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Riflessioni sull’industria farmaceutica in Italia

Il settore della salute viene spesso menzionato per il suo peso sulla spesa sanitaria pubblica, ma non andrebbe considerato solo come un costo
industria farmaceutica in Italia
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Riflessioni sull’industria farmaceutica in Italia


Il settore della salute viene spesso menzionato per il suo peso sulla spesa sanitaria pubblica, ma non andrebbe considerato solo come un costo. Le imprese farmaceutiche che ne fanno parte rappresentano infatti un asset strategico dell’economia del Paese grazie a:

  • ingenti investimenti in ricerca e sviluppo (le imprese del farmaco finanziano il 90% della ricerca medico scientifica);
  • sostegno all’occupazione;
  • produzione e messa sul mercato di farmaci e vaccini sempre più sicuri ed efficaci.

In merito a quest’ultimo punto, in effetti, i dati testimoniano l’indubbio miglioramento delle aspettative di vita e della sua qualità in caso di malattie quali il cancro, l’AIDS, l’epatite C, le patologie croniche e cardiovascolari e dimostrano come alcune di queste siano state eradicate grazie alle vaccinazioni [1]. Pensiamo ad esempio a come malattie quali poliomielite, vaiolo, meningite siano state debellate dai vaccini [2].

Al di là delle differenti opinioni, è innegabile il ruolo centrale svolto dalle aziende farmaceutiche per superare la pandemia da Covid-19; la crisi pandemica ha infatti confermato il valore della ricerca scientifica per un continuo e concreto contributo alla salute dei cittadini e, conseguentemente, per la stabilità economica.

Per sottolineare meglio questo aspetto, è stata promossa da Farmindustria la campagna social #ilvaloredellaricerca che racconta in modo semplice l’importanza della ricerca scientifica ed il ruolo delle imprese del farmaco.


I numeri dell’industria farmaceutica in Italia

Nel 2020 l’industria farmaceutica è stata al primo posto in Italia tra i settori industriali per:

  • investimenti in open innovation;
  • accordi di innovazione con università e centri pubblici di ricerca;
  • valore aggiunto per addetto e tasso di internazionalizzazione;
  • formazione, welfare aziendale e programmi di sostegno alla genitorialità.

Per capire il peso del settore farmaceutico è utile fare ricorso a qualche numero [3]:

  • 283 imprese operanti in Italia (materie prime e specialità medicinali);
  • 43% di imprese a capitale italiano, 57% di imprese a capitale estero (di cui 35% europee e giapponesi, 22% statunitensi);
  • più alto valore aggiunto per addetto (+123% rispetto alla media manufatturiera);
  • più alti investimenti per addetto (+312%) in produzione, ricerca e sviluppo (R&S) e in protezione dell’ambiente;
  • 34,3 miliardi di valore della produzione (risultato della crescita delle esportazioni: +3,8% rispetto al 2019);
  • 3 miliardi di valore degli investimenti (di cui 1,6 in R&S e 1,4 in impianti di produzione);
  • 290 mila persone occupate, di cui 67 mila addetti diretti.


L’occupazione e le politiche di welfare

I dati dell’occupazione mostrano un trend in crescita del 12% negli ultimi 5 anni principalmente nelle funzioni di R&S, produzione e nelle figure di sede[4].

Analizzando i dati dell’occupazione, possiamo rilevare queste peculiarità:

  • 54% personale laureato (vs 21% media dell’industria);
  • 43% donne (vs 29% media dell’industria manufatturiera) e con ruoli apicali (32% dirigenti e 44% quadri vs rispettivamente 14% e 23% nella manifattura);
  • 80% degli under 35 con contratto a tempo indeterminato.

Inoltre, i sistemi di contrattazione aziendale prevedono in moltissimi casi premi variabili ed eventuale conversione degli stessi in welfare (58% vs 27% media dell’industria).

Il settore, infine, si caratterizza per sistemi di gestione particolarmente sviluppati in merito a valutazione delle prestazioni, strumenti per formazione e sviluppo professionale e meccanismi di incentivazione. Completano il quadro i programmi di welfare, assistenza sanitaria integrativa e di previdenza complementare, le mense aziendali, i servizi per familiari (come assistenza sociale, sanitaria e per l’educazione), le attività a sostegno della genitorialità e un ampio utilizzo di strumenti di work-life balance (es. smart working).


Ricerca e Sviluppo dell’industria farmaceutica in Italia

Un ulteriore driver dell’occupazione è costituito dalle attività di R&S, che hanno fatto evolvere il concetto da terapie basate sulla logica “one-fits-all” a terapie avanzate e prodotti più specialistici tra cui le “next generation biotherapeutics” (terapie geniche, cellulari somatiche e di ingegneria tissutale).

La competitività dell’Italia è quindi legata ai processi di innovazione in continua evoluzione che attraggono investimenti nazionali ed esteri.

La ricerca nel nostro Paese è infatti specializzata nei farmaci biotech, vaccini, emoderivati, farmaci orfani e terapie avanzate, portando l’Italia ad essere un hub internazionale di ricerca e produzione.  

Da rilevare anche i notevoli investimenti in studi clinici (700 milioni di euro all’anno) che, oltre a sviluppare migliori opportunità terapeutiche, contribuiscono indirettamente anche alla crescita professionale degli operatori sanitari, senza costi a carico del SSN (ospedalizzazioni, prodotti ed esami diagnostici ecc. sono costi coperti dalle aziende sponsor).


