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Begnadigungsrecht nella RFT

I

Il Begnadigungsrecht, nell’ordinamento della RFT, consiste nella facoltà, conferita ad organi del potere esecutivo, di condonare - a singoli condannati - in parte o interamente, la pena comminata, di convertirla oppure di sospenderne l’esecuzione dopo una condanna passata in giudicato. La facoltà ora menzionata viene anche indicata come Gnadenbefugnis (o Gnadenrecht) ed in sede di esercizio  della medesima possono essere condonate pene detentive, pecuniarie ed accessorie; soltanto in casi eccezionali misure di sicurezza.

Il Gnadenrecht non è altro che un residuo dell’epoca dell’assolutismo - durante la quale al sovrano (cosiddetto Gnadenherr) era lecito ergersi al di sopra della legge concedendo “Gnade vor Recht” - e tutt’ora, negli Stati in cui il capo dello Stato è un monarca, il Gnadenerweis è una sua prerogativa, anche se, spesso, è prescritta, obbligatoriamente, la controfirma da parte di un ministro.

Per quanto concerne la RFT, va osservato che nel codice penale del 1871 ed in quello di procedura penale del 1877, erano state recepite molte norme del Preußischen Strafgesetzbuch, il quale, tra l’ altro, prevedeva la pena di morte per omicidio dell’imperatore (§ 211) e per tentato omicidio del sovrano nonché per omicidio dei Landesherren (§ 80). Da notare è che a decidere la pena capitale era una corte d’assise composta da giudici non togati. Contro queste sentenze di condanna era ammissibile impugnazione. In caso di rigetto della stessa, il condannato poteva chiedere la “Gnade” (grazia) all’imperatore o al Landesherrn (risp. al Senat delle città di Hamburg, Bremen e Berlin.). Soltanto dopo il rigetto del Gnadengesuch si poteva procedere all’esecuzione della sentenza. Dalla Gnadenbefugnis erano, già allora, esclusi alcuni reati, quale per esempio quelli commessi da ministri in quanto il Gnadenerweis in tali casi poteva essere interpretato come concessione di un favore ad un personaggio nominato dallo stesso capo dello Stato.

Il concetto stesso di Gnade implica che il condannato non aveva (e non ha) “ein Recht auf Gnade” (il diritto acche’ gli venisse (venga) concessa la “grazia”). È stato detto che in caso di Gnadenerweis “geht Gnade vor Recht”. A seguito dell’inoltro del Gnadengesuch il richiedente ha soltanto il diritto che la sua richiesta venga esaminata e decisa.

II

La Costituzione federale del 1949, prevede, all’articolo 60, comma 2, che il Begnadigungsrecht viene esercitato “für den Bund” dal presidente della Repubblica; questa facoltà, come viene precisato dal § 452 StPO (CPP), gli spetta nei casi di “erstinstanzlicher Ausübung von Gerichtsbarkeit des Bundes” quando l’Anklageerhebung avviene da parte del Generalbundesanwalt. Questa facoltà presidenziale è delgabile ai sensi del comma 3 dell’articolo 60 GG. Va osservato che nell’ordinamento della RFT l’“Ausübung der Gerichtsbarkeit ist grundsätzlich Landessache” (compete ai Länder) e soltanto in casi ben delimitati e per reati determinati, vi è “Gerichtsbarkeit des Bundes”. L’articolo 96, comma 5, della Costituzione federale (GG) prevede che autorità giudiziarie dei Länder - in base ad una specie di delega - possono esercitare la Gerichtsbarkeit des Bundes nei seguenti casi: 1) genocidio, 2) reati contro l’umanità e reati commessi in tempo di guerra, 3) altri reati commessi con intenzione di minare la pacifica convivenza tra i popoli, 4) reati contro la personalità dello Stato.

Se la giurisdizione spettante al Bund viene esercitata da autorità giudiziaria dei Länder, si ha la cosiddetta Organleihe e il procedimento si svolge dinanzi alla corte d’appello (che agisce materialmente quale Bundesgericht), fatta eccezione per Berlino dove la competenza spetta al c.d. Kammergericht.

In tutti i casi, in cui non sussiste la Bundesgerichtsbarkeit, la Begnadigung spetta ai Länder (§ 452 StPO) che hanno disciplinato l’Ausübung des Gnadenrechtes emanando apposite Gnaden-ordnungen (molto dettagliata è quella del Saarland, entrata in vigore l’1.4.1994). Le singole Länderverfassungen (Costituzioni dei Länder) determinano la competenza ad esercitare il Begnadigungsrecht.

