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Attualità - Reati: in Italia calano di numero, ma crescono i detenuti, che costano all’Italia 11 euro al giorno

Attualità - Reati: in Italia calano di numero, ma crescono i detenuti, che costano all’Italia 11 euro al giorno
Attualità - Reati: in Italia calano di numero, ma crescono i detenuti, che costano all’Italia 11 euro al giorno

Lo dice il XIII rapporto sulle condizioni di detenzione, stilato dall’associazione Antigone e intitolato «Torna il carcere».

Il documento, presentato nello scorso mese di maggio a Roma, riferisce di un numero di reati in sensibile calo, raffrontato a un’evidente crescita, avvenuta negli ultimi sei mesi, del numero dei detenuti presenti nei 190 istituti penitenziari della Penisola, che è aumentato di circa 1.500 unità, raggiungendo quota 56.436.

Il dato preoccupante di questo rapporto è il seguente: di questo passo, nel 2020, sfonderemo quota 67.000 persone detenute.

Nel semestre precedente la crescita era stata di circa 1.100 unità e negli ultimi 16 mesi, sottolinea ancora il rapporto, il numero dei detenuti è cresciuto di 4.272 unità. Importante anche l’aumento del  tasso di affollamento, passato dal 105% del 2015 al 108,8% del 2016.

Con tutto quello che il dato appena riportato si porta con sé.

Nonostante questo importante aumento, si legge nel rapporto che i reati diminuiscono.

Difatti: nel 2015 il totale di quelli denunciati è stato di 2.687.249, contro i 2.812.936 del 2014. Una delle notizie migliori del rapporto riguarda alcun reati gravi, come ad esempio l’omicidio, passato dai 1.916 del 1991 ai “soli” 397 del 2016. Nel giugno del 1991, però, i detenuti erano solamente 31.053, con un rapporto di incidenza molto diverso: sostanzialmente si ammazzava cinque volte di più, ma si finiva in prigione due volte di meno.

In pratica, ci dice l’Editoriale: “Stiamo tornando agli stessi numeri che, nel 2013, avevano causato l’onta della condanna per trattamenti inumani e degradanti da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani)”.

Buone notizie anche per altri reati socialmente ritenuti come gravi e odiosi. Tra il 2014 e il 2015, infatti, sono diminuiti tutti i reati di violenza sessuale (-6,04%), le rapine (-10,62%), i furti (-6,97%), l’usura (-7,41%) e gli omicidi volontari (-15%).

Un ultimo dato, tra i tanti interessanti del rapporto, ci pare giusto sottolineare, e riguarda le spese dello Stato per il carcere e per le misure alternative.

Non è possibile fare un calcolo esatto di quanto viene effettivamente destinato al reinserimento nella società del detenuto. Tuttavia, è possibile fare una stima, seppur di massima.

Le attività di istruzione e scolastiche hanno un budget ben definito (2.833.737€), così come le attività culturali, ricreative e sportive oltre che la gestione delle biblioteche (624.913€).

Invece i compensi per i detenuti lavoranti sono raggruppati insieme ai costi per il loro trasporto e per la scorta (probabilmente questo trasporto è inerente alle loro attività lavorative) e si trovano in due voci diverse per un totale di 115.603.209€. Infine, all’interno della voce “Accoglienza, trattamento penitenziario e reinserimento dei detenuti” è presente un capitolo che racchiude sostanziose risorse (91.783.286€) destinate a “spese di ogni genere riguardanti il mantenimento, l’assistenza e la rieducazione dei detenuti”.

In conclusione, da tutti i dati raccolti è possibile dedurre che più dell’80% delle risorse sono spese per il personale e appena l’8,5% è speso direttamente per i detenuti. Inoltre, dividendo la quarta voce per il numero dei detenuti (55.381 a fine gennaio) e per i 365 giorni che compongono un anno, è possibile stimare una spesa giornaliera per detenuto pari a 11€ circa.

