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Tutela delle specie a rischio di estinzione e della biodiversità

RFT - Svizzera - Austria
biodiversità e rischio di estinzione
biodiversità e rischio di estinzione

Tutela delle specie a rischio di estinzione e della biodiversità

RFT - Svizzera - Austria
 

Abstract: Da 130 a 150 specie animali e vegetali, si estinguono ogni giorno. Il 25% dei mammiferi terrestri e il 34 % delle specie marine è a rischio di estinzione. Ben il 75% della superficie terrestre è stato trasformato fino a oggi. Con l’adozione di adeguate misure, è possibile far in modo, che la minaccia di estinzione possa essere, almeno in parte, scongiurata.

I   RFT

Cause di estinzione di specie – Crisi della biodiversità

Le modificazioni apportate dall’uomo all’ambiente (“anthropogene Umweltveränderungen”), hanno causato – nei passati decenni – una degradazione del paesaggio e degli ecosistemi tali, da provocare notevoli danni alla biodiversità; si parla, in proposito, di crisi della biodiversità.

Su scala mondiale, ben otto milioni di specie – vegetali e animali – sono minacciate di estinzione, con corrispondente pericolo per l’ambiente. È stato detto, che la crisi della biodiversità, è foriera di pericoli stimabili pari alla crisi del clima.

Tra le cause dell’”Artensterben” e della crisi della biodiversità, si annovera, anzitutto, l’agricoltura cosiddetta intensiva, praticata ormai su scala quasi industriale, con conseguente aumento del consumo di territorio e impiego, sempre più vasto, di fertilizzanti mineralizzati, di anticrittogamici a composizione chimica-sintetica e di coltivazioni – sempre più frequenti – caratterizzate da monoculture.

Gli effetti negativi di un’agricoltura del genere si estendono anche alle aree contigue, non coltivate e, delle volte, pure su aree protette, site nelle vicinanze di riserve naturali.

Nei passati 20 anni, su scala mondiale, le aree destinate ad agricoltura, sono aumentate di circa il 9% rispetto al 2002. Ciò è avvenuto a detrimento della vegetazione naturale e, in parte, dei boschi.

Non soltanto all’agricoltura, è “imputabile” lo stato delle cose, ora descritto.

La moltiplicità delle specie (“Artenvielfalt”) viene minacciata pure dal “consumo” di terreni destinati all’edificazione di strutture residenziali (e industriali, nonchè artigianali) e di infrastrutture inerenti alla viabilità.

Ciò comporta, oltre alla cementificazione del suolo (e alla “sigillazione” dello stesso, determinante il mancato assorbimento della pioggia), la “distruzione” di aree prima costituenti l’”habitat” di specie vegetali e animali e anche la “parcellizzazione” di porzioni di suolo nonchè l’”isolamento” di aree “tagliate in due” per effetto, per esempio, della costruzione di strade o di autostrade.

Nonostante tutto, “quelli del cemento”, non di rado, s’intendono con i “rulers” e riescono a ottenere anche una valanga di voti; il popolino, si sa, è molto savio, saggio e, spesso, anche altrettanto “vorausschauend” (lungimirante). L’utilità, che conta, è quella immediata…Inoltre, i “Betonierer”, come da qualche parte vengono chiamati, dispongono di influenze non certo trascurabili.

L’uomo continua a deturpare la natura in vari modi, senza rendersi conto di ciò, che sta facendo e che sarebbe ora di cambiare. Pare, che non reputi: “Malum consilium est, quod mutari non potest.” Troppi continuano a ritenere: ”Quidquid principes faciunt, praecipere videntur”.

Nella RFT, ci si era proposti, di ridurre, entro il 2020, il “consumo” di aree da edificare a meno di 30 ha il giorno. Quest’obiettivo non è stato, per nulla, conseguito ed è prevedibile, che sarà raggiunto neppure nel 2030, come alcuni politici hanno promesso, sbandierando una rigorosa “Nachhaltigkeitsstrategie”.

Che la situazione sia tutt’altro che rosea, risulta da dati di fatto incontrovertibili.

