Friedrich Dürrenmatt (1921-1990) IL MATRIMONIO DEL SIGNOR MISSISSIPPI

(Parte prima)

MISSISSIPPI (in tono cupo) È stata la peggiore mezz’ora della mia vìta.

ANASTASIA (sconvolta) Questo è dunque il destino che ci incatena l’uno all’altro.

MISSISSIPPI (esausto) Abbiamo confessato l’uno all’altro quello che abbiamo fatto.

ANASTASIA Lei ha ucciso e io ho ucciso. Siamo ambedue degli assassini.

MISSISSIPPI (con fermezza) No, gentile signora, io non sono un assassino. Tra il mio gesto e il suo c’è un’enorme differenza. Ciò che lei ha fatto spinta da un impulso mostruoso, io l’ho fatto per convinzione morale. Lei ha ammazzato suo marito, e io ho giustiziato mia moglie.

ANASTASIA (spaventata da morire) Giustiziata?

MISSISSIPPI (con orgoglio) Giustiziata.

ANASTASIA Non so come intendere queste sue parole.

MISSISSIPPI Alla lettera. Ho avvelenato mia moglie perché per il suo adulterio era rea di morte.

ANASTASIA In nessun codice del mondo l’adulterio viene punito con la morte.

MISSISSIPPI Nella legge mosaica.

ANASTASIA Da allora sono passati migliaia d’anni.

MISSISSIPPI Proprio per questo sono fermamente deciso a reintrodurla di nuovo.

ANASTASIA Lei è pazzo.

MISSISSIPPI Sono soltanto un uomo assolutamente morale, gentile signora. Nel corso dei secoli le nostre leggi hanno vergognosamente perso il loro primitivo rigore. Sono cartamoneta ormai fuoricorso, che per rispettare le convenienze continua a circolare in una società la cui unica religione è il piacere, che ha favorito la rapina e traffica in donne e petrolio. Solo degli idealisti ignari di come va il mondo possono credere che l’assegno, con cui la giustizia paga, sia coperto. Paragonato con la legge dell’Antico Testamento che in caso di adulterio prescriveva la morte di ambedue i colpevoli, il nostro codice civile è una vera e propria beffa. Per questo sacrosanto motivo era indispensabile che io uccidessi mia moglie. Occorreva invertire il corso della storia di un mondo che ha lasciato perdere la legge e ha acquistato una libertà che neanche per un attimo può trovare una giustificazione morale.

ANASTASIA Se è cosi, non riesco assolutamente a capire perché lei mi chieda di sposarla.

MISSISSIPPI Lei è molto bella. Eppure è colpevole. Lei mi commuove profondamente.

ANASTASIA (esitante) Lei mi ama?

MISSISSIPPI Lei è un’assassina, gentile signora, e io sono il procuratore generale. Eppure è meglio essere colpevoli che vedere le colpe altrui. Di una colpa ci si può pentire, mentre vedere le colpe degli altri può essere letale. Per venticinque anni la mia professione mi ha messo faccia a faccia con le colpe altrui ed è uno spettacolo che mi ha distrutto. Intere notti ho implorato che mi fosse concessa la forza di amare almeno una persona. Invano. Non sono piu capace di amare chi è perduto, sono solo capace di uccidere. Sono diventato una belva che balza alla gola dell’umanità intera.

ANASTASIA (rabbrividendo) E ciononostante ha espresso il desiderio di sposarmi.

MISSISSIPPI Proprio l’idea assoluta di giustizia mi costringe a compiere questo passo. Ho giustiziato Madeleine da privato cittadino, non da cittadino di uno Stato. Facendo così ho violato le leggi oggi in vigore. Per questa mia azione devo essere punito, anche se le mie motivazioni erano pure come l’acqua di fonte. In questi tempi infami sono tuttavia costretto a essere il giudice di me stesso. Ho pronunciato la mia sentenza. Mi sono condannato a sposarla.

