Enrico Besta: L'opera di Irnerio

La scuola bolognese, per opera d’Irnerio e dei suoi colleghi, estese invece lo studio e l’insegnamento a tutta la legislazione giustinianea, comprese le parti che per il loro scarso valore pratico erano prima neglette, come la seconda metà del Digesto relativa al diritto di famiglia, al successorio, al penale, e i Tres libri, regolanti la costituzione amministrativa dell’impero romano. Le epitomi furono reintegrate col confronto dei manoscritti più completi: alla compendiosa collezione di Giuliano venne rostituita quella più ampia dell’Authenthicum. Questa innovazione importante, che fu, come ben giudica il Gaudenzi, vera rivoluzione, è forse adombrata nella leggenda per cui Bologna avrebbe ricevuto successivamente i libri legali: il completo trionfo delle leggi romane dovette avvenire gradualmente, e traccia dei più antichi tempi, in cui solo una parte di esse era studiata, rimase sempre nelle denominazioni dei tre volumi del Digesto (in cui il Vetus, quello probabilmente che fu studiato nelle scuole precedenti, si contrappone al Novum e all’lnfortiatum), nella divisione fra il Codex e i Tres libri e in quella più generale fra libri ordinarii e straordinari. La riforma era del resto voluta dalla pratica, perchè le species giuridiche ripullulanti in quel fermento di vita che, chiude il medioevo non trovavan più soddisfacente soluzione nei magri compendii sin allora usati; fu preparata dai precursori di lrnerio, ma, se diamo retta ad Odofredo, con questo solo divenne completa. Prima di lui, per quanto ci è noto, nessuno abbracciò le leggi imperiali nel loro complesso, e molto meno osò farle tutte oggetto d’insegnamento.[Enrico Besta, L’opera di Irnerio, Arnaldo Forni Editore, 1980, ristampa dell’edizione di Torino 1896, p.260]

La scuola bolognese, per opera d’Irnerio e dei suoi colleghi, estese invece lo studio e l’insegnamento a tutta la legislazione giustinianea, comprese le parti che per il loro scarso valore pratico erano prima neglette, come la seconda metà del Digesto relativa al diritto di famiglia, al successorio, al penale, e i Tres libri, regolanti la costituzione amministrativa dell’impero romano. Le epitomi furono reintegrate col confronto dei manoscritti più completi: alla compendiosa collezione di Giuliano venne rostituita quella più ampia dell’Authenthicum. Questa innovazione importante, che fu, come ben giudica il Gaudenzi, vera rivoluzione, è forse adombrata nella leggenda per cui Bologna avrebbe ricevuto successivamente i libri legali: il completo trionfo delle leggi romane dovette avvenire gradualmente, e traccia dei più antichi tempi, in cui solo una parte di esse era studiata, rimase sempre nelle denominazioni dei tre volumi del Digesto (in cui il Vetus, quello probabilmente che fu studiato nelle scuole precedenti, si contrappone al Novum e all’lnfortiatum), nella divisione fra il Codex e i Tres libri e in quella più generale fra libri ordinarii e straordinari. La riforma era del resto voluta dalla pratica, perchè le species giuridiche ripullulanti in quel fermento di vita che, chiude il medioevo non trovavan più soddisfacente soluzione nei magri compendii sin allora usati; fu preparata dai precursori di lrnerio, ma, se diamo retta ad Odofredo, con questo solo divenne completa. Prima di lui, per quanto ci è noto, nessuno abbracciò le leggi imperiali nel loro complesso, e molto meno osò farle tutte oggetto d’insegnamento.[Enrico Besta, L’opera di Irnerio, Arnaldo Forni Editore, 1980, ristampa dell’edizione di Torino 1896, p.260]