L’esercizio del Begnadigungsrecht rientra nella piena discrezionalità del titolare di questa facoltà che sono - se la sentenza è stata emessa da un Amtsgericht, da un Landgericht oppure da un Oberlandesgericht non giudicante in veste di Bundesgericht (vedi sopra) - il Senat (a Berlino, Bremen e Hamburg), il Consiglio dei ministri nel Saarland e i presidenti dei Consigli dei ministri negli altri Länder. Come già detto sopra, non soltanto il presidente della Repubblica, ma anche gli altri “Gnadenherren” possono delegare l’esercizio del Begnadigungsrecht; di solito viene delgato alle cosiddette Vollstreckungsbehörden (PM). In un Bundesland (Nordrhein-Westfahlen) la competenza spetta ad un’apposita Gnadenstelle. Berlino e Hamburg hanno istituito Gnadenbehörden che costituiscono una ripartizione dello Justizresort. In caso di condanna emessa dallo Jugendgericht, “Vollstreckungsleiter ist der Jugendrichter”.

III

La decisione emessa a seguito di un’istanza intesa alla concessione di un Gnadenerlass, non è impugnabile (“ist nicht justiziabel”) dinanzi all’autorità giudiziaria, ne’ davanti ad altra autorità (in tal senso hanno deciso la Corte costituzionale federale (E 25, 352) e il Bundesverwaltungsgericht), dato che altrimenti verrebbe violato il principio della divisione dei poteri. Di conseguenza non è invocabile il Rechtsschutz previsto dall’articolo 19, comma 4, GG (Costituzione federale) e dai §§ 23 ed segg. EGGVG (Einführungsgesetz zum Gerichtsverfassungsgesetz).

Il Gnadenakt viene considerato “gerichtlich nicht überprüfbarer Hoheitsakt”, “eine außergerichtliche Entscheidung”; non costituisce comunque “Rechtsanwendung”. Diversamente stanno le cose in caso di revoca della Begnadigung. Essa è soggetta a “gerichtlicher Überprüfbarkeit” posto che la con-cessione della Begnadigung ha fatto sorgere “schutzwürdige Freiheitsrechte”, come ha precisato la Corte costituzionale federale (BVerG 30, 108). Restrizioni all’esercizio del Begnadigungsrecht sussistono per i casi di condanna per delitti contro la personalità dello Stato.

La Begnadigung può essere concessa non soltanto per condanne penali, ma anche per Dienststraf-sachen; mentre per le prime il titolare del Begnadigungsrecht delega, di solito, l’esercizio dello stesso  il ministro della Giustizia, per le seconde viene delegato di norma il ministro dell’Interno.

IV

L’inoltro di un Gnadengesuch non comporta - di per se’- la sospensione dell’esecuzione della condanna (fa eccezione unicamente la Gnadenordnung berlinese (§5)). Ai fini della sospensione è necessario proporre un’istanza aggiuntiva che va immediatamente comunicata alla Vollstreckungs-behörde (PM) affinché non venga emanato un Vollstreckungshaftbefehl. Anche l’accoglimento o meno dell’istanza di sospensione rientra nella piena discrezionalita’del PM. Il motivo prevalente per il quale si propone un Gnadengesuch è costituito dal fine di evitare l’esecuzione di una pena detentiva o di una sanzione pecuniaria particolarmente elevata in relazione alle condizioni economiche del condannato.

V

L’accoglimento di una siffatta istanza avviene quasi esclusivamente qualora l’esecuzione avrebbe per conseguenza “unverhältnismäßige, unbillige Härten” attinenti alla sfera familiare o professionale (per esempio perdita del lavoro, necessità di provvedere all’assistenza di figli). Il giudice è infatti vincolato alla legge e le sue facoltà discrezionali non sempre sono tali da poter mitigare adeguatamente la “Härte des Gesetzes” o adeguare la pena al caso concreto; in caso di Begnadigung, il titolare di questo diritto può prescindere, almeno in parte, da norme e disposizioni di legge.

I motivi addotti nel Gnadengesuch devono essere adeguatamente documentati e provati. Influisce positivamente sulla probabilità di accoglimento del Gnadengesuch l’avvenuto risarcimento dei danni cagionati dal reato o l’eliminazione  delle cause che hanno condotto alla commissione del reato (p. es. l’aver intrapreso una terapia di disintossicazione da parte di un drogato o di un alcolizzato cronico).