Per approfondimenti su iniziative e spese per il reinserimento si legga l’articolo Percentuali reali sui detenuti coinvolti in attività lavorative utili al reinserimento.

Associazione Antigone, XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione

Lo dice il XIII rapporto sulle condizioni di detenzione, stilato dall’associazione Antigone e intitolato «Torna il carcere».

Il documento, presentato nello scorso mese di maggio a Roma, riferisce di un numero di reati in sensibile calo, raffrontato a un’evidente crescita, avvenuta negli ultimi sei mesi, del numero dei detenuti presenti nei 190 istituti penitenziari della Penisola, che è aumentato di circa 1.500 unità, raggiungendo quota 56.436.

Il dato preoccupante di questo rapporto è il seguente: di questo passo, nel 2020, sfonderemo quota 67.000 persone detenute.

Nel semestre precedente la crescita era stata di circa 1.100 unità e negli ultimi 16 mesi, sottolinea ancora il rapporto, il numero dei detenuti è cresciuto di 4.272 unità. Importante anche l’aumento del  tasso di affollamento, passato dal 105% del 2015 al 108,8% del 2016.

Con tutto quello che il dato appena riportato si porta con sé.

Nonostante questo importante aumento, si legge nel rapporto che i reati diminuiscono.

Difatti: nel 2015 il totale di quelli denunciati è stato di 2.687.249, contro i 2.812.936 del 2014. Una delle notizie migliori del rapporto riguarda alcun reati gravi, come ad esempio l’omicidio, passato dai 1.916 del 1991 ai “soli” 397 del 2016. Nel giugno del 1991, però, i detenuti erano solamente 31.053, con un rapporto di incidenza molto diverso: sostanzialmente si ammazzava cinque volte di più, ma si finiva in prigione due volte di meno.

In pratica, ci dice l’Editoriale: “Stiamo tornando agli stessi numeri che, nel 2013, avevano causato l’onta della condanna per trattamenti inumani e degradanti da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani)”.

Buone notizie anche per altri reati socialmente ritenuti come gravi e odiosi. Tra il 2014 e il 2015, infatti, sono diminuiti tutti i reati di violenza sessuale (-6,04%), le rapine (-10,62%), i furti (-6,97%), l’usura (-7,41%) e gli omicidi volontari (-15%).

Un ultimo dato, tra i tanti interessanti del rapporto, ci pare giusto sottolineare, e riguarda le spese dello Stato per il carcere e per le misure alternative.

Non è possibile fare un calcolo esatto di quanto viene effettivamente destinato al reinserimento nella società del detenuto. Tuttavia, è possibile fare una stima, seppur di massima.

Le attività di istruzione e scolastiche hanno un budget ben definito (2.833.737€), così come le attività culturali, ricreative e sportive oltre che la gestione delle biblioteche (624.913€).

Invece i compensi per i detenuti lavoranti sono raggruppati insieme ai costi per il loro trasporto e per la scorta (probabilmente questo trasporto è inerente alle loro attività lavorative) e si trovano in due voci diverse per un totale di 115.603.209€. Infine, all’interno della voce “Accoglienza, trattamento penitenziario e reinserimento dei detenuti” è presente un capitolo che racchiude sostanziose risorse (91.783.286€) destinate a “spese di ogni genere riguardanti il mantenimento, l’assistenza e la rieducazione dei detenuti”.

In conclusione, da tutti i dati raccolti è possibile dedurre che più dell’80% delle risorse sono spese per il personale e appena l’8,5% è speso direttamente per i detenuti. Inoltre, dividendo la quarta voce per il numero dei detenuti (55.381 a fine gennaio) e per i 365 giorni che compongono un anno, è possibile stimare una spesa giornaliera per detenuto pari a 11€ circa.

Per approfondimenti su iniziative e spese per il reinserimento si legga l’articolo Percentuali reali sui detenuti coinvolti in attività lavorative utili al reinserimento.

Associazione Antigone, XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione