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Un tipico caso di perizia grafica: la firma

ABSTRACT: Uno dei quesiti che con maggiore frequenza vengono posti al grafologo giudiziario è quello di accertare l’autografia o l’apocrifia di una firma, posta ad esempio su un assegno, una cambiale, una quietanza di pagamento od un atto fideiussorio. In questo caso, il perito deve analizzare una serie specifica di caratteristiche grafiche, tenendo anche in considerazione che nella firma, ancor più che nella scrittura, l’individualità dello scrivente si rileva in maniera accentuata poiché i segni di cui è composta finiscono per essere stilati con immediatezza istintiva.

Nella quasi totalità dei casi, in ipotesi di contestazione di una firma, il primo quesito che viene posto al grafologo giudiziario concerne l’accertamento dell’autografia della firma stessa. A tal quesito, poi, viene a volte affiancato una seconda domanda con la quale viene richiesto al perito, nel caso di verificata apocrifia della firma, di individuare l’autore del falso attraverso scritti di comparazione di uno o più soggetti.

La scrittura, quale rappresentazione grafica del linguaggio, è costituita da un insieme di forme e segni organizzati tra loro ed impressi nella mente dello scrivente, tanto che lo psicologo e grafologo svizzero M.Pulver, in “Le simboloysme de l’ecriture”, sostiene che “la forma del linguaggio grafico non dipende in primo luogo dalla mano, ma da quelle parti corticali del cervello da cui partono gli impulsi motori che governano il movimento della penna”. La scrittura, quindi, è il prodotto di un programma motorio complesso che partendo dal cervello arriva alla mano per mezzo di fibre nervose, e le strutture deputate al movimento scrittorio(corteccia associativa, cervelletto, talamo, corteccia motoria, sistema piramidale ed extrapiramidale) pur essendo simili in ogni individuo consentono la realizzazione di scritture diverse e qualitativamente uniche da soggetto a soggetto. E nella firma, ancor di più che nella scrittura, l’individualità si rileva in maniera accentuata poiché i segni di cui è composta finiscono per essere stilati con immediatezza istintiva.

Tali segni, infatti, a causa della frequenza con la quale, normalmente, vengono vergati , sono tracciati di getto e ciò fa si che nel momento in cui, per esempio, la firma venga posta sbadatamente, essa conservi comunque i suoi caratteri fondamentali e tipici, che fanno di quella firma una firma “unica”, nonostante quella percentuale di variabilità insita in ogni grafia.

E, proprio in merito alla normale variabilità scrittoria, a volte basta l’uso di un inchiostro poco fluido o di una carta rugosa, una incomoda posizione del corpo, lo spazio ristretto od un particolare stato d’animo, a modificare, ma solo esteriormente, la grafia.

Ed allora, il compito del grafologo giudiziario è quello di prestare maggiore attenzione agli elementi grafici a maggiore valore probatorio, e di conseguenza più difficilmente imitabili, ossia a

La Capacità grafica dello scrivente

Il Ductus, ovvero la conduzione del grafismo. Elemento del tutto personale riconoscibile anche in caso di disturbi senili o di natura nervosa

Il Tratto, ovvero le qualità della traccia rimasta sul supporto grafico

La Pressione, ossia la forza esercitata sulla carta per mezzo dello strumento grafico

Il Movimento, che è l’andatura della scrittura in base ad i suoi continui spostamenti

La Continuità, che riguarda gli stacchi di penna e la maniera di collegare tra loro le lettere all’interno di una parola

Lo Spazio/Impostazione, ossia il modo di disporre il nome ed il cognome sul foglio e lo spazio corrente tra nome e cognome

I Rapporti proporzionali

La Velocità

I Gesti Tipo, ovvero quei gesti ripetuti sempre o quasi sempre

I Piccoli Segni, ossia quelli meno evidenti, ma che ricoprono un’importanza fondamentale nell’esame di una scrittura in quanto normalmente sfuggono all’attenzione dell’eventuale falsificatore o dissimulatore e rimangono nel grafismo come elementi identificatori dello scrivente. Difatti, in base alla Legge della Direzione dell’Attenzione di Klages “Quando si tenta di modificare volontariamente la propria scrittura i cambiamenti hanno, ovviamente, per oggetto i tratti che attirano maggiormente l’attenzione. Lo sforzo è dunque concentrato sempre sulle parti principali(dominanti grafiche) mentre influisce poco o niente sulle parti accessorie (dettagli).”

