Friedrich Dürrenmatt (1921-1990) GIUSTIZIA
Quando tornò, il sostituto procuratore della repubblica Jämmerlin era già accanto al cadavere. Indossava un formalissimo abito scuro. Era in procinto di recarsi nella sala dei concerti per ascoltare un concerto sinfonico, e nel ristorante francese del primo piano aveva appena terminato il dessert, un’omelette flambée, quando aveva udito il colpo. Jammerlin era impopolare. Tutti non vedevano l’ora che andasse in pensione, le prostitute e i loro concorrenti dell’altra sponda, i ladri e gli scassinatori, i procuratori disonesti, gli uomini d’affari in difficoltà, ma anche l’apparato giudiziario, dalla polizia fino ai magistrati, già, persino i suoi colleghi lo evitavano. Tutti raccontavano storielle sul suo conto: non c’era da meravigliarsi che in città le cose andassero di male in peggio da quando c’era Jammerlin, nell’ambito della giustizia non poteva appunto capitare di peggio." Il sostituto procuratore della repubblica combatteva una battaglia perduta, la sua autorità era minata da tempo, i giurati si opponevano sempre più spesso alle sue istanze, i giudici anche; in particolare lo faceva soffrire il comandante, che aveva fama di tenere in gran conto la cosiddetta parte criminale della popolazione. Ma Jammerlin era pur sempre un giurista di grande stile, che non sempre veniva sconfitto, le sue istanze e le sue repliche erano temute, e la sua negazione di ogni compromesso faceva molta impressione, per quanto fosse odiata. Era un sostituto procuratore della vecchia scuola, si sentiva offeso personalmente da ogni assoluzione ugualmente ingiusta sia per i ricchi che per i poveri; era celibe, mai era stato indotto in tentazione, mai aveva avuto contatti con una donna. I suoi peggiori svantaggi dal punto di vista professionale. I delinquenti erano ai suoi occhi qualcosa di incomprensibile, addirittura di satanico, e suscitavano in lui un’ira da Vecchio Testamento. Era il relitto di una moralità inflessibile, ma anche incorruttibile, un masso erratico nella "palude di una giustizia che giustifica tutto" come soleva dire con slancio e ira a un tempo. Anche ora era estremamente agitato, tanto più che conosceva sia l’ucciso che l’uccisore.
[Marcos y Marcos, 2005, Traduzione di Giovanna Agabio, pp. 22-24]