 L’accoglimento (o il rigetto) del Gnadengesuch avviene tutt’altro che rapidamente (e, aggiungiamo, neppure frequentemente); di solito tra inoltro dell’istanza e accoglimento (o rigetto) della stessa, intercorre ca. un anno. Spesso le Gnadenbehörden impongono al richiedente obblighi, lo fanno sorvegliare e controllano l’adempimento di quanto disposto.

Sopra abbiamo accennato che - fatta eccezione per le condanne emesse da una corte d’appello in funzione di Bundesgericht - competente a  concedere la Begnadigung sono i Länder in base alle Gnadenordnungen da loro emanate. Così per esempio la Gnadenordnung di Berlino (che  è del 29.5.2009)  prevede che il Gnadengesuch va inoltrato dal condannato (ma può anche essere proposto da terzi) presso la Senatsverwaltung für Justiz. Se viene depositato da un terzo, al condannato va chiesto se intende fare la “Beitrittserklärung” o meno. Siccome la proposizione del Gnadengesuch a Berlino - fatte salve le eccezioni che seguono - comporta la sospensione dell’esecuzione, i condannati non di rado propongono un’istanza di tal genere al fine di posticipare l’esecuzione di alcuni mesi.

Il Gnadengesuch, sospende l’esecuzione a meno che :

1) l’istanza non sia  motivata

2) il richiedente sia in espiazione di pena (anche per un altro reato)

3) il richiedente sia latitante o vi sia pericolo che si dia alla fuga oppure si tenga nascosto (“sich verborgen hält”)

4) dalla notifica dell’invito a presentarsi alla Justizvollzugsanstalt sia già trascorso un mese.

La Senatsverwaltung può però ordinare l’immediata esecuzione, se l’istanza appare palesemente infondata o se l’immediata esecuzione è nell’interesse pubblico.

Depositato il Gnadengesuch, vengono raccolti i pareri prescritti (del PM, degli uffici giudiziari); è in facoltà della Senatsverwaltung assumere, anche d’ufficio, informazioni (per esempio presso la Bewährungs-hilfe, Gerichtshilfe, Jugendgerichtshilfe).

La Gnadenentscheidung è revocabile e si procede alla revoca della stessa, se il condannato non ha adempiuto agli obblighi che gli sono stati imposti oppure se viene nuovamente condannato durante la Bewährungszeit.

La Begnadigung viene considerata come mezzo per l’attuazione della cosiddetta Einzelfallgerechtigkeit (“giustizia del caso singolo”), per temperare le “Härten des Gesetzes”, specie in caso di mutamento di circostanze posteriori alla condanna.

VI

Condizione per la proponibilità del Gnadengesuch è che il condannato si sia avvalso di tutti i mezzi di gravame a sua disposizione; in questo senso si parla di sussidiarietà del Gnadenerweis.

Una disciplina particolare - dettata dall’EV (Einigungsvertrag) - vige per l’esecuzione delle sentenze emanate da giudici penali dell’ex DDR. L’esecuzione delle stesse non può avvenire se è giudizial-mente accertato che la condanna è stata pronunziata senza rispettare il principio della Rechts-staatlichkeit oppure se la pena o l’entità della medesima non sono compatibili con tale principio; parimenti, se la condanna è contraria a leggi vigenti nella RFT.

La richiesta di accertamento delle violazioni teste’ menzionate può essere proposta dal condannato o dal PM. Non è proponibile, se si è già svolto un procedimento di riabilitazione o se allo stesso possa ancora farsi luogo.

L’esempio forse più noto di Begnadigung nel corso della storia è quello del famoso scultore Veith Stoß, il quale, nel 1503, era stato “graziato” dalle autorità di Nürnberg in quanto la pena di morte era stata “abgemildert” in quella di “Brandmarkung”…Il reato allora contestato allo Stoß, viene punito dal vigente codice penale della RFT con la reclusione fino a 5 anni o con semplice Geldstrafe (pena pecuniaria).

VII

Dalla Begnadigung - che, secondo una certa dottrina, costituisce una specie di “Rechtsbruch” in quanto atto del potere esecutivo che pone nel nulla o modifica una pronunzia giudiziale passata in giudicato - va distinta l’amnistia (anch’essa prevista dall’ordinamento della RFT) che assicura “Straffreiheit” (esenzione da pena) oppure “Strafermäßigung” (riduzione di pena) ad un numero indeterminato di persone, anche se per reati determinati nello stesso Gesetzesbeschluss. I provvedimenti con i quali viene concessa la cosiddetta Totalamnestie vengono anche chiamati “Straffreiheitsgesetze”. È stato detto che in caso di amnistia lo Stato rinuncia alla propria pretesa punitiva. La competenza per l’emanazione della legge che concede l’amnistia è del Bund, anche se la Costituzione federale vigente, a differenza della Weimarer Reichsverfassung, nulla dispone  in merito. Contro la tesi - rimasta peraltro isolata - della Länderkompetenz, milita il Gleichheits-grundsatz (articolo 3, comma 1, GG) e quello della Bundestreue.