Mentre gli indici grafici a minore valore probatorio perchè più facilmente imitabili, e comunque meritevoli di un attento esame, sono:

La Forma, ovvero il modo di coniare le lettere

La Dimensione, ossia l’ampiezza orizzontale e verticale delle lettere

L’inclinazione delle lettere (se regolare)

Inoltre, già da un primo esame della firma contestata, a volte, è possibile individuare dei segni di apocrifia, normalmente consistenti in una lentezza del movimento esecutivo, una mancanza di spontaneità, la presenza di deviazioni sospette del tratto e di ritocchi o giustapposizioni difficilmente spiegabili, e la totale possibilità di sovrapposizione della firma in verifica con una firma di confronto (proprio per la variabilità della grafia che fa sì che difficilmente ci siano due firme di un soggetto assolutamente identiche). La Terza delle Leggi Naturali della Scrittura, pertanto, stabilisce che: “Non è possibile modificare volontariamente la propria scrittura naturale in un dato momento, senza introdurre nel proprio tracciato il segno stesso dello sforzo fatto per ottenere il cambiamento”.

Ci si è, quindi, allontanati dal periodo della cd. “perizia calligrafica” con la quale il perito calligrafo si limitava ad analizzare esclusivamente la forma delle singole lettere.

Tale metodo, infatti, non ha nulla di razionale né di scientifico in quanto le forme alfabetiche spesso, come si è detto, si presentano di tipi diversi anche nello stesso scritto in virtù della variabilità grafica che ogni scrivente possiede.

Una volta analizzata la firma in contestazione, il grafologo giudiziario analizza le firme comparative e le confronta con quella in verifica; ed in merito bisogna subito precisare che si è parlato di “firme comparative” e non di scritti in generale, perché regola fondamentale delle perizie grafiche è che i documenti comparativi devono essere “omogenei”, e ciò comporta, tra le altre cose, che le firme debbono essere comparate con altre firme, e gli scritti con scritti, e non firme con scritti e viceversa.

I documenti comparativi devono, inoltre, essere “coevi” al documento in verifica, perché la scrittura varia con il passare del tempo ed a seconda dello stato psicofisico dello scrivente, e se possibile, devono essere “originali” in quanto dalle copie fotostatiche (ed ancor meno dalle copie fax) non è possibile analizzare alcuni importanti elementi della grafia come la pressione, il tratto e la continuità.

Di grande importanza è, inoltre, la possibilità per il grafologo giudiziario di poter lavorare su di un “saggio grafico” rilasciato dal soggetto che disconosce la firma o cui si imputa la paternità, a seconda dei casi.

Durante il saggio, infatti, il perito, mettendo in atto particolari accorgimenti, è in grado di far emergere gli automatismi grafici dello scrivente, riuscendo così a raggiungere la verità con maggiore certezza.

Infine, le modalità attraverso le quali avviene la falsificazione delle firme sono sostanzialmente: l’imitazione a mano libera, l’imitazione pedissequa, l’imitazione per lucido, l’imitazione per ricalco e la dissimulazione.

L’imitazione a mano libera è quella effettuata di getto dal falsario a lungo esercitatosi a contraffare la firma da imitare, così da acquistare l’automatismo del movimento d’esecuzione necessario per poterlo tracciare velocemente. È il tipo di imitazione più insidiosa perché il movimento è spontaneo, ma segni di allarme si presenteranno nella pressione, nella diversità dei rapporti dimensionali e nei diversi cambi di direzione.

L’imitazione pedissequa consiste nella riproduzione di ogni singola lettera dopo averla attentamente osservata, pertanto, in questo caso, saranno presenti una lentezza esecutiva ed un movimento aritmico oltre ad arresti e ritocchi.

L’imitazione per lucido è effettuata ponendo la firma da copiare su di una fonte luminosa e ricalcandola su di un altro foglio. Ciò comporta una mancanza di pressione e di rilievo, ed una lentezza esecutiva accompagnata da una falsa continuità.