Nella RFT – è stato calcolato – nessun edificio dista – in media – più di 6 km da quello più vicino, anzi, nel 95% dei casi, lo stabile più prossimo, è a distanza di circa 1,5km.

La normativa edilizia, è stata modificata nel senso di “privilegiare” aree suburbane. Non è stata contrastata, la costruzione di case unifamiliari. Tutto ciò ha comportato un’ovvia riduzione delle aree aventi originariamente destinazione del tutto diversa.

È stato detto, che è urgente un’inversione di tendenza, se la tutela della biodiversità non è un mero “slogan” (clientelare). Significativamente, la cosiddetta Biodiversitätsstrategie 2020, è rimasta “sulla carta”.

Sembra, che il legislatore della RFT si sia dimenticato di quanto detto da Vegezio: ”Et plaga caeli non solum ad robur corporum, sed etiam animorum facit” (Il clima contribuisce, non soltanto al vigore del corpo, ma anche a quello dello spirito).l

La RFT non è il solo Paese, che ha fallito nella realizzazione della predetta strategia. Anche in ambito comunitario, si è registrato un analogo fallimento.

Almeno il 15% “of degradet ecosystems”, sarebbe dovuto essere ripristinato entro il 2020 (“Set priorities to restore”).

Si è, invece, registrata una “perdita” di biodiversità, con conseguente “Artenverlust”.

                                                      

La “Biodiversitätsstrategie 2030”

Le pressioni sulla politica sono aumentate, per cui, è stata elaborata, in ambito comunitario, la “Biodiversitätsstrategie 2030”.

Gli obiettivi principali di questa strategia, sono: 1) va protetto, con misure legislative, almeno il 30% delle aree terrestri e marine  2) tutela più rigorosa di almeno del 30% delle aree protette, ivi incluse quelle boschive, ancora allo stato naturale  3) lo sfruttamento economico delle aree protette, sarà consentito entro limiti più ristretti e le misure di tutela delle stesse, devono essere rafforzate con adeguate misure, anche di sorveglianza.

Accanto alle misure ora elencate e riportate, di protezione delle aree, l’UE ha presentato un piano per il ripristino di ecosistemi e per un’estesa “rivitalizzazione” della natura, del paesaggio e della biodiversità entro il 2030. S’intende, non soltanto “frenare” il “consumo” di aree, ma ottenere un aumento della biodiversità (”Net Gain”).

È previsto, in ambito comunitario: a) la riduzione del 50% dei pesticidi chimici in genere e di pari ammontare di quelli pericolosi  b) almeno il 10% delle aree agricole dovrebbe essere caratterizzato dal fatto, che le coltivazioni, non siano monoculture, ma varieggiate c) almeno il 25% delle aree agricole, dovrebbe essere a coltivazione ecologica/biologica d) città con più di 20.000 abitanti, devono presentare piani per aumentare sensibilmente le aree “coltivate” a verde.

La “Biodiversitätsstrategie” della RFT, aveva previsto, che entro il 2020, almeno sul 2% dell’intero territorio nazionale, doveva esservi vegetazione spontanea.

Il “consumo” di aree di nuova edificazione deve essere ridotto attraverso riqualificazione di zone già destinate a tal fine.

Sia in ambito comunitario, che nazionale, in materia di biodiversità, gli obiettivi non sono stati – finora – raggiunti.

Necessita una nuova strategia per quanto concerne gli incentivi da concedere all’agricoltura. I contributi, non devono più dipendere, prioritariamente, dall’estensione delle aziende agricole; la concessione degli stessi, va subordinata all’osservanza di misure dirette a tutelare ambiente e natura. L’agricoltura deve favorire la biodiversità. Ulteriori estensioni delle aree dedicate alla produzione agricola, non possono comportare il “sacrificio” di aree a vegetazione naturale.

L’agricoltura si trasformerà in “Biodiversitätslandwirtschaft”?

C’è chi dice, che la “Landwirtschaft”, è obbligata a trasformarsi in “Biodiversitätslandwirtschaft”. Se vengono utilizzate aree a vegetazione spontanea, sono necessarie “compensazioni”.