Vi sono reati che non possono essere oggetto di amnistia (“sind nicht amnistiefähig”); si tratta dei delitti imprescrittibili. Vietate sono le cosiddette Individualamnestien anche perché l’articolo 19, comma 1, della Costituzione federale vieta “Einzelfallregelungen bei gesetzlichen Eingriffen in Grundrechte”. In tal caso verrebbe leso il principio dell’“Absicherung des Zuständigkeitsbereiches der Richter”, sancito dagli articoli 92, 97, comma 1 e 101, comma 1, GG. Ovviamente anche per l’amnistia vige il cosiddetto Vorauswirkungsverbot per cui un’amnistia “copre” soltanto reati commessi prima dell’emanazione del provvedimento concessorio della stessa.            

VIII

Le amnistie, nella RFT, dal 1949 ad oggi, sono state poche (quella del 1949, del 1954, del 1968 e del 1970), mentre sono state molte nell’ex DDR fino alla fine del regime (almeno 10).

Varie proposte di legge - successive al 1970 - contenenti amnistie non hanno ottenuto l’approvazione dei competenti organi parlamentari della RFT (si è trattato, tra l’altro, della progettata “Parteispendenamnestie” negli anni ‘80 e della “Wiedervereinigungsamnestie” nel 1990). La particolare avversione dei parlamentari della RFT, almeno nell’ultimo quarantennio, contro le amnistie, deriva dal fatto che l’amnistia è contraria al Gleichheitsprinzip (persone che hanno espiato la pena per un reato vengono trattate in modo differente da quelle che “beneficiano” dell’amnistia per lo stesso reato). Si e detto che “die Verletzung des Gleichheitsprinzips ist der Amnestie immanent” e non si è disposti a derogare al fondamentale principio: “Recht muss Recht bleiben”; inoltre amnistie, specie se frequenti, costituiscono “Anreiz für künftige Straftaten”.

IX

Ogni amnistia concessa ha suscitato, nei cittadini, un “Unrechtsgefühl” e di ciò i parlamentari della RFT hanno tenuto ben conto dopo il 1970. In caso di amnistia una larga parte dei cittadini aveva ritenuto che lo Stato non avesse adempiuto ad uno dei suoi doveri fondamentali, cioè alla Strafrechtspflege e per tale si intende non soltanto la Strafverfolgung, ma anche la Strafvollstreckung nel senso  che il condannato venga effettivamente “einer Strafe zugeführt”.

Il principio della Rechtsstaatlichkeit viene dedotto dall’articolo 20 GG (Costituzione federale) ed è un “elementarer Verfassungsgrundsatz”, costituisce una delle “Grundentscheidungen” del GG. La Rechtsstaatlichkeit postula, tra l’altro, la cosiddetta Kontinuität der Rechtsordnung. Questa continuità è interrotta per effetto di amnistie che minano alle fondamenta la fiducia dei cittadini nella Rechts-staatlichkeit e nello Stato. È stato detto che l’amnistia “setzt die Rechtsordnung außer Kraft”. Nel periodo della Repubblica di Weimar, in 12 anni, erano state concesse ben 18 amnistie che non hanno, di certo, contribuito alla stabilità di quello “Staatsgefüge”.

La percentuale - tutt’altro che trascurabile - di recidiva, è un altro argomento che milita contro l’amnistia. Così per esempio è stato statisticamente constatato che a seguito della concessione dell’amnistia dd. 17.7.1987 nell’ex DDR, ben il 30% dei Haftentlassenen, sono stati nuovamente condannati.

Molto frequenti sono invece le amnistie in Francia; una ogni biennio. Vi sono poi le cosiddette Septennats-amnistien all’inizio di ogni settennato presidenziale. Poche amnistie vengono concesse in Svizzera. Il motivo, secondo alcuni, viene ravvisato nel fatto che una bundesweite Amnestie è soggetta anche a referendum popolare ed il popolo elvetico, non di rado, la pensa diversamente dai propri rappresen-tanti politici. La legislazione britannica attribuisce al sovrano la facoltà del “pardon”, ma non prevede l’amnistia nel senso di un “allgemeinen Straferlass”.