[Teatro, Edizione a cura di Angelo Bernardi, Einaudi, 2002, pp. 276-277]

(Parte prima)

MISSISSIPPI (in tono cupo) È stata la peggiore mezz’ora della mia vìta.

ANASTASIA (sconvolta) Questo è dunque il destino che ci incatena l’uno all’altro.

MISSISSIPPI (esausto) Abbiamo confessato l’uno all’altro quello che abbiamo fatto.

ANASTASIA Lei ha ucciso e io ho ucciso. Siamo ambedue degli assassini.

MISSISSIPPI (con fermezza) No, gentile signora, io non sono un assassino. Tra il mio gesto e il suo c’è un’enorme differenza. Ciò che lei ha fatto spinta da un impulso mostruoso, io l’ho fatto per convinzione morale. Lei ha ammazzato suo marito, e io ho giustiziato mia moglie.

ANASTASIA (spaventata da morire) Giustiziata?

MISSISSIPPI (con orgoglio) Giustiziata.

ANASTASIA Non so come intendere queste sue parole.

MISSISSIPPI Alla lettera. Ho avvelenato mia moglie perché per il suo adulterio era rea di morte.

ANASTASIA In nessun codice del mondo l’adulterio viene punito con la morte.

MISSISSIPPI Nella legge mosaica.

ANASTASIA Da allora sono passati migliaia d’anni.

MISSISSIPPI Proprio per questo sono fermamente deciso a reintrodurla di nuovo.

ANASTASIA Lei è pazzo.

MISSISSIPPI Sono soltanto un uomo assolutamente morale, gentile signora. Nel corso dei secoli le nostre leggi hanno vergognosamente perso il loro primitivo rigore. Sono cartamoneta ormai fuoricorso, che per rispettare le convenienze continua a circolare in una società la cui unica religione è il piacere, che ha favorito la rapina e traffica in donne e petrolio. Solo degli idealisti ignari di come va il mondo possono credere che l’assegno, con cui la giustizia paga, sia coperto. Paragonato con la legge dell’Antico Testamento che in caso di adulterio prescriveva la morte di ambedue i colpevoli, il nostro codice civile è una vera e propria beffa. Per questo sacrosanto motivo era indispensabile che io uccidessi mia moglie. Occorreva invertire il corso della storia di un mondo che ha lasciato perdere la legge e ha acquistato una libertà che neanche per un attimo può trovare una giustificazione morale.

ANASTASIA Se è cosi, non riesco assolutamente a capire perché lei mi chieda di sposarla.

MISSISSIPPI Lei è molto bella. Eppure è colpevole. Lei mi commuove profondamente.

ANASTASIA (esitante) Lei mi ama?

MISSISSIPPI Lei è un’assassina, gentile signora, e io sono il procuratore generale. Eppure è meglio essere colpevoli che vedere le colpe altrui. Di una colpa ci si può pentire, mentre vedere le colpe degli altri può essere letale. Per venticinque anni la mia professione mi ha messo faccia a faccia con le colpe altrui ed è uno spettacolo che mi ha distrutto. Intere notti ho implorato che mi fosse concessa la forza di amare almeno una persona. Invano. Non sono piu capace di amare chi è perduto, sono solo capace di uccidere. Sono diventato una belva che balza alla gola dell’umanità intera.

ANASTASIA (rabbrividendo) E ciononostante ha espresso il desiderio di sposarmi.

MISSISSIPPI Proprio l’idea assoluta di giustizia mi costringe a compiere questo passo. Ho giustiziato Madeleine da privato cittadino, non da cittadino di uno Stato. Facendo così ho violato le leggi oggi in vigore. Per questa mia azione devo essere punito, anche se le mie motivazioni erano pure come l’acqua di fonte. In questi tempi infami sono tuttavia costretto a essere il giudice di me stesso. Ho pronunciato la mia sentenza. Mi sono condannato a sposarla.

[Teatro, Edizione a cura di Angelo Bernardi, Einaudi, 2002, pp. 276-277]