La persecuzione dei banditi nella Puglia del ‘500

De Bello Exulum aureus perutilisque Tractatus ac in Regnis Neapolis, Siciliae, Lombardie. Galliae, & aliis frequentissima. Praxis. In quo tam potestas Praesidibus Provinciarum concessa procedenti in Exules ad modum belli, & militari modo tractatur, quam banna contra eodem edita explicantur... SEGUE UNITO: Io. Baptitsta De Thoro. Tractatus de Magistratibus Iudicibus, et aliis Iusdicentibus... Neapoli, 1653, Excudebat Fr. Sauius.
Grande Giovanni
Stampato da Excudebat Franciscus Sauius, Neapoli, 1654
In 4° | cm 28 x 19
Sono 4 parti in 2 tomi in un vol. di: I: 4 cc-nn. 109 pp. 3 cc-nn., 64 pp. 4 cc-nn., II 2 cc-nn. 36 pp. 76 pp.
Piena pergamena coeva rigida con tassello
Trattato di eccezionale rilevanza storica perché il Grande (erroneamente attribuito a Scipione Martello) è l’unico a riportare il Bando Vicereale del 1584 che conferisce la potestà ad modum belli ai presidi delle provincie nell’ambito della persecuzione dei banditi. Infatti i successivi editori di bandi e prammatiche lo inserirono nelle loro raccolte e, di conseguenza, gli scrittori più o meno recenti non hanno potuto individuare l’anno in cui questa potestà fu conferita ai presidi. Questo trattato, composto a detta dell’autore nei brevi spazi di tempo che gli impegni della lotta (ai banditi) gli concedevano, costituisce l’unica trattazione giuridica che compiutamente tratti del procedimento ad modum belli secondo la dottrina, le norme e la prassi in vigore in quello che è stato definito il "secolo di ferro". Grande vuole fornire uno strumento di consulenza, di guida, che aiuti a risolvere rapidamente anche i casi più complessi e meno usuali, che la lotta al banditismo pone quotidianamente ai vari commissari di campagna, ai presidi ed agli Uditori delle udienze provinciali. I pareri che Grande fornisce sono arricchiti, di frequente, dal ricordo della sua esperienza personale di uditore. In questa edizione con i commenti del giurista De Toro e con un trattato di De Toro sulla competenza dei giudici.
Note sull’opera
Bruniture e aloni sparsi più insistenti alle prime carte, tarletto al margine esterno bianco di poche carte.
Note sull’autore
Grande Giovanni
Giurista abruzzese di Anversa (Sulmona) studiò giurisprudenza e si laureò a Catania, passò poi a insegnare istituzioni civili a Roma dove divenne amico di Marcantonio Colonna il quale diventato Vicerè del Regno di Sicilia volle il Grande con sé e nel 1577 lo fece giudice civile e criminale. Fu poi Uditore d’Abruzzo e successivamente di Bari dove si impegnò considerevolmente nella lotta al banditismo allora assai diffuso in quelle terre, morì prematuramente prima di poter raccogliere i frutti del suo lavoro.
[Proposte della Libreria Giuridica Bonfanti di Bonfanti Luigi per i lettori di Filodiritto]