I

Il Begnadigungsrecht, nell’ordinamento della RFT, consiste nella facoltà, conferita ad organi del potere esecutivo, di condonare - a singoli condannati - in parte o interamente, la pena comminata, di convertirla oppure di sospenderne l’esecuzione dopo una condanna passata in giudicato. La facoltà ora menzionata viene anche indicata come Gnadenbefugnis (o Gnadenrecht) ed in sede di esercizio  della medesima possono essere condonate pene detentive, pecuniarie ed accessorie; soltanto in casi eccezionali misure di sicurezza.

Il Gnadenrecht non è altro che un residuo dell’epoca dell’assolutismo - durante la quale al sovrano (cosiddetto Gnadenherr) era lecito ergersi al di sopra della legge concedendo “Gnade vor Recht” - e tutt’ora, negli Stati in cui il capo dello Stato è un monarca, il Gnadenerweis è una sua prerogativa, anche se, spesso, è prescritta, obbligatoriamente, la controfirma da parte di un ministro.

Per quanto concerne la RFT, va osservato che nel codice penale del 1871 ed in quello di procedura penale del 1877, erano state recepite molte norme del Preußischen Strafgesetzbuch, il quale, tra l’ altro, prevedeva la pena di morte per omicidio dell’imperatore (§ 211) e per tentato omicidio del sovrano nonché per omicidio dei Landesherren (§ 80). Da notare è che a decidere la pena capitale era una corte d’assise composta da giudici non togati. Contro queste sentenze di condanna era ammissibile impugnazione. In caso di rigetto della stessa, il condannato poteva chiedere la “Gnade” (grazia) all’imperatore o al Landesherrn (risp. al Senat delle città di Hamburg, Bremen e Berlin.). Soltanto dopo il rigetto del Gnadengesuch si poteva procedere all’esecuzione della sentenza. Dalla Gnadenbefugnis erano, già allora, esclusi alcuni reati, quale per esempio quelli commessi da ministri in quanto il Gnadenerweis in tali casi poteva essere interpretato come concessione di un favore ad un personaggio nominato dallo stesso capo dello Stato.

Il concetto stesso di Gnade implica che il condannato non aveva (e non ha) “ein Recht auf Gnade” (il diritto acche’ gli venisse (venga) concessa la “grazia”). È stato detto che in caso di Gnadenerweis “geht Gnade vor Recht”. A seguito dell’inoltro del Gnadengesuch il richiedente ha soltanto il diritto che la sua richiesta venga esaminata e decisa.

II

La Costituzione federale del 1949, prevede, all’articolo 60, comma 2, che il Begnadigungsrecht viene esercitato “für den Bund” dal presidente della Repubblica; questa facoltà, come viene precisato dal § 452 StPO (CPP), gli spetta nei casi di “erstinstanzlicher Ausübung von Gerichtsbarkeit des Bundes” quando l’Anklageerhebung avviene da parte del Generalbundesanwalt. Questa facoltà presidenziale è delgabile ai sensi del comma 3 dell’articolo 60 GG. Va osservato che nell’ordinamento della RFT l’“Ausübung der Gerichtsbarkeit ist grundsätzlich Landessache” (compete ai Länder) e soltanto in casi ben delimitati e per reati determinati, vi è “Gerichtsbarkeit des Bundes”. L’articolo 96, comma 5, della Costituzione federale (GG) prevede che autorità giudiziarie dei Länder - in base ad una specie di delega - possono esercitare la Gerichtsbarkeit des Bundes nei seguenti casi: 1) genocidio, 2) reati contro l’umanità e reati commessi in tempo di guerra, 3) altri reati commessi con intenzione di minare la pacifica convivenza tra i popoli, 4) reati contro la personalità dello Stato.

Se la giurisdizione spettante al Bund viene esercitata da autorità giudiziaria dei Länder, si ha la cosiddetta Organleihe e il procedimento si svolge dinanzi alla corte d’appello (che agisce materialmente quale Bundesgericht), fatta eccezione per Berlino dove la competenza spetta al c.d. Kammergericht.

In tutti i casi, in cui non sussiste la Bundesgerichtsbarkeit, la Begnadigung spetta ai Länder (§ 452 StPO) che hanno disciplinato l’Ausübung des Gnadenrechtes emanando apposite Gnaden-ordnungen (molto dettagliata è quella del Saarland, entrata in vigore l’1.4.1994). Le singole Länderverfassungen (Costituzioni dei Länder) determinano la competenza ad esercitare il Begnadigungsrecht.

