x

x

The woke religion: new inquisition?

Fiore
Ph. Mila Vignozzi / Fiore

The woke religion: new inquisition?

 

Abstract:

Situato tra libertà di pensiero e imposizione ideologica, con caratteri analoghi ad una religione Rivelata, si diffonde, nella cultura occidentale,  una moderna inquisizione: il wokeismo.    Il Woke ha permeato tutti gli angoli della società con l’obiettivo di sostituirla perchè malvagia e corrotta; nato negli Stati Uniti d’America è ormai ben presente in Europa e si basa su  una inedita nuova cultura morale, propone un nuovo Credo basato sulla Ragione avendo sostituito Dio con l'Umanità e la Fede nella salvezza divina con la Fede in una salvezza umana e terrena.

 

Situated between freedom of thought and ideological imposition, with characteristics similar to a Revealed religion, a modern inquisition is spreading in Western culture: Wokeism. The Woke has permeated all corners of society with the aim of replacing it because it is evil and corrupt; born in the United States of America, it is now well present in Europe and is based on an unprecedented new moral culture, it proposes a new Creed based on Reason, having replaced God with Humanity and Faith in divine salvation with Faith in human and earthly salvation.

 

Premessa e cenni storici      

Sin dagli albori del nuovo millennio, nel panorama culturale degli Stati Uniti D'America prima, dell'Europa poi, si è introdotto un nuovo elemento che rappresenta una netta cesura, sia sul piano espistemico che su quello etico, rispetto al paradigma tradizionale socio - religioso che il mondo occidentale ha costruito, secolo dopo secolo, dagli inizi della sua civiltà.

Il nuovo elemento prende il nome di Woke (dall'espressione stay wake) e deriva da un registro informale americano, diffusosi presso alcune comunità afroamericane che dal 2016 è stato usato per descrivere persone consapevoli ovvero “che si sono svegliate” o che rimangono vigili verso ogni tipo di aggressione, non solamente fisica, ma anche verbale e simbolica.

L'uomo contemporaneo dal suo canto si sta abituando a confrontarsi con realtà sempre più complesse e variegate, caratterizzate da mutazioni veloci ma costanti che rendono quasi impossibile chiudere in categorie ordinate gli eventi. Certamente la globalizzazione, avvenuta nel corso del ventesimo secolo, ha avuto un peso importante in questa trasformazione sociale e tra le sue conseguenze  troviamo la metamorfosi del sacro e l'avvento dei “nuovi movimenti religiosi”.

La storia, d’altro canto, insegna e testimonia che nuovi movimenti religiosi si sono sempre affermati, nel corso dei secoli, e quasi tutte le epoche hanno conosciuto tali fenomeni ma questi, contrariamente ad oggi, si inserivano nel solco tracciato dalle religioni secolari, discostandosi da esse, ma ripetendo le tradizioni e gli schemi di base. Le nuove contemporanee formazioni, invece, si propongono, distaccandosi dalle religioni Rivelate, come “autentici realizzatori dell'originario messaggio” proponendo percorsi inediti per raggiungere tale obiettivo.

La loro capacità di offrire visioni diverse e laiche del mondo le fanno risultare affascinanti, anzitutto a una gran parte della popolazione giovane ma, anche, a tutti coloro che vivono in stati di precarietà, incertezze e smarrimento, tipiche del mondo contemporaneo, o che non comprendono più o mal sopportano le sovrastrutture dogmatiche e teleologiche delle religioni tradizionali.

Oggi certamente non esiste, nelle scienze sociali e nello studio delle religioni, in genere, una definizione condivisa di religione e le definizioni che fanno riferimento a un Dio personale e quelle che insistono sulla distinzione fra una sfera del sacro e una del profano sono ormai minoritarie.

A differenza del passato, abbiamo a disposizione un ampio “mercato religioso” in cui poter trovare una vasta gamma di prodotti da scegliere e preferire; assistiamo ad una divaricazione profonda fra etica e religione con un netto orientamento individualistico nella formazione del giudizio morale soggettivo. La ricerca della spiritualità che, pur permane negli individui, e il bisogno di senso e di esperienze emotivamente coinvolgenti si evolve e, insieme, si evolve anche la stessa immagine di Dio che rimane, si divino ma senza più volto e nome, spinto verso una mistica cosmica del tipo New Age più che verso i tradizionali libri sacri.

