Vittorio Emanuele II: Codice Civile del Regno d'Italia
Con la legge di unificazione legislativa del 2 aprile 1865 il governo venne autorizzato a promulgare in tutte le provincie costituenti allora il regno d’Italia i codici civile, di procedura civile, di commercio e di marina mercantile, ai quali seguì qualche mese dopo quello di procedura penale.Al codice civile si dedicò il maggior lavoro delle diverse commissioni legislative. Il criterio nella sua formazione, dapprima basato sul concetto di una generale revisione del codice albertino, si venne via via allargando perché i compilatori, pur tenendo a modello come fonte comune il napoleonico, trassero il meglio secondo il loro giudizio da tutti gli altri codici vigenti in Italia, compreso l’austriaco.In cinque anni di assidui studi preparatori, col il concorso di insigni giuristi delle varie parti d’Italia e di alti magistrati, non che con la efficace collaborazione delle commissioni senatorie, si potè venire all’approvazione del progetto definitivo. Così il nuovo codice civile del regno d’Italia, promulgato con decreto 25 giugno 1865, entrò in vigore nel primo giorno dell’anno successivo. Dopo la liberazione di Venezia e di Roma, i codici del 1865 insieme con quello penale del ’59 furono estesi alla provincia romana con decreto 27 novembre 1870 e alle provincie venete e di Mantova con legge 26 marzo 1871.[Proposte della Libreria Giuridica Bonfanti Giuliano di Bonfanti Luigi per i lettori di Filodiritto]