L’esercizio del Begnadigungsrecht rientra nella piena discrezionalità del titolare di questa facoltà che sono - se la sentenza è stata emessa da un Amtsgericht, da un Landgericht oppure da un Oberlandesgericht non giudicante in veste di Bundesgericht (vedi sopra) - il Senat (a Berlino, Bremen e Hamburg), il Consiglio dei ministri nel Saarland e i presidenti dei Consigli dei ministri negli altri Länder. Come già detto sopra, non soltanto il presidente della Repubblica, ma anche gli altri “Gnadenherren” possono delegare l’esercizio del Begnadigungsrecht; di solito viene delgato alle cosiddette Vollstreckungsbehörden (PM). In un Bundesland (Nordrhein-Westfahlen) la competenza spetta ad un’apposita Gnadenstelle. Berlino e Hamburg hanno istituito Gnadenbehörden che costituiscono una ripartizione dello Justizresort. In caso di condanna emessa dallo Jugendgericht, “Vollstreckungsleiter ist der Jugendrichter”.

III

La decisione emessa a seguito di un’istanza intesa alla concessione di un Gnadenerlass, non è impugnabile (“ist nicht justiziabel”) dinanzi all’autorità giudiziaria, ne’ davanti ad altra autorità (in tal senso hanno deciso la Corte costituzionale federale (E 25, 352) e il Bundesverwaltungsgericht), dato che altrimenti verrebbe violato il principio della divisione dei poteri. Di conseguenza non è invocabile il Rechtsschutz previsto dall’articolo 19, comma 4, GG (Costituzione federale) e dai §§ 23 ed segg. EGGVG (Einführungsgesetz zum Gerichtsverfassungsgesetz).

Il Gnadenakt viene considerato “gerichtlich nicht überprüfbarer Hoheitsakt”, “eine außergerichtliche Entscheidung”; non costituisce comunque “Rechtsanwendung”. Diversamente stanno le cose in caso di revoca della Begnadigung. Essa è soggetta a “gerichtlicher Überprüfbarkeit” posto che la con-cessione della Begnadigung ha fatto sorgere “schutzwürdige Freiheitsrechte”, come ha precisato la Corte costituzionale federale (BVerG 30, 108). Restrizioni all’esercizio del Begnadigungsrecht sussistono per i casi di condanna per delitti contro la personalità dello Stato.

La Begnadigung può essere concessa non soltanto per condanne penali, ma anche per Dienststraf-sachen; mentre per le prime il titolare del Begnadigungsrecht delega, di solito, l’esercizio dello stesso  il ministro della Giustizia, per le seconde viene delegato di norma il ministro dell’Interno.

IV

L’inoltro di un Gnadengesuch non comporta - di per se’- la sospensione dell’esecuzione della condanna (fa eccezione unicamente la Gnadenordnung berlinese (§5)). Ai fini della sospensione è necessario proporre un’istanza aggiuntiva che va immediatamente comunicata alla Vollstreckungs-behörde (PM) affinché non venga emanato un Vollstreckungshaftbefehl. Anche l’accoglimento o meno dell’istanza di sospensione rientra nella piena discrezionalita’del PM. Il motivo prevalente per il quale si propone un Gnadengesuch è costituito dal fine di evitare l’esecuzione di una pena detentiva o di una sanzione pecuniaria particolarmente elevata in relazione alle condizioni economiche del condannato.

V

L’accoglimento di una siffatta istanza avviene quasi esclusivamente qualora l’esecuzione avrebbe per conseguenza “unverhältnismäßige, unbillige Härten” attinenti alla sfera familiare o professionale (per esempio perdita del lavoro, necessità di provvedere all’assistenza di figli). Il giudice è infatti vincolato alla legge e le sue facoltà discrezionali non sempre sono tali da poter mitigare adeguatamente la “Härte des Gesetzes” o adeguare la pena al caso concreto; in caso di Begnadigung, il titolare di questo diritto può prescindere, almeno in parte, da norme e disposizioni di legge.

I motivi addotti nel Gnadengesuch devono essere adeguatamente documentati e provati. Influisce positivamente sulla probabilità di accoglimento del Gnadengesuch l’avvenuto risarcimento dei danni cagionati dal reato o l’eliminazione  delle cause che hanno condotto alla commissione del reato (p. es. l’aver intrapreso una terapia di disintossicazione da parte di un drogato o di un alcolizzato cronico).