Nel mondo si moltiplicano coloro che affermano che tutte le religioni si equivalgono e le differenze confessionali si assottigliano al punto che è difficile coglierne le differenze reali e sostanziali. Il pluralismo delle offerte religiose induce inoltre processi fondamentalistici di chiusura e porta la riduzione della identità collettiva e individuale a informarsi sempre meno sulla propria appartenenza religiosa.

Gli aderenti alla Woke religion “des blancs issus de milieux tres privilegies”, pur muovendo da premesse eterogenee “condividono la pretesa di aver raggiunto – attraverso un processo decostruttivo molto lontanamente ispirato al metodo derridiano – una superiore consapevolezza circa le autentiche radici storico – culturali della società occidentale; radici che affonderebbero in buona sostanza, nello sfruttamento e nella prevaricazione ai danni di un insieme più o meno infinito e di indefiniti  gruppi etnici o sociali percepiti, ex post, come vittime. Da una simile consapevolezza, reale o supposta, deriva un giudizio di stampo etico estremamente negativo nonché una fortissima spinta verso una radicale riforma dell'assetto sociale e del sistema valoriale dei Paesi occidentali, riforma da attuarsi a qualunque costo e con qualunque mezzo, anche violento”.

Le idee sveglie ritengono che “le nazioni occidentali non siano affatto democratiche perché in esse le persone di colore soffrono rispetto ai bianchi, i bianchi godono di molti privilegi, le diseguaglianze nei luoghi di lavoro dimostrano una forte discriminazione tra i gruppi, le forze dell’ordine discriminano le persone di colore e le minoranze in genere, le donne sono vittime di sessismo e gli individui che non si identificano in alcun genere non sono attenzionati come esercitanti un loro diritto”.

L'esigenza di religiosità, di assoluto, di senso dell'esistenza e di certezza, si pone alla base del proliferare, al di là del permanere delle religioni tradizionali, di forme nuove di religioni ed una in particolare, è la Woke Religion, nata negli Stati Uniti di America, e già molto diffusa in Europa.      

 

Il pensiero Woke: principi e base culturale

L' Università americana Evergreen State College, nello Stato di Washington d.c.,  fin dagli anni settanta del secolo scorso osservava una tradizione che andava sotto il nome di “Giorno di assenza”; un giorno, nel corso del quale, i docenti e gli studenti non bianchi lasciavano il campus e si riunivano altrove. Con tale comportamento erano decisi a ricordare quanto la loro presenza, in seno all'Ateneo, fosse significativa e preziosa per la stessa istituzione universitaria.

Nel 2017, molti lustri dopo la nascita di questa tradizione, gli organizzatori invertirono le parti pretendendo che fossero i docenti e gli studenti bianchi ad osservare il “Giorno di assenza”.

Il Professore Bret Weinstein, bianco, docente di biologia si oppose fortemente, nella convinzione che  tale cambiamento potesse concretizzare un pericoloso precedente: affidò il suo pensiero ad una dichiarazione indirizzata agli organizzatori dell’evento con la quale affermava che “esiste una enorme differenza tra un gruppo o una coalizione che decide di assentarsi volontariamente da uno spazio condiviso per evidenziare i propri ruoli vitali e sottovalutati, da un gruppo che incoraggia un altro ad andarsene. Il primo è un forte richiamo alla coscienza che, ovviamente paralizza la logica dell'oppressione. Il secondo è una dimostrazione di forza e un atto di oppressione in sé e per sè”.

Non appena la dichiarazione venne resa pubblica il Docente si  dovette confrontare con la collera degli studenti, si difese contro atti  di ritorsione e di aggressione quotidiane subendo, al contempo, l'ostilità della amministrazione universitaria al punto che, sia lui che la moglie, collega al Campus, dovettero rassegnare le loro dimissioni e allontanarsi dal luogo dove erano accaduti i fatti.

Successivamente a tale episodio molti osservatori e studiosi si interessarono a questo tipo di fenomeno che, poi venne designato con il termine WOKE; fenomeno che, per un certo tempo, rimase relegato nei ristretti ambiti di alcuni College americani fino a quando nel 2020, dopo la morte di George Floyd, si è molto esteso, conquistando un grande spazio mediatico parallelamente al movimento Black Lives Matter..

In Europa si sta diffondendo rapidamente ed  anche in Italia sono molti coloro che consapevolmente o meno hanno accolto le istanze wokiste. Non ha più le sembianze di un movimento ma ha assunto i connotati di un vero Credo.

