Ambrose Bierce (1841-1914) IL DIZIONARIO DEL DIAVOLO

PROCESSO (s. m.).

[1] Macchina nella quale entrate sotto forma di maiale uscendone sotto forma di salame.

[2] Inchiesta formale intesa a provare e mettere agli atti la specchiata onestà di giudici, awocati, giurati. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un elemento di contrasto, variamente denominato: convenuto, accusato, carcerato. Se tale elemento risulta abbastanza evidente, colui che lo impersona è costretto a subire un castigo atto a dare ai virtuosi signori di cui sopra la confortevole sensazione della loro immunità, che si somma a quella del loro valore. Ai giorni nostri, l’imputato è in genere un essere umano, o un socialista, ma nel Medioevo finivano sotto processo anche animali (pesci, rettili, insetti eccetera). Una bestia che avesse ucciso un uomo o praticato la stregoneria, veniva puntualmente arrestata, processata e, se riconosciuta colpevole, messa a morte dal boia di stato. Insetti che danneggiassero campi di grano, orti e vigneti erano citati a comparire davanti al tribunale civile provvisti di un patrocinatore. Se dopo audizione delle testimonianze e delle arringhe erano condannati, e in spregio della sentenza recidivavano, il caso era deferito a un’ alta corte ecclesiastica, che fulminava contro di loro una solenne scomunica e li anatemizzava. A Toledo contro alcuni porcelli, che per strada si erano malignamente infilati tra le gambe del vicerè, facendolo cadere, fu spiccato mandato d’arresto: sottoposti a giudizio furono puniti. A Napoli, un asino fu condannato al rogo, ma pare che la sentenza non sia stata eseguita. D’Addosio ha tratto dagli archivi del tribunale e ci ha tramandato moltiprocessi - che devono certamente avere avuto un benefico effetto sulla loro moralità e sul loro comportamento - a maiali, tori, cavalli, galli, cani, capre eccetera. Nel 1451 una denuncia fu sporta contro le sanguisughe che infestavano alcuni stagni nei paraggi di Berna, e il vescovo di Losanna, su parere dell’Università di Heidelberg, dispose che una rappresentanza di questi vermi acquatici fosse portata davanti ai magistrati. Così fu fatto e alle sanguisughe, presenti in aula o contumaci, fu intimato di ab- bandonare entro tre giorni i luoghi che avevano infestato, sotto minaccia di incorrere, se non avessero obbedito, nella maledizione divina. Dai voluminosi incartamenti di questa celebre causa non si riesce a sapere se le colpevoli abbiano sfidato la sentenza o se si siano immediatamente allontanate da quella zona poco ospitale.

[Baldini Castoldi Dalai editore S.p.a., 2005, pp.150-151]

PROCESSO (s. m.).

[1] Macchina nella quale entrate sotto forma di maiale uscendone sotto forma di salame.

[2] Inchiesta formale intesa a provare e mettere agli atti la specchiata onestà di giudici, awocati, giurati. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un elemento di contrasto, variamente denominato: convenuto, accusato, carcerato. Se tale elemento risulta abbastanza evidente, colui che lo impersona è costretto a subire un castigo atto a dare ai virtuosi signori di cui sopra la confortevole sensazione della loro immunità, che si somma a quella del loro valore. Ai giorni nostri, l’imputato è in genere un essere umano, o un socialista, ma nel Medioevo finivano sotto processo anche animali (pesci, rettili, insetti eccetera). Una bestia che avesse ucciso un uomo o praticato la stregoneria, veniva puntualmente arrestata, processata e, se riconosciuta colpevole, messa a morte dal boia di stato. Insetti che danneggiassero campi di grano, orti e vigneti erano citati a comparire davanti al tribunale civile provvisti di un patrocinatore. Se dopo audizione delle testimonianze e delle arringhe erano condannati, e in spregio della sentenza recidivavano, il caso era deferito a un’ alta corte ecclesiastica, che fulminava contro di loro una solenne scomunica e li anatemizzava. A Toledo contro alcuni porcelli, che per strada si erano malignamente infilati tra le gambe del vicerè, facendolo cadere, fu spiccato mandato d’arresto: sottoposti a giudizio furono puniti. A Napoli, un asino fu condannato al rogo, ma pare che la sentenza non sia stata eseguita. D’Addosio ha tratto dagli archivi del tribunale e ci ha tramandato moltiprocessi - che devono certamente avere avuto un benefico effetto sulla loro moralità e sul loro comportamento - a maiali, tori, cavalli, galli, cani, capre eccetera. Nel 1451 una denuncia fu sporta contro le sanguisughe che infestavano alcuni stagni nei paraggi di Berna, e il vescovo di Losanna, su parere dell’Università di Heidelberg, dispose che una rappresentanza di questi vermi acquatici fosse portata davanti ai magistrati. Così fu fatto e alle sanguisughe, presenti in aula o contumaci, fu intimato di ab- bandonare entro tre giorni i luoghi che avevano infestato, sotto minaccia di incorrere, se non avessero obbedito, nella maledizione divina. Dai voluminosi incartamenti di questa celebre causa non si riesce a sapere se le colpevoli abbiano sfidato la sentenza o se si siano immediatamente allontanate da quella zona poco ospitale.

[Baldini Castoldi Dalai editore S.p.a., 2005, pp.150-151]