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Riforma del ``Fachkräfteeinwanderungsgesetz“

Legge sull’immigrazione di lavoratori specializzati nella RFT – Mancanza di lavoratori specializzati anche in due altri Stati confinanti

Riforma immigrazione
Riforma immigrazione

Riforma del ``Fachkräfteeinwanderungsgesetz“


Abstract: Tra i presupposti di crescita dell’economia, figura - ai primi posti – la disponibilità di manodopera qualificata, che è necessaria soprattutto nel settore della tecnica e dell’innovazione. Tecnologia e digitalizzazione, hanno cambiato il “modo di lavorare” nel senso, che è indispensabile, anche “rinnovare le competenze”. “Talent shortage” costituisce un freno per lo sviluppo di ogni economia.


RFT

Esigenza di riforma della legge sull’immigrazione di personale specializzato

La carenza di lavoratori con specializzazione professionale, da tempo avvertita nella RFT, come pure in altri Paesi confinanti, aveva indotto il legislatore federale, a emanare – nel 2020 - il “Fachkräfteeinwanderungsgesetz” (entrato in vigore l’1.3.20). Con questa legge, s’intendeva favorire una “qualifikations- und bedarfsorientierte Einwanderung” (un’immigrazione di lavoratori con qualificazione professionale e secondo le esigenze dei singoli settori dell’economia) per far fronte alle carenze di personale specializzato sul mercato del lavoro (“Arbeitsmarkt”).

Il mercato del lavoro, nella RFT, ha bisogno di 400.000 lavoratori specializzati l’anno. Senza l’immigrazione di specializzati da Stati extracomunitari, nella RFT, mancherebbero – nel 2035 – 7.000.000 di lavoratori.  

La mancanza di “Fachkräfte”, si prospettava tale, da minacciare lo sviluppo dell’economia in genere e, in particolare, di determinati settori produttivi.

L’immigrazione da altri Stati comunitari, non era valsa a ovviare alla carenza di lavoratori specializzati riscontrata in non pochi “Wirtschaftszweige”.

Il “Fachkräftemangel” è stato aumentato pure dalla tendenza – al ribasso - appalesatasi in materia demografica. Un’immigrazione di lavoratori specializzati extracomunitari, “pilotata”, ha effetti benefici, sia per l’economia, che per gli immigrati stessi, specie se potessero svolgere attività lavorativa già sin dal primo giorno dell’avvenuta immigrazione.


Numero elevato “offener Stellen”

Nell’ultimo quadrimestre del 2022, nella RFT, i posti di lavoro non coperti (“offene Stellen”), erano stati 1.980.000. Particolarmente elevato, era stato il “Fachkräftemangel” nei settori della sanità, dell’assistenza agli anziani, dell’IT e in quello dell’edilizia. Non era stato possibile “colmare queste lacune”, con lavoratori specializzati provenienti da Stati comunitari. Le distanze tra offerte e domande di lavoro, sono rimaste notevoli.

La legge del 2020 non aveva dato i frutti, che dalla stessa ci si erano attesi.            Il “Fachkräftemangel” viene tuttora percepito come “Wachstumsbremse” (freno alla crescita) dell’economia.

Per questo motivo, i ministri del Lavoro e dell’Interno hanno elaborato un disegno di legge di riforma del predetto “Fachkräfteeinwanderungsgesetz” (d’ora in avanti anche indicato con l’abbreviazione FKEG) in quanto le carenze sul mercato del lavoro persistevano, anzi, si acuivano. La legge di riforma è stata approvata dal “Bundestag” con 388 voti favorevoli e 234 contrari; 31 deputati si sono astenuti. Anche ai richiedenti asilo politico, sarà consentito, di proporre domanda per poter lavorare quale “Fachkraft”.