Il termine Woke, di non facile traduzione, significa “essere svegliati” e già questo è un tipico segnale religioso: essersi svegliati significa, infatti, aver raggiunto una nuova consapevolezza perché si ha ascoltato la Buona Novella e visto la Luce. L'essersi risvegliato presuppone un discernimento  che pone gli adepti nella condizione sia di testimoniare la Verità rivelata che sperimentare la loro trasformazione spirituale.

Oggi questo “risveglio” individuale ha preso la forma di una enunciazione collettiva, di una “nuova chiesa nazionale, riformata e trasformata per sostituire la Società originaria che è malvagia e corrotta”.

Il Woke si basa su  una inedita nuova cultura morale e propone un nuovo Credo basato sulla Ragione ma con gli stessi paradigmi e dogmi della Religione rivelata, entrando a far parte di quelle che vengono definite le Religioni laiche, aventi come unica differenza, rispetto  a quelle tradizionali, di aver sostituito Dio con l'Umanità e la Fede nella salvezza divina con la Fede in una salvezza umana e terrena, dando vita ad uno scontro profondo tra fede e ateismo e  destando in alcuni forme di incredulità e in molti un vero e proprio allarme misto ad una inquietudine crescente.

Gli adepti sono attivisti entusiasti che si impegnano a formare la nuova umanità predicata dalla religione risvegliata; le religioni tradizionali, quindi, trovano nel Woke un competitor insidioso poichè promette un mondo utopico in cui la giustizia sociale arriva alla sua massima perfezione gettando nella oscurità eterna (cancel culture) coloro che non si adegueranno.

La Woke religion fa suoi molti elementi della mentalità religiosa tradizionale ma nella loro forma più negativa e senza nessuna delle caratteristiche redentrici o delle sue virtù; il senso dell'umiltà e della indegnità, componenti essenziali della vocazione del fedele tradizionale, non rientrano nella comprensione Woke così come il perdono che le è del tutto sconosciuto: come ben sappiamo, infatti, nella azione redentrice del perdono il peccatore viene guarito e sollevato dal peso della colpa e chi ha agito male viene sempre risanato    mentre per i wokisti non esiste nessuno degno di essere sanato ma il mondo si divide tra i “risvegliati” e gli altri che devono essere eliminati.

Gli aderenti alla Woke religion si pongono in un uno stato di giustizia eterna a spese degli altri; il pensiero del gruppo è obbligatorio per tutti, basato sulla convinzione di rettitudine e la benedetta certezza di essere separati dai ben più ripugnanti peccatori del resto della umanità, che sono predestinati alla punizione eterna.

Un giudizio scevro da preconcetti ci impone di riconoscere che la Woke religion nacque con un obiettivo nobile, ovvero, quello di combattere le diseguaglianze e le ingiustizie presenti nella società con tutti i mezzi a disposizione ma, nel corso degli anni, malgrado la nobiltà degli iniziali intenti, ha ottenuto una connotazione negativa e ciò è dovuto al fatto che gli aderenti hanno esasperato le loro posizioni, diventando estremamente intolleranti nei confronti di tutti quelli che sono in disaccordo con la loro visione del mondo.

Parallelamente ha contribuito a diffondere un nuovo concetto, quello della cancel culture (cultura della cancellazione o del boicottaggio) che ha come obiettivo primario di cancellare personaggi – pubblici o privati, veri o inventati, storici o contemporanei, a motivo di aver detto o fatto qualche azione che è errata od offensiva nei confronti di una qualunque minoranza. A nulla vale lo spiegare loro che è assolutamente necessario contestualizzare e storicizzare gli eventi  messi sotto accusa perché giudicare la storia con  categorie contemporanee è scientificamente inesatto.

La Woke religion si fonda su di un approccio postmoderno al sapere dove si sostengono  il rimescolamento delle frontiere, il relativismo culturale ovvero l'impossibilità di classificare una cultura come superiore o inferiore ad un'altra, il potere attribuito al linguaggio che si ritiene costruisca la nostra percezione del reale e il confinamento dell'individuo all'interno di sovrastrutture, legate all'influenza che ha colui che detiene il potere all'interno della società.

Coloro che aderiscono a questa “religione” hanno ben poche possibilità di uscirne poiché, come avviene anche nelle teorie del complotto, ogni argomentazione della cultura Woke fa da puntello a tutte le altre, restando all'interno di uno spazio chiuso di moralità che recinta “i buoni” ed estromette i “cattivi” per lo più additati come retrogradi, privilegiati o parte del problema.

