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Risarcimento - Cassazione Civile: esiste un diritto al riposo notturno?

È possibile risarcire il danno esistenziale anche nel caso in cui si subisca un pregiudizio al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria casa di abitazione e alla libera e piena esplicazione delle abitudini di vita quotidiane.

Con Sentenza del 16 ottobre, la Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale, non occorre avere necessariamente subito un pregiudizio alla propria salute.

Nel caso di specie, una società aveva proposto ricorso alla Corte di Cassazione dopo che i giudici di primo e di secondo grado, l’avevano obbligata a corrispondere un importo a titolo di danno non patrimoniale nei confronti di alcuni ragazzi che asserivano che, dai rumori provenienti dall’immobile di proprietà della società ricorrente provenissero delle immissioni intollerabili; chiedevano, quindi, il ricorso alla tutela inibitoria e la riconduzione di tali immissioni entro i parametri di normale tollerabilità.

La Corte di Cassazione ha confermato il proprio orientamento, affermato in alcuni suoi precedenti come la Sentenza n. 26972/2008 con cui aveva statuito che: “ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale, non deve necessariamente sussistere un pregiudizio al diritto alla salute” e, infine, la Sentenza n. 26899/2014 nella quale aveva affermato che: “l’esposizione a delle immissioni intollerabili può determinare una lesione del diritto al riposo notturno e alla vivibilità della propria abitazione”.

Sulla base della argomentazioni sopra proposte, la Cassazione ha, pertanto, rigettato il ricorso presentato dalla Società.

(Corte di Cassazione - Terza Sezione Civile, Sentenza 16 ottobre 2015, n. 20927)

È possibile risarcire il danno esistenziale anche nel caso in cui si subisca un pregiudizio al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria casa di abitazione e alla libera e piena esplicazione delle abitudini di vita quotidiane.

Con Sentenza del 16 ottobre, la Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale, non occorre avere necessariamente subito un pregiudizio alla propria salute.

Nel caso di specie, una società aveva proposto ricorso alla Corte di Cassazione dopo che i giudici di primo e di secondo grado, l’avevano obbligata a corrispondere un importo a titolo di danno non patrimoniale nei confronti di alcuni ragazzi che asserivano che, dai rumori provenienti dall’immobile di proprietà della società ricorrente provenissero delle immissioni intollerabili; chiedevano, quindi, il ricorso alla tutela inibitoria e la riconduzione di tali immissioni entro i parametri di normale tollerabilità.

La Corte di Cassazione ha confermato il proprio orientamento, affermato in alcuni suoi precedenti come la Sentenza n. 26972/2008 con cui aveva statuito che: “ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale, non deve necessariamente sussistere un pregiudizio al diritto alla salute” e, infine, la Sentenza n. 26899/2014 nella quale aveva affermato che: “l’esposizione a delle immissioni intollerabili può determinare una lesione del diritto al riposo notturno e alla vivibilità della propria abitazione”.

Sulla base della argomentazioni sopra proposte, la Cassazione ha, pertanto, rigettato il ricorso presentato dalla Società.

(Corte di Cassazione - Terza Sezione Civile, Sentenza 16 ottobre 2015, n. 20927)