Edmund Burke (1729-1797) RIFLESSIONI SULLA RIVOLUZIONE IN FRANCIA
La Rivoluzione francese contro la proprietà privata.
169. All’inizio hanno cercato di giustificare l’oltraggio recato a ogni diritto di proprietà con quanto, sulla base del loro modo di comportarsi, appare il più stupefacente di tutti i pretesti possibili: il rispetto del rapporto fiduciario vigente nella nazione. Questi nemici della proprietà, infatti, hanno originariamente finto di nutrire scrupoli e preoccupazioni delicate quanto al mantenimento degli impegni pubblici contratti dal re. Questi professori dei diritti umani sono talmente occupati a indottrinare gli altri che non rimane loro tempo per imparare nulla, altrimenti avrebbero saputo che il primo obbligo della società civile è quello verso la proprietà dei cittadini, non verso le richieste dei creditori dello Stato. I diritti del cittadino vengono prima in ordine di tempo, sono supremi in ordine d’importanza e sono superiori per relazione a tutti gli altri. I beni del privato, che egli li possegga per averli acquistati, oppure per eredità o in virtù di una certa partecipazione alle ricchezze di qualche comunità, non fanno parte - né espressamente né in maniera sottintesa - della garanzia data ai creditori. Una garanzia di questo tipo era assai lontana dalla mente del creditore al momento dell’accordo, giacché questi ben sapeva come un organismo pubblico, sia esso rappresentato da un monarca o da un Senato, possa offrire solo la garanzia della proprietà pubblica e non possa avere altra proprietà di tal genere che quella derivante da tasse giuste e proporzionate imposte a tutti i cittadini. Questo e solo questo è stato promesso ai creditori dello Stato. Nessun uomo può ipotecare la propria ingiustizia quale pegno della propria fedeltà.
[Ideazione Editrice S.r.l., Roma, 1998, p. 129]