Un’altra esigenza, è di favorire le sinergie tra tutela della biodiversità e tutela del clima. Aree di protezione, non bastano ai fini della tutela della natura e delle specie vegetali e animali; queste aree, devono essere circondate da zone, nelle quali l’impiego di pesticidi è vietato. Soltanto in tal modo, è possibile, prevenire un’ulteriore estinzione di specie animali e vegetali.

Le misure, di cui ora si è parlato, devono essere “affiancate” da un efficiente monitoring concernente il raggiungimento degli obiettivi prefissi, sia per quanto concerne la tutela della biodiversità, che della protezione delle specie minacciate di estinzione.

È indispensabile, nella RFT, l’intervento legislativo, al fine di evitare, che la regolamentazione in materia di protezione dell’ambiente e della natura, possa essere “annacquata” o comunque elusa. In ambito comunitario, le violazioni della normativa UE, sono, attualmente, punite con sanzioni troppo blande; occorre maggior rigore.

Il “loss of biodiversity”, deve appartenere al passato ed essere sostituito da un “gain of biodiversity”.
 

II   Austria

La legge costituzionale federale del 2013

Per quanto concerne l’Austria, nel 2013, è stato emanato il “Bundesverfassungsgesetz über die Nachhaltigkeit, den Tierschutz und den umfassenden Umweltschutz” (Legge costituzionale federale sulla sostenibilità, sulla protezione degli animali e sulla tutela “globale” dell’ambiente.

Questa legge contiene obblighi riguardanti, non soltanto il “Bund”, ma anche i “Länder” e le amministrazioni comunali (§ 3).

Come risulta già dal testo della citata legge costituzionale,  l’”Umweltschutz” deve essere “umfassend” ed è una “Staatsaufgabe”, anzi una “staatliche Kernaufgabe” nonchè un “Verfassungsauftrag”. La salvaguardia dell’”Umwelt”, è ”normativ verbindlich” e obbliga il legislatore (ordinario) ad agire per la realizzazione di questo fine; è uno “Staatsziel”, un “objektiv-rechtliche Verfassungspflicht”.

Ovviamente, l’”Umweltschutz” comprende pure la tutela della biodiversità e della protezione delle specie (vegetali e animali).

Le “Artenschutzverordnungen dei Länder”

In Austria, la tutela dell’ambiente, è di competenza dei “Länder”, che vi provvedono con “Artenschutzverordnungen”. Ciò, in adempimento anche degli obblighi assunti in sede di soprannazionale.

L’”Artenschutz” non riguarda soltanto le specie animali, ma anche quelle vegetali e implica pure la protezione dell’”habitat” naturale degli animali e delle piante. Soltanto in tal modo, è garantita la loro sopravvivenza.

L’Austria ha attuato, nel proprio diritto interno, la cosiddetta Fauna-Flora-Habitat direttiva (artt. 12 e 16) e provvede alla tutela di specie non soltanto rare, ma anche (ancora) diffuse.

L”Artenschutz” comprende una serie di divieti, come quello 1) dell’uccisione o della cattura di animali nei loro luoghi di “riposo” (“Ruhezonen”), nonchè della distruzione di piante. Nelle misure di tutela sono compresi pure animali stanziati in altri Stati comunitari, durante le loro migrazioni, in ispecie stagionali.

In Austria, attualmente, sono 19 le specie a grave rischio di estinzione.

Come sopra accennato, le competenze in materia di tutela dell’”Artenschutz” e della biodiversità, sono dei “Länder”, che emanano, a tal fine, “Artenschutzverordnungen” (regolamenti). A titolo di esempio, riportiamo le norme più importanti della “Schutzverordnung” (di data 12.10.2017) del “Land” Salzburg, emanata in attuazione del “Naturschutzgesetz” del 1999.

Si distingue, anzitutto, tra specie vegetali di protezione assoluta e relativa, indicate in due allegati al predetto regolamento.

Il § 2 prevede le specie animali particolarmente protette, le specie ittiche e selvatiche, a proposito delle quali ci si richiama al § 31 del “Naturschutzgesetz”.

