Charles Dickens (1812-1870) IL CIRCOLO PICKWICK

Il signor Pickwick era sul punto di domandare con un grande abborrimento per la fredda villania dell’animale uomo, come mai l’avvocato Buzfuz, che era avvocato avversario, si permetteva di dire all’avvocato Snubbin, suo avvocato, che la giornata era bella, quando fu interrotto da un levarsi in piedi di tutti e dal grido di Silenzio! dato dagli uscieri. Guardando intorno, trovò che tutto ciò era effetto dell’entrata del Giudice.

Il giudice Stareleigh (il quale prendeva il posto del giudice capo assente per motivo d’indisposizione) era un uomo di piccolissima statura, e così grasso, che sembrava tutto faccia e sottoveste. Entrò come se rotolasse sopra due gambette ricurve; e inchinatosi gravemente agli avvocati che gravemente gli resero il saluto, pose le sue gambette sotto la tavola e il suo cappello a tre punte sopra di essa; e quando il giudice Stareleigh avea fatto questo, tutto ciò che di lui si poteva vedere erano due curiosi occhietti, un viso largo e rubicondo e una mezza parrucca molto comica e massiccia.

Non sì tosto il giudice si fu insediato, che l’usciere della corte gridò: Silenzio! con tono imperativo, al che un altro usciere dalla sala di fuori gridò: Silenzio! in tono irritato, promuovendo il grido di Silenzio! emesso da altri tre o quattro uscieri con voce di sdegnosa rimostranza. Ciò fatto, un signore vestito di nero che sedeva di sotto al giudice procedette alla chiama dei giurati; e dopo un gran tramestio, si venne a scoprire che non più di dieci erano i giurati speciali presenti. A questo l’avvocato Buzfuz chiese che si prendessero i giurati aggiunti nel seno dell’udienza; e il signore vestito di nero procedette all’aggiunzione di due giurati ordinari, e subito furono presi un droghiere ed un farmacista.

- Rispondete ai vostri nomi, signori, per prendere il giuramento, - disse il signore vestito di nero. - Riccardo Upwitch.

- Presente, - rispose il droghiere.

- Tommaso Groffin.

- Presente, - rispose il farmacista.

- Prendete il libro, signori. Voi giurate di giudicare con coscienza e rettitudine...

- Domando perdono alla Corte, - interruppe il farmacista, che era un uomo alto, secco e giallo, - ma io spero che la Corte mi vorrà esimere.

- E in base di che, signore? - domandò il giudice Stareleigh.

- Non ho garzone alla bottega, eccellenza, - rispose il farmacista.

- Cotesto non lo posso ammettere, signore, - sentenziò il giudice Stareleigh. - Ne dovreste prendere uno.

- Non sono in grado di prenderlo, eccellenza, - rispose il farmacista.

- Dovreste essere in grado di prenderlo, signore, - ribattè il giudice, facendosi rosso, perchè il giudice Stareleigh aveva un carattere molto irritabile e non soffriva contraddizione di sorta.

- Capisco che lo dovrei, se gli affari mi andassero come merito, ma non la va così, eccellenza, - rispose il farmacista.

- Fate giurare il signore, - ordinò perentoriamente il giudice.

- Debbo proprio giurare, eccellenza? - domandò il farmacista.

- Certamente, signore, - rispose il giudice testardo, - certamente.

- Benissimo, eccellenza, come vuole la Corte. Vuol dire che prima della fine della causa ci sarà un omicidio per veneficio; ecco tutto. Fatemi giurare, se così vi piace, eccellenza.

E il farmacista giurò, prima che il giudice potesse trovar parole da profferire.

- Io volevo soltanto osservare, eccellenza, - disse il farmacista, mettendosi a sedere deliberatamente, - che non ho lasciato in bottega che un fattorino. Un ragazzo molto per bene, eccellenza, ma non troppo pratico dei medicinali; ed io so che la sua impressione più forte è che i sali di Epsom siano la stessa cosa che l’acido ossalico e che il laudano sia sciroppo di senna. Questo è tutto, eccellenza.

Ciò detto, il lungo farmacista si atteggiò comodamente e assumendo una fisonomia piacevole, mostrò di esser rassegnato al peggio.