Erano in “gioco” l’esistenza stessa di alcune grandi aziende e, in particolare, dell’innovazione tecnologica; di riflesso, pure la stabilità dei sistemi di previdenza sociale e sanitaria. L’economia della RFT, è riuscita a “bilanciare”, entro breve termine, gli effetti dell’epidemia COVID-19, tant’è vero, che a settembre del 2020, le persone, che erano “sozialversicherungspflichtig” (per le quali vi era obbligo di iscrizione a un ente corrispondente all’INPS), erano 34,900.000, mentre nel settembre 2019 erano state 33.900.000.

Nell’ultimo quadrimestre del 2022, nella RFT, come già detto, i posti di lavoro non coperti (“offene Stellen”), erano stati 1.980.000. Particolarmente elevato, era stato il “Fachkräftemangel” nei settori della sanità, dell’assistenza per anziani, dell’IT e in quello dell’edilizia. Non era stato possibile “colmare queste lacune” con lavoratori specializzati provenienti da Stati comunitari, nei quali il fenomeno della carenza di lavoratori specializzati, anche se non cosí grave, pure esisteva. Non vi era, pertanto, da intravedere altra soluzione, che quella di “aprire” il mercato del lavoro a extracomunitari, soluzione, non senza rilevanti problemi, soprattutto di natura burocratica. Il procedimento per il rilascio di visti e di “Aufenthaltstitel” (titoli di soggiorno nella RFT), vanno semplificati, con benefici, sia per gli stranieri extracomunitari, che per la burocrazia della RFT.


Niederlassungserlaubnis entro tre anni

Per ottenere una “Niederlassungserlaubnis”, ora bastano tre anni, anzichè quattro. Sarà aumentata la discrezionalità dei capi degli uffici, che trattano le pratiche riguardanti l’immigrazione di lavoratori specializzati extracomunitari. Ci sarà meno “perentorietà” nella normativa concernente l’immigrazione di lavoratori extracomunitari e saranno aumentate le “Sollvorschriften”.

Era necessario, rendere più facile la cosiddetta Erwerbsmigration (migrazione per motivi di lavoro) e abbreviare le procedure per il riconoscimento – nella RFT – di titoli di qualificazione professionali conseguiti all’estero. Inoltre, a coloro, che già soggiornavano nella RFT, deve essere consentito, di svolgere un lavoro part time, qualora non abbiano diritto a un sussidio durante l’”Ausbildungszeit” (periodo di addestramento).

Al fine di favorire l’integrazione degli stranieri, sono indispensabili “Vorintegrationsmaßnahmen” (provvedimenti, che precedono l’integrazione nella RFT) nel Paese di provenienza degli immigrandi, o, perlomeno, che agli immigrati, vengano offerte, sin dal loro arrivo nella RFT, reali possibilità di integrazione (per esempio, corsi gratuiti per l’apprendimento della lingua).

Secondo calcoli del Governo federale, quanto previsto dalla legge di riforma, consentirà un aumento dell’immigrazione per motivi di lavoro, da Stati extracomunitari, di circa 60.000 - 75.000 lavoratori specializzati l’anno. Sarà fatta pure – all’estero – pubblicità per attrarre nuove leve in possesso di specializzazione.


La direttiva 2021/1883 UE

In favore dell’emanazione della legge di riforma, ha militato pure la direttiva (UE) 2021/1883 del Parlamento e del Consiglio, che prevede condizioni per l’immigrazione e il soggiorno di extracomunitari – altamente specializzati – nell’UE; direttiva, che dovrà essere recepita dagli Stati comunitari entro il 18.11.23. Questa direttiva, offre “spazi” per i legislatori nazionali, che intendono “sfruttarli”, ai fini di una “zuwanderungsfreundlichen Gesetzgebung”.

Le procedure per la concessione di visti d’ingresso, verranno “snellite” o, perlomeno, rese meno “gravose”.

   Tutti gli immigrati in possesso di laurea o di specializzazione professionale, potranno svolgere, nella RFT, un lavoro conforme alla specializzazione.

Altra misura prevista dalla legge di riforma, è di rendere più facile, il “Familiennachzug” (ricongiungimento familiare). Viene consentito l’ingresso, nella RFT, non soltanto della cosiddetta Kernfamilie (moglie e figli), ma  anche di genitori dello straniero extracomunitario. In materia di specialisti IT, si può prescindere dalla presentazione di un diploma (o attestato), se dimostrano adeguate conoscenze in questo settore.