Import & Export

Nel 2020 l’industria farmaceutica ha confermato la crescita del commercio di medicinali, sostanze di base e altri prodotti sia verso il mercato interno (oltre 29 miliardi di euro di importazioni) che quello estero (circa 34 miliardi di euro di esportazioni), con una crescita del 74% nel quinquennio 2015-2020, prevalentemente da e verso Paesi europei.


Sostenibilità dell’industria farmaceutica

Il rispetto dell’ambiente non rappresenta soltanto un valore etico per le imprese farmaceutiche, ma anche un reale fattore di competitività.

Le iniziative di sostenibilità ambientale e/o responsabilità sociale per la riduzione dell’impatto ambientale pongono l’industria farmaceutica ai primi posti tra tutti i settori manufatturieri. Alcuni dati ed azioni rendono l’idea dell’impegno in questa direzione:

  • riduzione delle emissioni di gas climalteranti (in dieci anni, -32% vs -28% della media manifatturiera);
  • riduzione dei consumi energetici (in dieci anni, -59% vs -17% della media manifatturiera);
  • investimenti in tecnologie green (44% vs 37% della media manifatturiera).

Alcuni esempi di iniziative riguardano:

  • la riduzione/eliminazione della plastica nelle fasi del processo produttivo;
  • l’impegno per la riduzione dei rifiuti;
  • la centralizzazione del sistema di indennizzo e smaltimento dei medicinali scaduti/resi (tramite il consorzio Assinde)[5].


Riflessioni sulle difficoltà del settore

Di seguito riportiamo alcune riflessioni sulle difficoltà che le imprese del farmaco in Italia devono affrontare:

  • la scadenza dei brevetti, con il conseguente ingresso dei farmaci equivalenti, ha imposto alle aziende una riduzione dei prezzi di vendita e, conseguentemente, anche un contenimento degli investimenti, con la necessità di confrontarsi con un mercato sempre meno difeso e sempre più aggressivo;
  • la globalizzazione del mercato ha contribuito ad aumentare la presenza nel settore di economie emergenti che, grazie a minori costi di produzione, competono sempre più incisivamente con il Made in Italy;
  • il contesto politico instabile e di incertezza normativa rende complesso operare nel settore e definire una pianificazione a lungo termine;
  • il rigoroso governo della spesa farmaceutica nazionale che ne limita l’espansione concretizzandosi in quattro diversi strumenti: (i) tetti della spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera, (ii) monitoraggio della spesa farmaceutica, (iii) budget per ogni azienda titolare di AIC, (iv) ripiano degli sfondamenti tramite pay-back a beneficio delle Regioni.

Alla luce della situazione appena descritta, le imprese farmaceutiche auspicano un cambio di rotta che certifichi il settore come un asset importante del sistema Paese da salvaguardare, ancorché con regole certe e chiare e con una politica del farmaco che guardi a lungo termine, assicurando una maggiore serenità imprenditoriale.

Ad esempio, al fine di assicurare maggiore competitività e attrattività degli investimenti per proteggere l’industria italiana del farmaco e dei dispositivi medici, si dovrebbe avere:

  • un confronto più serrato, trasparente e virtuoso con le Istituzioni;
  • una governance farmaceutica attrattiva;
  • un rafforzamento della cooperazione strategica tra imprese private e Istituzioni pubbliche;
  • una riorganizzazione nell’ottica della semplificazione del sistema regolatorio.


Conclusioni

Il settore farmaceutico del nostro Paese è un settore vitale, caratterizzato da un forte dinamismo che beneficia di capacità – come abbiamo visto – tutte Made in Italy.

È quindi difficile non essere d’accordo con un recente elogio del Dott. Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria, all’industria italiana: “Questa coniuga le migliori caratteristiche della manifattura italiana (genialità e tenacia degli imprenditori, qualità dei lavoratori, legame forte con il territorio) con le migliori caratteristiche della farmaceutica in generale (internazionalizzazione, innovazione dei prodotti e dei processi, sistemi di welfare)” [6].

E poiché il settore farmaceutico è particolarmente noto per la competitività e la rigida regolamentazione associata alla responsabilità in capo alle aziende, la Compliance assume un ruolo strategico e di valore a tutela della reputazione del settore.

Del valore della Compliance come fattore competitivo e del ruolo del Responsabile della Compliance parleremo infatti nei prossimi articoli.

***

[1] Farmindustria Centro Studi, Indicatori Farmaceutici, Luglio 2021: “oggi 2 persone su 3 alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3 (l’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci); i pazienti guariti dal cancro in Italia sono aumentati del 37% in 10 anni; oggi l’AIDS è diventata una patologia cronica e un ventenne al quale è diagnosticata ha una aspettativa di vita di 70 anni; l’epatite C è curabile (in cinque anni i pazienti trattati in Italia sono più di 230 mila); la mortalità per malattie croniche è fortemente diminuita e per quelle cardiovascolari è scesa del 30% in 10 anni; le vaccinazioni hanno permesso di eradicare malattie, anche nei Paesi in via di sviluppo”.

[2] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/altre-news/tutte-le-malattie-debellate-dai-vaccini

[3] Farmindustria Centro Studi, Indicatori Farmaceutici, Luglio 2021, riferimento a dati 2020.

[4] Farmindustria Centro Studi, Indicatori Farmaceutici, Luglio 2021.

[5] L’Italia è il primo paese d’Europa a disporre di un sistema di ritiro e smaltimento dei resi farmaceutici integrale e gestito direttamente dagli operatori del settore.

[6] https://www.aboutpharma.com/blog/2019/02/06/dieci-anni-di-successi-per-la-farmaceutica-italiana-ora-servono-garanzie-per-investire/