[Da Liber Liber - http://www.liberliber.it] Il signor Pickwick era sul punto di domandare con un grande abborrimento per la fredda villania dell’animale uomo, come mai l’avvocato Buzfuz, che era avvocato avversario, si permetteva di dire all’avvocato Snubbin, suo avvocato, che la giornata era bella, quando fu interrotto da un levarsi in piedi di tutti e dal grido di Silenzio! dato dagli uscieri. Guardando intorno, trovò che tutto ciò era effetto dell’entrata del Giudice.

Il giudice Stareleigh (il quale prendeva il posto del giudice capo assente per motivo d’indisposizione) era un uomo di piccolissima statura, e così grasso, che sembrava tutto faccia e sottoveste. Entrò come se rotolasse sopra due gambette ricurve; e inchinatosi gravemente agli avvocati che gravemente gli resero il saluto, pose le sue gambette sotto la tavola e il suo cappello a tre punte sopra di essa; e quando il giudice Stareleigh avea fatto questo, tutto ciò che di lui si poteva vedere erano due curiosi occhietti, un viso largo e rubicondo e una mezza parrucca molto comica e massiccia.

Non sì tosto il giudice si fu insediato, che l’usciere della corte gridò: Silenzio! con tono imperativo, al che un altro usciere dalla sala di fuori gridò: Silenzio! in tono irritato, promuovendo il grido di Silenzio! emesso da altri tre o quattro uscieri con voce di sdegnosa rimostranza. Ciò fatto, un signore vestito di nero che sedeva di sotto al giudice procedette alla chiama dei giurati; e dopo un gran tramestio, si venne a scoprire che non più di dieci erano i giurati speciali presenti. A questo l’avvocato Buzfuz chiese che si prendessero i giurati aggiunti nel seno dell’udienza; e il signore vestito di nero procedette all’aggiunzione di due giurati ordinari, e subito furono presi un droghiere ed un farmacista.

- Rispondete ai vostri nomi, signori, per prendere il giuramento, - disse il signore vestito di nero. - Riccardo Upwitch.

- Presente, - rispose il droghiere.

- Tommaso Groffin.

- Presente, - rispose il farmacista.

- Prendete il libro, signori. Voi giurate di giudicare con coscienza e rettitudine...

- Domando perdono alla Corte, - interruppe il farmacista, che era un uomo alto, secco e giallo, - ma io spero che la Corte mi vorrà esimere.

- E in base di che, signore? - domandò il giudice Stareleigh.

- Non ho garzone alla bottega, eccellenza, - rispose il farmacista.

- Cotesto non lo posso ammettere, signore, - sentenziò il giudice Stareleigh. - Ne dovreste prendere uno.

- Non sono in grado di prenderlo, eccellenza, - rispose il farmacista.

- Dovreste essere in grado di prenderlo, signore, - ribattè il giudice, facendosi rosso, perchè il giudice Stareleigh aveva un carattere molto irritabile e non soffriva contraddizione di sorta.

- Capisco che lo dovrei, se gli affari mi andassero come merito, ma non la va così, eccellenza, - rispose il farmacista.

- Fate giurare il signore, - ordinò perentoriamente il giudice.

- Debbo proprio giurare, eccellenza? - domandò il farmacista.

- Certamente, signore, - rispose il giudice testardo, - certamente.

- Benissimo, eccellenza, come vuole la Corte. Vuol dire che prima della fine della causa ci sarà un omicidio per veneficio; ecco tutto. Fatemi giurare, se così vi piace, eccellenza.

E il farmacista giurò, prima che il giudice potesse trovar parole da profferire.

- Io volevo soltanto osservare, eccellenza, - disse il farmacista, mettendosi a sedere deliberatamente, - che non ho lasciato in bottega che un fattorino. Un ragazzo molto per bene, eccellenza, ma non troppo pratico dei medicinali; ed io so che la sua impressione più forte è che i sali di Epsom siano la stessa cosa che l’acido ossalico e che il laudano sia sciroppo di senna. Questo è tutto, eccellenza.

Ciò detto, il lungo farmacista si atteggiò comodamente e assumendo una fisonomia piacevole, mostrò di esser rassegnato al peggio.

[Da Liber Liber - http://www.liberliber.it]