Carlo Lottieri: Proprietà, diritto e libertà in Bastiat

Molti decenni prima che il socialismo realizzato vedesse la luce, Bastiat comprende quali disastri morali e materiali possono derivare dalla cancellazione del diritto di proprietà e dell’ordine naturale che ad esso si accompagna. Non solo: egli avverte che se la proprietà perde ogni consistenza per diventare un semplice attributo legale (l’esito di una decisione politica arbitraria, di una norma decretata), l’intero sistema economico finisce per corrompersi.Se la proprietà diviene una «creazione della legge», il risultato è che i capitali si allontaneranno ed il lavoro perderà ogni motivazione ed incentivo" (chi mai lavorerà, d’altra parte, senza la ragionevole certezza di disporre del frutto delle proprie fatiche?). L’incertezza sul futuro produce la riduzione degli investimenti e degli impegni, dal momento che ben pochi si ingegneranno a fare e ad intraprendere se non vi è alcuna probabilità che potranno godere di quanto realizzano.

Dopo aver evidenziato gli effetti disastrosi di un universo dominato dall’arbitrio, dalla corruzione e dalla connessione tra politica ed affari, Bastiat mostra quanti benefici possono venire dall’adozione del principio della giustizia: dal riconoscimento dei diritti dei proprietari e, quindi, dal fatto di anteporre la proprietà privata alle convenzioni introdotte dai legislatori. Se la proprietà viene riconosciuta nella sua dignità, l’attività umana non deve più temere i decreti del governo, le decisioni impreviste, le incertezze di scenari legali (e fiscali) in continua trasformazione. Uomini e comunità volontarie possono tornare a "fare progetti" e condividere speranze, senza il timore che ogni loro piano possa essere sovvertito da nuove norme ed improvvise riforme.

Tutto questo però esige, come Norman Barry ha evidenziato, che diritto e giustizia «siano intesi negativamente», dal momento che nella visione di Bastiat «la Giustizia si realizza solo quando l’Ingiustizia è assente». Una volta posta entro questi binari, la vita associata può permettere il fiorire di quelle positive interazioni di scambio ed associazione che invece ogni pianificazione sociale ostacola e talora perfino impedisce, aprendo la strada ad una coesistenza collettivistica destinata ad essere segnata dalla più aspra conflittualità.

Mentre secondo Marx gli interessi individuali avrebbero necessariamente condotto al conflitto (la lotta di classe), Bastiat è persuaso che il nostro essere cointeressati al mondo - il nostro avere interessi, appunto - possa fare emergere una convivenza equilibrata soltanto se nessuno è posto in condizione di aggredire il prossimo. Nell’ordine di mercato, spiega lo studioso francese, possono realizzarsi quelle "armonie economiche" (questo è il titolo della sua opera più importante) che poggiano sulle leggi di mercato. Anche capitale e lavoro, in una società libera in cui la proprietà sia rispettata, tendono a convergere e ad interagire positivamente, dal momento  che - come ha spiegato Thomas DiLorenzo - «il capitale è sempre usato per soddisfare i desideri di quanti non lo possiedono»? Ogni scambio ha luogo in virtù della convinzione di entrambi i contraenti che grazie ad esso si stia passando da una situazione peggiore ad una migliore.

Contro i socialisti che vogliono collettivizzare l’economia e ancor di più contro gli industriali che domandano la "protezione" della legge (che chiedono aiuti, tariffe, agevolazioni, e così via), Bastiat riafferma la dignità di ogni creatura umana e la necessità di portare il massimo rispetto al mistero che si cela in ogni individuo.

[Proprietà, diritto e libertà in Frédérich Bastiat, Cidas, 2010, p.16]

Molti decenni prima che il socialismo realizzato vedesse la luce, Bastiat comprende quali disastri morali e materiali possono derivare dalla cancellazione del diritto di proprietà e dell’ordine naturale che ad esso si accompagna. Non solo: egli avverte che se la proprietà perde ogni consistenza per diventare un semplice attributo legale (l’esito di una decisione politica arbitraria, di una norma decretata), l’intero sistema economico finisce per corrompersi.Se la proprietà diviene una «creazione della legge», il risultato è che i capitali si allontaneranno ed il lavoro perderà ogni motivazione ed incentivo" (chi mai lavorerà, d’altra parte, senza la ragionevole certezza di disporre del frutto delle proprie fatiche?). L’incertezza sul futuro produce la riduzione degli investimenti e degli impegni, dal momento che ben pochi si ingegneranno a fare e ad intraprendere se non vi è alcuna probabilità che potranno godere di quanto realizzano.

Dopo aver evidenziato gli effetti disastrosi di un universo dominato dall’arbitrio, dalla corruzione e dalla connessione tra politica ed affari, Bastiat mostra quanti benefici possono venire dall’adozione del principio della giustizia: dal riconoscimento dei diritti dei proprietari e, quindi, dal fatto di anteporre la proprietà privata alle convenzioni introdotte dai legislatori. Se la proprietà viene riconosciuta nella sua dignità, l’attività umana non deve più temere i decreti del governo, le decisioni impreviste, le incertezze di scenari legali (e fiscali) in continua trasformazione. Uomini e comunità volontarie possono tornare a "fare progetti" e condividere speranze, senza il timore che ogni loro piano possa essere sovvertito da nuove norme ed improvvise riforme.

Tutto questo però esige, come Norman Barry ha evidenziato, che diritto e giustizia «siano intesi negativamente», dal momento che nella visione di Bastiat «la Giustizia si realizza solo quando l’Ingiustizia è assente». Una volta posta entro questi binari, la vita associata può permettere il fiorire di quelle positive interazioni di scambio ed associazione che invece ogni pianificazione sociale ostacola e talora perfino impedisce, aprendo la strada ad una coesistenza collettivistica destinata ad essere segnata dalla più aspra conflittualità.

Mentre secondo Marx gli interessi individuali avrebbero necessariamente condotto al conflitto (la lotta di classe), Bastiat è persuaso che il nostro essere cointeressati al mondo - il nostro avere interessi, appunto - possa fare emergere una convivenza equilibrata soltanto se nessuno è posto in condizione di aggredire il prossimo. Nell’ordine di mercato, spiega lo studioso francese, possono realizzarsi quelle "armonie economiche" (questo è il titolo della sua opera più importante) che poggiano sulle leggi di mercato. Anche capitale e lavoro, in una società libera in cui la proprietà sia rispettata, tendono a convergere e ad interagire positivamente, dal momento  che - come ha spiegato Thomas DiLorenzo - «il capitale è sempre usato per soddisfare i desideri di quanti non lo possiedono»? Ogni scambio ha luogo in virtù della convinzione di entrambi i contraenti che grazie ad esso si stia passando da una situazione peggiore ad una migliore.

Contro i socialisti che vogliono collettivizzare l’economia e ancor di più contro gli industriali che domandano la "protezione" della legge (che chiedono aiuti, tariffe, agevolazioni, e così via), Bastiat riafferma la dignità di ogni creatura umana e la necessità di portare il massimo rispetto al mistero che si cela in ogni individuo.

[Proprietà, diritto e libertà in Frédérich Bastiat, Cidas, 2010, p.16]