 L’accoglimento (o il rigetto) del Gnadengesuch avviene tutt’altro che rapidamente (e, aggiungiamo, neppure frequentemente); di solito tra inoltro dell’istanza e accoglimento (o rigetto) della stessa, intercorre ca. un anno. Spesso le Gnadenbehörden impongono al richiedente obblighi, lo fanno sorvegliare e controllano l’adempimento di quanto disposto.

Sopra abbiamo accennato che - fatta eccezione per le condanne emesse da una corte d’appello in funzione di Bundesgericht - competente a  concedere la Begnadigung sono i Länder in base alle Gnadenordnungen da loro emanate. Così per esempio la Gnadenordnung di Berlino (che  è del 29.5.2009)  prevede che il Gnadengesuch va inoltrato dal condannato (ma può anche essere proposto da terzi) presso la Senatsverwaltung für Justiz. Se viene depositato da un terzo, al condannato va chiesto se intende fare la “Beitrittserklärung” o meno. Siccome la proposizione del Gnadengesuch a Berlino - fatte salve le eccezioni che seguono - comporta la sospensione dell’esecuzione, i condannati non di rado propongono un’istanza di tal genere al fine di posticipare l’esecuzione di alcuni mesi.

Il Gnadengesuch, sospende l’esecuzione a meno che :

1) l’istanza non sia  motivata

2) il richiedente sia in espiazione di pena (anche per un altro reato)

3) il richiedente sia latitante o vi sia pericolo che si dia alla fuga oppure si tenga nascosto (“sich verborgen hält”)

4) dalla notifica dell’invito a presentarsi alla Justizvollzugsanstalt sia già trascorso un mese.

La Senatsverwaltung può però ordinare l’immediata esecuzione, se l’istanza appare palesemente infondata o se l’immediata esecuzione è nell’interesse pubblico.

Depositato il Gnadengesuch, vengono raccolti i pareri prescritti (del PM, degli uffici giudiziari); è in facoltà della Senatsverwaltung assumere, anche d’ufficio, informazioni (per esempio presso la Bewährungs-hilfe, Gerichtshilfe, Jugendgerichtshilfe).

La Gnadenentscheidung è revocabile e si procede alla revoca della stessa, se il condannato non ha adempiuto agli obblighi che gli sono stati imposti oppure se viene nuovamente condannato durante la Bewährungszeit.

La Begnadigung viene considerata come mezzo per l’attuazione della cosiddetta Einzelfallgerechtigkeit (“giustizia del caso singolo”), per temperare le “Härten des Gesetzes”, specie in caso di mutamento di circostanze posteriori alla condanna.

VI

Condizione per la proponibilità del Gnadengesuch è che il condannato si sia avvalso di tutti i mezzi di gravame a sua disposizione; in questo senso si parla di sussidiarietà del Gnadenerweis.

Una disciplina particolare - dettata dall’EV (Einigungsvertrag) - vige per l’esecuzione delle sentenze emanate da giudici penali dell’ex DDR. L’esecuzione delle stesse non può avvenire se è giudizial-mente accertato che la condanna è stata pronunziata senza rispettare il principio della Rechts-staatlichkeit oppure se la pena o l’entità della medesima non sono compatibili con tale principio; parimenti, se la condanna è contraria a leggi vigenti nella RFT.

La richiesta di accertamento delle violazioni teste’ menzionate può essere proposta dal condannato o dal PM. Non è proponibile, se si è già svolto un procedimento di riabilitazione o se allo stesso possa ancora farsi luogo.

L’esempio forse più noto di Begnadigung nel corso della storia è quello del famoso scultore Veith Stoß, il quale, nel 1503, era stato “graziato” dalle autorità di Nürnberg in quanto la pena di morte era stata “abgemildert” in quella di “Brandmarkung”…Il reato allora contestato allo Stoß, viene punito dal vigente codice penale della RFT con la reclusione fino a 5 anni o con semplice Geldstrafe (pena pecuniaria).

VII

Dalla Begnadigung - che, secondo una certa dottrina, costituisce una specie di “Rechtsbruch” in quanto atto del potere esecutivo che pone nel nulla o modifica una pronunzia giudiziale passata in giudicato - va distinta l’amnistia (anch’essa prevista dall’ordinamento della RFT) che assicura “Straffreiheit” (esenzione da pena) oppure “Strafermäßigung” (riduzione di pena) ad un numero indeterminato di persone, anche se per reati determinati nello stesso Gesetzesbeschluss. I provvedimenti con i quali viene concessa la cosiddetta Totalamnestie vengono anche chiamati “Straffreiheitsgesetze”. È stato detto che in caso di amnistia lo Stato rinuncia alla propria pretesa punitiva. La competenza per l’emanazione della legge che concede l’amnistia è del Bund, anche se la Costituzione federale vigente, a differenza della Weimarer Reichsverfassung, nulla dispone  in merito. Contro la tesi - rimasta peraltro isolata - della Länderkompetenz, milita il Gleichheits-grundsatz (articolo 3, comma 1, GG) e quello della Bundestreue.

