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Il test psicoattitudinale per i magistrati. Una polverosa proposta da archiviare subito

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Il test psicoattitudinale per i magistrati. Una polverosa proposta da archiviare subito

 

Sul quotidiano Il Foglio del 5 marzo 2023 il Ministro Nordio così ha declamato: 

<<Il test è ormai obbligatorio per chi riveste funzioni importanti. Se lo fanno i poliziotti, perché non deve farlo il pm che dirige la Polizia giudiziaria? L’autocertificazione di virtù e di equilibrio da parte della magistratura è irrazionale e persino offensiva verso le altre categorie di operatori>>. 

Stupisce davvero che proprio un magistrato, qual è stato per decenni il Ministro Nordio, non rammenti che tutti i magistrati ordinari non si ‘autocertificano’ affatto “virtù ed equilibrio”. Essi infatti sono selezionati da un rigoroso concorso pubblico e soprattutto la loro condotta giudiziaria – diuturnamente sottoposta all’esame del pubblico (anche televisivo), degli Avvocati, degli altri magistrati e della Stampa - è verificata, prima, da un prolungato e articolato periodo di tirocinio e, poi, da verifiche periodiche ad opera dei Capi degli uffici, dei Consigli giudiziari, e dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura. Inoltre ogni magistrato è esposto alla responsabilità civile, penale e disciplinare. Lo stesso Ministro ha infatti il potere - del cui mancato esercizio risponde politicamente - di esperire, davanti al Consiglio Superiore della Magistratura, l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari scorretti. Ma quante volte egli, pur così critico nei confronti dei magistrati tutti e segnatamente dei requirenti, ha esercitato siffatto potere sapientemente previsto dall’art. 107, 2° Cost.? Stando alle pubbliche statistiche del 2023, e considerato che l’organico è composto da 9062 magistrati, soltanto 23 volte, pari allo 0,25% (mentre il P.G. presso la Suprema Corte ha agito disciplinarmente 66 volte, pari allo 0,72%)! Dunque, delle due l’una: o non sussistano tutte le colpe che Nordio addebita genericamente ai magistrati ovvero imputet sibi (cioè se ne faccia anch’egli carico), essendo mancata (clamorosamente a proposito dei magistrati coinvolti nello scandalo Palamara) una vigile attività repressiva da parte (del P.G. e) del Ministro, che si avvale per altro anche di un apposito Ufficio ispettivo! 

Ma vieppiù allarma, nella dichiarazione del Ministro, l’inspiegabile oblio del proprium dell’attività giudiziaria, ove a tutti i livelli è scontata tanto la fallibilità del magistrato decidente (destinata a sopravvivere a qualunque preventivo vaglio medico-psicologico), quanto la sua istituzionale emendabilità interna per mezzo delle impugnazioni. Soltanto la lunga storia del diritto e della filosofia del diritto – discipline nate in Grecia e a Roma dall’esigenza etica della Giustizia – consente di comprendere l’approdo - dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta del fascismo - nella nostra Costituzione repubblicana, della Magistratura come ‘ordine’ autonomo e indipendente da ogni altro ‘potere’. E soltanto in tale cornice di riferimento si spiega perché la polizia giudiziaria sia stata posta - senza affatto dolersene - alle dipendenze dell’autorità giudiziaria (art. 109 Cost.). 

 E se, proprio per la propria natura (umana ma giammai ...”troppo umana”), la Giurisprudenza si rivela tuttavia “dottrina dell’incertezza”, il suo hegeliano ‘superamento’ (Aufhebung), nel fluire della Storia, di certo non può essere affidato ad altre eterogenee ‘scienze’ - per altro in massima parte altrettanto opinabili e certamente meno costituzionalmente ‘autonome’ - quali sono neurologia, psichiatria e psicologia comportamentale, significativamente non applicate infatti neppure ai decisori politici, Ministri compresi. 

Piuttosto che formulare distoniche proposte legislative - a volte vistosamente eversive, qual è specialmente anche quella che intende abolire l’obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.) – forse sarebbe più urgente assicurare intanto, accelerando i moduli concorsuali fin qui seguiti (per esempio moltiplicando le commissioni esaminatrici), la copertura dei 1582 posti vacanti (pari al 14.86%) dell’organico dei magistrati ordinari e completare l’efficace informatizzazione del servizio giudiziario. 

In conclusione, la proposta dei test, risalente a Berlusconi e rinverdita dal Ministro Nordio, non resiste alla verifica logico-costituzionale. Merita perciò soltanto una pubblica sepoltura, anche perché incombono più urgenti necessità istituzionali.