi della politica e delle istituzioni, ormai indifferenti alle istanze dei cittadini.

Vien da chiedersi, ripensando alle parole della Professoressa Maria Pia Baccari, se vi sia un giurista in Italia. Quesito provocatorio, certo, ma utile. Vien da chiedersi chi sia disposto a difendere – pubblicamente, sul piano del diritto – una minoranza scomoda e antipatica, che chiede solo di lavorare. Una minoranza per modo di dire: le proteste si stanno moltiplicando in tutta la Penisola, non solo a Trieste.

C’è un giurista in Italia che assuma le difese degli ultimi? In nome della non violenza e dei diritti, in nome dei principi liberali che ispirano da secoli l’Occidente.

Il giurista difensore, si ricorda, non difende solo chi ha ragione (nel qual caso non esisterebbero i tribunali), perché la ragione non è assoluta. A volte la ragione sta in mezzo, tra le parti.

Non è un caso che si discuta spesso di bilanciamento di diritti. È però il caso, adesso, che la forza del diritto si schieri contro il diritto della forza. A difesa dei deboli che non difende nessuno.