Vi sono reati che non possono essere oggetto di amnistia (“sind nicht amnistiefähig”); si tratta dei delitti imprescrittibili. Vietate sono le cosiddette Individualamnestien anche perché l’articolo 19, comma 1, della Costituzione federale vieta “Einzelfallregelungen bei gesetzlichen Eingriffen in Grundrechte”. In tal caso verrebbe leso il principio dell’“Absicherung des Zuständigkeitsbereiches der Richter”, sancito dagli articoli 92, 97, comma 1 e 101, comma 1, GG. Ovviamente anche per l’amnistia vige il cosiddetto Vorauswirkungsverbot per cui un’amnistia “copre” soltanto reati commessi prima dell’emanazione del provvedimento concessorio della stessa.            

VIII

Le amnistie, nella RFT, dal 1949 ad oggi, sono state poche (quella del 1949, del 1954, del 1968 e del 1970), mentre sono state molte nell’ex DDR fino alla fine del regime (almeno 10).

Varie proposte di legge - successive al 1970 - contenenti amnistie non hanno ottenuto l’approvazione dei competenti organi parlamentari della RFT (si è trattato, tra l’altro, della progettata “Parteispendenamnestie” negli anni ‘80 e della “Wiedervereinigungsamnestie” nel 1990). La particolare avversione dei parlamentari della RFT, almeno nell’ultimo quarantennio, contro le amnistie, deriva dal fatto che l’amnistia è contraria al Gleichheitsprinzip (persone che hanno espiato la pena per un reato vengono trattate in modo differente da quelle che “beneficiano” dell’amnistia per lo stesso reato). Si e detto che “die Verletzung des Gleichheitsprinzips ist der Amnestie immanent” e non si è disposti a derogare al fondamentale principio: “Recht muss Recht bleiben”; inoltre amnistie, specie se frequenti, costituiscono “Anreiz für künftige Straftaten”.

IX

Ogni amnistia concessa ha suscitato, nei cittadini, un “Unrechtsgefühl” e di ciò i parlamentari della RFT hanno tenuto ben conto dopo il 1970. In caso di amnistia una larga parte dei cittadini aveva ritenuto che lo Stato non avesse adempiuto ad uno dei suoi doveri fondamentali, cioè alla Strafrechtspflege e per tale si intende non soltanto la Strafverfolgung, ma anche la Strafvollstreckung nel senso  che il condannato venga effettivamente “einer Strafe zugeführt”.

Il principio della Rechtsstaatlichkeit viene dedotto dall’articolo 20 GG (Costituzione federale) ed è un “elementarer Verfassungsgrundsatz”, costituisce una delle “Grundentscheidungen” del GG. La Rechtsstaatlichkeit postula, tra l’altro, la cosiddetta Kontinuität der Rechtsordnung. Questa continuità è interrotta per effetto di amnistie che minano alle fondamenta la fiducia dei cittadini nella Rechts-staatlichkeit e nello Stato. È stato detto che l’amnistia “setzt die Rechtsordnung außer Kraft”. Nel periodo della Repubblica di Weimar, in 12 anni, erano state concesse ben 18 amnistie che non hanno, di certo, contribuito alla stabilità di quello “Staatsgefüge”.

La percentuale - tutt’altro che trascurabile - di recidiva, è un altro argomento che milita contro l’amnistia. Così per esempio è stato statisticamente constatato che a seguito della concessione dell’amnistia dd. 17.7.1987 nell’ex DDR, ben il 30% dei Haftentlassenen, sono stati nuovamente condannati.

Molto frequenti sono invece le amnistie in Francia; una ogni biennio. Vi sono poi le cosiddette Septennats-amnistien all’inizio di ogni settennato presidenziale. Poche amnistie vengono concesse in Svizzera. Il motivo, secondo alcuni, viene ravvisato nel fatto che una bundesweite Amnestie è soggetta anche a referendum popolare ed il popolo elvetico, non di rado, la pensa diversamente dai propri rappresen-tanti politici. La legislazione britannica attribuisce al sovrano la facoltà del “pardon”, ma non prevede l’amnistia nel senso di un “allgemeinen Straferlass”.