Fjodor Michailovich Dostoievskij (1821-1881) DELITTO E CASTIGO

"Ma la vecchia è una sciocchezza! - si diceva in quell’ardente e intermittente fantasticheria, - può anche darsi che la vecchia sia stata un errore, ma non è di lei che si tratta! la vecchia è stata soltanto una malattia... io volevo scavalcar l’ostacolo al più presto... non ho ucciso una persona, ma un principio! Il principio sì che sono riuscito a ucciderlo, ma quanto all’ostacolo non l’ho scavalcato, sono rimasto di qua dall’ostacolo... Tutto quello che ho saputo fare è stato di uccidere! E a quanto risulta, non sono stato capace neppure di questo... Il principio? E per che cosa, poco fa, quello sciocco di Razumichin se la prendeva coi socialisti? È gente che ama il lavoro e i traffici, s’interessa alla ’felicità universale’ ... No la vita mi è stata data una volta sola, e non mi verrà mai più restituita: io non ho voglia di stare ad aspettare la ’felicità universale’. Voglio vivere io stesso, altrimenti è meglio non vivere affatto. Ebbene? lo semplicemente non volevo passare accanto a mia madre affamata stringendo in tasca il mio unico rublo, nell’attesa della ’felicità universale’. ’lo porto’, dicono loro, ’il mio mattone all’edificio della felicità universale e così mi sento il cuore in pace’. Ah, ah! E allora perché vi siete dimenticati di me? lo vivo una volta sola e anch’io voglio... Eh! Ma io sono un pidocchio estetizzante e nient’altro, - soggiunse improvvisamente, scoppiando dal ridere come un pazzo. - Sì, sono proprio un pidocchio, - continuò, aggrappandosi malignamente a quell’idea, scavando dentro di essa, scherzandoci e divertendocisi, - se non altro solo per il fatto che, in primo luogo, sto qui adesso a dirmi che sono un pidocchio; e perché, in secondo luogo, per un mese sano altro non ho fatto se non seccare la Divina Provvidenza chiamandola a testimone che mi accingevo a quell’impresa non per mia libidine e lussuria, ma in vista di un magnifico e simpatico scopo, ah, ah! Perché, in terzo luogo, nell’esecuzione mi ero prefisso di osservare, per quanto era possibile, la giustizia, il peso, la misura e l’aritmetica: di tutti i pidocchi esistenti avevo scelto il più inutile e, uccidendola, mi ero prefisso di prenderle esattamente quanto mi era necessario per compiere il primo passo, né piu né meno (e il resto quindi sarebbe andato per testamento a un monastero, ah, ah!)... E infine, sono irrimediabilmente un pidocchio, - soggiunse, digrignando i denti, - perché... perché forse sono io stesso piu ripugnante e schifoso di quel pidocchio che ho ucciso, e presentivo già da prima che mi sarei detto tutto questo, ma soltanto dopo aver ucciso! Ma può forse esistere un orrore paragonabile a questo? Che viltà! Che infamia!... Oh, come capisco il ’profeta’ con la sciabola in pugno, sul suo cavallo: Allah lo vuole, inchinati a lui, ’tremante’ creatura! Ha ragione, ha ragione il ’profeta’ quando sistema in mezzo a una strada una buona batteria e apre il fuoco sul colpevole e sul giusto, senza nemmeno degnarsi di dare una spiegazione! Inchinati, tremante creatura -, e... non desiderare, perché questo non è pane per i tuoi denti!... Oh per nulla al mondo, per nulla al mondo perdonerò mai a quella vecchia!"

[Traduzione di Gianlorenzo Pacini, Novara, Edizioni per il Club del Libro, 1967, pp. 406-408].