Stiamo assistendo sempre più ad una perdita di potere delle religioni spirituali con un incremento crescente delle religioni sociali e tra queste il wokism”: religioni sociali che creano veri e propri culti della personalità, simboli, strutture del linguaggio, strutture morali, frasi e slogan da ripetere a memoria come preghiere. I testi sacri a cui fare riferimento sono : per il colonialismo i testi di DiAngelo, Fassin Enric; per il gender quelli di Sterling Anne Fausto, Butler Judith, Serrano Julia; per l’intersezionalità Crenshaw kimberle e Mazouz Sarah. “Proprio come una religione -  e spesso in modo molto più visibile di molte religioni reali – la volontà del movimento woke di prendere sul serio – ad esempio -  il razzismo offre una risposta pubblica ai reali bisogni e sofferenze umane. Incontrano persone laddove soffrono, si prendono cura delle loro ferite e forniscono un linguaggio in cui possono esprimere il loro dolore. Queste sono azioni religiose. Ancor più, nella loro forma migliore, queste pratiche condivise producono proprio il tipo di energia gratuita, generosa e consolante così spesso associata alla religione”.

 

I metodi di azione e le condizioni culturali e sociali del wokismo

I principi alla base della Woke religion sono espressi essenzialmente per gli effetti che essi sono destinati a produrre più che per la loro pertinenza in sé. Ciò vuol dire che essa non è interessata a propugnare e difendere principi e la coerenza interna di questi diventa un fattore secondario poiché l'obiettivo importante da realizzare sarà quello di far avanzare la causa globale. Sarà dunque del tutto legittimo sostenere un principio incoerente, contraddittorio o mal definito se questo sarà utile e consentirà la progressione di una finalità considerata buona.

Gli ideatori del wokismo sanno perfettamente che la coerenza a volte può trasformarsi in un inconveniente; ad esempio “Eve Kosofsky Sedgwick, esponente importante della filosofia queer, valorizza la contraddizione e l'incoerenza per la loro facoltà di rendere il movimento che ella sostiene più difficile da circoscrivere. Una eminente teorica della corrente postcoloniale, Gayatri Chakravorty Spivak, dal canto suo, elogia il concetto di essenzialismo strategico, cioè di un approccio che mira ad essenzializzare questo o quel gruppo marginalizzato in funzione di situazioni giudicate politicamente opportune onde resistere meglio “ai colonizzatori”;

anche in questo caso le contraddizioni interne diventano una questione secondaria.

Consapevoli che è più facile far aderire ad un principio piuttosto che a un metodo gli adepti woke imparano a non sopravvalutare l'importanza della coerenza logica e tendono a formulare i metodi come principi. Seguendo il loro pensiero si potrebbe credere che la diversità sia difesa in quanto tale ma in tale sistema applicativo non esiste, non è previsto che un adepto lamenti, in nome del principio della diversità, che non vi siano abbastanza uomini bianchi o eterosessuali in un paese, un quartiere o una istituzione. Ça va sans dire che se la diversità fosse apprezzata in sé un comportamento di questo tipo si dovrebbe osservare tutte le volte in cui si presenti. La sua assenza mette bene in evidenza l'approccio conseguenzialista degli adepti dal momento che “il discorso diversitario rivela di non essere altro che un mezzo per la sbiancatura delle società”.

Con un simile approccio strategico ai concetti,  nella certezza che un buon concetto genera buoni effetti, i pensatori Woke teorizzano se stessi positivamente come “diffusori di virus”. In effetti appare chiaro che “l’Occident souffre actuellement d’une pandemie terriblement devastatrice, une maladie collective qui dtruit la capacitè des gens a penser  rationnellement”.

Le condizioni sociologiche che hanno permesso l'emersione della Woke religion sono state studiate a fondo ed in particolare dai sociologi B. Campbell e J. Manning che in uno studio rilevante del 2018 asseriscono che un pilastro importante del woke sia la “cultura della vittimizzazione”.

La cultura della vittimizzazione si differenzia e ha, di fatto, soppiantato sia la cultura dell'onore che la cultura della dignità che hanno dominato, per molti secoli, le società tradizionali. La prima valorizzava il fatto di dover difendere il proprio onore in prima persona senza chiamare in causa terze persone per regolare le proprie controversie mentre la seconda spinge  a non offendersi per delle inezie e regolare eventualmente i propri disaccordi per le vie di giustizia soltanto nei casi che lo meritano.

Contrariamente la cultura della vittimizzazione incoraggia la capacità di offendersi e di regolare conflitti tramite gli interventi dei terzi e lo status di vittima diviene oggetto di sacralizzazione.

