Duchesne STUDIO ILLEGALE

Tutto comincia con una società che bussa alla porta dello studio legale, solitamente nella persona di un uomo piuttosto arrogante, oltre che d’aspetto poco gradevole. L’uomo dice: «Devo comprare/vendere/fare perché ho intenzione di guadagnare parecchio denaro ed è necessario che tu, avvocato - sibilato tra i denti, in equilibrio sul filo che unisce l’indifferenza al disgusto -, mi assista, perché io non ho non solo le competenze, ma neppure il tempo né la voglia di star dietro a tutto, considerato che devo andare in barca con Marina, un’universitaria che ho appena conosciuto e che a te non ti cagherebbe neanche di striscio anche se hai vent’anni meno di me.»

«Okay» rispondo io, sgargiante, mentre negli occhi mi brilla il tondo sedere di Marina.

Saluto, dopo avere sinceramente riso a quattro o cinque battute moderatamente deprimenti, torno nella mia stanza, accedo al server centrale condiviso da ogni professionista, digito un paio di parole chiave e dalla massa spuntano le fondamenta della mia specializzazione: i precedenti, documenti predisposti fu un tempo lontano da qualcuno oggi probabilmente ricordato nelle omelie di novembre e ritoccati negli anni da chiunque se ne sia servito con l’aggiunta di una parolina qui, di una clausoletta là, di un titoletto in fondo e pronti per un nuovo uso. Come un pittore che conserva migliaia di tele dipinte su modelli d’ogni tipo e per ciascun cliente desideroso di fissare la propria immagine non fa che scegliere la più somigliante e rifinirla, modificando un tratto del sopracciglio, un pelo del naso, una sporgenza sulla fronte, una ruga intorno agli occhi, fino a che il cliente non sia soddisfatto, così faccio io, che ricevo in dotazione documenti legali di ogni tipo in italiano, in inglese, buyer-oriented o seller-oriented, sottoposti alla legge italiana, inglese, tedesca, lunghi decine e decine di pagine o brevi e semplici, contratti di acquisto, contratti di vendita, cessioni, pegni, ipoteche, verbali di assemblea, procure, fideiussioni, finanziamenti, ogni tipo di operazione per ogni tipo di cliente, scelgo il più adatto e comincio a lavorare applicando il moderno ragionamento giuridico:

-trova Società X

-sostituisci con Società Y

-sostituisci tutto

E un buon cinquanta per cento del lavoro è fatto.

Il resto è operare su clausole riscritte e ritoccate centinaia di volte, alla ricerca del contratto perfetto o, più ragionevolmente, di una giustificazione a parcelle milionarie.

E allora perché passo le mie notti in ufficio, lavorando fino allo sfinimento?

Perché il pelo liscio nella narice destra aggiunto su consiglio del cliente non piace alla controparte, che preferisce un pelo riccio. Tre riunioni e due notti di lavoro portano al risultato: nessun intervento sul naso ma due peli nelle orecchie.

[Marsilio Editore, 2009, pp. 37-38]