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Ultimissima: separazione carriere dei grandi avvocati penalisti

GOREME, 2015
Ph. Alessandro Saggio / GOREME, 2015

Gustavo Zagrebelsky ha messo il dito nella piaga.

La piaga sono i grandi avvocati penalisti che, così ha chiosato dalle pagine di un noto quotidiano, usano tutte le risorse della procedura penale per sollevare eccezioni di ogni genere, presentare ricorsi, spesso puntando alla vergognosa prescrizione.

Con la loro tracotante pretesa di chiedere il rispetto delle regole processuali stanno di fatto impedendo di punire tassonomicamente tutti gli imputati.

Non è più tollerabile che i grandi avvocati manifestino opinioni dissenzienti rispetto ai magistrati sull’applicazione delle norme di rito e sulla responsabilità dei loro assistiti.

Abbiamo saputo da una fonte segreta incontrata in un’area di servizio autostradale che esiste un progetto avanzato per separare le loro carriere al fine di controllare la loro crescita e permettere un sano decorso della giustizia.  Innanzi tutto, sarà proibita su tutto il territorio dello Stato la frase eversiva: ci sarà un giudice a Berlino.

I penalisti, poi, saranno divisi per stazza e verranno loro applicati i criteri di navi e natanti. La carriera degli avvocati penalisti giudicati grandi per i loro imponenti volumi dipenderà da un ufficio speciale del Ministero degli Interni. Saranno formati e istruiti a non sollevare eccezioni processuali, in particolare se fondate, e sottoposti a procedimento disciplinare nell’infausto caso di un loro accoglimento.

La pena sarà severa e consisterà nell’ascolto ripetuto di tutte le requisitorie e i comizi di Antonio Di Pietro.

I grandi penalisti spesso, come acutamente osservato da Zagrebelsky, con pietose manfrine e stucchevoli trucchetti hanno come scopo la prescrizione.

Ebbene qualora – seppure tra allungamenti smisurati e sospensioni ultra trentennali dei termini di questo ben poco commendevole istituto processuale – i più voluminosi tra i penalisti riuscissero comunque a far prescrivere il reato per il loro assistito, peraltro ormai arrivato alla veneranda età dell’abate Faria, subirebbero una durissima sanzione consistente nel mandare a memoria tutta la collezione privata delle richieste di rinvio delle udienze e dei relativi certificati medici di Silvio Berlusconi. 

Diverso il caso dei penalisti grandi o piccini, che presentassero addirittura ricorsi o appelli in favore dei loro assistiti. Saranno giudicati da una commissione ministeriale mista che si riunirà a casa di Antonio Padellaro.

Se le doglianze dei penalisti risultassero cavillose e al contempo meritevoli di accoglimento, sarebbe dimostrato l’intralcio alla giustizia e subirebbero come contrappasso la sanzione disciplinare consistente nella lettura del libro I Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla Magistratura, alla presenza dei due autori ex amici, tentando di riconciliarli.

Da ultimo, la più grave delle possibili nefandezze difensive. La pretesa dei grandi avvocati penalisti di ottenere l’assoluzione nel merito dei loro assistiti con la formula: il fatto non sussiste.

Per ovviare a questa possibile distorsione del processo penale da parte degli avvocati di grande magnitudo, appena superato l’esame di ammissione all’albo questi dovranno dichiarare all’ufficio speciale del Ministero degli Interni se intenderanno avvalersi di tale sotterfugio nel corso della loro carriera.

Se decidessero di avvalersi di questo artificio saranno sottoposti a stretta vigilanza. E se mai dovessero arrivare, anche una sola volta, ad ottenere un’assoluzione per insussistenza del fatto attraverso una rigorosa, fastidiosa e cavillosa applicazione delle norme, saranno sottoposti ad un corso di rieducazione di un anno, con frequenza settimanale, tenuto da Piercamillo Davigo, Roberto Saviano e Marco Travaglio dal titolo: Gli assolti sono colpevoli che l’hanno fatta franca