Comunque, i procedimenti di riconoscimento di diplomi rilasciati da Stati extracomunitari, non devono più, necessariamente, avere inizio nello Stato di provenienza, ma possono essere iniziati a immigrazione avvenuta. A carico del lavoratore e del datore di lavoro, è sancito l’obbligo di far sí, che  il procedimento di riconoscimento della qualifica avvenga con speditezza.


La "Chancenkarte”, che cosa è?

La stessa è rilasciata a coloro, che possono dimostrare l’avvenuta frequenza di una scuola professionale almeno biennale o che sono in possesso di un diploma di laurea. Ai richiedenti sarà assegnato un punteggio, secondo criteri prestabiliti (quali: conoscenza della lingua, esperienze professionali pregresse, età), sulla falsariga di quanto previsto dalla legislazione, in materia di immigrazione, del Canada. Questa “Carta” consentirà l’assunzione in prova nella RFT.

A certe condizioni, un “Bildungsaufenthalt” (soggiorno per motivi di studio), potrà essere “convertito” in “Aufenthalt zu Erwerbszwecken” (permesso di soggiorno per motivi di lavoro). Sotto questo profilo, vi sarà ”maggiore flessibilità”. Nella “Fachkräftegewinnung”, la RFT seguirà principi valevoli in ambito internazionale.


Non soltanto oneri per il bilancio dello Stato e dei Länder

La legge di riforma comporterà, oneri aggiuntivi a carico del bilancio del “Bund”, che vengono preventivate in circa 5,5 mio Euro l’anno. Va però anche notato, che pure le “entrate” dello Stato e dei Länder, aumenteranno, posto che gli immigrati specializzati, che (subito) inizieranno un’attività lavorativa, pagheranno, anch’essi, le tasse. Vi sarà pure un contributo alla stabilizzazione  del sistema di previdenza sociale.

  È stato calcolato, che 10.000 lavoratori in più, pagheranno, annualmente,  circa 40.000 Euro di contributi alla “Rentenversicherung” (Fondo pensioni) e 16.000 Euro alla “Sozialversicherung” (Assicurazione sociale).

12.000.000 Euro andranno alla “Pflegeversicherung” (Assitenza agli anziani) e 11.000.000 Euro all’”Arbeitslosenversicherung” (assicurazione  contro la disoccupazione).

Gli “Integrationskurse” in favore dei lavoratori specializzati extracomunitari, graveranno sul bilancio del “Bund”, nella misura di 10,7 mio. Euro annui, mentre, a carico della “Bundesagentur für Arbeit” (Agenzia Federale per il Lavoro), per attività di informazione e di consulenza, saranno, annualmente, circa 2,8 mio. Euro. Viene istituito un portale (da parte del Governo federale), continuamente aggiornato, sul quale personale specializzato portà informarsi sulle  possibilità di lavoro nella RFT. Le relative spese, sono state stimate in circa 265.000 Euro l’anno.

Una “zentrale Erstanspruchsstelle” valuterà gli “ostacoli“ che impediscono, attualmente, agli immigrati, di trovare subito un posto di lavoro e una sistemazione. A tal fine, anche i lavoratori specializzati extracomunitari, potranno accedere all’”Hotline ALiD”.

Abolizione della “Vorprüfung” (ad opera della “Bundesagentur für Arbeit”) di cui al § 38 a, Abs. 3, S. 1,  dell’”Aufenthaltsgesetz”.

Tutte le facilitazioni sono destinate a rendere più attrattiva la RFT per extracomunitari in possesso di una laurea o comunque di una specializzazione. E non sarà soltanto la RFT, a trarre vantaggio dalla riforma dell’immigrazione di lavoratori specializzati (in particolare, se giovani, ma, pure questi ultimi (che, magari, negli Stati di provenienza, sono disoccupati o sottopagati)) nonchè gli Stati di provenienza, se questi lavoratori, un giorno, si decideranno per il rimpatrio. Si parla, in proposito, di “Triple Win”.

