Elisabetta Fadda: Dürer a giudizio

In una lettera del 28 febbraio 1506 Dürer riferisce infatti: "Ho venduto tutte le mie piccole tavole, esclusa una".Se i suoi connazionali gli avevano commissionato per la chiesa della loro Nazione il Polittico della Festa del Rosario, sappiamo invece che gli artisti locali gli erano ostili.

In una lettera datata 2 aprile 1506 racconta di essere stato citato tre volte in giudizio dagli artisti veneziani e multato di quattro fiorini all’arte: "Dovete sapere che i pittori qui ... Mi hanno fatto convocare per tre volte davanti alla Signoria e devo pagare quattro fiorini alla loro Scuola".

Evidentemente Dürer a Venezia stava facendo esattamente ciò che lo Statuto della "fraglia" ispirato dal Governo, voleva evitare e cioè che uno straniero, non iscritto, assumesse incarichi sottraendoli agli artisti locali.

Dürer doveva saperlo: le corporazioni esistevano anche in Germania dal XII secolo e la stessa regola vigeva anche altrove, come a Padova, dove la potente fraglia dei pittori intentò una causa che durò cinque anni contro Lorenzo Canozzi, colpevole di avere esercitato l’arte della pittura senza appartenere alla corporazione.

Durer parrebbe insofferente di fronte a queste regole che, a ben vedere, erano quelle che equiparavano la sua attività a quella di un qualungque altro artigiano.

[Elisabetta Fadda, L’Apelle vagabondo e Agostino delle Prospettive: riflessioni sul soggiorno di Dürer in Italia del 1506, in Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secoli XV e XVI), a cura di Sabine Frommel, Bononia University Press, 2010, pp.122]

In una lettera del 28 febbraio 1506 Dürer riferisce infatti: "Ho venduto tutte le mie piccole tavole, esclusa una".Se i suoi connazionali gli avevano commissionato per la chiesa della loro Nazione il Polittico della Festa del Rosario, sappiamo invece che gli artisti locali gli erano ostili.

In una lettera datata 2 aprile 1506 racconta di essere stato citato tre volte in giudizio dagli artisti veneziani e multato di quattro fiorini all’arte: "Dovete sapere che i pittori qui ... Mi hanno fatto convocare per tre volte davanti alla Signoria e devo pagare quattro fiorini alla loro Scuola".

Evidentemente Dürer a Venezia stava facendo esattamente ciò che lo Statuto della "fraglia" ispirato dal Governo, voleva evitare e cioè che uno straniero, non iscritto, assumesse incarichi sottraendoli agli artisti locali.

Dürer doveva saperlo: le corporazioni esistevano anche in Germania dal XII secolo e la stessa regola vigeva anche altrove, come a Padova, dove la potente fraglia dei pittori intentò una causa che durò cinque anni contro Lorenzo Canozzi, colpevole di avere esercitato l’arte della pittura senza appartenere alla corporazione.

Durer parrebbe insofferente di fronte a queste regole che, a ben vedere, erano quelle che equiparavano la sua attività a quella di un qualungque altro artigiano.

[Elisabetta Fadda, L’Apelle vagabondo e Agostino delle Prospettive: riflessioni sul soggiorno di Dürer in Italia del 1506, in Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secoli XV e XVI), a cura di Sabine Frommel, Bononia University Press, 2010, pp.122]