Athos Vianelli: Fatti e vicende dello studio bolognese
I dottori dello Studio bolognese furono allora fraintesi, ed i loro nomi furono a torto maledetti perché la sentenza, come fu dimostrato, era giusta, coscienziosa e di pieno diritto. Essi, infatti, posta l’esistenza di diritto dell’imperatore quale continuazione ideale della tradizione romana, e considerato che senza l’impero non era possibile, a quei tempi, formarsi un concetto di ordinamento politico e sociale, sentenziando che tutto cadeva sotto la potestà dell’imperatore, centro della federazione di tutti i popoli, erano perfettamente nelle norme fondamentali del diritto.
Essi avevano però stabilito, così facendo, un principio di massima e non una condizione di fatto; infatti quando Federico credette di avere la facoltà di manomettere il diritto altrui, prendendo alla lettera una sentenza che stabiliva una massima, il legista Bulgaro dallo Studio di Bologna fu pronto ad ammonirlo «come egli non fosse padrone quanto alla proprietà».
Il metodo d’insegnamento bolognese era inteso, sostanzialmente, ad inculcare negli scolari una conoscenza dei testi fondamentali che loro consentisse di farne riferimento ogni qual volta si presentassero casi consimili nella pratica corrente. Questo metodo, che ebbe quale precursore Irnerio e che caratterizzò il costume italico d’insegnamento, è il cosidetto metodo dialettico che cercherò di riassumere nelle poche righe che seguono.
L’insegnante faceva in primo luogo una descrizione sommaria del contenuto del testo giuridico, suddiviso per titoli o capitoli, prima di effettuare la lettura. In un secondo tempo egli ricercava ed enunciava i casi che erano oggetto della legge; passava in seguito a leggere il testo commentandolo grmmaticamente ed apportandovi eventuali chiarimenti al fine di rendere la lezione più comprensibile; ripeteva poi brevemente i casi della legge ponendoli bene in rilievo e centrandoli chiaramente; sollevava infine, secondo il metodo del "pro et contra", le contraddizioni apparenti, le distinzioni e le questioni più sottili e pratiche che si potevano dedurre dalla legge medesima, proponendo le sue personali soluzioni. In questo modo, a poco a poco, il pensiero del legislatore ricostruito ed interpretato, così come l’immensa vastità del "Corpus iuris civilis" -spesso male ordinato -, venivano inquadrati logicamente. Il metodo bolognese procedeva dal caso particolare e perveniva alle conclusioni generali; dallo studio dei casi singoli, il maestro si elevava per gradi alle leggi generali o regole del diritto.
[Athos Vianelli, Fatti e vicende dello studio bolognese, Tamari Editori, Bologna, 1961, pp.24-25]