Alfio Caruso: mafia

Il suo esercito, nettamente più forte in uomini, artiglieria, flotta, se la squaglia molto peggio di quanto non farà l’esercito italiano nel settembre ’43. Il 6 settembre il re e la moglie Maria Sofia si allontanano da Napoli quasi nell’indifferenza generale dopo aver nominato presidente del Consiglio il duca Pietro Calà Ulloa, che nel 1838, da procuratore generale di Trapani, aveva per primo parlato di mafia in un atto ufficiale. Il giorno dopo Garibaldi entra in carrozza: accanto a lui il ministro di Polizia borbonico Liborio Romano, al soldo di Cavour e con molti agganci fra i camorristi. Molti hanno già capito che poco o niente cambierà nell’andazzo generale. E i primi atti di Garibaldi, da miscredente massone, comportano un devoto ossequio a San Gennaro e alla madonna di Piedigrotta.
[Alfio Caruso: Con l’Italia mai, Editrice Longanesi, 2015, p.62]