Il meccanismo è semplice e consiste nel creare false accuse su fatti odiosi, in seguito poi, porre una persona “dominante” nella posizione del carnefice e una persona considerata “dominata” in quella della vittima. Ed è ormai chiaro che tutto ciò avviene proprio perché assumere il ruolo della vittima consente vantaggi immediati e questa nuova condizione è ormai divenuta una risorsa sociale, una forma di status dal quale trarre benefici e guadagni. I Wokisti considerano la cultura occidentale responsabile di essersi storicamente strutturata intorno al cd. Principio di esclusione. Sostengono che l'occidente avrebbe, volutamente ed erroneamente condiviso, nel corso della sua millenaria storia, valori etico -morali, determinati canoni estetici ed una particolare visione del mondo ai danni di altre civiltà che, non condividendo la stessa visione della realtà, sono stati sfruttate, danneggiate o sminuite. Inoltre la “ Weltanschuung occidentale” ancora oggi rimane un enorme limite alla integrazione, nella nostra società, di tutte quelle comunità o soggetti singoli che per motivazioni etniche, storico, culturali o ideali hanno adottato sistemi valoriali differenti e alternativi da quelli dominanti nelle popolazioni europee.

In realtà tale accusa è superficiale e approssimativa in quanto ha come baricentro la medesima ottica eurocentrica che invece i wokisti si prefiggono di combattere. Non bisogna essere esperti storici o competenti geopolitici per avere chiaro che, nel corso della storia, tutte le civiltà, europee e non, sufficientemente strutturate ed in grado di esprimere una organizzazione militare adeguata, abbiano fatto il possibile per estendere il loro dominio politico, economico e culturale ai danni delle civiltà più piccole o più deboli.    L'imperialismo non è quindi un peccato dell'occidente ma, eventualmente, di tutte le culture umane che abbiano raggiunto un grado di sviluppo adeguato.

Le tesi wokiste sono viziate da un grave errore di fondo ovvero che rigettando l'universo socioculturale occidentale perché viziato da istanze violente e discriminatorie sarà necessario creare una nuova sfera culturale basata sulla inclusività: il problema sarà però che qualunque contenuto culturale, anche basico, come salutarsi scambiandosi un bacio piuttosto che darsi la mano, per sua stessa natura arbitrario e convenzionale, sarà, da un lato, elemento identitario per coloro che lo usano e, dall'altro, motivo di divisione agli occhi di chi ritenga migliore una ipotesi alternativa; per superare questo impasse la woke religion ha tentato la via della trascendenza ovvero un piano metaculturale in grado di fornire una spazio vuoto nel quale accogliere tutte le culture e ogni preferenza possibile in condizione paritetica: una sorta quindi di super – cultura che rifiuti qualsiasi identità specifica e accogliente di tutte senza distinzioni.

Il grande limite di questa impostazione, di per sé anche affascinante, risiede nel semplice fatto che essa non ha come obiettivo di proporre una idea culturale e morale alternativa bensì di rappresentare l'unico orizzonte entro cui sia ammissibile pensare. I suoi principi di fondo si sono molto velocemente ampliati prima negli Stati Uniti e poi in Europa tanto che oggi è quasi impossibile non essere esposti a questa nuova visione antropologica che viene presentata non come una teoria valutabile o verificabile ma come un dato di fatto, una chiave di lettura universalmente condivisa: un unico orizzonte possibile.

I “risvegliati” sono convinti che la loro visione sia l'unica giusta e intendono imporla come unica e ultima basandosi sull'assunto che costituisce una nuova meta – cultura e una nuova meta – antropologia prive di postulati contenutistici ma imperniate su criteri formali della massima inclusività e dell'assoluto rispetto per la libertà individuale e per le minoranze.

Tale assunto è  palesemente errato poiché l'esclusione del dato di realtà e della contestualizzazione storica e sociale degli eventi o di comprensione delle differenti culture rappresenta una scelta che non si può non considerare nel momento in cui si esprimono giudizi ma anzi la scelta opposta, tradizionale, che parte dal dato reale e tiene conto dei suoi aspetti quantitativi e misurabili anziché delle fantasie personali è preferibile e priva di difetti; ciò rappresenta il Tallone di Achille della woke religion ed è essenziale comprenderlo ovvero che la loro presunta neutralità etico - epistemica non basta per poter rivendicare un supposto diritto a definire il perimetro entro il quale circoscrivere l'incontro e lo scontro delle differenti idee e posizioni: i principi woke sono estremamente parziali e riconoscerlo permetterebbe di uscire dalla gabbia etico – lessicale con cui i risvegliati cercano con forza e tenacia di rinchiudere il dibattito pubblico. “Se si perde fiducia nella razionalità quale strumento di comprensione della realtà il soggetto si ritrova a pensare sé stesso come una monade e a percepire solo la propria dimensione psichica”.

