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Ebrei, eretici e tutti quelli extra Ecclesiae gremium

Ebrei, eretici e tutti quelli extra Ecclesiae gremium
Ebrei, eretici e tutti quelli extra Ecclesiae gremium

Tractatus de Iure Personarum extra ecclesiae gremium existentium. Cui propter argumenti similitudinem annexum est alter Tractatus de Neophytis

Ricciulli Antonio

Stampato da Andream Phaeum, Romae, 1622

in folio | cm 29 x 19  

10 cc-nn. 580 pp. (mal cif. 630), 1a c.b., 4 cc-nn. 22 cc-nn.

Piena pergamena coeva con dorso a 4 nervi

 

Il libro era «destinato a restare assai a lungo il punto di riferimento normativo per le materie riguardanti gli ebrei, almeno fino a quando prevalse la decretazione di Benedetto XIV» (seconda metà del 700). Oltre a «iudaeis et infedelibus in genere» (con annessi catecumeni), il testo era dedicato a scomunicati, eretici, apostati e scismatici. Pur manifestando una piena ortodossia, Ricciulli osservava i fenomeni con sguardo da giurista e non da teologo né da apologeta. Tale orientamento favoriva un’attitudine non rigidamente intollerante. In materia di battesimo forzato ai bimbi ebrei senza il consenso dei genitori, il giurista calabrese elencava alcuni casi in cui lo riteneva lecito, ma proponeva al contempo «proibizioni e limiti più stretti alla pratica», con una «posizione più possibilista e interlocutoria» (pp. 86, 204 e passim).

Indicativo anche l’atteggiamento nei confronti degli eretici. Affrontando il tema «dubius in fide: an sit haereticus», Ricciulli lo poneva problematicamente, con un «se», mentre la più rigida ortodossia prescriveva che, di per sé, «dubius in fide est haereticus»  C.f.r.  Treccani. Dizionario Biografico degli Italiani.

 

Note sull’opera

Bella Antiporta incisa in rame, da pp. 607 in fine: "Tractatus de Neophytis". Alone al margine inferiore esterno, tarletti alle prime e ultime carte e al margine inf. esterno bianco di alcune altre carte, margine inferiore esterno dell’ultima carta appiccicato al piatto inferiore con perdita di qualche parola.

 

Note sull’autore

Ricciulli Antonio

Giurista cosentino nato nel 1582 e morto a Napoli nel 1643. Studiò a Roma dove iniziò la sua attività di giurista. Urbano VIII lo fece nel 1626 Vescovo di Belcastro facedogli lasciare la professione forense e consacrandolo sacerdote. L’anno dopo fu nominato vicegerente di Roma carica che gli dava notevoli competenze giurisdizionali civili, criminali ma anche in materia di sessualità, ebrei, matrimonio, prostitute e neofiti. Nel 1632 fu Vescovo di Umbriatico e l’anno successivo divenne Ministro delegato del Sant’Uffizio a Napoli. Infine nel 1641 fu nonminato arcivescovo di Cosenza. Ci ha lasciato diverse opere di diritto e alcune opere di storia.

[Proposte della Libreria Giuridica Bonfanti di Bonfanti Luigi per i lettori di Filodiritto]