L’imitazione per ricalco, invece, viene effettuata ponendo la firma da copiare su di una fonte luminosa, ricalcando questa su di un altro foglio con una matita e successivamente ripassando la matita con una penna e cancellando la matita. Sul documento saranno quindi presenti cancellature rilevabili ad occhio nudo nei casi di falsificazione più grossolani, od attraverso lampada di Wood, microscopio, lampada ad infrarossi e luce radente, nei casi di falsificazione effettuata con maggiore perizia.

In ultimo, la dissimulazione viene messa in atto quando un soggetto pone una firma a nome proprio in maniera diversa dalla propria (ossia è una firma naturale ma non spontanea) per sollevare dubbi sull’autenticità della firma e garantirsi la possibilità in futuro di disconoscerla. In tal caso vi sarà l’esagerazione di alcune caratteristiche proprie della grafia del dissimulatore come le ampiezze, i movimenti e la pressione, oltre alla presenza di punti inutili, tratti coprenti ed una scrittura mista di caratteri diversi.

Per concludere, si riportano le due Leggi dell’Abbassamento del Livello Grafico (Caille, 1975), in base alle quali: “Nei casi di modificazione volontaria naturale, uno scritto dal livello grafico basso può essere attribuito ad uno scrivente che abbia un livello grafico elevato; mentre in caso di dissimulazione volontaria, uno scritto dal livello grafico elevato non può essere attribuito ad uno scrivente dal livello grafico modesto”.



BIBILIOGRAFIA:

A. Bouquet: La perizia dei documenti manoscritti, ed. Pioda Imaging, Roma, 2007

B. Vettorazzo: Metodologia della perizia grafica su base grafologica, Giuffrè, Milano 1998

E. Solange Pellat: Le leggi della scrittura, Sulla rotta del sole Giordano editore, 2004

J. Crepieux Jamin : ABC de la graphologie, Universitaires de France, Paris, 1970

O. Del Torre: Grafologia moderna, ed. Mediterranee Roma

O. Sivieri: L’indagine grafica, ed. Cedam- Padova 1967

ABSTRACT: Uno dei quesiti che con maggiore frequenza vengono posti al grafologo giudiziario è quello di accertare l’autografia o l’apocrifia di una firma, posta ad esempio su un assegno, una cambiale, una quietanza di pagamento od un atto fideiussorio. In questo caso, il perito deve analizzare una serie specifica di caratteristiche grafiche, tenendo anche in considerazione che nella firma, ancor più che nella scrittura, l’individualità dello scrivente si rileva in maniera accentuata poiché i segni di cui è composta finiscono per essere stilati con immediatezza istintiva.

Nella quasi totalità dei casi, in ipotesi di contestazione di una firma, il primo quesito che viene posto al grafologo giudiziario concerne l’accertamento dell’autografia della firma stessa. A tal quesito, poi, viene a volte affiancato una seconda domanda con la quale viene richiesto al perito, nel caso di verificata apocrifia della firma, di individuare l’autore del falso attraverso scritti di comparazione di uno o più soggetti.

La scrittura, quale rappresentazione grafica del linguaggio, è costituita da un insieme di forme e segni organizzati tra loro ed impressi nella mente dello scrivente, tanto che lo psicologo e grafologo svizzero M.Pulver, in “Le simboloysme de l’ecriture”, sostiene che “la forma del linguaggio grafico non dipende in primo luogo dalla mano, ma da quelle parti corticali del cervello da cui partono gli impulsi motori che governano il movimento della penna”. La scrittura, quindi, è il prodotto di un programma motorio complesso che partendo dal cervello arriva alla mano per mezzo di fibre nervose, e le strutture deputate al movimento scrittorio(corteccia associativa, cervelletto, talamo, corteccia motoria, sistema piramidale ed extrapiramidale) pur essendo simili in ogni individuo consentono la realizzazione di scritture diverse e qualitativamente uniche da soggetto a soggetto. E nella firma, ancor di più che nella scrittura, l’individualità si rileva in maniera accentuata poiché i segni di cui è composta finiscono per essere stilati con immediatezza istintiva.

