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Una giustizia alta ed altra. La mediazione nella nostra vita e nei tribunali

Recensione al libro di Maria Martello
Una giustizia alta ed altra. La mediazione nella nostra vita e nei tribunali
Una giustizia alta ed altra. La mediazione nella nostra vita e nei tribunali

Una giustizia alta ed altra. La mediazione nella nostra vita e nei tribunali

Maria Martello; prefazione di Cristina Simonelli

Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 2022

pp. 160 - euro 16,00

L’argomento dell’equilibrato volume di Maria Martello è la mediazione considerata come occasione di crescita e di ricostruzione delle relazioni.

L’autrice, giudice presso la Corte di Appello di Milano, oltre all’ oggetto citato, tratta anche di diritto positivo, umanesimo e cultura, esaminando situazioni estremamente delicate.

Il volume si suddivide in tre parti, ben bilanciate, e prende le mosse dalla quotidianità con un’acuta considerazione: «il Diritto evolve, è materia viva che muta per accogliere, integrare o lasciare il posto, almeno in parte, a nuove forme più rispondenti al futuro che vogliamo costruire» (p. 13).

Proprio a partire da questa osservazione, emerge un radicale modo nuovo di intendere la giustizia che desidera andare oltre i conflitti di tutti i giorni. Come sostiene anche l’ex Ministro di Giustizia Marta Cartabia: «C’è modo e modo per risolvere il conflitto: quando lo si risolve con la spada resta sempre una cicatrice che fatica a ricomporsi, ma quando si ricorre alla mediazione possiamo avere un effetto rigenerativo».

La domanda fondamentale è, quindi, relativa al rapporto con l’altro: lo riconosco? Come lo riconosco? Cosa ricerco primariamente ciò che divide o ciò che unisce? 

L’istituto della mediazione, che ha il suo fondamento nella modalità extragiudiziale del rîb biblico, rinviene anche nel dialogo tra Francesco, il poverello d’Assisi, ed il lupo. Nell’episodio, narrato nei Fioretti (Fonti Francescane), il dia-logo tra i due evidenzia il riconoscimento del noi che precede l’io: così si sradica la violenza, per lasciar spazio ad un percorso comune che accantona l’autoreferenzialità.

La mediazione intende, quindi, raggiungere un obiettivo che non si limita all’attività specifica dell’esercizio della giustizia nei tribunali, bensì  si estende anche ai vari contesti nei quali si  manifesta: «la mediazione assume come suo scopo precipuo la trasformazione delle relazioni che hanno generato il contrasto, mutando in ciascuno dei confliggenti la percezione del punto di vista dell’altro e chiarendo, al contempo, il proprio, precisando gli obiettivi reali e le motivazioni che spingono a trovare vie d’uscita soddisfacenti per tutti» (pp. 122 s).

La mediazione è chiamata a diventare un nuovo stile di vita per l’uomo che non vuole abbandonare l’altro.

Ciò è confermato dalle parole stesse di Maria Martello: «soltanto tramite l’ascolto e la comprensione delle ragioni di entrambi i confliggenti si può pervenire all’accordo che non umìli nessuno dei contendenti e riconosca ad entrambi pari dignità» (p. 81).

Per concludere. Possiamo ritenere il testo uno strumento di lavoro utile e raffinato per chi si occupa di giustizia a livello professionale ed anche per coloro che accostano tematiche sociali.