Un elenco molto dettagliato contiene il § 4 del predetto regolamento. Vi sono indicate le specie di mammiferi e di volativi selvatici, tutelati, i cui metodi di cattura e di uccisione sono vietati, salve le eccezioni ivi indicate.

Uno dei presupposti per un efficace “Artenschutz”, è pure la tutela del suolo, dell’acqua e dell’aria (nonchè del paesaggio); sono “direkte Schutzgüter”.

Il “Flächenschutz”

Di notevole importanza è pure il cosiddetto Flächenschutz (protezione di intere aree). Esse costituiscono “pietre angolari” della conservazione della biodiversità e della tutela delle specie a rischio di estinzione; altresí, per il conseguimento dei “Millennium Development Goals”. Il “Flächenschutz” è di importanza non trascurabile per la tutela del clima. Le aree protette, in tutto il mondo, sono circa 130.000 e ricoprono quasi il 13% della superficie terrestre. Circa il 6% di quella marina.

La normativa austriaca è stata modificata a seguito di regolamenti e direttive dell’UE. Tra di essi, sono particolarmente importanti, ai fini dell’”Artenschutz”, il regolamento 338/97 e la direttiva 92/43.
 

III   Svizzera

Percentuali di specie a rischio di estinzione

Come è la situazione in Svizzera per quanto concerne l’”Artenvielfalt” e l”Artensterben”?

Nella Costituzione federale della Confoederatio Helvetica, è contenuto espressamente l’obbligo di preservare le specie animali e vegetali dall’estinzione. A tal fine è stato emanata anche la legge federale “NHG”.

È stato rilevato, che in Svizzera sono state riscontrate circa 56.000 specie di animali e di vegetali.

“Gefährdet oder potentiell gefährdet” sono:

  1. il 58% dei mammiferi
  2. il 60% degli uccelli
  3. l’81% dei rettili
  4. il 79% degli anfibi
  5. il 79% delle specie ittiche
  6. il 98% dei granchi
  7. il 52% degli insetti
  8. il 43% delle piante.

Sono state individuate “national prioritäre Arten” (ca. 3.000), per la cui conservazione sono state create anche “prioritäre Lebensräume” con “ökologischer Infrastruktur”.

In Svizzera sono stati individuati oltre 200 “Lebensraumtypen”, tra cui biotipi protetti "di importanza nazionale”.

Particolarmente minacciate sono aree paludose, ma anche acque fluenti e stagnanti nonchè laghi. Le acque fluenti soprattutto a causa delle modificazioni morfologiche apportate ai corsi d’acqua (l’80% circa, è compreso nella cosiddetta Roten Liste).

Il 43% dei prati e dei pascoli figurano, anch’essi, sulla predetta lista. L’uso (massiccio) di fertilizzanti a base di nitrati e l’impego di anticrittogamici, hanno determinato questa situazione.

Migliore è la situazione in alcune aree urbane. Nelle stesse, è stato notato, che animali, scomparsi dalle campagne, hanno trovato rifugio in agglomerati urbani di media estensione.

“Wildruhezonen” e “Jagdbanngebiete”

Già da anni, sono stati istituiti, in Svizzera, cosiddette Wildruhezonen (aree di “riposo” o “di tranquillità” per animali selvatici). Spesso, ma non sempre, sono attigue a zone con divieto di caccia, “Jagdbanngebiete”; ce ne sono, in Svizzera, 43. Queste aree costituiscono anche una “risposta” all’aumentata “Freizeitnutzung”. Nell’ambito delle “Wildruhezonen”, si distingue tra “rechtsverbindlichen” ed “empfohlenen”.

Spesso negli “Jagdbanngebiete”, oltre alla caccia, è ridotta pure la “Freizeitnutzung” (per esempio, lo sci di fondo, può essere praticato soltanto su piste prestabilite). Anche chi attraversa la zona a piedi, non può allontanarsi dai sentieri obbligati. I controlli sono frequenti e i contravventori sono puniti severamente.