           

Una consapevolezza importante

Quest’idea di purezza, di non scendere mai a compromessi ed essere sempre politicamente “woke” [consapevoli], quel genere di cose. Ecco, dovreste lasciarvelo alle spalle in fretta. Il mondo è caotico, ci sono ambiguità; ci sono persone che fanno cose eccellenti eppure hanno dei difetti”.

La Woke religion non è un fenomeno limitato a ristretti circoli; nata negli USA si è rapidamente diffusa nel vecchio continente e viene definita come un “fenomeno rivoluzionario e come tale pronto ad estendersi ovunque in Occidente” e può anche essere considerata “molto pericolosa”. Il Woke, con la cancel culture e il differenzialismo inclusivo della quale sono dirette conseguenze, possiamo considerarla, senza tema di essere smentiti, la prima rivoluzione post – cristiana: e non a caso possiede molti caratteri dello gnosticismo.

Si potrebbe anche pensare che il Woke sia una fase ancora decisamente fondamentale e necessaria nella storia moderna mondiale e di ogni singolo Paese, al fine di raggiungere pari diritti e opportunità, per tutte quelle categorie di persone spesso non rispettate o non sufficientemente legalmente tutelate dallo Stato. Tuttavia è bene sempre focalizzarsi su pari opportunità e diritti invece che sui privilegi che una simile visione del mondo porta con sé.

Il wokismo sta certamente rappresentando per il mondo occidentale una forza che cerca di porre fine alla sua sfera culturale e al suo sistema valoriale e si alimenta in alcune caratteristiche tipiche degli anni che stiamo vivendo quali la globalizzazione priva di regole, la crescente concentrazione del potere economico nelle mani di pochi grandi corporation apolidi e disinteressate della sorte dei popoli e il margine di manovra in crescita delle strutture sovranazionali con conseguente riduzione della sovranità degli Stati.

In questa contrapposizione tra ideali troviamo non solamente un pericoloso e forse definitivo sorpasso della sfera cristiana ma anche la perdita della libertà di espressione, la democrazia e il primato del pensiero razionale sulla emotività.

Il Woke potrebbe rappresentare una nuova inquisizione o tirannia, senza dubbio mascherata, che si pone contro le promesse di libertà, espressione, uguaglianza e rispetto che invece vorrebbe proteggere.         

Certamente questa nuova forma inquisitoria non si manifesta con la brutalità del passato ma è in grado di esercitare il suo potere in maniera sottile e persistente. Coloro che aderiscono al Woke hanno l'ambizione di smantellare la civiltà occidentale percependola come la fonte di un sistema oppressivo  e per far sì che questo avvenga ricorrono alla cancellazione, al boicottaggio o alla vergogna di coloro che dissentono dai membri dei loro gruppi ai quali viene assicurata una protezione speciale.

Il linguaggio diventa uno strumento per creare una nuova realtà e coloro che osano dissentire si trovano ad affrontare campagne diffamatorie che mirano all'assassinio civile del pensiero divergente”. Attraverso la paura e la censura, che vengono utilizzate per raggiungere gli scopi prefissati, è facile evocare altri momenti di intolleranza religiosa e ideologica; al pari del linguaggio volutamente adattato per imporre le idee e non per porre in essere un confronto sereno e democratico. Oggi siamo al punto a titolo esemplificativo che ogni critica alla discriminazione positiva contro le donne è etichettata come machismo, la mancanza di sostegno ai gruppi LGBT è considerata omofobia, la richiesta di una immigrazione ordinata è etichettata come xenofobia.

Di fronte a ciò non pare azzardato ipotizzare una necessità di una disobbedienza intellettuale al fine di tutelare il libero pensiero, la tolleranza delle divergenze e il diritto al dissenso e di porli alla base della convivenza pacifica e democratica.

Sarà opportuno considerare criticamente questa impostazione piuttosto che aderirvi senza indugi, cercando di essere prudenti e consapevoli nella certezza che una visione unica del mondo, della realtà che ci circonda e della storia non potrà essere mai considerata giusta, scientifica e aderente alla realtà stessa.