Un’immigrazione “regolare”, è pure un valido antidoto contro l’immigrazione clandestina. Al “Bundesamt für Migration” (Ufficio Federale per la Migrazione) si sono rivolte, nel 2020, 68.000 persone, nel 2021, 92.000 e nel 2022, 122.000. La riforma comporta incisive modificazioni, non soltanto dell’”Aufenthaltsgesetz”, ma anche dello “Staatsbürgerschaftsgesetz” (Legge sulla cittadinanza) e del 3°, 4° e 5° Libro del “Sozialgesetz”.


 “Schutzstatus” e lavoro

La predetta direttiva UE consente l’impiego di personale specializzato extracomunitario nel settore dei cosiddetti Engpassberufe e non impedisce, che “international Schutzbedürftige”, ai quali lo “Schutzstatus” (protezione) è stato riconosciuto nella RFT oppure in un altro Stato comunitario, possano ottenere la cosiddetta Carta Blu. Per i titolari di questa “Carta”, le procedure per i cambiamenti di datore di lavoro, sono semplificati. Verrà disciplinata – per coloro che sono in possesso della “Carta Blu” -  l’”Intra - UE – Mobilità,  facilitata l’immigrazione di familiari e l’ottenimento del permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Altre facilitazioni: elevazione dell’età massima per coloro, che 1) sono in cerca di un posto di lavoro, 2) della durata massima del soggiorno nella RFT a tal fine e 3) possibilità di svolgimento di attività di lavoro “in prova”.

Chi si trova nella RFT per motivi di studio o per l’apprendimento della lingua, potrà svolgervi un’attività di lavoro ridotta, allo scopo di mantenersi (verranno aboliti i divieti statuiti nel passato).


Svizzera                          


Carenza di lavoratori anche in Svizzera

Grande è pure la carenza di lavoratori specializzati in Svizzera.

Cosí, per esempio, nel primo quadrimestre del 2022, la “scopertura” di posti di lavoro, era stata superiore a 100.000. Secondo dati pubblicati dall’Istituto Federale di Statistica (BFS), la mancanza di lavoratori specializzati, riguarda, non soltanto il settore terziario, ma anche quello industriale. Particolarmente elevate, sono state le “scoperture” nel settore alberghiero, in quello dell’IT e sanitario.

Nel passato, specialmente nella Svizzera dell’Ovest, molto cittadini francesi erano immigrati in Svizzera (o facevano i “frontalieri” oppure vi lavoravano stagionalmente). Ora, però, nella stessa Francia, ben 1.000.000 di posti di lavoro sono “scoperti”.

Pure in Svizzera, è diventato difficile “rimpiazzare” i pensionati, particolarmente numerosi nel biennio trascorso, mentre il numero dei disoccupati, si è aggirato, in media, intorno al 2,3%. Meno disoccupati, meno gente in cerca di un posto di lavoro.

Negli anni 2023-2027, le previsioni sono, che in Svizzera mancheranno circa 360.000 persone con un diploma di scuola professionale o universitario; nel 2035, si prevede un aumento a 1,200.000.

Già nell’ultimo biennio, il 27 % delle “offenen Stellen”, non potevano essere “coperte”. L’automatizzazione dei processi produttivi, non è valsa, se non in minima parte, ad attenuare i “vuoti in organico” delle aziende. Il 42% delle aziende svizzere, reputa, che la mancanza di lavoratori specializzati, sia tale, da richiedere, urgentemente, che a questo stato di cose si debba porre riparo.

Quanto è costato, alla Svizzera, il “Mangel an qualifizierten Arbeitskräften”, nel passato recente e quanto costerà in futuro?

Mentre per il passato, non sono disponibili dati attendibili, nel 2025, si prevede, che l’economia elvetica, perderà circa 60 mio. SFr. E` minacciata pure l’”Innovationsfähigkeit” della Svizzera. La produttività delle aziende, negli ultimi anni, è scesa del 22% circa.

