Franco Franceschi e Ilaria Taddei: Le città italiane nel Medioevo
Nelle città costiere il problema de reperimento dei capitali destinati agli investimenti mercantili si saldava con quello, altrettanto prioritario, del frazionamento dei rischi dando luogo ad associazioni temporanee, stipulate per un solo viaggio. La tipologia più diffusa di tali sodalizi era la commenda, esistente nella forma unilaterale o bilaterale. La commenda unilaterale si fondava sull’accordo tra un socio fornitore di capitale che restava a terra (accomandante) e un socio che, in piena autonomia decisionale, effettuava il viaggio per mare e le relative transazioni commerciali (accomandatario); alla buona riuscita dell’impresa i guadagni venivano normalmente distribuiti nella proporzione di 3/4 e 1/4. Lo schema base era però suscettibile di numerose varianti, la più comune delle quali era la partecipazione di più finanziatori, talvolta anche con quote esigue, che rendeva il contratto un efficace strumento di raccolta di risparmio. Sulla base di esempi veneziani sappiamo che un carico tipico era la risultante degli investimenti di un centinaio di persone, che affidavano somme di varia entità ad almeno una dozzina di mercati viaggiatori. Nella commenda bilaterale, che a Genova prendeva il nome di societas maris, a conferire il capitale erano entrambi i soci: il partner sedentario i 2/3, il socio che viaggiava 1/3; la divisone degli utili era a metà. A differenza del precedente, questo tipo di accordo eliminava i piccoli investitori ed era più indicato per uomini d’affari che avevano necessità di aumentare il capitale da destinare all’impresa.
[Franco Franceschi e Ilaria Taddei, Le città italiane nel Medioevo, Società editrice il Mulino, 2012, Bologna, pp.63-64]