Tali segni, infatti, a causa della frequenza con la quale, normalmente, vengono vergati , sono tracciati di getto e ciò fa si che nel momento in cui, per esempio, la firma venga posta sbadatamente, essa conservi comunque i suoi caratteri fondamentali e tipici, che fanno di quella firma una firma “unica”, nonostante quella percentuale di variabilità insita in ogni grafia.

E, proprio in merito alla normale variabilità scrittoria, a volte basta l’uso di un inchiostro poco fluido o di una carta rugosa, una incomoda posizione del corpo, lo spazio ristretto od un particolare stato d’animo, a modificare, ma solo esteriormente, la grafia.

Ed allora, il compito del grafologo giudiziario è quello di prestare maggiore attenzione agli elementi grafici a maggiore valore probatorio, e di conseguenza più difficilmente imitabili, ossia a

La Capacità grafica dello scrivente

Il Ductus, ovvero la conduzione del grafismo. Elemento del tutto personale riconoscibile anche in caso di disturbi senili o di natura nervosa

Il Tratto, ovvero le qualità della traccia rimasta sul supporto grafico

La Pressione, ossia la forza esercitata sulla carta per mezzo dello strumento grafico

Il Movimento, che è l’andatura della scrittura in base ad i suoi continui spostamenti

La Continuità, che riguarda gli stacchi di penna e la maniera di collegare tra loro le lettere all’interno di una parola

Lo Spazio/Impostazione, ossia il modo di disporre il nome ed il cognome sul foglio e lo spazio corrente tra nome e cognome

I Rapporti proporzionali

La Velocità

I Gesti Tipo, ovvero quei gesti ripetuti sempre o quasi sempre

I Piccoli Segni, ossia quelli meno evidenti, ma che ricoprono un’importanza fondamentale nell’esame di una scrittura in quanto normalmente sfuggono all’attenzione dell’eventuale falsificatore o dissimulatore e rimangono nel grafismo come elementi identificatori dello scrivente. Difatti, in base alla Legge della Direzione dell’Attenzione di Klages “Quando si tenta di modificare volontariamente la propria scrittura i cambiamenti hanno, ovviamente, per oggetto i tratti che attirano maggiormente l’attenzione. Lo sforzo è dunque concentrato sempre sulle parti principali(dominanti grafiche) mentre influisce poco o niente sulle parti accessorie (dettagli).”

Mentre gli indici grafici a minore valore probatorio perchè più facilmente imitabili, e comunque meritevoli di un attento esame, sono:

La Forma, ovvero il modo di coniare le lettere

La Dimensione, ossia l’ampiezza orizzontale e verticale delle lettere

L’inclinazione delle lettere (se regolare)

Inoltre, già da un primo esame della firma contestata, a volte, è possibile individuare dei segni di apocrifia, normalmente consistenti in una lentezza del movimento esecutivo, una mancanza di spontaneità, la presenza di deviazioni sospette del tratto e di ritocchi o giustapposizioni difficilmente spiegabili, e la totale possibilità di sovrapposizione della firma in verifica con una firma di confronto (proprio per la variabilità della grafia che fa sì che difficilmente ci siano due firme di un soggetto assolutamente identiche). La Terza delle Leggi Naturali della Scrittura, pertanto, stabilisce che: “Non è possibile modificare volontariamente la propria scrittura naturale in un dato momento, senza introdurre nel proprio tracciato il segno stesso dello sforzo fatto per ottenere il cambiamento”.

Ci si è, quindi, allontanati dal periodo della cd. “perizia calligrafica” con la quale il perito calligrafo si limitava ad analizzare esclusivamente la forma delle singole lettere.

Tale metodo, infatti, non ha nulla di razionale né di scientifico in quanto le forme alfabetiche spesso, come si è detto, si presentano di tipi diversi anche nello stesso scritto in virtù della variabilità grafica che ogni scrivente possiede.

Una volta analizzata la firma in contestazione, il grafologo giudiziario analizza le firme comparative e le confronta con quella in verifica; ed in merito bisogna subito precisare che si è parlato di “firme comparative” e non di scritti in generale, perché regola fondamentale delle perizie grafiche è che i documenti comparativi devono essere “omogenei”, e ciò comporta, tra le altre cose, che le firme debbono essere comparate con altre firme, e gli scritti con scritti, e non firme con scritti e viceversa.

