Friedrich Dürrenmatt (1921-1990) IL GIUDICE E IL SUO BOIA
L’inchiesta cominciò immediatamente. Nelle sue linee fondamentali sarebbe stata condotta dalla polizia di Bienne; a Berna invece il triste caso fu affidato al commissario Barlach, che era stato un superiore del morto.
Barlach aveva vissuto a lungo all’estero, e si era messo in luce come criminologo a Costantinopoli prima e in Germania poi. Per finire si era trovato a dirigere la polizia criminale di Francoforte sul Meno, ma già nel trentatré era tornato nella sua città natale. Motivo del suo ritorno non era stato tanto l’amore per Berna, che egli chiamava spesso "la sua tomba d’oro", quanto lo schiaffo che egli aveva appioppato a un funzionario del nuovo governo tedesco. Allora, a Francoforte si era parlato molto di quello schiaffo; a Berna era stato giudicato, a seconda della situazione politica europea, dapprima scandaloso, poi condannabile per quanto comprensibile, infine come l’unico atteggiamento possibile per uno svizzero; questo però soltanto nel quarantacinque.
Il primo provvedimento di Barlach nel caso Schmied fu l’ordine di mantenere segreto, nei primi giorni, l’accaduto - una disposizione che egli riusci a imporre soltanto facendo pesare tutto il prestigio della sua personalità. "Sappiamo troppo poco," disse, .. e del resto i giornali sono la cosa piu inutile che sia stata inventata negli ultimi duemila anni."
Barlach aveva l’aria di aspettarsi molto dalla segretezza delle indagini, a differenza del suo "capo," il dotto Lucius Lutz, che era anche professore di criminologia all’Università.
[Feltrinelli Editore, Universale Economica, 2008, p. 9]