ADL, gli Ultras e il Carnevale posticipato
ADL, gli Ultras e il Carnevale posticipato
Lungi da noi ricorrere ai soliti stereotipi che dipingono Napoli come la città di Pulcinella, delle maschere, di un perenne Carnevale e via discorrendo. È proprio per questo, però, che tutta la querelle tra il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e gli ultras partenopei è determinabile come una farsa carnevalesca: fuori tempo massimo, visto che il Carnevale – in tutta Italia – si è festeggiato oltre due mesi fa. Negli ultimi giorni è infatti andato in scena un teatro dell’assurdo che nemmeno ha spiazzato lo spettatore, visto l’atto “finale”, ma che invece ha evidenziato le lacune di una trama tragicomica.
Così ADL ha pubblicato sul suo profilo Twitter una foto in compagnia degli ultras all’Hotel Britannique dopo un incontro, riferiscono i quotidiani, durato un paio d’ore e svoltosi in un clima sereno, con reciproche richieste e concessioni. Lontani i tempi, pochi giorni fa, in cui ADL accusava gli ultras di essere un ostacolo insormontabile alla crescita del Napoli e in generale del calcio italiano, invocando confusamente un presunto “modello Thatcher” e approfittando dei risultati azzurri per alimentare il malcontento in città, creando un clima da guerra civile in cui gli stessi tifosi sani del Napoli avrebbero dovuto ribellarsi contro quelli “cattivi”, interessati solo a se stessi e non al bene del club.
Quindi erano seguite le parole di Spalletti: «Si gioca in casa e ci si contesta fra di noi. È inspiegabile come si possa vivere una cosa del genere e se succede anche alla gara di ritorno io vado via dalla panchina».
Infine addirittura la scorta per De Laurentiis, in un conflitto dai toni irriducibili che sembrava ormai insanabile. Almeno fino a ieri, e alla foto postata dal presidente napoletano con la didascalia «Napoli siamo noi. Presidente e tifosi uniti per vincere». Lo stesso slogan, quel ‘Napoli siamo noi’, utilizzato proprio dai tifosi per contestare la presidenza. Come scrive il Corriere della Sera: «Uno scenario surreale considerando anche che la Prefettura di Napoli nei giorni scorsi ha rafforzato le misure di protezione per De Laurentiis per alcune minacce rivelate dalle intercettazioni ambientali compiute durante le indagini successive a Napoli-Milan dello scorso 2 aprile».
La vista sulla semifinale di Champions, d’altronde, è più importante di qualsiasi battaglia per eradicare dal pallone nazionale quegli uomini neri, responsabili del suo cronico ritardo e del suo mancato sviluppo. E così già ieri il Maradona è tornato a cantare ed animarsi, dopo una trattativa per cui gli ultras avrebbero “aperto all’accettazione del regolamento dello stadio, De Laurentiis all’abbandono della fidelity card per l’acquisto dei biglietti“. Con la presunta garanzia, scrive sempre il Corriere, di un coinvolgimento dei tifosi più caldi nella festa scudetto – dalla quale la presidenza aveva invece deciso di escluderli.
Se insomma De Laurentiis voleva lanciare un messaggio forte, quello di sbarazzarsi del tifo più caldo per un nuovo modello italiano del tifo e degli stadi che superasse e rimuovesse certe logiche arcaiche, violente, quasi tribali, è passato invece proprio il messaggio opposto: senza la sponda dei tifosi, senza scendere a patti con loro, neppure uno come De Laurentiis può andare avanti. E così, come scrive in questo articolo Il Napolista, si è finiti “oltre cabaret”.
«De Laurentiis è passato in meno dieci giorni dalla linea oltranzista alla foto ricordo. Che non fosse un uomo dal baricentro politico, era cosa nota. Ma stavolta ha superato la soglia del ridicolo. Ha anche, speriamo involontariamente, coinvolto le istituzioni che si erano spinte ad attribuirgli un servizio di scorta: provvedimento grave. Siamo oltre la barzelletta. L’ennesima pagina ridicola di questa città. Ridicola oltre che grave. E che certamente nel lungo periodo avrà conseguenze non positive».
Istituzioni che tuttavia sarebbero alla base di quest’incontro, con addirittura il Sindaco di Napoli Manfredi come mediatore della pace e Prefettura e Questura ad agire dietro le quinte. «Manfredi è stato “mediatore” tra le parti, in mattinata c’era stato un confronto in Prefettura alla presenza dello stesso Prefetto, del Questore e di De Laurentiis per preparare l’incontro pianificato nel pomeriggio», scrive il Corriere dello Sport. Più che una storia alla napoletana, una storia all’italiana: tanti proclami per nulla, e una guerra finita presto in trattativa. Con un cattivo gusto, un po’ tragico un po’ comico, e del teatro in salsa americano-napoletana ad accompagnare il tutto.