I documenti comparativi devono, inoltre, essere “coevi” al documento in verifica, perché la scrittura varia con il passare del tempo ed a seconda dello stato psicofisico dello scrivente, e se possibile, devono essere “originali” in quanto dalle copie fotostatiche (ed ancor meno dalle copie fax) non è possibile analizzare alcuni importanti elementi della grafia come la pressione, il tratto e la continuità.

Di grande importanza è, inoltre, la possibilità per il grafologo giudiziario di poter lavorare su di un “saggio grafico” rilasciato dal soggetto che disconosce la firma o cui si imputa la paternità, a seconda dei casi.

Durante il saggio, infatti, il perito, mettendo in atto particolari accorgimenti, è in grado di far emergere gli automatismi grafici dello scrivente, riuscendo così a raggiungere la verità con maggiore certezza.

Infine, le modalità attraverso le quali avviene la falsificazione delle firme sono sostanzialmente: l’imitazione a mano libera, l’imitazione pedissequa, l’imitazione per lucido, l’imitazione per ricalco e la dissimulazione.

L’imitazione a mano libera è quella effettuata di getto dal falsario a lungo esercitatosi a contraffare la firma da imitare, così da acquistare l’automatismo del movimento d’esecuzione necessario per poterlo tracciare velocemente. È il tipo di imitazione più insidiosa perché il movimento è spontaneo, ma segni di allarme si presenteranno nella pressione, nella diversità dei rapporti dimensionali e nei diversi cambi di direzione.

L’imitazione pedissequa consiste nella riproduzione di ogni singola lettera dopo averla attentamente osservata, pertanto, in questo caso, saranno presenti una lentezza esecutiva ed un movimento aritmico oltre ad arresti e ritocchi.

L’imitazione per lucido è effettuata ponendo la firma da copiare su di una fonte luminosa e ricalcandola su di un altro foglio. Ciò comporta una mancanza di pressione e di rilievo, ed una lentezza esecutiva accompagnata da una falsa continuità.

L’imitazione per ricalco, invece, viene effettuata ponendo la firma da copiare su di una fonte luminosa, ricalcando questa su di un altro foglio con una matita e successivamente ripassando la matita con una penna e cancellando la matita. Sul documento saranno quindi presenti cancellature rilevabili ad occhio nudo nei casi di falsificazione più grossolani, od attraverso lampada di Wood, microscopio, lampada ad infrarossi e luce radente, nei casi di falsificazione effettuata con maggiore perizia.

In ultimo, la dissimulazione viene messa in atto quando un soggetto pone una firma a nome proprio in maniera diversa dalla propria (ossia è una firma naturale ma non spontanea) per sollevare dubbi sull’autenticità della firma e garantirsi la possibilità in futuro di disconoscerla. In tal caso vi sarà l’esagerazione di alcune caratteristiche proprie della grafia del dissimulatore come le ampiezze, i movimenti e la pressione, oltre alla presenza di punti inutili, tratti coprenti ed una scrittura mista di caratteri diversi.

Per concludere, si riportano le due Leggi dell’Abbassamento del Livello Grafico (Caille, 1975), in base alle quali: “Nei casi di modificazione volontaria naturale, uno scritto dal livello grafico basso può essere attribuito ad uno scrivente che abbia un livello grafico elevato; mentre in caso di dissimulazione volontaria, uno scritto dal livello grafico elevato non può essere attribuito ad uno scrivente dal livello grafico modesto”.



BIBILIOGRAFIA:

A. Bouquet: La perizia dei documenti manoscritti, ed. Pioda Imaging, Roma, 2007

B. Vettorazzo: Metodologia della perizia grafica su base grafologica, Giuffrè, Milano 1998

E. Solange Pellat: Le leggi della scrittura, Sulla rotta del sole Giordano editore, 2004

J. Crepieux Jamin : ABC de la graphologie, Universitaires de France, Paris, 1970

O. Del Torre: Grafologia moderna, ed. Mediterranee Roma

O. Sivieri: L’indagine grafica, ed. Cedam- Padova 1967