Franz Kafka (1883-1924) IL PROCESSO

"Lei è in arresto. " " Come posso essere in arresto? E questa maniera poi? " "Ecco, adesso ricomincia" disse il custode intingendo un panino imburrato nel barattolo del miele. "A siffatte domande non rispondiamo." "Sarete costretti a rispondere" ribatté K. "Ecco qua i miei documenti, fate vedere i vostri e soprattutto il mandato di cattura." "Santo cielo!" esclamò il custode. "Possibile che non voglia adattarsi alla situazione e miri, a quanto sembra, a irritare inutilmente proprio noi che tra tutte le persone di questo mondo siamo forse i più vicini a lei! " "È così, mi creda " disse Franz senza portare alle labbra la tazza del caffè che teneva in mano, lanciando invece a K. una 1unga occhiata probabilmente significativa, ma incomprensibile. Senza volere K. accettò uno scambio di occhiate con Franz ma poi batté una mano sulle carte dicendo: "Ho qui i miei documenti ". "E che importano a noi?" esclamò subito il più alto dei due custodi. "Lei si comporta peggio di un bambino. Che vuole mai? Vuol forse portare più rapidamente a conclusione il suo grande dannato processo mettendosi a discutere con noi custodi i documenti e il mandato di cattura? Noi siamo impiegati in sottordine, ci intendiamo poco di documenti personali e nella sua faccenda non abbiamo altro da fare che sorvegliare lei dieci ore al giorno, e perciò siamo pagati. Ecco che cosa siamo, ma non per questo siamo incapaci di intendere che le alte autorità dalle quali dipendiamo, prima di ordinare un siffatto arresto si informano molto esattamente intorno alle ragioni dell’arresto e alla persona dell’arrestato. Errori non ne avvengono. Le nostre autorità, per quanto le conosco, e ne conosco soltanto i gradi più bassi, non cercano già la colpa nella popolazione ma, come dice la legge, sono attirate dalla colpa e devono mandare noi a fare i custodi. Questa è la legge. Come potrebbe darsi un errore?" "Codesta legge non la conosco " obiettò K. "Tanto peggio per lei" disse il custode. "Ci sarà soltanto nella vostra testa" continuò K. In certo modo voleva insinuarsi nel pensiero dei custodi, volgerlo in proprio favore o almeno capirlo. Sennonché il custode si limitò a dire bruscamente: "Se ne accorgerà ". Franz intervenne a dire: "Vedi, Willem, ammette di non conoscere la legge e nello stesso tempo afferma di essere innocente ". "Dici bene, ma non si riesce a farglielo capire" soggiunse l’altro. K. non rispose.

[Arnoldo Mondadori Editore, I Meridiani, 1969, pp. 319-320]