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Salario minimo: arriva il sì dall’Europa

L’Italia si spacca in discordanze di vedute
Salario minimo
Salario minimo

Dall’Europa arriva il sì alla direttiva riguardante il salario minimo. Si attende ora il placet da parte del Parlamento europeo e la ratifica ad opera del Consiglio dell’Unione Europea.

L’Italia si spacca in discordanza di vedute e punti di vista. Compromessa è la recezione della direttiva europea.

 

Salario minimo: cos’è?

Anzitutto, bisogna specificare che il salario è la retribuzione percepita mensilmente da un lavoratore di qualsiasi settore o industria.

Con “salario minimo”, dunque, s’intende la retribuzione minima tutelata dalla legge; la retribuzione minima alla quale i datori di lavoro sono vincolati.

Certo, non può esistere un salario minimo che sia uguale per ogni attività lavorativa. Esso dovrebbe variare a seconda dei settori.

 

Salario minimo: ma funziona davvero?

Se da un lato l’introduzione del salario minimo potrebbe costituire un’ulteriore tutela per i lavoratori, dall’altro potrebbe costituire un problema per le aziende, che vedrebbero i propri costi aumentare in modo considerevole.

E, senz’ombra di dubbio, quest’impatto negativo sulle aziende ne avrebbe uno ulteriore e peggiore in termini di assunzioni e licenziamenti, dal momento che potrebbe portare molti imprenditori, in affanno per i costi elevati, ad evitare di assumere personale e, nella peggiore delle ipotesi, a ricorrere a qualche licenziamento.

Insomma, si risolve un problema e se ne crea un altro, forse ben peggiore.

 

Salario minimo: la promessa su Twitter

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha divulgato, utilizzando il noto social Twitter, il seguente messaggio:

Nei nostri ordinamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguai, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi”.

Insomma, si attende dunque l’approvazione da parte del Parlamento europeo e la ratifica da parte del Consiglio UE.

In attesa che la direttiva completi il suo iter procedurale in Europa prima di arrivare alle nostre Istituzioni, vediamo come è stata appresa la notizia in Italia.

 

Salario minimo: in Italia non tutti sono d’accordo

Favorevoli sono il Movimento 5 Stelle e il Pd, pronti per un’approvazione immediata della direttiva in questione.

Per noi la questione salariale è fondamentale, accanto a questo c’è anche l’impegno ad arrivare al salario minimo come hanno fatto in Germania e in Austria”.

Di segno opposto è il centrodestra, per il quale “il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazioni industriali. Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali. Il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività”.

Confindustria si tira fuori sostenendo che “non è un tema di Confindustria perché i nostri contratti sono tutti superiori”.

A favore del provvedimento sono la CGIL, la UIL e la CISL: importante è che non si tolgano potere e peso alla contrattazione collettiva.

Per la CGIL, “i salari nel nostro Paese sono bassissimi, dobbiamo garantire che ci siano diritti comuni e che le persone che lavorano non vengano messe in competizione tra loro”.