È noto, che la “schweizerische Wirtschaft“, nei due secoli passati, non sarebbe cresciuta, senza gli immigrati (dalla Francia e dall’Italia).


Ritorno in patria di emigrati in Svizzera

Notevole è stato, negli ultimi 2 lustri, il numero di lavoratori stranieri, da tempo nella Confoederatio Helvetica, che hanno fatto ritorno nei Paesi di origine, avendo ivi trovato un posto di lavoro (questo vale, in particolare, per la Spagna e il Portogallo).

 È ben vero, che paghe e stipendi, in Svizzera, erano e sono elevati. Tuttavia, anche nei Paesi confinanti, la situazione dei lavoratori è migliorata, per cui, emigrare, non è più una prospettiva (cosí) allettante, come nel passato.

Il “Fachkräftemangel”, in Svizzera, potrebbe essere attenuato, consentendo ai lavoratori più spesso, la frequenza di corsi di aggiornamento professionale (e ai pensionati (volonterosi), un ritorno al lavoro). Negli ultimi anni, soltanto il 40% circa dei lavoratori ha frequentato un solo corso di aggiornamento professionale l’anno. Anche questo potrebbe essere un mezzo per attenuare il “Fachkräftemangel”, dovuto, in parte, anche al calo demografico (anni 1950 e 1960: 2,7 nascite/donna; ultimi anni: 1,5 nascite/donna).

 Sul mercato del lavoro, anche in Svizzera, si riscontra questo fenomeno: più è elevata la qualificazione del lavoratore, maggiore è la domanda da parte del mercato del lavoro; ciò è riscontrabile, in particolare, nel settore tecnico (per esempio, per quanto concerne ingegneri e specialisti IT).

Anche circa 90.000 aziende piccole e medie svizzere, sono, attualmente, “vom Fachkräftemangel betroffen”.


Austria

L’allarme di titolari di aziende

A proposito del “Fachkräftemangel” in Austria, sono stati interpellati, nei primi mesi del 2022, 4.000 titolari di aziende ed è risultato, che, mai finora, era stata cosí alta la carenza di personale specializzato. I posti di lavoro “vacanti”, sono stati circa 272.000, mentre nel corrispondente periodo del 2018, erano stati 197.000.

Particolarmente elevate sono state le carenze nel settore alberghiero ed edilizio (81%), seguito da quello dei trasporti (71%) e dell’artigianato (45%).

Il 59 % dei titolari di aziende, aveva dichiarato, di avere grandi difficoltà nel reperimento di lavoratori con diploma di avviamento professionale. Il 40% di essi, vorrebbe anche assumere più apprendisti, se vi fossero interessati a iniziare un “Lehre”.

Le minori difficoltà nel reperimento di personale, si sono riscontrate nell’assunzione di laureati (11,5%) e di diplomati (25%).

Alla carenza di “Fachkräfte”, devono spesso far fronte i titolari delle aziende e i loro familiari (87%) oppure devono essere  aumentati gli straordinari dei dipendenti già in servizio (70%).

Al fine di reperire il personale necessario, il 72% dei datori di lavoro è disposto ad aumenti della retribuzione in favore degli assumendi dipendenti.


Le misure ri chieste per ovviare al “Fachkräftemangel”

Quali misure – secondo i datori di lavoro – dovrebbero essere adottate, per ovviare - o almeno attenuare - alla carenza di personale?

Il 73% ha dichiarato, che dovrebbero essere incentivati i contributi in favore di chi assume apprendisti di età superiore a 18 anni. Le formalità per l’assunzione di lavoratori extracomunitari, dovrebbero essere semplificate e snellite (lo dice il 56% dei datori di lavoro); cosí pure, ai richiedenti asilo politico, dovrebbe essere consentita l’assunzione entro breve tempo (55,7%).

Il problema della carenza di lavoratori specializzati, secondo l’83% dei titolari di aziende, non solo, non è destinato ad attenuarsi nel prossimo triennio, ma si aggraverà; ciò, anche a causa del calo demografico.